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Autore: pilgrim81    16/08/2011    12 recensioni
Una missione sotto copertura che non va come dovrebbe, una chiacchierata a cuore aperto tra "donne" e tante emozioni contrastanti da gestire. Questo riassunto fa schifo ma non son mai stata brava neanche a scuola! Enjoy
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*************************************FLASHBACK*****************************************

L’unico modo per avvicinare il sospettato era farlo sotto copertura e infiltrarsi in un club di lusso con una Ferrari sarebbe stato molto più facile che farlo con la sua macchina che urlava “POLIZIA” in ogni bullone. Beckett era passata da casa a cambiarsi e non poteva negare a sé stessa che la scelta di quel vestito era stata dettata anche dalla voglia di stuzzicare un po’ Castle, sfruttando la comodissima scusa del lavoro sotto copertura. Non avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura, che lo aveva scelto per fare un po’ colpo su di lui. Anche perché lei era felicemente impegnata con Josh. Ma provocarlo un po’ che male avrebbe fatto?

Poi aveva accompagnato Rick a casa sua per cambiarsi e per prendere le chiavi della rossa italiana che sarebbe stata la loro carrozza per la serata. Ovviamente Beckett non si fece scappare l’occasione di poterla guidare. Per tutto il viaggio ignorò lo sguardo insistente di Castle che non l’aveva abbandonata neanche un secondo: l’aveva squadrata da capo a piedi prima di soffermarsi col suo sguardo sulle sue gambe, decisamente poco coperte dalla minigonna. Se in altri momenti lo avrebbe redarguito con una battuta piccata, quella sera Beckett decise di lasciarsi andare un po’ e godersi quello sguardo che la faceva sentire donna, viva e desiderata. Ma non poteva rischiare che Castle si accorgesse che queste attenzioni erano ben accette e quindi schiacciò il piede sull’acceleratore facendo tuonare quel motore e schivando le altre macchine come un pilota provetto. Il cambio di velocità bastò a far distogliere lo sguardo allo scrittore e riportarlo sulla strada. Quando inchiodò davanti al  locale non poté reprimere il sorrisetto di vittoria nel vederlo sconvolto e quando gli disse “Bella macchina” sapeva che aveva segnato il suo primo punto della serata.

Prima di entrare controllò che Esposito e Ryan fossero appostati all’uscita sul retro e controllò i microfoni.

“Esposito, Ryan mi sentite?”

“Forte e chiaro Beckett! Ma perché noi abbiamo la tua macchina con le molle dei sedili conficcati nella schiena e tu hai appena guidato una Ferrari?”

“Privilegi di essere il capo, Esposito. Adesso occhi aperti perché non possiamo lasciarcelo scappare. Io e Castle entriamo e cerchiamo di seguirlo, se esce vi avverto e a quel punto dovete entrare in azione voi. Tutto chiaro?”

“Chiaro, Beckett,” risposero in coro l’Ispanico e l’irlandese.

“Andiamo, Castle, la serata ci aspetta.”

***************************************************************************************

“Kate, è verde,” la svegliò dal tuffo nel passato Alexis.

“Sì, scusami,” disse ripartendo con la macchina e parcheggiando pochi isolati dopo davanti casa.

Salirono al suo piano e Beckett fece entrare Alexis nel suo nuovo appartamento. L’adolescente girò un po’ per la casa prima di esclamare un “WOW, ma è fighissimo!”

Beckett sorrise alla faccia entusiasta della piccola Castle. Era soddisfatta anche lei della personalità che era riuscita a infondere al suo appartamento. Mancavano ancora alcune cose, alcuni accorgimenti, ma condivideva il parere di Alexis.

“Accomodati pure. Posso offrirti qualcosa da bere? Non ho molto in frigo ma una coca cola credo di poterla trovare,” le chiese mentre si avviava verso la cucina.

“Mi basta un bicchiere di acqua, grazie, Kate,” disse sedendosi e prendendo in mano il cuscino con la bandiera del Regno Unito che Kate aveva sul divano e giocherellandoci nervosamente.

Kate le posò il bicchiere davanti e si sedette accanto a lei. La osservò per un po’ sorridendo, ricordando con nostalgia quando aveva la sua età e aveva questo tipo di chiacchierate con sua madre. Era sempre stata chiusa e riservata sul suo privato, non lo era diventata dopo la morte di sua madre, come tutti pensavano. La differenza era che Johanna Beckett poteva stare delle ore in silenzio a osservarla e ad aspettare che si sentisse pronta ad aprirsi e a condividere tutti i suoi pensieri, dai più sciocchi ai più profondi, a farsi confortare con parole dolci o con solo un abbraccio o un sorriso. Con la sua pazienza era riuscita a farsi confidare tutto, dalla prima cotta al primo bacio, dal primo innamoramento e alle prime sofferenze d’amore. Le aveva persino confessato che con quel ragazzo che puzzava di flanella e sigarette scadenti c’era stata solo perché stava tanto antipatico a loro. E ora si rendeva conto, guardando quell’adolescente nervosa di fronte a lei, che nonostante le avessero strappato via la madre troppo presto, lei una madre l’aveva avuta ed aveva ricordi teneri ed intimi con lei che Alexis non avrebbe mai avuto nonostante un padre magnifico che, doveva riconoscerlo, aveva fatto con lei un lavoro straordinario, rendendola la quasi donna che era, matura, responsabile e sicura di sé.

“Grazie,” la debole voce Alexis ruppe il silenzio.

“E di cosa? Del bicchiere d’acqua?”

“Di stare aspettando che trovi la forza di iniziare a parlare senza mettermi ansia, di essere qui con me e di essere disposta ad ascoltare i problemi idioti di un’adolescente…”

“Come ti ho già detto Alexis, io ci sono per te. Sempre e comunque. Non farti mai problemi a venire a parlarmi. E sul fatto di lasciarti tempo per prendere coraggio… ho tutto il pomeriggio a disposizione.”

Alexis le sorrise con gratitudine, prese un respiro profondo e portando nuovamente gli occhi sul cuscino trovò il coraggio di aprirsi. “Tra due settimane è San Valentino…”

“Ed è il primo San Valentino per te e Ashley, giusto?” le chiese sorridendo teneramente.

“Sì… e lui… mi avrebbe proposto di… invece di cercare un regalo… insomma… di andare a Boston per tre giorni,” disse abbassando il tono della voce tanto che Beckett riuscì a mala pena a sentire quanto sarebbe durato il loro viaggio. Non aveva ormai troppi dubbi su quale fosse il problema che assillava Alexis ma decise di darle ancora del tempo e farcela arrivare con calma.

“Che pensiero carino! E poi Boston è romantica oltre al fatto che si mangiano aragoste fantastiche, se vuoi ti consiglio qualche posto.”

“Beh, grazie ma… non è esattamente il cibo il problema…” le disse alzando lo sguardo con occhi che la imploravano di trarre le sue conclusioni senza che dovesse esprimerle a parole.

Beckett decise di venirle incontro, “Immagino che Ashley non abbia previsto due camere separate in albergo, giusto?” La Detective disse facendole l’occhiolino e ricevette da Alexis un sorriso di estrema gratitudine per la complicità, oltre a un ennesimo arrossamento delle sue guance.

“Stiamo insieme da 4 mesi… e insomma noi… ecco… non abbiamo ancora…”

“Non avete ancora avuto rapporti sessuali?” terminò la frase Kate venendole nuovamente incontro.

“Già,” disse Alexis buttandosi  contro lo schienale e coprendosi il volto col cuscino essendo diventato l’imbarazzo ancora più intenso. Kate scoppiò a ridere e le strappò il cuscino di mano sbattendoglielo scherzosamente in testa prima di metterlo dietro di sé.

“Non c’è niente di cui essere imbarazzati Alexis, è normale alla tua età non aver ancora fatto certe esperienze, è altrettanto normale aver voglia di farle e lo è ancora di più l’essere nervosi e insicuri a riguardo.”

Alexis voltò la testa e le piantò quegli immensi occhioni azzurri nei suoi, identici a quelli di suo padre.

“Posso chiederti come è stata la tua prima volta?” chiese timidamente.

Kate sorrise malinconica al ricordo, appoggiò la testa allo schienale del divano imitando la posizione che aveva assunto Alexis e guardò il soffitto come se fosse lo schermo di un cinema dove venivano proiettate immagini del suo passato.

“Alexander Reed. Un anno più grande di me, fisico da giocatore di pallacanestro, occhi e capelli nerissimi e un sorriso che mi faceva tremare le gambe ogni volta che lo sfoderava.”

Fece una pausa ricordando la prima volta che le aveva chiesto di uscire, timido e insicuro, caratteristiche così assurde per un ragazzo della sua bellezza e popolarità. Era come se non si rendesse conto dell’effetto che aveva sulle ragazze e che si aspettasse, per qualche inspiegabile motivo, un rifiuto.

“Per mesi sono passata davanti alla palestra durante i suoi allenamenti solo per guardarlo da lontano, per vederlo uscire dagli spogliatoi con i capelli ancora bagnati dalla doccia e ogni volta che mi passava accanto mi rivolgeva un sorriso.”

Si girò verso Alexis che la stava ascoltando attentamente, decisamente più a suo agio ogni minuto che passava.

“Un giorno, mentre ero sulle tribune a fare un noioso esercizio di trigonometria mi si sedette accanto e con la scusa di aiutarmi a risolverlo, dato che per lui era programma dell’anno precedente, abbiamo iniziato a parlare e due sere dopo affrontava l’interrogatorio di Jim Beckett su dove mi avrebbe portata, come, perché… sai, queste cose da padri gelosi.”

“Almeno il tuo non si è presentato a casa con una pistola in mano o gli ha aperto la porta con un camice insanguinato.”

Kate rise. Castle le aveva raccontato dei pessimi primi incontri con i ragazzi di Alexis e poteva solo immaginare quanto avessero imbarazzato la povera ragazza.

“Dopo tre mesi passavamo i pomeriggi a casa sua perché i suoi genitori lavoravano fuori Manhattan e non tornavano a casa fino alla sera. All’inizio i pomeriggi sul divano a guardare la tv erano davvero tali, ma man mano che passava il tempo la tv diventava sempre meno presente nelle nostre attività e sempre più una scusa per ritrovarsi sdraiati insieme su un divano.”

Arrossendo Alexis ammise che conosceva la situazione.

“Posso chiederti fin dove, i vostri pomeriggi di televisione, vi hanno spinto?” le chiese guardandola negli occhi sperando di infonderle il coraggio di aprirsi liberamente senza vergognarsi di farlo.

Il primo istinto di Alexis fu quello di distogliere lo sguardo, non abituata a domande così personali sulla sua vita intima e non essendo abituata a condividerli con nessuno. Poi si rese conto di quanto quella persona che poco conosceva stesse dandole, sia in fatto di tempo che di apertura, e si sentì sciocca nel vergognarsi di fronte a lei. Prese un profondo respiro e si girò completamente verso Kate, pronta ad affrontare questa conversazione senza troppi imbarazzi.

“Diciamo che non siamo mai rimasti senza pantaloni.”

“E?”

“Ed è sempre colpa mia. Lui andrebbe oltre, mi dice che si sente pronto e che non devo preoccuparmi perché anche lui è terrorizzato.”

“Anche per lui sarebbe la prima volta?”

“Sì, ma questo non sembra terrorizzarlo quanto me, continua a ripetermi che il fatto che ci amiamo basterà a sopperire il fatto che siamo entrambi imbranati in materia e che non dovrei preoccuparmi.”

“Capisco,” aggiunse Kate, “Sai cosa non mi convince di questo discorso?” chiese controllando di avere la piena attenzione della ragazza, “Che il fulcro è sempre Ashley. La colpa è tua, lui vuole, lui dice, lui pensa. Sai cosa ti dico? Ashley mi piace da quel che posso aver sentito da tuo padre, ma a me importa solo una cosa: cosa pensa e cosa vuole Alexis Castle e questo dovrebbe essere il tuo unico pensiero. Uomini e donne gestiscono i rapporti in maniera molto diversa e i tempi che servono a noi per vincere certe paure e certe insicurezze, saranno SEMPRE più lenti di quelli che servono a loro. E allora, soprattutto alle prime esperienze, dobbiamo tirare fuori un po’ di sano egoismo e cercare di dimenticare che loro sarebbero già pronti a entrare in azione e ascoltare solo quello che ci dice il nostro corpo, le nostre emozioni, la nostra sensibilità e, per quel poco che funziona in certe circostanze, la nostra testa. Ashley ti sta facendo pressioni?”

“No, a dire il vero quando mi ha proposto di andare a Boston ha subito chiarito che  non si aspetta niente, che il fatto che dormiremo insieme non vuol dire che per forza dovremo farlo e che non succederà niente che io non voglia succeda.”

Kate sorrise. Questo Ashley continuava a guadagnare punti stima ed era felice che Alexis avesse trovato un ragazzo sensibile e che riusciva a ragionare anche con la testa e non solo con gli ormoni.

“Questo vuol dire che Ashley ti rispetta e sono felice di questo.  Quindi devi risponderti solo a una domanda: cosa VUOLE Alexis?”

La ragazza sospirò e fissò lo sguardo sul bicchiere d’acqua di fronte a lei.

“Non lo so. Da una parte vorrei aspettare ancora, dall’altra… E’ che sono terrorizzata da quello che mi provoca, è molto più grande di me e non riesco a gestirlo.”

“Spiegati meglio.”

“La settimana scorsa, quando nonna era in tournèe e papà era con te al distretto, Ashley è passato a trovarmi nonostante gli avessi detto che dovevo studiare per l’esame di letteratura e che non potessi perdere neanche 5 minuti. Alla fine ci siamo ritrovati stesi sul divano come sempre. Inizialmente ero quasi scocciata perché continuavo a pensare alle pagine che dovevo ancora studiare. Poi..”

L’imbarazzo di Alexis era sempre più evidente.

“… Mentre ci stavamo baciando, sì, insomma… una delle sue gambe è finita in mezzo alle mie e… insomma…”

Dire che Alexis era rossa adesso era davvero un eufemismo.

“Alexis, calmati. Fai un bel respiro, bevi e rilassati. Non c’è  niente di cui vergognarsi in quello che mi stai dicendo. Era la prima volta che succedeva?”

“No, sì… diciamo che era la prima volta che provavo… ci eravamo sempre fermati prima che io…”

“Raggiungessi un orgasmo?” era strano anche per Kate parlare così esplicitamente, ma voleva che Alexis capisse che non erano argomenti tabù in modo da riuscire a viversi in modo sereno e sano la sua sessualità.

Alexis annuì solo con la testa, abbassando lo sguardo e facendo scivolare i lunghi capelli davanti quasi a coprirsi.

Con un gesto così materno che stupì anche lei, Kate prese un ciuffo dei rossi capelli e lo riportò dietro l’orecchio.

“E com’è stato?”

Alla domanda, Alexis alzò nuovamente la testa e fissò lo sguardo sulla sorridente Detective. Si lasciò andare e si liberò a un sorriso sincero prima di risponderle.

“E’ stato… potente, inaspettato, bello ma allo stesso tempo mi ha terrorizzato.”

La faccia perplessa di Kate spinse Alexis a continuare, “In quel momento la razionalità era sparita, avevo un dovere da fare quel pomeriggio e non me ne importava niente, quelle emozioni hanno cancellato completamente dalla mia testa ciò che dovevo fare e non mi piace perdere così il controllo. Ti è mai capitato? E’ con tutti così?”

Capiva perfettamente cosa Alexis stava provando. Lei lo aveva vissuto meno di 24 ore prima… E poteva quasi con certezza affermare che con nessun altro aveva provato niente di simile.

Sorrise all’adolescente e aggiunse in un soffio “No, Alexis, non è con tutti così.”


Angolo dell'autrice: per prima cosa grazie della positiva risposta al primo capitolo... spero che vi piaccia anche il secondo anche se ancora non rivela il grande mistero...
Nel primo capitolo mi sono dimenticata un ringraziamento particolare a Mari e Ivo che hanno partorito al posto mio il titolo della storia... thanks!!!!!!
Che altro?? Grazie di aver letto e a presto! Baciiiiiiiiiiii
  
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