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Autore: crissi    14/08/2011    19 recensioni
One shot “sacrilega” su Alain che ha caldo, tanto caldo. Spero non la troverete eccessivamente offensiva e volgare, anche se, trattandosi di Alain : ) … Titolo preso dagli omonimi film con Gassman e con Al Pacino, personaggi che hanno somiglianze con Alain (almeno per come vedo il suo rapporto con le donne). Storia estiva, secondo “l’allegria” tipica di LO, rimasta a lungo nel PC nella speranza (vana!) che diventasse qualcosa di meglio. Ma, come si dice … “que sera, sera” --- CON FANART.
Genere: Erotico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROFUMO DI DONNA.

 

“PROFUMO DI DONNA”

 

Estate 1788

 

Devo averti fatto davvero male”, penso con un filo di rammarico mentre stringo il bavero della tua uniforme, mentre sento i tuoi capelli ribelli sfiorarmi la fronte e tu non reagisci per la sorpresa.

 

 

“Sì, quasi fa male a me la mano con la quale ti ho schiaffeggiata, ma…sono furioso! Davvero furioso, come mai mi è capitato con una donna!

Che succede? Il mondo va alla rovescia? Io le donne le amo!

Perché mi fai così rabbia?

Basterebbe non considerarti. “

Vedo un’uniforme, vedo un aristocratico odioso. ..

Ma sento il tuo profumo di donna e sono confuso.

Ho voglia di riempirti di botte, ma non riesco a distogliere lo sguardo dalle tue labbra.

Ed allora mi libero di te.

Ti trascino fuori.

Ti scaravento giù dai gradini, sul selciato della piazza spazzato da un violento acquazzone, risultato dell’afa allucinante di questa estate. 

Il tuo respiro caldo mi ustionava il viso: eri troppo vicina!

“Battiti! Dici di essere come un uomo e allora, dai! Fammi vedere!”

Sento lo sguardo di André su di noi.

Ha paura per te. E non può fare niente.

“Davvero te la devi cavare da sola, comandante!”

Sono più forte!

E’ innegabile.

Sono bravo!

Lo devi ammettere.

Ma mi batti.

Il tuo profumo di donna, mi ha sconfitto.

Sei un ufficiale…

“Ti odio!”

Sei un aristocratico…

“Ti odio!”

Sei una donna che veste come un uomo...

“Ti odio ancor di più!

Ed odio anche André, perché ti ama.”

 

***

“Eccomi qua. “

Un sole che spacca i sassi in questa tarda mattinata di luglio ed io, incaricato di portare un plico urgentissimo al mio comandante.

Sempre urgentissimi questi dannati plichi e sempre quando lei è di riposo, così mi tocca cavalcare fin quasi a Versailles, fino a palazzo Jarjayes.

“Ma di sicuro, non galoppo! Ahh, no!”

Non sacrifico il mio posteriore per le urgenze di questi nobili!  Che ci potrà mai essere di urgente per questa gente?

Poi, perché mi lamento? Mi sono offerto volontario! Tutto pur di non star rinchiuso in quella pulciosa camerata con questa soffocante umidità.

- Ahi! –

“Maledette pulci!”,  penso grattandomi il collo.

Esattamente quel che intendevo con “pulciosa camerata”.

Credo sia ora ch’io faccia una ramanzina ai miei compagni.

“Sì, qui ci vuole una di quelle serate in mutandoni  a tirar loro secchiate … La battaglia a gavettoni, sì!”

Da eroici soldati che non temono le bolle di sapone!

La scorsa estate, Lasalle quasi ci annegava da quanto lo avevamo preso di mira. Perfino l’ammollo nella fontana della piazza gli avevamo fatto.

Un modo per rinfrescarci e liberarci dalle croste in modo divertente, eh!

“Maledetti zozzoni!”, impreco tra me, smettendo di ridere.

Se non fosse per me, neanche si sognerebbero di lavarsi una volta l’anno!

Già facciamo una vita di merda, dobbiamo pure far contente pulci e pidocchi?

Però, a furia di pensar all’ acqua fresca, mi sta aumentando il caldo, accidenti!

Quasi quasi … Mi sa che al ritorno mi tuffo in quel grazioso stagno che ho visto poco fa.

“E a Parigi ci arrivo quando ci arrivo, caro il mio “testa di legno” dal plico urgente!”

 

Eccolo lì, palazzo Jarjaies.

Bella catapecchia, non c’è che dire.

“Adesso capisco com’è che André è venuto su così damerino! Così fino, lindo …”

E pensare che il comandante ci abita ormai da sola in questo mausoleo.

“Sì, insomma, senza di lui. Con un bel po’ di personale di servizio, … ma non con lui …”

- Dispaccio urgente per il comandante Oscar François De Jarjayes! - esclamo sulla porta.

La governante mi squadra da capo a piedi con aria disgustata.

“Mi sa che non le vado a genio... Puzzo?”

L’ho già vista in caserma. André ha detto che è sua nonna.

“Poverino …”

- Madamigella Oscar è rientrata ora da una cavalcata. La può trovare alle scuderie … Là dietro ! – e, con un cipiglio da paura, mi indica il viale che gira attorno alla casa.

“Ah, così mi tocca anche scarpinare, madame?…”

Basterebbe farmi attraversare il bel salone lustro e fresco che ha alle spalle ed uscire dall’altro lato.

Vedo le scuderie fin da qui, proprio là, attraverso quei bei finestroni spalancati!

Finestre che sembrano cornici attorno ad un quadro ricco di colori, ma più bello che quelli degli imbrattatele di Notre Dame.

Ci fronteggiamo senza parlare.

“No? Vecchiaccia malefica …”

Dovrò dirlo ad André: con sua nonna non posso andare d’accordo.

Mi rassegno.

“Che altro posso fare? La vecchia non cede proprio.”

Certo che è proprio bello qui.

Sembra il giardino dell’Eden, quello di cui un prete mi ha raccontato da piccolo.

“ Chissà che faccia ha il serpente?”

Fontane, piante altissime, cespugli fioriti e … rose! Tantissime rose …

“Ecco! Rose! Rose è il profumo che ti sento addosso, ma che non nasconde il tuo di femmina, comandante…”

Ti vedo, appena fuori delle scuderie.

Ti stai gettando acqua sul capo, china sotto la pompa del pozzo la cui leva tiri su e giù; bagni tutti i capelli e la camicia.

Te ne freghi se ti stai inzuppando tutta.

“Sei tutta sudata? Giusto, sei appena tornata da una bella cavalcata…”

Per la prima volta ti vedo vestita coi tuoi abiti civili.

Pantaloni, camicia e nient’altro.

Deglutisco all’immagine che ho davanti e la mia boccaccia si secca al pensiero delle parole oscene che si affacciano sulla punta della lingua e che trattengo con fatica.

Capisco finalmente tutte le paturnie del mio amico, i suoi sospiri, la sua aria di perenne sofferenza.

“Come ha potuto starti accanto in tutti questi anni e non … toccarti? Sì, toccarti, non vado oltre … Già, André?”

Mi guardo intorno. Mi domando dove sia.

Era tornato a casa con te e mi sembra strano non ti stia appresso come il solito cagnolino scodinzolante che spera tu ti decida a tirargli l’osso.

Intanto ti tiri su dritta, strizzi la chioma fra le mani, la agiti come la criniera di un cavallo che non vuole essere domato.

E l’acqua in eccesso scivola giù, fra le tue scapole, lungo la tua spina dorsale, trasformando la camicia in un velo trasparente che aderisce alla tua schiena come una seconda pelle.

Corre più giù, infradiciando i pantaloni che diventano scuri man mano che si inzuppano, come se un’ombra  impudica ti stesse carezzando i fianchi; e poi, ancora giù, su quelle natiche incredibilmente sode e tonde per una che vuol farsi passare per un uomo.

Il mio sguardo segue il rivolo, il mio capo segue lo sguardo e si inclina; e mentre lo faccio, dalle labbra scivola un sospiro di pura adorazione per quel che sto guardando.

Ed il mio amico dei piani bassi, più maleducato di quanto sia io, si permette pure di alzare la testa.

- Alain, che ci fai qui? – esclami all’improvviso voltandoti verso di me.

E noto che il sentiero d’acqua si è fatto strada anche fra i tuoi seni, liberi da costrizioni e decisamente femminili.

“Cielo, se questa è la tortura cui hai sottoposto André per tutti questi anni, capisco perché sia pazzo! “

Svelto porto il plico in posizione difensiva per nascondere la sfacciataggine del mio “piccolo Alain”, a dir la verità ormai non più così piccolo,  e scatto sull’attenti.

- Plico urgente dal comando, signore! – esclamo.

Allunghi la mano affinché ti possa porgere la causa della mia presenza qui.

Devo privarmi del mio scudo.

Così ricorro alla mia solita strafottenza per distrarti.

- Cavolo, comandante, avete proprio una bella bicocca qui! – esclamo rompendo l’attenti senza permesso per potermi voltare,  fingere di ammirare il parco, allungarti l’involto e sostituirlo col berretto. (*)

Ti guardo con la coda dell’occhio, pronto alla sfuriata aristocraticamente composta che normalmente mi rifileresti.

Ma non stavolta. Non batti ciglio, ora.

Mi guardi con aria sospettosa, prendendo il plico lentamente, mentre io tardo a lasciartelo.

Poi me lo strappi di mano con un gesto secco; inizi a passeggiare avanti ed indietro, aprendo i sigilli in ceralacca.

Cominci a sfogliare il carteggio, leggendo concentrata mentre anch’ io mi concentro, ma su qualcosa di deprimente per riportare nei ranghi il mio amichetto.

- Mah!… Non capisco perché ti abbiano mandato qui d’urgenza. Queste cose potevano tranquillamente aspettare lunedì… - dici seccata.

“Ecco, esattamente quel che pensavo! Nobili perditempo!”

Ripieghi i fogli e mi guardi.

Uno dei tuoi sguardi che non riesco ad interpretare; quando mi guardi ma non mi vedi, quando sembra tu stia guardandomi attraverso,  guardando qualcosa oltre me.

“Non ti odio più, comandante… Ho capito che sei diversa dai soliti nobili, dalle stupide sanguisughe. Però… però mi fai ancora un sacco di rabbia quando usi il tuo sguardo altero, affilato come fai ora.”

Sorridi.

- Bene, Alain … Visto che sei venuto sin qui, non ti manderò indietro a mani vuote. Aiutami ad accudire il cavallo. Poi entreremo e ti scriverò due righe di risposta.

Mi fai un cenno del capo per ordinarmi di seguirti.

Io lo faccio, ma penso ancora dove si può essere cacciato André, anche perché toccherebbe a lui questa incombenza. Però non riesco a chiedertelo direttamente… Sono troppo impegnato a seguire l’andatura dei tuoi fianchi!

Ti avvicini al tuo cavallo ancora sellato, fermo e tranquillo nella sua stalla. Gli carezzi il muso, sussurrando qualcosa di impercettibile, incomprensibile, con un tono suadente, sorridendogli e mi guardi con la coda dell’occhio.

Mi avvicino per fare quel che mi hai chiesto, pulendo via il sudore che mi gocciola sulla fronte. Grondo come se qualcuno mi stesse strizzando un panno fradicio sul capo.

“Fa maledettamente caldo in questa stalla oppure è una mia impressione?”

Rimetto il berretto sul capo e mi chino a slacciare il sottopancia.

Tu ti fai vicina, carezzando il collo sudato della bella bestia.

Così mi ritrovo i tuoi fianchi a livello degli occhi e …

Son rovinato!”, penso mentre spalanco la bocca e lo stecchino, che tengo sempre all’angolo delle labbra, casca a terra.

Ormai neanche pensare a “testa di legno” o al rancio della caserma può deprimermi dalla visione della tua mano affilata che scorre sui tuoi pendii, lisciando il tessuto dei pantaloni, già fin troppo liscio sulla tua pelle tesa.

E prego, “Andrè vieni a salvarmi!”

“Dove accidenti sei, Andrè? Qui la cosa si fa strana! Maledizione! Non sono un santo come te!”

No, io non ho tutta la forza necessaria per resistere a questa tentazione ed al suo profumo, troppo vicino, troppo intenso.

Il dorso della tua mano mi sfiora la guancia, una carezza morbida, morbida e …

“Sono perduto!”

Mi alzo percorrendo con lo sguardo quel magnifico corpo, reso nudo dalla trasparenza del tessuto zuppo.

Risalgo centimetro dopo centimetro, fino al tuo sguardo trionfante, al tuo sorriso vincitore.

“Comandante, stai giocando col fuoco…Non sono il tipo che dice no.”

Avvicini il tuo viso al mio. Io il mio al tuo.

Ci alitiamo reciprocamente sulle labbra ed io mi sento intontito, annebbiato, mentre accade l’inevitabile.

Un istante solo e siamo già lanciati al galoppo in questo dirupo.

Le nostre lingue attorcigliate, tu appesa al mio collo, le mie mani strette sulle tue natiche.

Trovo insano questo piacere che provo nello sfilarti gli stivali e questi abiti maschili, ma sono inebriato dal tuo inconfondibile odore.

“Lo ammetto … Una sottana, in questi frangenti, è cosa decisamente più pratica, ma non mi abbatto per queste piccole difficoltà!”

Comincio a divorarti, scendendo lungo il collo, nello scollo della camicia che apro velocemente e violentemente, mentre le tue mani impartiscono ordini alla mia nuca.

Ordini ai quali non oppongo resistenza, perché mi spingi sui tuoi seni.

E mentre ti bacio, lecco, mordicchio, annuso, penso a come tu possa solo pensare di immaginarti uomo con una pelle così!

“Che profumo …”

Rose, sì, e poi … Che sapore è, questo nella tua bocca? Lamponi? Sì, dolci, succosi … rossi, come i tuoi capezzoli!

“Devo farlo!”

Devo tuffarmi lì, nell’epicentro del terremoto che scateni in me.

E, di nuovo, odorarti, baciarti, divorarti …

Un lamento da te…Un lamento che è orgoglio per me che ne sono la causa!

“ Te l’ho già detto, comandante … Non sono uno che dice di no.”

E sarebbe comunque tardi .

“Sono alle tue porte … Sto bussando, Madame.”

E tu mi fai entrare, senza indugio.

Ti aggrappi ad un trave, dove sono riposte le selle, per tirarti su, per avvinghiare le tue gambe nude ai miei fianchi.

Ti strappo via da questa scomoda posizione.

Ti sdraio sul tavolaccio, dove André lucida e ripara i finimenti. Lo faccio senza disgiungere i nostri corpi, non voglio lasciarti andare...

Sono ospite benvenuto dentro di te.

- Devi farti la barba – mi rimproveri e ridi, quando ti bacio.

Mi fissi coi tuoi occhi mozzafiato che mi fanno avvampare.

Ed io penso come sia possibile non vedere quanto sei donna!

“Sei la femmina più femmina con la quale sia mai stato!”

Mentre lo penso non ci credo!

“Io STO con lei!”

Lei, il mio algido comandante!

Lei, la donna che pensavo di ghiaccio e che, invece, si sta rivelando un vulcano di incandescente passione!

“Certo che sei proprio una aristocratica! Anche tu, ti diverti a fottere i poveracci come me …”

Sì, sì! A fottere! Perché è così, ormai: sono fottuto, in tutti i sensi! Sono fregato irrimediabilmente!

Guardo il blu dei tuoi occhi e penso che null’altro potrà mai esistere più per me, non ora che ti ho saggiata, non ora che di te sto godendo…

Se esisti, dio, fammi morire qui, dentro di lei, perché da domani non avrò più vita comunque. Fammi spirare sulla sua pelle di velluto avorio, in questo ventre, nel suo miele caldo che profuma di rose e di femmina.

Fammi morire, perché non potrò vivere con lei, né senza di lei, ora che è stata mia.

Cosa potrà mai esistere dopo il suo bel viso febbricitante per il piacere che ci diamo? Dopo quelle iridi azzurre e lucide, quelle labbra dischiuse e turgide; quelle guance rosa, accese di passione e da neanche un filo di vergogna?

Mi levi il berretto, lo lanci lontano.

Infili le dita tra i miei capelli e mi forzi ancora sulle tue labbra mentre sussurri cosa vuoi al mio orecchio.

Ed io lo faccio.

“Oh, sì …  Faccio tutto quello che vuoi!”

Cavalchi i miei fianchi come volessi strizzarmi dentro di te; poi la tua mano si insinua tra di noi, mi stringi lì e mi quieto un poco.

“Neppure io voglio finire subito. Vorrei finisse mai!”

La tua mano libera carezza il mio avambraccio con tenerezza, come non ti credevo capace.

Io allungo la mia sul tuo ventre, sul tuo cuore.

Simultaneamente ci avviciniamo: mi chino, ti sollevi, ci baciamo piano, quasi fossimo innamorati.

“Beh, io lo sono…”

Dio … Come baci bene!

Talmente bene che quasi dimentico di essere in te e ti sdraio per meglio assaporarti, come fossimo due ragazzini che amoreggiano contro portone di casa.

Ma, il “piccolo Alain” si fa sentire!

E, mentre le spinte si fanno frequenti e violente mi sollevo a guardarti.

Mi sorridi sicura di te, trionfante su di me, prossima all’estasi ed io … io…

 

- Maledizione! … L’ho fatto ancora!

Mugugno quando mi accorgo di essermi bagnato, qui nella mia branda.

“Poppante!”

Sembro uno stupido ragazzino foruncoloso alle prese con la sua prima cotta e fregole connesse!

“Imbecille … Nient’altro che un imbecille, sono…”

Giro il viso dall’altro lato, sul cuscino e …

“Ohh! … Ecco dov’era André!”

Sei lì, in piedi, accanto alla cuccetta.

Mi guardi come Polifemo guardava Ulisse, ma non dici niente.

Non serve. Il tuo è uno sguardo di totale condanna.

“Già, André … Chi è questo Nessuno che si dice tuo amico, ma sogna di lei?”

- Eddai … André, non lo faccio apposta!… Son solo un uomo … Succede. - mi difendo in un bisbiglio che pare assordante alla mia anima sporca, in questa camerata addormentata e comunque piena di rumori fastidiosi.

“Ok, succede”, penso. “Non dovrebbe però succedere concupendo lei che è la  tua donna.  Ma davvero … Non lo faccio apposta! Non sono un santo come te.”

Continui a guardarmi, muto.

Non sono capace di convincere nemmeno me stesso ed André è maledettamente bravo a farmi sentire in colpa.

“Non lo farei mai … Lo sai.  Sul serio, no…”

… Ma nei sogni…

Il mio migliore amico mi fissa malamente, poi, rassegnato, torna a sdraiarsi nella branda sotto la mia.

Nessuno di noi due dorme.

“Lui sempre a pensare al suo solito problema, che rischia di diventare anche il mio.”

E mentre fisso le ragnatele sul soffitto marcio della baracca, in questa notte soffocante, tra pulci e zanzare, penso a quel maledetto profumo di donna che ci sta mettendo l’uno contro l’altro.

 

***

 

14 luglio 1789

 

Fa dannatamente caldo. Quel caldo che dà alla testa. Che fa fare cose assurde. Che trasforma gli esseri umani in belve.

E Dio lo sa, se oggi non è stata pazzia!

Mi guardo i palmi delle mani dalle quali non ho ancora lavato via il tuo sangue.

Le porto a coppa sul mio viso, pochi centimetri dalla mia pelle, mentre un respiro profondo si confonde con un singhiozzo.

“Perdonami …”

Perdonami, sì,  perché lo sento ancora!

Anche adesso …

Anche qui, stasera, questa afosa sera in questo sagrato pieno di cadaveri che iniziano a emanare fetore, su queste mani che ti hanno sdraiata su quella coperta lercia, in quel vicolo puzzolente; coperta di sangue, sudore e polvere da sparo… Lo stesso puzzo che immagino possa avere l’inferno.

“Io … lo sento!”

Quel tuo profumo di donna, mescolato al suo dell’altra notte.

“L’odore del vostro amore … “

Lo so …

“Sono un depravato … Perdonami, comandante. “

Inalo con forza, ricacciando indietro un altro singhiozzo, ma senza più poter fermare il mio pianto.

“Il tuo odore … e quel tuo profumo di rose, di sole, d’estate, di un sogno rimasto tale, mescolati al sapore delle mie lacrime.

… Un profumo di donna che ricorderò sempre, ma ormai solo piangendo…

 

 

 

-        fine

 

(*) l'elemento "berretto" è già stato usato da Leia 345 nella sua divertentissima fic "Il testimone", lacrimo ogni volta che la leggo!

 

PS per le immagini, ok, forse ora si vedono ma le ho compresse (se le ingrandite si sgranano). In questo sito invece sono più nitide (e ne ho messe altre non collegate alla storia):

 

http://crissi123.deviantart.com/

 

http://fav.me/d46fbw4

 

http://fav.me/d46fcrf

 

Intanto, grazie a chi ha già letto e commentato : )))

   
 
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