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Autore: sary19    30/07/2011    0 recensioni
La guerra è finita da poche settimane e l'equilibrio sulla terra sembra relativamente stabile, i giovani piloti possono finalmente tornare alla vita quotidiana e Relena Peacecraft, rimasta sola, li ospita provvisoriamente.
Heero Yuy si è impegnato a proteggerla, ma i rapporti tra loro restano ancora confusi.
La vita sembra iniziare a riprendere una parvenza di normalità e con il ritorno sui banchi di scuola iniziano nuovi incontri...impossibile sapere chi si abbia veramente di fronte.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heero Yui, Relena Peacecraft, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – In vino veritas

 

La notte seguitava ad andare avanti. Non c'era niente che potessi fare”.

 

(Charles Bukowski)

 

Dalle persiane filtrava un raggio di sole, che scivolava sul tavolo di legno lasciando il resto della stanza nella penombra. Relena aprì la porta e saluto distrattamente Trowa, intento a preparare un caffè.

“Me ne lasci un goccio?”

Lui si girò verso di lei affabile, annuendo; era davvero pieno di fascino, non potè fare a meno di pensare la ragazza. E per di più un ottimo cuoco, come stavano tutti quanti avendo modo di notare.

 

Si avviò verso la camera di Heero, la tazza stretta nella mano; non era una di quelle che desistono facilmente.

La porta era socchiusa, Heero sfogliava un vecchio album di foto, che prontamente chiuse vedendo Relena varcare la soglia della sua camera da letto. La guardò storto, celando immediatamente ogni sentimento dietro a una maschera di freddezza.

“Che c'è?”

“Sei scappato via...ti ho portato una tazza di caffè, tutto qui. È amaro, come piace a te”.

Si alzò e avvicinò il viso al suo pericolosamente, per un attimo Relena pensò che l'avrebbe baciata, un pensiero incoerente;

“Grazie, ora puoi anche andare”, le sussurrò con freddezza. Il respiro di lui, sul collo, le aveva fatto salire un brivido lungo la schiena.

La rabbia le salì dentro come un'onda, non sopportava il suo atteggiamento strafottente e la sua indifferenza.

“Non ti reggo quando fai così!”

“Esci di qui, subito”.

Relena fece un passo avanti, allungò una mano, indecisa fra uno schiaffo e una carezza; la morsa di lui le serrò il polso a mezz'aria, facendole male.

La spinse indietro, una lacrima di rabbia le attraversò la guancia; subito Heero allentò la presa e con un gesto quasi inconsapevole gliela asciugò.

 

***

 

Nella Casa non c'erano regole, l'assenza di adulti e la situazione nel mondo fuori rendevano l'atmosfera irreale, come se si trattasse di un film. Ci si alzava agli orari più disparati, si mangiava quello che si trovava e i ragazzi vagavano fra il parco, la biblioteca e il lago; la natura era rigogliosa in quella fiorente primavera.

 

Wufei passava la maggior parte del tempo al laghetto o nei boschi, Quatre se ne stava rintanato in biblioteca, sempre pronto a offrirsi se ci fosse stato bisogno di qualcosa e Heero era una presenza sfuggente. Duo, ormai più in confidenza con la sua ospite, quella settimana non faceva altro che stappare bottiglie di vino rosso, per festeggiare, diceva. E Trowa, quel martedì sera, si offrì di cucinare una grigliata per tutti.

Relena era entusiasta dell'idea, lei e Duo andarono a comprare la carne, portarono in giardino tavoli e sedie e apparecchiarono tutto;

Alle otto passate erano tutti e cinque a tavola, davvero una strana “famiglia”, si sarebbe pensato vedendoli. Duo rallegrava la cena e proponeva brindisi, la guerra sembrava lontana e anche Heero, quella sera, sembrava meno serio.

Si presero una sbronza epocale, soprattutto Relena, che si ritrovò barcollante insieme a Duo a cercare di arrancare fino alla sua stanza; sarebbe stato difficile dire chi dei due stava peggio.

“Lascia stare, faccio io”.

Heero la tenne su con poca delicatezza, ma in modo molto più solido di Duo. La sua espressione si fece severa.

“Vai a letto Duo. Non vedo in che modo tu la possa aiutare”.

Duo si trascinò fino al bagno, chiudendosi la porta dietro le spalle; a seguire ci fu un rumore poco invitante.

Heero si girò verso Relena e aggiunse, con espressione scettica : “così tu saresti una che il vino lo regge tranquillamente?”

“Shhhh...mi gira tutto”, il viso affondò nel collo di lui.

Anche Heero era un po' brillo, se no, si compiacque dentro di sé, non le avrebbe mai permesso di lasciarsi andare in quel modo...

Allentò la presa davanti alla porta della camera di Relena, lei per reazione si strinse a lui ancora di più.

“Entra solo un attimo, non ce la faccio”.

Reggendola con un braccio aprì la porta, un letto disfatto riempiva buona parte delle stanza, la adagiò lì sopra con più delicatezza di quanta avrebbe voluto. Relena però non voleva lasciarlo proprio andare;

“Che c'è ora?”

Lei lo guardò, sforzandosi di trovare le parole.

“Resta solo un momento...”

“Non mi piacciono gli ubriachi”, storse la bocca nel dirlo.

Seduti sulle lenzuola rosse stropicciate, Relena appoggiò ancora la testa al suo collo, sfiorandolo con la bocca. Heero si irrigidì.

“Non sono ubriaca”.

Gli accarezzò un braccio e risalì fino al collo, sfiorando con le dita una cicatrice che gli segnava la pelle. Se la staccò di dosso bruscamente, non senza la consapevolezza di aver aspettato troppo.

“Smettila di provocarmi, Relena! Io non sono uno dei tuoi amichetti, giocare in questo modo con me è inutile”.

La guardò freddamente,si alzò in piedi e uscì chiudendo bruscamente la porta.

Relena si rannicchiò sotto le coperte, mentre tutta la stanza le sembrava girasse come una trottola.

 

***

Si svegliò nel cuore della notte, l'effetto dell'alcool era ormai svanito; si sentì stringere lo stomaco in una morsa, pensando a come se ne era andato Heero. Conosceva ancora poco il suo carattere, ma abbastanza per sapere che aveva superato un limite che non avrebbe dovuto superare, quella sera con lui.

Il vino aveva fatto crollare tutti i suoi freni inibitori e emergere quello che da tempo sentiva di provare per lui – che sentimento ingombrante stava diventando, in quella sera di maggio.

 

Avrebbe voluto fare qualcosa, chiedergli scusa, tornare indietro; si sentiva così impotente e infelice, intanto che aspettava un sonno che non sarebbe più tornato.

 

*** 

  
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