~
the
hangover
~
Non riusciva a ricordare
l’ultima volta che aveva dormito così male.
Si
sentiva la schiena a pezzi, la testa che gli pulsava, le gambe doloranti e in
bocca il sapore dolciastro di qualche cocktail che doveva aver bevuto la sera
prima.
Ancora a occhi chiusi,
sospirò sommessamente e cercò di riaddormentarsi.
E
forse ci sarebbe anche riuscito, davvero, se solo il materasso e le coperte – o
ciò che fino a qualche istante prima aveva pensato fossero semplicemente
materasso e coperte – non avessero cominciato a muoversi.
E
a mugolare qualcosa. Frasi sconnesse e senza senso, per essere
precisi.
Scorpius aprì gli occhi
di scatto, una sgradevole sensazione all’altezza dello stomaco e la
consapevolezza istantanea che no, la sua mano non era poggiata esattamente su un
cuscino, ma su qualcosa di più morbido e decisamente più piacevole al tatto. E
no, non era nella sua camera. E cavolo, quella cosa che aveva confuso per delle
coperte messe alla rinfusa, in realtà respirava. E parlava.
I
ricordi della sera prima si susseguirono nella sua mente a tutta velocità,
aumentando il suo maledetto mal di testa che proprio non ne voleva sapere di
andare a disturbare qualcun altro.
Con una sorta di paura,
mista a curiosità e soprattutto consapevolezza, volse il capo, ritrovandosi
davanti – l’espressione corrucciata anche nel sonno, il trucco sbavato e i
capelli rossi più aggrovigliati che mai - la responsabile dei respiri e delle
frasi sconnesse che gli avevano tolto il sonno.
Oh. Merlino.
Caro.
Scorpius deglutì, poi
analizzò la situazione, sforzandosi di pensare. O almeno di pensare a ciò che
una persona con un po’ di buonsenso avrebbe fatto in un momento
simile.
Sollevò la mano che
aveva tenuto per tutto il tempo all’altezza del cuore di lei, proprio sopra il
seno - cosa diavolo aveva, dei radar anche mentre dormiva? - e poi, più sveglio
e dolorante che mai, si voltò di nuovo a fissarla con insistenza, quasi fosse
convinto di riuscire a farla dormire per sempre con la sola forza del
pensiero.
Perché la sua mano
sinistra era intrecciata tra i capelli di Lily?
Chi aveva stabilito che
lei gli stesse così addosso? Perché c’erano tutti quei bicchieri vuoti sul
comodino? Perché le loro gambe erano intrecciate? E – questione più importante
di tutte - da quando aveva cominciato a dormire mezza nuda?
Scorpius inspirò di
nuovo.
Lily l’avrebbe ucciso.
Al l’avrebbe ucciso. James l’avrebbe ucciso e poi gli avrebbe fatto molto
male.
In che diavolo di casino
si era cacciato?
*
…qualche ora
prima
Aveva sempre pensato che
i party babbani rappresentati nei film – quei pochi che Lily era riuscita a
fargli vedere senza che lui cominciasse a imprecare contro la tv – fossero
esagerati e senza dubbio poco attinenti alla realtà.
Quel venerdì sera
invece, immerso in un caos di musica e urla gratuite, Scorpius Malfoy capì di
essersi sbagliato.
Casa Potter si era
trasformata in un vero e proprio inferno, tutto merito di quell’impiastro del
suo migliore amico, che aveva deciso di festeggiare coi fiocchi. Incredibile, Al
era sempre stato molto maturo per la sua età, controllato nelle emozioni e nei
gesti, educato e perché no, anche saggio. Eppure, bastava pronunciare la parola
compleanno perché si trasformasse nella
caricatura più insopportabile di un’undicenne viziata
hollywoodiana.
«L’hai visto in giro, per caso?»
Più che una domanda
sembrava un’affermazione, dal modo in cui la suddetta undicenne – Al, con
addosso una collana di perle probabilmente regalatagli da qualche invitato
infame – gliel’aveva praticamente urlata nell’orecchio.
Scorpius, drink alla
mano, lo squadrò da capo a piedi e ringraziò il cielo che i coniugi Potter non
fossero in casa, non si meritavano di assistere a un simile
spettacolo.
Albus Severus Potter,
conosciuto da tutti come studente maturo e riflessivo, gli stava davanti con un
cappello hawaiano in testa e una camicetta fucsia troppo stretta – probabilmente
presa in prestito da qualche invitata – e gli rivolgeva un sorriso smagliante,
mentre sorseggiava il suo cocktail con aria trasognata.
«Il tuo cervello? No Al,
mi dispiace. È scomparso senza lasciare tracce.» sbottò il biondo, mentre una
Corvonero di cui non ricordava il nome – e che non ricordava di aver visto sulla
lista degli invitati – gli strizzava l’occhio, dall’altra parte della
stanza.
Al
rise in maniera esagerata, poi lo strinse in un abbraccio troppo passionale per
i suoi gusti e gli piantò un bel bacio sulla guancia. Con tanto di segno.
Merlino, perché aveva
del lucidalabbra?
Idiota.
«Sei il migliore Scorps,
non so come farei senza di te.» aggiunse poi Al, ubriaco più che mai, allargando
le braccia con aria plateale.
Scorpius, ricambiando
l’abbraccio e trascinando Al verso la sedia più vicina,
sorrise.
«Lo so. Anche tu non sei
male, palla al piede. Vado a farmi un giro, vedi di non combinare troppi casini,
eh?» aggiunse poi, dandogli una pacca sulla spalla. Lui annuì prontamente,
mentre una decina di invitati si avvicinava alla sua
postazione.
Si salvi chi
può,
pensò Scorpius, mentre fuggiva il più velocemente
possibile.
Uscire in giardino era
fuori discussione, avrebbero tentato di buttarlo in
piscina.
Entrare in cucina idem,
c’era quella piaga di Jenny Sanqualcosa che non perdeva occasione per
spalmarglisi addosso.
L’unica sua salvezza, in
momenti come quelli, era racchiusa in un metro e sessanta di lentiggini e
insolenza.
Con passo deciso quindi,
salì la rampa di scale – attento a non farsi notare da qualche invitata troppo
invadente - ritrovandosi davanti alla porta scura, quella del bagno: l’unico
luogo dove Lily si rifugiava – in compagnia dei suoi cioccolatini preferiti -
ogni qualvolta doveva partecipare a feste troppo caotiche.
Bussò una volta, sicuro
più che mai di trovarla lì.
Non ci fu nessuna
riposta.
«Sfigata, sono io. Mi
apri?» chiese velocemente, bussando un’altra volta.
Era già pronto a
ritrovarsela davanti mentre – cioccolatini alla mano – gli apriva la porta,
ricoprendolo d’insulti. Ma non accadde nulla di tutto ciò.
Passarono parecchi
secondi prima che il rumore della chiave che girava nella serratura arrivasse
alle sue orecchie e quando la porta si aprì, non ci fu nessun insulto ad
aspettarlo.
Lily – vestito
stropicciato e incazzatura palpabile – gli diede subito le spalle, tornando
verso il muro e lasciandosi cadere a terra, tra la vasca e lo scaffale più alto
– i bicchieri di parecchi cocktail ormai vuoti che le stavano intorno, quasi
come una sorta di barriera.
Scorpius la fissò
stranito, poi buttò uno sguardo sui bicchieri vuoti.
«Oh andiamo, ti ci metti
anche tu adesso? E io che venivo qui per sfottere gli altri, non è mica g…» ma
Scorpius non finì mai la sua frase, non quando Lily alzò lo sguardo verso di
lui.
Gli occhi rossi, il
mascara che le colava sulle guance e lo sguardo privo di quella luce sfrontata e
battagliera che vi aveva sempre trovato.
Lily stava piangendo.
Solo in quel momento si
rese conto che aveva tra le mani quell’aggeggio babbano che serviva per
comunicare a distanza, il telequalcosa. Probabilmente aveva appena ricevuto una
telefonata da quel babbeo babbanofilo di Norrington, il suo
ragazzo.
«Stai bene?» le chiese
di getto, ricevendo come risposta neanche uno sguardo, solo un dito
medio.
Scorpius
sospirò.
«Me lo sono meritato,
domanda idiota. È Norrington? Dai, non starai mica piangendo perché ti ha detto
che non verrà?» osservò lui, mentre prendeva posto inginocchiandosi davanti a
Lily, cercando il suo sguardo.
Lei tirò su col naso,
poi accennò un mezzo sorriso, cercando di trattenere altre
lacrime.
«Mi ha mollato, ha
un’altra. ‘Se vuoi possiamo rimanere amici’» fece
lei, con tono lugubre, indicando l’aggeggio che aveva tra le
mani.
Scorpius strabuzzò gli
occhi.
«No…» cominciò – Lily
gli rivolse uno sguardo a metà tra il furibondo e lo sconcertato - «…neanche il
coraggio di dirtelo in faccia. Ti ha mollato via telecoso?» sbottò, in una sorta
di sussurro strozzato.
Lily
annuì.
«Sono proprio patetica
come Serpeverde, vero?» gli chiese poi, sbuffando, mentre cercava di asciugarsi
le lacrime con la carta igienica.
Scorpius sospirò, si
assicurò che la porta fosse chiusa e poi – come aveva fatto un migliaio di altre
volte - si fece avanti e si dispose al suo fianco, la testa di Lily sulla sua
spalla.
Stettero qualche minuto
in silenzio, i singhiozzi di lei e il ticchettio della mano di lui sulla vasca
come unico sottofondo.
«Posso picchiarlo, se
vuoi.» fece Scorpius all’improvviso.
La
sentì sorridere contro la propria spalla. Non diceva sul serio - e lei lo sapeva
– ma era pur sempre un tentativo per tirarla su di morale.
«Certo, con quelle mani
da pianista. No, poi ti avrei sulla coscienza. Ma grazie per avermelo chiesto.
Però se vuoi puoi cruciarlo.» aggiunse lei, facendolo sorridere, mentre si
stringeva al suo braccio.
«Sembro un brutto panda,
mhm?» gli domandò dopo qualche secondo, alludendo al trucco rovinato e agli
occhi gonfi.
Lui rise, di
nuovo.
«No. Sembri un brutto
panda che piange.» disse, mentre Lily gli schiaffeggiava una
gamba.
«Non sarò una di quelle
ragazze lasciate che passa il tempo a disperarsi per lo stronzo di turno.»
aggiunse lei decisa, mentre tirava su col naso e si puliva ogni traccia di
lacrima rimasta, il viso ridotto a una specie di maschera.
Scorpius rimase in
silenzio, non gli sembrava il caso di infierire con un’altra
battuta.
«Secondo te non sono
abbastanza bella?» sbottò poi all’improvviso, fissandolo.
Lui rimase un tantino
spiazzato.
«Che razza di domanda
è?» le chiese, mentre al piano di sotto qualcuno urlava ‘SONO IL RE DEL MONDO!’
– probabilmente James, che si dilettava nel riadattare scene famose di film
babbani.
Lily alzò gli occhi al
cielo.
«E’ semplicissima.
Secondo te sono bella o no?»
L’acconciatura fattale
da Rose aveva senz’altro visto tempi migliori e ora i capelli rossi le
ricadevano quasi interamente sulle spalle. Gli occhi ancora arrossati, un po’
lucidi e non solo per via delle lacrime, i residui del trucco che le segnavano
le guance.
Scorpius dovette
faticare e non poco per non scoppiare a ridere.
«Una meraviglia, se solo
potessi guardarti.» sbottò poi, mordendosi il labbro.
Lily cominciò a
picchiarlo – buon segno – e poi balzò in piedi, barcollando un po’.
Scorpius le fu vicino in
un lampo – giusto il tempo di alzarsi – le mani lungo le sue braccia, il respiro
di Lily sul suo collo.
Si
allontanò, un po’ stranito, quel poco che bastava per guardarla in
viso.
«Quante ne hai bevute,
di quelle schifezze?» domandò lui, con una certa insistenza nella voce. Lily lo
ignorò, continuando a tenere il telecoso tra le mani.
Scorpius le prese una
ciocca di capelli tra le dita, ponendola dietro l’orecchio.
Lei rimase immobile,
silenziosa, senza smettere di fissarlo.
Non l’aveva mai fatto
prima.
E
quel battito accelerato non aveva nessuna ragione di esistere.
Assolutamente.
«Dai, ti accompagno in
camera. È meglio se ci dormi su.» fece lui, mentre apriva la porta. Lei lo fissò
con uno sguardo strano per qualche secondo. Scorpius pensò che fosse sul punto
di scoppiare a piangere di nuovo, oppure di lanciargli addosso qualcosa.
Ma
lei, contro ogni previsione, gli rivolse un sorriso.
Il
primo, vero sorriso di quella sera.
Grazie, gli stava
dicendo.
Lui le rispose con uno
strano cenno del capo, prima di aprirle la porta.
Il
tragitto dal bagno alla stanza di Lily fu così rapido – avevano entrambi il
timore di trovare invitati lungo il corridoio e Lily non era molto stabile sulle
gambe, quindi fu piuttosto Scorpius a trascinarla di peso – che avrebbero
impiegato molto più tempo smaterializzandosi.
La
stanza di Lily, semplice e poco illuminata, gli sembrò più grande dall’ultima
volta in cui l’aveva vista, qualche mese prima. Ma forse era solo una sua
impressione.
Lily, liberando i
capelli dall’acconciatura lavorata e togliendosi le scarpe, si collocò davanti
allo specchio, con espressione afflitta.
«Cazzo. E mi lamento
anche, se qualcuno mi molla.» sbottò scoraggiata, fissando il suo riflesso.
Scorpius fece qualche passo verso di lei.
«Non cominciare coi tuoi
monologhi da sfigata. Dai, metti il pigiama e fila a letto, sei distrutta.» fece
lui con tono risolutivo, allontanandosi di nuovo, mentre si dirigeva verso la
porta.
Lily lo fissò per
qualche istante: il peso di tutte le lacrime che aveva versato, la stanchezza,
l’orrenda sensazione di non essere abbastanza e tutta la tristezza che aveva
tentato di soffocare, tornarono a farle compagnia nel momento stesso in cui lo
vide allontanarsi da lei.
«Scorpius, mi faresti un
favore?»
Fu
appena un sussurro, il suo.
Lui era immobile, una
mano sulla maniglia e l’altra lungo il fianco, in attesa.
«Dormiresti con
me?»
*
Capì che il momento
tanto temuto era arrivato quando la sentì mugugnare una specie di ‘ancora cinque
minuti, mà’.
Lily prese a
stiracchiarsi, le gambe nude intrecciate tra quelle di Scorpius, la maglietta
che le scopriva metà pancia e il braccio di lui incastrato sotto la sua
schiena.
Se
probabilmente da svegli e lucidi avessero cercato di replicare quell’incastro
perfetto, non ci sarebbero riusciti.
Scorpius si godé gli
ultimi secondi di pace e tranquillità.
Poi, come previsto,
l’inferno.
L’urlo strozzato che
uscì dalla bocca di Lily e finì dritto nel suo orecchio, gli sarebbe bastato
come sveglia per una settimana intera, Scorpius ne era
sicuro.
Riuscì a districarsi
dalle sue gambe e dalle coperte solo quando lei balzò in piedi, mentre lo
fissava con la bocca spalancata e gli occhi sconcertati.
«Che cazzo ci fai nel
mio letto?» sbottò nel panico, mentre si guardava intorno – i bicchieri vuoti
sul comodino, la camicia di Scorpius buttata a terra, insieme al suo
vestito.
«Calmati, non è successo
niente. Non eri in te ieri sera, mi hai praticamente implorato di dormire con
te.» rispose lui, tentando – inutilmente – di mantenere un tono di voce
basso.
Lily incrociò le braccia
al petto, ogni traccia d’alcool sparita, lo sguardo
inquisitorio.
Ok, stava iniziando a
ricordare.
Ma
fissarlo ancora un po’ con aria furiosa non avrebbe fatto male a
nessuno.
«Senti un po’, cara
principessa del mondo magico, non vado in giro a dormire con gente a caso,
tantomeno a molestarla. Perciò piantala di fissarmi così! E ci tengo a
ricordarti che me l’hai chiesto tu, di dormire qui con te.» puntualizzò lui, il
petto nudo e i pantaloni sbottonati.
Il
ritratto della credibilità.
Lily gli lanciò uno
sguardo in tralice, poi prese a fissare il pavimento.
Serpe o no, era sempre
Scorpius. Lo stesso che aveva passato una serata chiuso in un bagno a
consolarla, piuttosto di divertirsi con qualche
sconosciuta.
Non sorrise, ma gli
rivolse una specie di sguardo riconoscente, misto a qualche scusa.
Era sicuro che lui
avrebbe capito. Lui capiva sempre.
La
questione sarebbe anche finita lì, se solo in quel momento Lily non si fosse
voltata verso lo specchio e il riflesso del suo misero metro e sessanta -
coperto a malapena da una t-shirt malandata - non le avesse fatto notare che non
solo aveva passato la notte a dormire con uno Scorpius mezzo nudo e mezzo
ubriaco, ma l’aveva fatto da mezza ubriaca e soprattutto mezza
nuda.
«O
MIO DIO. Sono praticamente nuda! Girati subito!» sbottò all’improvviso, le
guance divenute dello stesso colore dei suoi capelli.
Scorpius alzò gli occhi
al cielo, allargando le braccia in una sorta di gesto
esasperato.
«Quale parte della frase
‘abbiamo dormito insieme’ non ti è chiara? Ho già visto tutto quello che c’era
da vedere, Lily, non è il caso di farne un dramma!» se ne uscì poi sospirando,
mentre raccoglieva la camicia da terra.
«Te lo faccio vedere io
il dramma!»
Lily cercava in tutti i
modi di allungarsi la maglietta per cercare almeno di coprirsi il sedere, ma
come aveva previsto, il risultato non fu dei migliori.
Quando capì che non
c’era nessuna possibilità che il miracolo accadesse, prese alla rinfusa dei
vestiti dalla sedia più vicina e si catapultò nel bagno.
Scorpius, esasperato e
distrutto dopo solo cinque minuti dalla sveglia, prese un bel respiro e cominciò
a rivestirsi, pregando che né Al né James lo trovassero in camera di Lily in
quelle condizioni.
Qualcuno lassù doveva
avere proprio uno strano senso dell’umorismo.
Qualche minuto più tardi
- jeans scuri, maglietta nera e viso struccato - Lily riapparve davanti a lui,
l’ombra di un sorriso sulle labbra.
«Non pensare che me ne
dimenticherò presto. Sei un maniaco.» sbottò poi, evitando di guardarlo in viso,
mentre gli si parava davanti e gli chiudeva gli ultimi bottoni della camicia,
senza permettergli di replicare.
Dal piano di sotto
cominciarono a provenire dei rumori di ceramiche, probabilmente Al o James alle
prese con le pulizie del giorno dopo.
«Sei tu che mi hai
circuito. Approfittatrice.» la canzonò lui, mentre Lily tentava di dare una
sistemata ai suoi capelli.
Ci
mise qualche secondo per tirare fuori tutto ciò che non era riuscita a dirgli la
sera prima.
Quando si voltò a
fissarlo lui era lì, pronto, quasi come sapesse già tutto.
«Nel remoto caso in cui
una ragazza dovesse spezzarti il cuore – sempre ammesso che tu ne abbia uno - la
picchierò per vendicarti, se ti farà sentire meglio.»
Lui le rivolse uno
sguardo strano - che riuscì a spiazzarla - poi sorrise.
Non era mai stato molto
bravo ad esternare i propri sentimenti o a mostrarsi colpito quando a farlo
erano gli altri. Eppure, nel giro di qualche ora, due delle persone più presenti
nella sua vita gli avevano fatto capire che in fondo, la sua compagnia non era
poi così male. E che, per qualche strana ragione, la sua presenza nella loro
vita era importante tanto quanto la loro nella sua.
Scorpius rimase così –
con un sorriso appena accennato sul volto - al centro della stanza, mentre
sentiva Lily scendere le scale a tutta velocità.
Quando dopo qualche
minuto la raggiunse – James ancora dormiente sul divano, una collana di fiori
tra i capelli e la sua preziosa scopa tra le braccia – si lasciò trasportare
dall’entusiasmo di Al, meno ubriaco di qualche ora prima, ma notevolmente più
assonnato.
«…e poi è stato
fantastico, James mi ha preso in braccio e sono rimasto al centro della stanza
con addosso solo…» la voce di Al sembrava solo un eco lontano rispetto al
ricordo del viso di Lily a pochi centimetri dal suo e allo sguardo che lei gli
stava rivolgendo proprio in quel momento.
Non si ricordava
l’ultima volta che l’aveva guardato in quel modo, forse perché non l’aveva mai
fatto.
Gli rivolse un ultimo
sorriso, poi si precipitò in salotto a svegliare James.
«Adoro i compleanni!»
sbottò Al sbadigliando, mentre scartava gli ultimi regali rimasti e mangiava un
pezzo di torta.
Scorpius, il profumo di
Lily ancora sulla pelle e uno strano luccichio negli occhi,
sorrise.
«Oh, fidati. Anch’io.»
***
Sì, sono di nuovo
io.
Questa shot (scritta più
di una settimana fa) non ha un vero e proprio senso, me ne rendo conto. Ci ho
messo un po’ a pubblicarla perché non mi convinceva mai completamente, quindi
modificavo tutto ogni cinque minuti XD adesso diciamo che mi piace abbastanza!
Rappresenta un possibile momento in cui L&S si sono resi conto che la loro
non era solo amicizia XD in vino veritas! Ah, Al
in versione bimbominkia compleanni addicted era un’idea troppo bella, non ho
resistito. E il film che James cita (sono il re del mondo) è ovviamente Titanic,
penso si sia capito.
Ultima cosa, in questa
shot ho ipotizzato che Al sia nato in estate.
Beh, io direi che è
tutto! Fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima
:D
vals