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Autore: Kicca    07/04/2006    2 recensioni
Un Orchetto rovinò a terra ai piedi di Monica che osservò disgustata il ventre lacerato. Alzò lo sguardo e quello che vide la pietrificò. Il cuore iniziò a batterle ancora più velocemente. Non riusciva a credere ai suoi occhi. “Sto sognando! E’ l’unica spiegazione plausibile!” pensò non staccando gli occhi di dosso all’individuo davanti a lei. Nonostante l’oscurità riusciva benissimo a vedere due orecchie a punta che spuntavano tra la lunga e folta chioma nera.
Spero che la storia vi piaccia! Mi raccomando recensite! :D
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J. R. R. Tolkien, mentre i personaggi inventati sono di mia proprietà, quindi se li volete usare o prendere come spunto, prima siete pregati di chiedermelo. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

ERINTI

CAPITOLO 1: NOTTE MOVIMENTATA

Ci impiegarono alcuni minuti a raggiungere i suoi confini. Qui il gruppo si fermò come indeciso sul da farsi. Mentre le lucciole, da poco comparse, rendevano tutto più magico e incantato.
I ragazzi si guardavano intorno meravigliati, poi uno di loro ruppe il silenzio - Bene! Ci siamo! – annunciò Alessandro.
- Si dia inizio alla prova di coraggio! – esclamò Diana alzando un braccio al cielo.
Alessandro la guardò sconvolto, poi scosse la testa rassegnato “Guarda che razza di ragazza mi devo ritrovare!” pensò.
- Adesso voi ragazze non iniziate ad urlare per un nonnulla, eh?! – precisò Leonardo osservandole una ad una con i suoi penetranti occhi azzurri.
- Oh, senti… io non ho paura! – lo informò Milena guardandolo male.
- Io sì! – confidò Sabrina mordendosi il labbro inferiore.
- Anch'io ne avrei un po', sinceramente. – rivelò Elisa aggrappata al braccio di Michele.
- Sì, ma tu hai il tuo caro maritino! – replicò l'altra riferendosi al ragazzo dell'amica, poi spostò le sue iridi azzurre, incerta, su Leonardo – Vorrà dire che dovrò trovare un cavaliere che mi protegga! - Detto ciò gli si avvicinò e lo prese sotto braccio sorridendogli e arrossendo. Leonardo ricambiò il sorriso senza discutere, anzi, gli faceva molto piacere: lo sapevano tutti che aveva una cotta per la ragazza.
I compagni osservarono la scenetta sghignazzando.
- E comunque non credo ci sia niente di cui aver paura. – proclamò Diana sicura di sé.
- No? Aspetta che ti attraversi la strada un cinghiale e poi dopo dimmi se non hai paura! – affermò Mirco mentre passava una mano tra i suoi capelli biondi per aggiustarseli meglio.
- C-cinghiali!? – domandarono alcune delle ragazze.
- Sì, cinghiali. E non solo quelli… ci sono le volpi… - iniziò ad aggiungere Alessandro.
- Ti prego basta! – lo interruppe Sabrina impaurita.
- Insomma qualche incontro ravvicinato. Ma che bello! – esclamò ironica Monica che non era affatto tranquilla da quando si erano avvicinati al limitare della foresta, ma cercava di non darlo a vedere.
- Questo non l'avevo calcolato! – informò Milena che iniziava a ricredersi sul fatto di non essere terrorizzata.
- Oh, oh! Milena ha pura! – la canzonò Mirco.
- Non mi dite che adesso mandiamo tutto a monte, eh?! – si lamentò Diana, per nulla entusiasta.
- Suvvia! Vi pare che ci si avvicinano! Abbiamo le pile che fanno luce e faremo un casino della miseria. Gli animali si spaventeranno. – cercò di incoraggiarle Alessandro avvicinandosi alla ragazza.
- E poi, se li incontriamo, vorrà dire che ci faremo dare un passaggio montandogli in groppa! – cercò di sdrammatizzare Michele. E ci riuscì: scoppiarono tutti a ridere.
- Ti immagini un cinghiale che ci passa davanti, si ferma, e noi gli montiamo in groppa! – esclamò Elisa rivolgendosi a Monica, ritornando a ridere. Aveva una risata stranissima e rideva molto facilmente.
L'altra accennò solo un sorriso divertito, non che la cosa non la facesse ridere, ma aveva un brutto presentimento “Perché ho quest'ansia addosso? Come se stia per succedere qualcosa di brutto!” la ragazza sospirò. Cercando di non pensarci su troppo seguì gli amici che iniziarono ad inoltrarsi nella foresta. La battuta di poco prima era riuscita a tranquillizzare le fanciulle, a parte lei.
Alcuni ragazzi, intanto, stavano scommettendo su chi avrebbe abbandonato per primo la foresta e le favorite erano Elisa e Sabrina.
Monica aveva una torcia sulle mani e camminava accanto ad Elisa, intenta a parlarle, la quale non aveva mollato un attimo Michele. Davanti a loro tre vi erano Leonardo e Sabrina, che sembravano un po' in imbarazzo, con accanto Mirco che faceva da terzo incomodo e che non la smetteva di conversare con il primo. Ma questo non lo stava minimamente a sentire. Poco più avanti Milena e Stefano, che si tenevano per mano. Infine, ad aprire la fila, Alessandro e Diana. Quest'ultima aggrappata al braccio di lui con un'espressione che sembrava dire: “ Io non ho paura e non perderò!”.
Monica iniziò a guardarsi intorno e tese bene le orecchie cercando di captare qualche rumore che non fosse il loro scalpiccio sul terreno, o il loro chiacchierare non molto sommesso. La luce della luna filtrava tra il fitto fogliame degli alberi andando a colpire il terreno umido del sottobosco. Le sagome degli alberi, per lo più faggi e querce, e della fitta vegetazione si stagliavano maestosi intorno al gruppo di ragazzi; ogni tanto un venticello leggero faceva frusciare le foglie sui rami che si toccavano tra di loro. Sembrava tutto molto tranquillo e così iniziò a calmarsi. Però l'ansia non l'abbandonò del tutto. C'era quel brutto presentimento che ancora le attanagliava lo stomaco.

Passò una bella mezz'oretta da quando i ragazzi si addentrarono nella foresta e ancora nessuno aveva ceduto. Anzi, sembrava che si stessero divertendo.
Anche Monica aveva iniziato a scherzare con gli altri. Poi però qualcosa la fece bloccare di colpo. Un rumore; un tonfo, più precisamente. Lo aveva sentito lontano, ma le aveva fatto gelare il sangue.
Elisa, che poco prima le camminava affianco, si voltò nella sua presunta direzione e non scorgendola più si girò indietro preoccupata. La vide in piedi, a pochi passi da lei, immobile. Allora fece fermare tutti e lasciato il braccio di Michele le si avvicinò. Gli altri si guardarono interrogativamente - Moni! Cos'hai fatto? – le domandò preoccupata.
L'amica si riscosse dai suoi pensieri e la guardò negli occhi neri impaurita - L'hai sentito? - chiese in un sibilo.
Elisa non riusciva a comprendere e la guardava interrogativamente.
- Che è successo? – fece qualcuno dal gruppo.
La moretta non fece caso alla domanda appena fatta e chiese all'amica cosa doveva aver sentito.
- Quel rumore. – rispose lei con un rantolo per colpa della gola che le si era seccata tutto ad un tratto mentre il cuore le batteva forte.
Nel frattempo Alessandro si avvicinò alle due ragazze anche lui un po' preoccupato - Che c'è? -
- Ho sentito un rumore non molto lontano da qui. – rispose dopo essersi schiarita la voce e spostato lo sguardo sul fratello, incontrando i suoi occhi verdi.
- Io non ho sentito niente. – dichiarò il ragazzo perplesso.
- Nemmeno io. – gli fece eco Elisa.
- Sei sicura di aver sentito bene? -
- Sì, Ale, l'ho sentito benissimo, anche se era abbastanza lontano! -
Il ragazzo non disse niente, ma ritornò al gruppo, si informò se per caso qualcuno di loro avesse udito un fragore poco prima, ma negarono tutti. Intanto anche le due ragazze li raggiunsero.
- Monica! Non è che ci vuoi mettere paura, così vinci te, no? – le domandò Stefano dopo che le si era avvicinato.
- No Stè! Ho sentito veramente un rumore! – ribatté seria.
- Probabilmente era solo un ramo che è caduto. – insinuò Michele passandosi una mano fra i corti ricci castani.
La ragazza non rispose, sinceramente non sapeva neanche lei cosa fosse stato, poteva benissimo essere, come aveva appena detto l'amico, un ramo caduto “Ma allora che cos'è questa sensazione di pericolo?” si chiese.
Poi Elisa la riportò alla realtà - Se vuoi ti accompagno alle tende. - Monica scosse la testa, non voleva tornare indietro, qualcosa le impediva di farlo. - Beh… allora andiamo avanti! –
I ragazzi ripresero a camminare, ma la spensieratezza che li accompagnava poco prima svanì. E tutti iniziarono a parlare a bassa voce.
Monica camminava sempre accanto ad Elisa, che aveva sulla destra, mentre sulla sinistra, per un po' ebbe accanto suo fratello. Tra i due correva un anno e mezzo di differenza, lei era la più grande. Poi il ragazzo si spostò più avanti e accanto a lei si stabilì Milena che cercava di confortarla e di tirarle su il morale, ma l'altra, anche se rideva, non era affatto sollevata e l'ansia ritornò ad impossessarsi di lei.
Elisa la stava osservando. Si vedeva che fingeva di essere tranquilla, ma sembrava che se ne stesse accorgendo solo lei, anche perché la conosceva troppo bene “Mi dispiace vederla così.” pensò mortificata.
Passarono pochi minuti dall'accaduto che un altro tonfo arrivò alle orecchie di Monica - Avete sentito? – proruppe fermandosi di botto.
I ragazzi la imitarono voltandosi verso di lei.
- Hai sentito di nuovo quel rumore? -
- Sì Eli, e questa volta più vicino. – rispose con voce rotta. Le mani le tremavano e aveva il respiro affannoso. Era agitata e se ne accorsero tutti questa volta.
- Mo', calmati! Non è niente! – cercò di rassicurarla il fratello appoggiandole le mani sulle spalle e guardandola negli occhi marroni. Si impensierì molto leggendovi paura “Ma che le prende?” si chiese stringendo la presa sulle spalle.
La ragazza stava per ribattere, ma venne interrotta da un altro tonfo più forte dei primi due. Tutti tacquero. Per alcuni secondi nessuno aprì bocca - Ora non ditemi che non l'avete sentito. – mormorò con voce tremante, diventando bianca cadaverica.
I ragazzi si guardarono in faccia e poi affermarono tutti con la testa. Alessandro alzò il viso verso l'alto lasciando andare le spalle della sorella, poi tornò ad osservarla.
- E non venitemi a dire che è un ramo caduto a terra. -
- No, non penso che sia quello. – disse Elisa anche lei pallida in volto mentre stringeva la mano di Michele.
Rimasero tutti in silenzio, si udivano solo i loro respiri affannosi, tutto taceva. Poi ecco che si udì un altro tonfo sempre più vicino. I ragazzi sussultarono. Ma non riuscivano a spiccicare parola e i muscoli del corpo sembrava non volessero rispondergli. I tonfi iniziarono a farsi via via più frequenti e man mano sempre più vicini. Anche la terra sotto i loro piedi cominciò a tremare. I loro respiri erano sempre più affannosi, i battiti del cuore andavano accelerandosi. Qualcuno o qualcosa li stava raggiungendo ed ormai non era che a pochi metri da loro. I loro sguardi scrutavano il buio. Il problema è che non riuscivano a vedere niente nell'oscurità. Sul suolo le luci delle pile, invece di essere immobili, danzavano a causa delle mani tremanti che le reggevano. Poi si guardarono in volto spaventati, non sapendo cosa fare. Ad un tratto il silenzio calò sulla foresta. I tonfi non si udirono più. Dopo alcuni secondi che i ragazzi stettero ad ascoltare in silenzio qualcuno riuscì a pronunciare un “andiamocene” strozzato. Quella parola ebbe il potere di far riscuotere tutti. Si girarono contemporaneamente per tornare al loro accampamento, ma non mossero un passo. Un forte fragore poco rassicurante seguito dalla caduta di un albero a pochi centimetri dai loro piedi lì fece saltare dalla paura. Poi un ruggito squarciò la notte e davanti a loro comparve la sagoma di una creatura gigante con un oggetto che le pendeva dalla mano destra. Sembrava una clava, ma non si riusciva a capire bene. Rimasero tutti pietrificati.
Monica aveva il cuore in gola e anche se aveva avuto l'istinto di urlare nessun suono uscì dalla sua bocca. Guardava il mostro incredula, gli occhi sbarrati “Ma… è… è un… Troll!” questo è tutto ciò che la sua mente riuscì a formulare in quel momento. Era l'unica che era riuscita a capire cosa fosse. La creatura emise un altro urlo straziante. Forse fu questo che la fece sbloccare – Correte. - riuscì a dire. Ma quello che le uscì fu soltanto un sibilo e nessuno sembrava averla sentita. Allora deglutì con non poca fatica e ci riprovò - Correte! – il suo tono era poco più alto del precedente, ma nessuno si mosse, neanche lei riusciva a spostare un muscolo – Correte! – ripeté. Questa volta ottenne successo nel suo intento e mosse anche un passo all’indietro. Notò che anche gli altri si erano riscossi. Il Troll ringhiò di nuovo e avanzò verso di loro. Vedendo che i muscoli le rispondevano ancora e la voce sembrava esserle tornata, fece un ultimo sforzo: prese un bel respiro e urlò con tutto il fiato che aveva - Correte! -
Accadde tutto in poco tempo. Lei gridò, il Troll come di risposta cacciò un urlo terribile, i ragazzi indietreggiarono, si voltarono e iniziarono a correre. La creatura però non rimase lì a guardare iniziando ad inseguirli.
- Correte! – urlò questa volta Mirco come per incitare i compagni.
Avevano solo poco distacco dal Troll che veniva rallentato dagli alberi, mentre loro essendo piccoli riuscivano a correre senza impedimenti. Solo che l'essere gigante aveva la clava e la adoperava per frantumare i tronchi degli alberi che si frapponevano fra lui e i giovani. Correvano a gambe levate e il più velocemente possibile per cercare di distanziare la creatura; il punto è che non sapevano dove stavano andando, infatti l'accampamento era dall'altra parte. In più ci si metteva il rumore assordante che facevano gli alberi che crollavano e il tonfo pesante dei passi del Troll che li avvertiva della sua presenza e della sua vicinanza pericolosa alle loro spalle e ciò non li aiutava di sicuro a ragionare.
Monica correva a per di fiato, l'unica cosa che le passava ora per la testa era di cercare un riparo. Probabilmente non avrebbero retto molto.
Passarono alcuni minuti che a lei sembrarono un eternità. Iniziava ad avere il fiato corto e sicuramente non era l'unica. Le forze la stavano abbandonando lentamente e le gambe, ormai, andavano da sole. Poi davanti a loro comparve, come per miracolo, l'entrata buia di una grotta illuminata dalle loro pile. Probabilmente era la loro unica salvezza.
- Là! Entriamo là! – gridò Leonardo.
Nessuno replicò e si lanciarono nella grotta. Ma, purtroppo per loro, il Troll riuscì senza difficoltà ad entrare. Quando se ne resero conto pregarono tutti che la grotta avesse un'uscita, altrimenti sarebbe stata la loro fine. Come se qualcuno avesse ascoltato le loro preghiere una tenue luce, quella della luna, comparve davanti ai loro occhi. Uscirono dalla grotta spediti e di nuovo la foresta li accolse. Continuarono a correre per molti metri e per altri minuti, poi però le ragazze iniziarono a rallentare. Erano stremate e le gambe non le reggevano più. Si accasciarono a terra, mentre i ragazzi cercavano di rialzarle.
- Non potete mollare adesso! – esclamò ansimando Michele.
- Non ce la facciamo più! – si lamentò Elisa con le lacrime agli occhi.
- A me fanno male le gambe! Non riesco ad alzarmi! – esclamò Milena iniziando a piangere.
- Ma se ci fermiamo quel coso ci raggiungerà! - Calò il silenzio. Non si sentiva alcun rumore. Solo i loro respiri affannosi e il singulto di qualche ragazza che piangeva.
- Non ci insegue più! – notò Diana sospirando.
Erano così presi dal correre che non si erano accorti che il Troll aveva smesso di braccarli.
- Oh! Grazie Signore! – esclamò Sabrina mentre una lacrima le rigava il volto pallido.
Poi le ragazze si lasciarono andare e iniziarono a piangere, felici che tutto fosse finito. I ragazzi, che si erano messi a sedere a terra, rimasero in silenzio troppo provati per parlare.
Passarono così alcuni minuti, poi qualcuno si decise a domandare che diavolo fosse quella creatura mostruosa che li aveva inseguiti. Ci fu un attimo di silenzio.
- Era un Troll. - Tutti si voltarono verso colei che aveva parlato. Monica, rimasta in silenzio fino a quel momento, immersa nei suoi pensieri, aveva portato le gambe al petto e le cingeva con le braccia, lo sguardo fisso a terra. Lei aveva riconosciuto quella creatura anche se questa era immersa nel buio della foresta, qualcosa nella mente le diceva che si trattava di un Troll, ne era sicura, anche se era impossibile. Gli altri continuavano a guardarla come se fosse un alieno. Alzò lo sguardo e lì osservò uno ad uno - So che vi sembra impossibile! Ma quello era un Troll! – non disse altro e riabbassò gli occhi. Mille domande le affollavano la mente a cui non riusciva a dare una risposta, e sapeva che i suoi amici erano nella sua stessa condizione. Non ci capivano niente, nessuno.
Le ragazze intanto si erano leggermente calmate, ma la paura non le aveva abbandonate.
- Forse è meglio se rimaniamo qui fino a che non diventa giorno. – comunicò Stefano – Che ore sono? – chiese poi.
- Le quattro e un quarto. – rispose Leonardo dopo aver dato un'occhiata al suo orologio.
- Anche secondo me è meglio rimanere qui! Poi appena si farà giorno torniamo alle tende! – concordò Alessandro.
Calò di nuovo il silenzio. A poco a poco i ragazzi sfiniti si addormentarono. Le poche torce accese abbandonate ai loro piedi. E mentre la luna piena calava dietro i monti il sole faceva capolino e così l'inizio di un nuovo giorno.
   
 
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