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Autore: xstaystrongandsmile    15/08/2011    1 recensioni
Nata su 'What The Hell'.
Protagonista:Valentine.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Avril's lullaby;'
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All my life I’ve been good, but now
Oh I’m thinking what the hell
All I want is to mess around
And I don’t really care about
If you love me
If you hate me
You can’t save me baby, baby
All my life I’ve been good, but now
Woah what the hell!
What? What? What? What the hell!

[ What The Hell – Avril Lavigne ]

 
Valentine

 
 - Oh, insomma, ragazze. Non deprimiamoci! – esclamo cercando di rompere quest’aria soffocante che si tira in sala.
Le mie tre migliori amiche, le mie tre sorelle, le parti migliori di me, se ne stanno sedute sul divano.
Jessica piange piuttosto forte, singhiozzando rumorosamente, mentre Kate e Lauren si fanno forza a vicenda per resistere e consolare Jess.
- Oh Jess, non piangere. Perché dovresti piangere tu? Sei tu la malata terminale? – dico con un sorriso e avvicinandomi e cingendola con un braccio.
- Come fai a stare così tranquilla, Vale! Hai i giorni contati ad appena sedici anni! – grida la ragazza alzando lo sguardo con gli occhi pieni di lacrime e la voce che le si incrina ad ogni parola. Le sorrido dolcemente e le prendo il viso con le mani.
Sembra così piccola e fragile. Ma tra noi quattro lo è, effettivamente. È quella nata per ultima (siamo tutte nate in Marzo) ed  è quella più sensibile e sognatrice.
Kate è quella iperattiva del gruppo. Non riesce a stare ferma un attimo, e trova sempre, nei fine settimana, qualcosa di faticoso e stancante da fare su qualche collina o qualche spianata.
Lauren è la più intelligente e la più grande. È introversa, non è semplice capire cosa pensa o cosa prova perché non lo lascia trasparire in volto.
Io sono quella di mezzo. Prima di Jess ma dopo di Kate. Mi considero la più allegra e ottimista. La vita, per me, è una cosa meravigliosa. Cerco sempre di far tornare il buon umore tra il gruppo e di far ridere.
Ora specialmente ho bisogno della mia ironia, ma non riesce ad arrivare, perché, lo ammetto, la notizia del tumore e dei miei giorni contati, ha spento un po’ del mio ottimismo.
Ma sono già tutte e tre abbastanza scosse e non hanno certo bisogno della quarta anima in pena.
Passa qualche secondo di pura depressione, poi non ne posso più e, alzandomi in piedi, esclamo:
- Basta stare qui a deprimermi!  Sto per morire, no? Mi manca un giorno di vita, né? Quindi ho intenzione di fare qualcosa che non ho mai fatto! E ho intenzione di passare l’ultimo giorno della mia vita con le mie migliori amiche! – le ragazze mi guardano alienate ma poi si convincono e mi seguono fuori di casa.
Non voglio pensare, almeno per oggi.
 
- Il luna park, Vale? Quanti anni hai… sei? – chiede scettica Lauren guardandomi.
Le sorrido complice e faccio un passo in più per la fila.
- C’è una cosa, che non ho mai fatto per paura di morire. Ma ora che so come morirò, non sono più tanto terrorizzata. – spiego brevemente.
Kate e Jess sbuffano amareggiate.
- Possiamo fare a meno di parlare di… quella cosa? – chiede supplichevole Jess stringendo il braccio a Kate che guarda me.
- Cosa? Che dovrò morire? Quattro biglietti adulto, grazie. –
- Sono dodici dollari e cinquanta, signorina. – do i soldi alla cassiera che mi guarda curiosa poi attende che si stampino i biglietti e ci lascia passare. Davanti al cancello c’è un omone grande che osservandoci ci guarda, anche lui, incuriosito.
- Ma che hanno da guardare tutti, oggi? – dico una volta dentro.
- Sai, non è normale che quattro sedicenni entrino in un luna park. – risponde Kate.
- Magari soffriamo di disturbi di personalità e crediamo tutte e quattro di avere sei anni. – dico io e ridiamo.
L’aria si fa molto più leggera.
Prendiamo dello zucchero filato e quattro Coca Cola e cominciamo a fare un giro.
Il luna park di Dribblendor è pieno di bambini scalmanati e genitori al seguito disperati.
Anche io ero come loro, a due anni. Spensierata e allegra, contenta della vita e senza grandi visioni del futuro. Ma penso che tutti i bambini di sei anni sono così.
Ho conosciuto queste tre l’estate dei miei tre anni, grazie a una rimpatriata tra madri.
Le osservai per bene prima di avvicinarmi loro e uscirmene con una delle mie solite battute che fanno ridere.
Da lì, da quella risata tutte insieme, scoccò la ‘scintilla’, come ci piace chiamarla. La prima volta che ridemmo insieme, sapemmo che tutte e quattro saremmo diventate grandi amiche.
E avevamo ragione.
Da tredici anni non ci siamo mai divise.
Mai un litigio.
Mai una discussione.
Sempre unite, come sorelle.
Non saprei come fare, senza di loro.
Vedo più loro che la mia famiglia.
- Vale, torna sulla terra! Vieni con noi nella casa degli specchi? – Jess mi sventola una mano davanti al naso, e me lo prende in pieno, facendomi esclamare e ridere.
Tossisco un ‘Sì’ tra tutte le risate generali e, presami per mano,  mi trasportano dentro ridendo come matte.
Prendiamo quattro strade diverse ed io mi ritrovo ad un certo punto ad essere da sola davanti a uno specchio normale.
Mi osservo bene.
I capelli biondi, gli occhi azzurri, le labbra rosa e sottili, il naso piccolo, la spruzzata di lentiggini e il corpo ancora da maturare.
Pensare che da domani, non sarò più la stessa.
Perderò tutti i capelli, diventerò calva, gli occhi si trasformeranno da azzurro in grigio, le labbra perderanno colore e si screpoleranno, la pelle diventerà grigia, la pelle comincerà ad aggrinzarsi e poi smetterò di vivere.
Chissà com’è morire.
Dicono che sia più facile di vivere e che capita tutto in un attimo. Un secondo prima sei vivo e l’istante dopo sei morto.
Mi ricorda tanto l’ultimo di Harry Potter che siamo andate a vedere sabato al cinema.
Solo che quello era un film e che Harry aveva un gran culo.
Mentre questa è la realtà.
Anche se morta non mi ci vedo, per niente.
Come se essere un cadavere senza vita fosse una parte di un film e a me toccasse farla.
Sbatto le ciglia un paio e mi riprendo dalla trans.
Esco per ultima dal labirinto.
Dalla casa degli specchi, passiamo al castello degli orrori e così via.
Passiamo l’intero pomeriggio a provare tutte le attrazioni e a rifarne alcune particolarmente emozionanti, avendo dietro una Jessica contrariata al massimo.
L’orologio suona le sei.
- Ragazze, voglio provare una cosa. Con voi. – dico seria – Non l’ho mai fatta in tutta la mia vita, e voglio farla oggi. – continuo per convincerle.
- Di che si tratta, Val…  Oh no! – esclama Lauren guardandosi sopra.
- Tu, tu non puoi, Vale. Nelle tue condizioni… - geme Jess
- Già, Jess ha ragione, sarebbe meglio non farle. – si aggiunge Kate
- Vale, davvero, ne va della tua salute. – dice Lauren preoccupata.
- La mia salute? Ragazze, non ho un cancro ai polmoni! Solo un tumore! – alla frase ‘Solo un tumore!’ so che mi vorrebbero uccidere. – Andiamo, sarà divertente. – prendo per mano Lauren e la porto con me in fila. Ci raggiungono di corsa anche le altre due.
Passano pochi secondi che è il nostro turno.
Il tizio che sta lì ci guarda ma ci lascia passare e sedere.
Io e Jess davanti, Kate e Lauren dietro.
La voce del controllore dice che è il momento di allacciare la cintura, perché la giostra sta per partire.
- O Mio Dio, sono super eccitata, ragazze. Io davvero, vi voglio bene. – esclamo contenta come una Pasqua.
- È da pazzi suicida, lo sai questo, vero? -  dice Jess guardandomi male ma poi sorridendomi.
Ci abbracciamo tutte e quattro e i vagoni cominciano a salire sempre più in su, fino a raggiungere la cima e offrirci tutto il panorama del luna park.
Pochi istanti di tensione.
Pochi istanti senza respiro, in attesa di cadere nel vuoto e iniziare a correre.
Pochi istanti di lucidità, prima di essere presi dal vortice della velocità.
Pochi istanti per prendere fiato, perché poi si urlerà.
Pochi istanti.
Come la morte.
Pochi istanti per salutare tutte le persone che ami e che amerai, per sempre.
  
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