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Autore: Eva_Gwen_98    15/08/2011    2 recensioni
Gwen racconta a sua figlia di quando, da giovane, partecipò a quel reality che le cambiò la vita. Di certo si aspettava di ricevere tante domande riguardo al suo passato. Ma di certo non quella domanda.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un Dono Generosamente Offerto Dalla Famiglia Evans









Dopo aver cacciato Duncan dalla stanza, mi ritrovai seduta davanti alla porta intenta a decidere sul da farsi.
Certo sarei potuta scendere per la cena facendo finta di niente, magari fingendo un amnesia se qualcuno mi avesse chiesto qualcosa. Codarda?
Si e anche parecchio in quel momento.
Come mi aveva sempre detto mia nonna (e aveva ragione), dai ad un uomo un dito e si prenderà tutto il braccio.
Questa frase si adattava parecchio alla situazione, solo che Duncan, in ventiquattro ore, si era preso -oltre al braccio- mia figlia e la mia casa, e ora voleva anche me. Beh, non gliel’avrei permesso. No, non io.
Mi alzai, presi le mie valigie e le buttai sul letto. Cominciai a disfarle ma prima che potessi aprire l’armadio per mettervi dentro gli abiti, bussarono alla porta.
-”Se non sei impegnata in qualche pratica Vudù, scendi per la cena.”-
-”Dato che me lo chiedi con tanta gentilezza non posso fare altro che accettare.”-
-”come vuoi, noi siamo già tutti a tavola.”-
Poi sentì i suoi passi che si allontanavano. Risponderle a tono mi faceva sentire così bene. Se solo suo marito non mi avesse baciato
sarei stata pronta a scommettere che, nel giro di una settimana al massimo, questa nuova vita avrebbe cominciato a piacermi.
Nonostante non mi fregasse un tubo delle lussuosissime usanze di casa Evans, mi presi la briga di cambiarmi. E quando fui pronta uscì dalla camera.

La sala da pranzo era una grande stanza tappezzata completamente di quadri ottocenteschi.
Li riconobbi quasi tutti, adoravo l’arte. Uno in particolare catturò la mia attenzione: un Monet, una copia perfetta di “colazione sull’erba”.
-”Vedo che sai riconoscere un’autentica opera d’arte. È di Monet, 1865 si chiama…”-
-”Duncan so benissimo come si chiama. Non mi pare di averti chiesto nessuna visita guidata sui quadri di casa tua.”-
-”è costato più di 20 milioni di dollari.”-
Ignorò completamente ciò che avevo detto. Comunque finchè il discorso rimaneva su questi termini potevo continuare senza problemi.
-”avete soldi da spendere vedo”-
-”in realtà è un regalo, il ricco zio di Courtney prima di morire l’ha lasciato a noi. Ma a lei non piace. Pensavo di darlo in regalo.”-
-”ma Duncan! Questo è inaccettabile! Vale più di 20 milioni di dollari! Anche se non hai la passione per questo tipo di quadri, darlo via mi sembra un po’ eccessivo.”-
-”anche se la destinataria saresti tu?”-
-”cosa, io? Non posso accettare una cosa del genere!”-
-”so che sei appassionata dei dipinti. Accetta questo regalo generosamente offerto dalla famiglia Evans come dono di benvenuto.
E poi per Courtney è solo un “vecchio dipinto”-
-che scema- pensai. Quando Duncan parlava così, non riuscivo mai a capire se mi prendesse in giro o dicesse sul serio.
Di certo non mi sono mai preoccupata di chiederglielo.
Il quadro era davvero bellissimo. Avrei accettato, ma non adesso. Avevamo faccende più importanti da sbrigare.
-”andiamo a tavola forza”-
-”prendilo anche come scusa per farmi perdonare..”-
-”si certo, dopo parliamo anche di quello.”-
Ci dirigemmo verso la grande tavola apparecchiata. Era uno spreco addobbare tutto per sole sei persone.
Quando un cameriere mi face sedere accanto a mia figlia, notai i due ragazzini che mi stavano davanti.
Erano pressoché identici a Courtney, stessa espressione, stessi occhi…tutto in loro mi ricordava lei.
Per tutta la cena rimasi in silenzio e non toccai quasi cibo. Emily
Non faceva altro che parlare di quanto fosse felice di trovarsi qui. Tutti la ascoltavano rapiti, tranne me.
Per fortuna il tempo passò in fretta e dopo che finimmo di mangiare il dolce, Courtney portò con sé i ragazzi nella stanza dei giochi.
 L’ultima cosa che volevo era rimanere sola con Duncan. Perciò, mi alzai e senza dire una parola mi avviai verso la grande porta della sala,
dove un attimo prima erano passati i bambini per andare a giocare.
L’unico inconveniente che non avevo calcolato era che, per uscire,
dovevo passare dal posto in cui sedeva Duncan. Esitai prima di avvicinarmi ancora a lui, poi tentai di passare, a testa bassa,
cercando di evitare qualsiasi altra forma di dialogo.
Quando pensai di avercela fatta, mi sentì tirare per un polso.
Tempismo perfetto direi.
-”lasciami, voglio andare a dormire.”-
-”ti accompagno, non volevi parlare?”-
-”ho cambiato idea. Domani parleremo”-
A differenza di come mi aspettavo, Duncan allentò la presa e fece scivolare via la sua mano. All’improvviso calò un silenzio imbarazzante.
Percorsi lentamente il tratto che mi separava dalla porta, senza mai voltarmi. Per quel giorno avevo fatto anche troppo.
L’indomani avremmo affrontato la discussione. Adesso però il mio pensiero fisso era andare a dormire, il resto contava poco
.







Salve a tutti! Scusate il super ritardo ma sono tornata adesso dal mare! Spero che gradiate il sesto capitolo.
Grazie a tutti quelli che hanno lasciato recensioni e vi prego di continuare per farmi sapere come stanno andando le cose.
Bacioni                Eva98
  
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