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Autore: TastemyMarsBar    15/08/2011    5 recensioni
Gellert Grindelwald e Albus Silente si sono incontrati l'ultima volta durante quel famoso duello del '45.
O forse no...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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The wand

Gellert Grindelwald.

Albus Silente.

I più grandi maghi della loro epoca, i migliori. Uno di fronte all’ altro, in uno scontro che determinerà il corso della storia.

Se fosse stato possibile, entrambi l’ avrebbero evitato.

Gellert non voleva scontrarsi con Albus. Il suo sguardo profondo gli avrebbe fatto ricordare quel giorno. Non ci pensava più da anni, o cercava di non pensarci. Il suo primo omicidio – il primo e l’ ultimo, in realtà. Non che altri non fossero morti per il Bene Superiore, ma non li aveva uccisi lui. Non era stata la sua bacchetta – e tanto bastava. In fin dei conti, non era la stessa cosa dare l’ordine di uccidere e uccidere in prima persona, e a lui non interessava uccidere: era un mezzo per raggiungere lo scopo, non lo scopo in sé.

Gellert non voleva… ma sapeva che quello scontro era inevitabile. Albus era diventato un ostacolo eccessivo per la sua ricerca, troppo per lasciare che continuasse a interferire.

Guardò la sua bacchetta, la Bacchetta di Sambuco. Non poteva perdere, lei era sua. Alla mente gli tornò il loro ultimo giorno assieme. Il loro primo e ultimo vero scontro.

“Penso che per voi non è nulla una ragazzina, vero? Non vi interessa nulla di Ariana! Albus…non fai che trascurarla. Dovresti pensare a tua sorella, non alle sue stupidaggini!”

“Non fate che tarpare le ali a vostro fratello! Non fate che impedirgli di fare ciò a cui è destinato! Non potete capire… il Bene Superiore!”

“Non capisco questo tuo bene superiore, Grindelwald, ma capisco che le fate male, così!”

Lo stupido Aberforth era diventato d’intralcio. Lo era sempre stato, certo, ma ora era troppo. E Gellert non era mai stato molto bravo a tenere a bada la rabbia.

“STUPEFICIUM!”
Uno sciocco schiantesimo, era iniziato tutto così. Albus era intervenuto per difendere lo sciocco fratello…e poi, chissà come, chissà perché, si era trovata in mezzo quella ragazzina.

Chi era stato? Lui? Albus? Aberforth?

Nessuno l’ avrebbe mai saputo, ma i fatti non cambiavano. Ariana era morta.

Aveva ferito, aveva torturato, a Drumstrang. Ma mai,mai, mai prima aveva ucciso. Ed era stata una morte così… inutile. Anzi, controproducente. Se Ariana fosse rimasta in vita,Albus avrebbe avuto un motivo in più per aiutarlo. Ora, non ne aveva alcuno. Non avrebbe più voluto vederlo, non avrebbe più voluto parlargli.

Non che volesse farlo, ma fu costretto a fuggire.

Andò in Germania, e non si rividero mai più.

Fino ad allora.

“Non volevo arrivare a questo punto, Grindelwald, lo sai.”

Oh, ora era “Grindelwald”? Un tempo, era stato solo Gel… ma questo significava che quel tempo era davvero passato, che non sarebbero mai tornati indietro.

Quello che diceva Albus era vero, però. Silente aveva cercato di evitare lo scontro in ogni modo… Ci aveva provato, ma non ci era riuscito. Ed ora eccolo lì, a fronteggiare Gellert. Il suo Gellert. Certo, un’alternativa l’aveva, ma era improponibile. Tornare ad aiutarlo… no, non ora, dopo tutto ciò che aveva fatto. Le strade che avevano preso erano completamente diverse, e quei giorni d’estate non si sarebbero ripetuti. Aveva cercato di non ricordare, provava costantemente a dimenticare. Il nome di Grindelwald, ricordò a sé stesso, era morte. Era violenza. Era terrore. Era atrocità compiute in nome del Bene Superiore, un Bene Superiore chiaro solo ai suoi occhi. Ma non era facile. Per Albus Silente quel nome era altro. Quel nome era carezze nella notte, e frasi sussurrate in segreto, e promesse d’amore nell’ afa di Luglio.

“Questo è il mio pronipote. Purtroppo è stato espulso… dalla sua scuola… ma credo che la tua compagnia gli gioverà. È molto intelligente, sai…”

“troppo, per loro, zia.”

Un sorriso timido sulle labbra di Bathilda, per niente convinta che l’espulsione del nipote fosse un bene per lui. E l’ interesse di Albus, improvvisamente ridestato: un ragazzo che era arrivato ad essere espulso nonostante la sua intelligenza? Doveva essersi spinto oltre, troppo oltre… Magia Oscura? Possibile. Il giovane Silente non voleva averci niente a che fare, eppure… quel sorriso, quei capelli biondi, quello sguardo allegro…

Non sapeva come era successo. Un giorno parlavano dei loro interessi, di libri che avevano letto entrambi.

Il giorno dopo, di fiabe e autori, di Beda il Bardo, di Peverell.

E poi, si era trovato a pianificare la conquista del mondo, il dominio sui Babbani, tutte idee che fino a poco tempo prima avrebbe considerato ingiuste. Pazze. Assurde. Malvage. Gellert sapeva come parlarne, però, sapeva come renderle allettanti, interessanti, sapeva come farle apparire giuste, logiche, naturali. Era servito poco perché Albus si convincesse totalmente di quelle parole, perché cedesse ai suoi piani e lo aiutasse nella Ricerca. Padroni della Morte, per regnare sul mondo inseguendo un Bene Superiore, per il quale i sacrifici erano concessi, per il quale una misera vita non era poi così importante.

Dalla bocca del biondo uscivano parole su parole, e Albus annuiva incantato. Era più la bocca che le pronunciava ad affascinarlo, erano più gli occhi illuminati dal suo grande sogno. Erano i capelli, e quel corpo vichingo che segretamente agognava.

Cercando di non pensarci, di chiudere quei momenti in un angolo della sua mente, alzò lo sguardo incrociando i suoi occhi.

“Neppure io volevo arrivare a tanto, Silente. Però…”

È dietro a quel però che sta tutto: le frasi, le carezze, il caldo dell’estate, ma anche la morte, la distruzione, i babbani ormai nient’altro che cenere nel vento. E quell’ultimo gufo, pochi giorni prima che diventasse Ministro della Magia, in cui Gellert gli chiedeva di tornare con lui, in cui sembrava supplicarlo. Era il 1939.

Ora, nel 1945, così pochi anni dopo, i due maghi si fronteggiavano pronti a battersi.

Lampi di bacchette, scintille, fasci di luce che si scontrano, si incontrano, si respingono.

Una battaglia epica, dicono in tanti.

In realtà, una sfida di bacchette in cui lo scopo non era ferire ma giocare. Come ai vecchi tempi…

L’ acqua era fresca, esattamente ciò che serviva contro quel caldo insopportabile.

Un mucchio di vestiti era abbandonato sulla riva, e il giovane biondo era appena entrato nel lago. L’ acqua gli arrivava fino alla cintola, lasciando scoperto il suo ventre, il torace, le spalle forti…

Un fruscio tra i cespugli mise in allerta Gellert, la cui bacchetta scattò velocemente verso il rumore.

Attraverso un cespuglio si mosse qualcosa di rosso. Solo una volpe, forse. O forse…

Fece partire un lampo di luce dalla sua bacchetta, che gli rimbalzò contro. Lo scansò ridacchiando, continuando a stuzzicare il “cespuglio”. Avevano continuato a scambiarsi colpi di bacchetta per circa dieciminuti, prima che Albus si decidesse a tornare visibile.

“cosa mi ha tradito?”

“I capelli. Sono comparsi per un istante…esattamente, stavi facendo quello che penso tu stessi facendo?”

“ti guardavo mentre facevi il bagno, sì.”

“E perché…stare solo a guardare?”

Le mani bagnate di Gellert sul suo volto, che poi scorrevano più in basso…si insinuavano sotto i suoi vestiti...

Questa volta, non si sarebbe concluso così, e lo sapevano entrambi.

I loro sguardi si incontrarono un’ altra volta, gli occhi profondi di Silente in quelli più chiari, ancora nonostante tutto allegri, di Grindelwald.

Il suo tempo era alla fine, se ne era reso conto durante quello scambio di battute con Al. Se non l’ avesse fermato lui, ci avrebbe pensato qualcun altro, e un popolo in rivolta poteva essere ben più pericoloso di un mago innamorato del suo antagonista.

Fu come uno dei vecchi duelli. Fu esattamente come uno di essi. Usarono entrambi incantesimi dalle notevoli capacità… pirotecniche. Come dicevano i Babbani, molto fumo e niente arrosto. Scintille, fasci di luce, colori vivi e contrastanti per incantesimi sciocchi, banali. I maghi che vi assistettero furono probabilmente abbagliati da quei lampi, e nessuno fece caso ai sortilegi utilizzati.

Gellert aveva deciso di essere sconfitto. Meglio da Albus, del resto, che da un perfetto sconosciuto. Fu lui a stabilire il momento. Si fece colpire da un Expelliarmus, il più banale attacco mai esistito.

Da quel giorno la Bacchetta di Sambuco ebbe un nuovo padrone.


Io ADORO questa coppia. Cerco di essere il più oggettiva possibile, ma non c'è modo *A* quiiiiiiiindi xD

questa è la mia prima long, ma al contrario di molte bimbominkia NON VI CHIEDERO' di essere clementi. Qualsiasi critica abbiate da muovere, muovetela, a patto che sia ARGOMENTATA.

Al prossimo capitolo, Grindeldoriani! <3

  © Lilith de Lioncourt

   
 
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