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Autore: sary19    14/08/2011    0 recensioni
La guerra è finita da poche settimane e l'equilibrio sulla terra sembra relativamente stabile, i giovani piloti possono finalmente tornare alla vita quotidiana e Relena Peacecraft, rimasta sola, li ospita provvisoriamente.
Heero Yuy si è impegnato a proteggerla, ma i rapporti tra loro restano ancora confusi.
La vita sembra iniziare a riprendere una parvenza di normalità e con il ritorno sui banchi di scuola iniziano nuovi incontri...impossibile sapere chi si abbia veramente di fronte.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heero Yui, Relena Peacecraft, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - Il vigliacco
 

“La fantasia è un posto dove ci piove dentro”
 (Italo Calvino)

 

Relena si svegliò alle dieci passate, con la testa così dolorante che le sembrava di non riuscire nemmeno ad alzarla dal cuscino. Decisamente non era abituata a prendersi sbronze simili, ma bere in compagnia di soli uomini l’aveva fatta esagerare di brutto.
Aveva la gola secca, come se avesse ingoiato della sabbia rovente. Si sforzò di alzarsi dal letto e raggiungere la cucina, lasciò scorrere l’acqua dal rubinetto e poi ne bevve un bicchiere d’un sorso, con sollievo.
Lo scroscio dell’acqua l’aveva distratta da un rumore di passi alle sue spalle, così si trovò faccia a faccia con Hero, senza averlo sentito avvicinarsi. Deglutì velocemente, le gote già rosse e iniziò a cercare le parole giuste.
“Mi dispiace per ieri sera…”
Una semplice frase che sottintendeva altro. Hero non era il tipo da tollerare le sbronze, ma Relena era più preoccupata delle conseguenze della sbronza e di quello che poteva aver intuito il ragazzo, che della sbronza in sé.
La guardò con occhi severi, poi finse di non essersi accorto di niente, se non che la bionda era ubriaca marcia. Sbuffò, come per dire che non era la prima volta che gli toccava occuparsi di gente ubriaca, e soprattutto non era la prima volta che si doveva prendere cura di lei.
Lei sembrava voler studiare le piastrelle del pavimento e non trovava il coraggio di guardarlo negli occhi, ricordava perfettamente la sera prima…il modo in cui lo aveva accarezzato e per un attimo l’idea – balzana che lui non si sarebbe allontanato. La verità era che aveva iniziato a provare una forte attrazione per Hero e la sua fantasia ultimamente aveva viaggiato troppo lontano, ora doveva ritornare alla realtà dei fatti: Hero non provava niente per lei, forse non provava niente proprio per nessuno. Però delle volte aveva pensato diversamente, magari cogliendo un’occhiata che le lanciava di sfuggita, o un’attenzione che le rivolgeva…
Il pilota cercava in tutti i modi di non far trapelare nemmeno una briciola del suo imbarazzo, tanto era spaventato da quello che lei avrebbe potuto dirgli. Per una volta nella sua vita si sentì un codardo, aveva una gran paura di Relena e dell’affetto sincero che aveva iniziato a provare nei suoi confronti. E anche di qualcos’altro, di quella specie di scossa che lo attraversava quando si sfioravano o scoppiavano a ridere nello stesso istante.
 Cercò di cambiare discorso, per rompere quel silenzio così teso e pullulante di cose non dette.
“Certo che nessuno se lo sarebbe mai aspettato da una ragazzina dall’aria tanto rispettabile, di vederla così sbronza da non riuscire a reggersi in piedi”.
L’espressione si fece canzonatoria e l’atmosfera fu infranta, Relena riprese a respirare, non le aveva fatto domande riguardo al suo comportamento e non poteva che esserne sollevata – come avrebbe potuto spiegarglielo, senza umiliarsi ulteriormente di fronte a lui? Anche se una punta di delusione la amareggiò. La risposta non si fece attendere:
“Il tuo è proprio maschilismo, finchè vi sbronzate voi uomini va tutto bene, ma appena una ragazza si diverte un po’ fate subito una tragedia!”
Gli diede una spallata amichevole, dimenticando ancora una volta con chi aveva a che fare. Lui la immobilizzò contro il muro prontamente, i suoi riflessi erano talmente allenati che talvolta sembravano agire da soli. Il cuore di lei sussultò nel petto, a causa di quel corpo che le premeva contro senza pietà. Hero finse di non accorgersene, ma diminuì subito la pressione, lasciandole il tempo di riprendere fiato e arrossire come al solito.
“Mi dimentico sempre che anche solo a sfiorarti si rischia la vita”, ironizzò riprendendo il controllo.
“Allora vedi di stare più attenta, fragilina come sei”.
Hero si staccò in fretta da lei e uscì dalla cucina, non prima di averle ricordato che era la prima e ultima volta che si occupava di una sciocca ragazzina ubriaca.
Relena mise il broncio, un po’ ragazzina lo era davvero.

***


Era l’ennesimo caldo pomeriggio di inizio estate e il laghetto era il luogo ideale dove andare a rilassarsi. Relena camminava velocemente lungo il sentiero, impaziente di tuffarsi in acqua e poi asciugarsi al sole. Indossava solo un costume azzurro, che riprendeva il colore dei suoi occhi, anche se lei avrebbe finto di non saperlo.
Duo le aveva detto che l’avrebbe raggiunta più tardi per farsi una nuotata, quindi era da sola. Si avvicinò pronta a gustarsi un po’ di silenzio e lasciarsi andare ai suoi pensieri, ma evidentemente qualcuno aveva avuto la sua stessa idea. Si fermò immobile in mezzo al verde degli alberi a osservare la schiena ben disegnata di Hero, mentre il ragazzo si frizionava i capelli con l’asciugamano. L’occhio le cadde inevitabilmente sul sedere e sulle gambe muscolose del pilota, che sentendosi osservato si girò.
“Sempre tra i piedi”
La sua bocca non sorrideva e il tono era un po’ scocciato, ma gli occhi sembravano smentire le sue parole burbere. Di fatto, gli occhi dicono sempre quello che preferiscono.
“Non è mica il tuo il laghetto, pilota dei miei stivali”
Relena un po’ si divertiva a stuzzicarlo, soprattutto a fargli capire quanto lei non lo temesse, nonostante fosse un assassino, come se volesse mettere alla prova la sua pazienza. Relena aveva la profonda convinzione – non che ci avesse mai riflettuto su, lo sapeva e basta – che lui non le avrebbe mai fatto del male.
Ora che lui fingeva di non accorgersi delle provocazioni, anche di quelle un po’ maliziose, lei non riusciva a trattenersi dal provocarlo. In fondo, finchè lui faceva il finto tonto, come quella mattina, lei non ne avrebbe pagato le conseguenze.
Si avvicinò e lo prese per un braccio, lui era talmente stupito dalla sfacciataggine della bionda che per un attimo la lasciò fare.
“Torna a fare il bagno con me”, disse cercando di trascinarlo verso la sponda. Lui la guardò incredulo, poi ghignò e la spinse in acqua. Relena cadde di schiena e bevvè un po’, riemerse tossendo, pronta a vendicarsi.
“Non si gioca col fuoco!”
Gli occhi di lui ridevano, mentre la guardava. L’acqua del lago era limpida e gelata, Relena stava a galla senza fatica, con un’espressione di sfida dipinta in faccia. Cercò di schizzarlo e poi di trascinarlo in acqua afferrandolo per una gamba, ma lui la scalciò via, verso il centro del lago, lasciando una scia bianca di schiuma. Relena cambiò tattica.
“Ah! Mi hai fatto male!”
Era finita con la testa sottacqua, lui si chinò per un attimo preoccupato e lei non si fece sfuggire l’occasione. Riavvicinatasi alla riva e con lui che si sporgeva per vedere cosa avesse fatto, gli afferrò entrambe le mani sbilanciandolo e facendolo cadere in acqua. Se lo trascinò un po’ addosso e lui sentì il seno morbido di lei premergli contro il torace. La schiacciò un po’ sotto di sé, per fargliela pagare, fino a quando si accorse che anziché cercare di scacciarlo la spudorata si lasciava sottomettere da quell’abbraccio che non era un abbraccio. La guardò storto.
“Te ne approfitti un po’ signorina?”
Lei, un po’ smascherata, cercò subito di riprendere le distanze. I capezzoli sotto il costume erano diventati turgidi e Relena appena se ne accorse arrossì, attirando l’attenzione di lui. Questa volta la lasciò andare, ma non prima di averle fatto un mezzo sorriso sghembo, che dimostrava tutta la sua soddisfazione nell’essere consapevole di provocarle una reazione del genere.
“Porco!”
Cercò di colpirlo, inutilmente. Poi di eccitarlo, per fargliela pagare…gli si avvicinò, un po’ incerta, premendo il corpo contro quello di lui. Ma lui restò immobile e stringendo gli occhi le disse:
“Io un minimo di autocontrollo ce l’ho, a differenza di qualcun altro…”
I loro visi erano a un centimetro l’uno dall’altro, poteva sentire il suo respiro e il suo odore, sarebbe bastato sporgersi in avanti e baciarlo…
“Ehilà!”
Duo gridò allegramente dal sentiero, i due si staccarono immediatamente, proprio nel momento in cui lui sbucava da dietro gli alberi. Guardò i volti un po’ straniti dei due e chiese:
“Ho interrotto qualcosa?”
Duo fece il gesto di indietreggiare, la faccia divertita e per niente in imbarazzo.
“Ma figurati! La stavo per affogare…”
Hero la spinse sottacqua, solo per pochi secondi, lei riemerse e gli si lanciò contro, anche Duo si buttò nell’acqua pronto a partecipare al gioco.
Solo mezzora dopo, stesi sulle rocce ad asciugarsi, lei ripensò a quanto ci erano andati vicino, a quanto aveva rischiato di rovinare tutto –ma ne era sicura?
 Girò il viso verso di lui, steso lì di fianco, gli occhi chiusi e i capelli scompigliati e avvicinò la mano alla sua, sfiorandolo. Lui finse di non accorgersene, ma non la tolse. 

  
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