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Autore: kate95    16/08/2011    6 recensioni
Quel liquido che entrò dalle labbra aveva un buonissimo gusto, quello dolce di ciliegia ma poi lasciava in bocca solo quello pungente e forte dell'alcool.
E come quello scendeva nella sua gola bruciando così il ricordo di Kate scottava nel suo cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alcool & sentimenti

 

Capitolo 4 - Alcool

Quando Kate entrò in quel pub in compagnia di Josh non si sarebbe mai aspettata di trovare lì Rick, seduto a fianco di uno sconosciuto a tracannare liquore.

Per un attimo i loro sguardi si incrociarono ed entrambi persero un battito.

Vedersi provocava ancora più male a quella ferita aperta dopo la notte trascorsa insieme.

Kate si chiese cosa stesse facendo lì seduto al bancone del bar con lo sguardo perso e un bicchiere vuoto di fronte a sé.

Josh indicò a Kate un tavolo libero dicendo: "Va bene se ci sediamo là?"

Ma non ottenne risposta.

Si accorse che lei era distratta e le domandò se andava tutto bene.

"Kate che stai guardando?" chiese seguendo lo sguardo di Beckett.

"C’è Castle" sussurrò lei.

Il dottor motocicletta sospirò sconsolato e adirato al tempo stesso.

Involontariamente lei si avvicinò allo scrittore seguita a ruota dal suo fidanzato.

"Castle che ci fai qui?"

Appena l’uomo aprì bocca la detective sentì che il suo alito puzzava di alcool.

"Kate!" disse totalmente brillo "vedo che ti sei portata dietro il tuo chirurgo"

"Castle" lo salutò il medico.

"Josh"

"Beh Kate, forse è meglio se ci andiamo a sedere" propose il suo fidanzato tentando di allontanarla da Richard, senza riuscirci.

"Sì, tu prendi posto, io arrivo subito" rispose volendo parlare liberamente con Castle.

Josh si allontanò controvoglia e quando lei fu sicura che non poteva più sentirla si rivolse allo scrittore che intanto aveva già ordinato un altro giro di liquore.

"Castle! Che diavolo stai combinando?!" domandò preoccupata.

"Credevo fosse abbastanza ovvio…" cominciò per poi essere interrotto da un improvviso singhiozzo "affogo i dispiaceri nell’alcool, quelli che tu stessa mi hai dato!"

Per Beckett quelle parole furono un duro colpo. Castle era completamente sbronzo ed era solo colpa sua.

Aveva preso davvero male quello che era successo, c’era da aspettarselo ma non pensava fino a questo punto.

"Richard sei completamente ubriaco!" disse proprio mentre lui portava un’altra volta il bicchiere alle labbra.

"No, non bere. Basta" gli ordinò portandogli via il liquore dalle mani.

"Perché ti interessa tanto quello che faccio? Se non ricordo male hai detto tu stessa che non ti importa nulla di me"

"Castle ti prego… non è bevendo che si risolvono i problemi" cercò di convincerlo.

"E’ buffo detto da te" riprese lui "anche io lo credevo. Pensavo che parlandone si sarebbe risolto tutto e invece non è stato così"

Le sue parole se pur pronunciate mentre era ubriaco erano veritiere per questo facevano ancora più male.

Non sapeva più che cosa dire.

Intanto Josh si era seduto ad un tavolino in disparte tamburellando fastidiosamente le dita sul legno e mandando di tanto in tanto qualche occhiata fugace ai due al bancone.

Li vedeva parlare un po’ animatamente ma era troppo lontano per cogliere il filo del discorso.

"Kate forse è meglio se te ne vai. Il tuo fidanzato" parlò pronunciando quell’ultima parola con disgusto "ti sta aspettando. E non è carino da parte tua farlo attendere. Pare che lui abbia bisogno di te, subito.

Lo credevo in Africa, comunque"

"E’ tornato oggi" disse lei senza una benché minima punta di felicità nella voce.

"E siete usciti questa sera anche se tu non ne avevi voglia"

"Come fai a sapere che non volevo uscire?"

"Ti conosco. Sei come un libro aperto per me e riesco a capire che non sei contenta"

Kate abbassò lo sguardo sentendosi vulnerabile ai suoi occhi: riusciva a capire tutto di lei ed era come se le stesse facendo una radiografia.

Poi lui continuò: "Beh sono settimane che non vi vedete. Forse lui aveva bisogno di passare un po’ di tempo con te ed è talmente impegnato che non può aspettare che tu abbia voglia di uscire, no? Scommetto che tra poco ripartirà" disse con voce dura come se lo stesse condannando.

"Castle… io…" esitò senza sapere realmente che cosa dire "… è meglio se ti accompagno a casa"

"No! Vattene, Kate. È meglio per entrambi"

"Che cosa?! Se me ne vado riprenderai a bere!" ribatté lei decisa.

"Forse. Ma è l’unico modo per non pensare a te. Tu andrai per la tua strada ed io per la mia. È la cosa giusta da fare"

"Ma che stai dicendo?" domandò allarmata.

"Sto dicendo che è più saggio non vedersi più. Terminerò la mia collaborazione con il distretto al più presto così che non ci saranno più problemi"

"Non puoi farlo" Kate era sull’orlo delle lacrime: pensare di non vederlo più la distruggeva.

"Sì invece. So abbastanza per scrivere altre mille gialli su Nikki Heat. Non è più solo per i libri. Credo che tu questo l’abbia capito. E stamattina quando ti ho dato la conferma hai rovinato tutto. Semplicemente non ti interessa, non ti importa il motivo per cui ti sono rimasto accanto tutto questo tempo. E allora è inutile che io continui a sprecarne altro"

Kate cercò tutto l’autocontrollo di cui disponeva per ricacciare indietro le lacrime.

"Io non ce la faccio più a continuare a vederti sapendo che tutto ciò che voglio non potrà mai avverarsi. Se proprio devo sprecare altro tempo allora preferisco farlo qui, magari bevendo un sorso di liquore alla ciliegia che mi ricordi i bei momenti passati insieme a te" concluse bevendo da quel bicchiere che stavolta Kate non riuscì a sottrargli.

Con l’ennesima dose di alcool assunta sentì la testa girargli e un gran sonno impossessarsi di lui.

Gli occhi si chiusero, sentiva le palpebre farsi estremamente pesanti.

Posò il bicchiere tentando di reggersi in equilibrio su quello sgabello particolarmente alto.

"E’ davvero meglio se ti riporto a casa" disse Kate determinata a trascinarlo fuori di lì "così Alexis e Martha si occuperanno di te"

Lui cercò inutilmente di protestare mentre Josh, insospettito da quanto stava succedendo, si era avvicinato per chiedere spiegazioni.

"Sta troppo male per poter tornare a casa da solo" disse Kate "lo accompagno"

"Che cosa stai dicendo? Insomma la nostra serata fuori, il nostro appuntamento salta così, senza motivo?" domandò Josh sconcertato.

Lui ha bisogno di aiuto e io non ho alcuna intenzione di negarglielo" rispose convinta che fosse la cosa da fare.

"Kate è più di un mese che non ci vediamo e tu adesso perdi tutto il tempo che potremmo passare insieme solo per portare lui a casa?!"

"Josh, è ubriaco! Non è in grado neanche di tenere gli occhi aperti, figurati guidare. Se tu non vuoi darmi una mano lo accompagno da sola, puoi anche restare qui se preferisci!"

Beckett era seriamente sconvolta dal discorso senza senso del suo ragazzo. Come poteva non capire?

Poi si rivolse a Castle: "Riesci a camminare?".

L’uomo non rispose e si lasciò aiutare dalla detective a scendere dallo sgabello.

Fece pochi passi verso l’uscita ma d’improvviso la testa gli girò e le gambe divennero molli tanto da non riuscire più a sorreggere il peso del suo corpo.

Rick perse l’equilibrio rischiando di cadere: si aggrappò con una mano al bancone del bar ma aveva pochissima forza.

Kate che aveva capito quello che stava per succedere lo sorresse per quanto le fosse possibile: era davvero pesante!

Castle le cadde quasi addosso facendosi tenere di peso.

Sentì il forte profumo di ciliegia invadergli le narici, i loro corpi erano così vicini che quasi lui si spaventò di quello che sarebbe potuto accadere.

Lui stesso poco prima aveva cercato di allontanare Kate da sé ma per quanto lei le avesse fatto del male quella mattina lui sapeva di amarla moltissimo ed averla così vicino era una grande tentazione, altamente destabilizzante per il suo autocontrollo.

Lei, il suo profumo, i suoi capelli morbidi che gli stavano sfiorando il viso erano qualcosa di irresistibile, come un bicchiere di liquore per un alcolizzato.

Kate Beckett per lui era diventata come un droga a cui non aveva mai saputo dire di no.

In quegli istanti in cui si rese conto di quanto la distanza tra loro fosse minima scordò ogni cosa, aiutato forse anche dall’alcool, dimenticò come Kate lo avesse rifiutato quella mattina e il suo cuore prese a battere forte, pulsando.

Il desiderio di stringerla a sé era forte ma poi, proprio come si era dimenticato quelle tremende parole, queste vennero di nuovo a fargli visita, a bussare alla soglia della sua mente per poi entrare con forza, quasi irrompendo nei suoi pensieri.

Il dolore che provò fu di nuovo fortissimo e capì che non doveva più cercarla, che non doveva più tentare di convincerla perché se avesse fallito ci sarebbe rimasto troppo male.

Sapeva che probabilmente Kate non avrebbe cambiato idea ma dentro di sé sperava che lei gli volesse almeno un po’ di bene, anche solo come amico, quel tanto che sarebbe bastato per farle capire che gli doveva delle scuse.

Beckett dal canto suo si accorse che erano di nuovo vicini e i ricordi di quella notte riaffiorarono portando con sé paure, riflessioni, dubbi e domande a cui lei non riusciva a trovare una risposta.

Si ricordò delle sue carezze, dei suoi baci, di quelle attenzioni che le aveva dato, di quelle parole sussurrate a bassa voce ma che erano giunte al suo cuore come se fossero state urlate.

Le sentiva ancora rimbombare nella mente, nelle orecchie, nel cuore.

"Stai bene?" gli chiese preoccupata.

Entrambi, nello stesso istante, voltarono la testa e si ritrovarono occhi negli occhi, estremamente attaccati.

I loro respiri irregolari, mozzati da quell’improvvisa vicinanza si infrangevano l’uno sul viso dell’altra.

I loro nasi quasi si toccavano e tutti e due persero la capacità di parlare, di pensare.

Irrimediabilmente persi ad osservarsi cercavano di capire che cosa stesse passando per la mente dell’altro comunicando con gli occhi come solo loro sapevano fare.

Non c’era alcun bisogno di parole, frasi per capirsi: entrambi erano rimasti inevitabilmente scottati dagli eventi delle ultime ore e i loro pensieri non andavano di pari passo con le proprie emozioni.

Erano così impegnati a guardarsi che nessuno si accorse né si ricordò che Josh stava assistendo a quella che per loro era diventata una cosa quasi normale.

Neanche per descrivere lo sguardo del dottore c’era bisogno di parole: si capiva chiaramente quanto quell’abbraccio gli desse fastidio, quanto disapprovasse il rapporto che si era venuto a creare tra i due. Spinto dall’irrefrenabile voglia di separare la sua ragazza da chi se la stava letteralmente mangiando con gli occhi, Josh prese sottobraccio Castle per non far affaticare Kate, o almeno questa era la sua versione ufficiale.

Richard sentì solo un poco delicato strattone allontanarlo dalla sua musa e da quel suo profumo.

Per quanto non riuscisse a capire più di tanto quello che succedeva dal momento che era totalmente sbronzo sapeva che la persona che lo stava aiutando era il suo più grande nemico, l’unico ostacolo che gli impediva di rimanere abbracciato a Kate per sempre.

Avvertì un conato di vomito risalire su e per poco si trattenne da farlo uscire sulle scarpe del medico.

Pensò che avrebbe preferito stramazzare al suolo piuttosto che farsi aiutare da lui.

E mentre nella sua mente si affollavano questi pensieri, i tre uscivano dal locale sotto lo sguardo attendo ed enigmatico di Peter.

Note: Ecco a voi il quarto capitolo =)
Voi vedete la foto? Io ho avuto qualche serio problema e non so se la visualizza correttamente...
Grazie a tutti coloro che leggono e che recensiscono =D
A presto

   
 
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