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Autore: gaccia    16/08/2011    16 recensioni
Una Bella scapestrata, una Alice allegra, una Rosalie scanzonata e una Angela coscienziosa. Un 4 luglio in una città diversa e quattro marinai
(QUESTA STORIA PARTECIPA AL CONCORSO ONE SHOT DELL'ESTATE)
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Lo so, avevo detto che sarei andata in ferie. Questa è una piccola storia che ho scritto in questo week-end per il concorso “One shot dell’estate” che mi è uscita pensando ai tempi passati.

 

 

Domani sarebbe arrivato il 4 luglio, la festa dell’indipendenza, ed io, insieme alle mie amiche, avevamo deciso di trascorrerla a Portland, ospiti di zia Kate, a vedere la parata, a godere dei fuochi sul fiume, a divertirci facendo cavolate come solo noi quattro sapevamo.

«Ragazze, siamo pronte?» urlai nell’abitacolo mentre tiravo giù il finestrino.

«Pronte» Rosalie era al volante, come al solito: la macchina era la sua ed era la maggiore di noi anche se solo di qualche mese.

«Pronte» Alice saltellava sul sedile posteriore dietro al mio, ancora un po’ e avrei vomitato

«Pronte» rara espressione di entusiasmo di Angela la coscienza. Probabilmente aveva nuovamente litigato con sua madre.

«Pronte» ripetei io: Bella Swan anima pazza della combriccola di diciannovenni in vacanza.

 

Il viaggio sarebbe durato “solo” due ore prima di arrivare a destinazione ma ero sicura che ne sarebbe valsa la pena.

Eravamo tutte svestite per il gran caldo. Pur essendo a nord, vicini al confine con lo stato di Washington,  il sole spaccava pietre e teste.

«Qual è il programma di oggi?» chiese Rosalie uscendo dall’autostrada. Era l’unica che aveva ancora la voce: noi altre avevamo cantato a squarciagola ogni ritornello che la radio ci aveva propinato.

«Suggerirei di farci una vasca lungo fiume, tanto per vedere posto, fauna e capire dove insediarci per i fuochi di domani sera» proposi. Volevo vedere cosa c’era da ispirarmi, poi avrei chiesto consiglio a zia Kate.

Entrammo lentamente in un controviale che costeggiava la passeggiata. Stranamente in quel tratto, nulla divideva i pedoni dalle macchine.

Li vidi in lontananza, la loro divisa era così immacolata che brillava al sole impietoso: quattro marinai in fila camminavano tranquillamente, uno di loro sul bordo del marciapiede.

«Rosalie, rallenta» ordinai mentre abbassavo il finestrino e mettevo fuori il braccio

«Cosa vuoi fare Bella?» chiese Angela più spaventata che curiosa

«Quando ti dico vai, accelera e vai!» risposi

La macchina si avvicinava piano, lasciando un notevole spazio di fronte a noi per l’accelerazione che avevo chiesto.

Quando fui vicina ai marinai, alzai il braccio e ……Sciaf! Sulla natica di quello più vicino.

«VAI!» urlai guardando i ragazzi.

«Ahahahahahahah! Oddio Bella!» rise Rosalie mentre accelerava

«Guarda che carini!!!!!!!» ululava Alice mentre Angela salutava dal lunotto ridendo

Mi voltai anche io e salutai con la mano mentre i quattro facevano segno di fermarsi…. Certo, come no! Però è vero, erano carini e che sedere!

 

Ci sistemammo in casa di zia Kate per la nottata. La zia viveva sola in una grande villa e le stanze non mancavano, ma noi volevamo fare davvero festa e ci accampammo nel salone, con buona pace dei cimeli di famiglia che vennero spostati in via precauzionale.

«Certo che quei marinai erano proprio carini» commentò Alice, supportata con entusiastici cenni di capo da Angela

«Io guidavo, quindi mi fido della vostra parola. La scena comunque è stata fantastica» rise Rosalie

«Concordo. Dai adesso dormiamo che domani c’è la sfilata» proposi

L’idea di dormire non era male, realizzarla un po’ più difficile: ridemmo e chiacchierammo sino alle tre del mattino, quando il sonno ci colse sfinite.

 

Il mattino dopo ci posizionammo presto lungo il viale della parata, proprio vicino alla tribuna delle autorità. Era buffissimo vedere quando i militari si avvicinavano che facevano il saluto.

Certo, non era rivolto a noi ma era maleducato non rispondere e quindi eravamo tutte e quattro sull’attenti a scimmiottare quei ragazzi così inquadrati, mentre sbandieravamo il fazzoletto di rigore a stelle e strisce.

I corpi militari erano alternati ai carri allegorici, ed era tutto davvero colorato ed allegro.

Arrivarono anche i marinai verso metà sfilata. Erano davvero bellissimi, inquadrati e in uniforme, bianca e abbacinante.

Salutammo anche loro con il saluto militare quando si voltarono e … il mio marinaio dal sedere da urlo, mi strizzò l’occhio sorridendo. Così come fece il suo vicino e i due ragazzi dietro di loro.

«Ragazze … ci hanno riconosciute» sussurrai

«Chi?» fece Rosalie

«I marinai dalle natiche così invitanti» risposi indicando i quattro che erano già passati

«Infatti non capivo perché mi stavano fissando» replicò la bionda

«Io si e devo dire che il moretto non mi dispiace per niente» rispose tranquilla Angela mentre continuava a guardare le spalle del “moretto”. Noi altre la guardammo con gli occhi fuori dalle orbite: era la prima volta che si sbilanciava in maniera così plateale

«La tua vicinanza la sta fuorviando» mi accusò Alice

«Come facciamo se la nostra coscienza di brava ragazza se ne va in vacanza?» chiese Rosalie con le mani nei capelli

«Ah ah ah . Ragazze per piacere. Non ho detto che ci andrei a letto. Ho detto che non mi dispiace» puntualizzò l’accusata

«Appunto. Se avessi detto che ci saresti andata a letto perdendo la tua verginità mi sarei andata a rintanare in un bunker in attesa di qualche catastrofe» risposi sarcastica

Ricominciammo a salutare il corpo speciale dei marines, ma la mia mente era rimasta in marina.

 

Il pomeriggio passò tranquillamente in giro per Portland, tra negozietti, panini, corse, e scene da candid camera dove usavamo ignari passanti per creare scherzi. Proprio pessime ragazze, evidentemente la nostra coscienza era davvero andata in vacanza, visto che mi aveva lasciata fare senza opporsi.

 

Per la sera ci preparammo in un attimo e preparammo anche i nostri bagagli per partire il mattino dopo, all’alba.

«Ragazze, non vi aspetto alzata questa sera, perché probabilmente farete molto tardi. State attente e ci vedremo domani mattina per i saluti» salutammo zia Kate, con grandi baci sulle guance ed uscimmo, pronte per una serata divertente.

I marinai erano un ricordo lontano, e anche Angela non ci pensava più visto che mi riprese quando tentai di rubare il gelato a un bambino. Ok lo so anche io che non si fa, volevo solo verificare se era tornata tra noi, non avrei mai preso qualcosa a un bambino …. Forse.

 

Trovammo un magnifico posto sul fiume, con un parapetto in cemento dove potersi tranquillamente appoggiare. I fuochi d’artificio iniziarono e noi seguimmo le luci sull’acqua entusiaste, sino a quando sentii un ……sciaf sulla mia natica.

«Ciao maniaca, niente male il tuo culo» mi disse una voce che proveniva dalle mie spalle.

Ci voltammo tutte e quattro e alla luce dei fuochi ci trovammo di fronte quattro energumeni in magliette e jeans.

«Ciao» risposi «E voi chi sareste?», con la coda dell’occhio vidi Angela agitata di fronte a un ragazzo ……”moretto” e mi si illuminò la lampadina della conoscenza

«Forse conosci meglio il mio sedere. Piacere, mi chiamo Edward. Il marinaio che hai molestato ieri, qui sul lungo fiume» mi tese la mano ridendo, imitato dagli altri tre

«Piacere» strinsi la mano restituendo il sorriso «mi chiamo Bella, e loro sono Alice, Rosalie e Angela, vi fermate con noi a vedere i fuochi?»

«Certo» rispose il mio marinaio. Già mio? La sua natica di sicuro!

«Loro sono Emmett, Jasper e Ben» a turno salutarono

Ci disponemmo a guardare il resto dello spettacolo, poi la serata continuò con una passeggiata, un gelato, una birra in un pub, e altra lunga passeggiata.

Eravamo una compagnia, interagivamo tra di noi, ma se si guardava con attenzione le coppie si erano già formate.

 

Passammo quasi tutta la notte con quei marinai, sino a quando, molto galanti, ci riaccompagnarono alla casa di zia Kate.

Ci salutammo con i relativi indirizzi, e-mail, cellulari, gruppi sanguigni e numeri di scarpe (no, gli ultimi due no, però mi sarebbe piaciuto sapere anche quelli)

 

Quello fu il 4 luglio più importante della mia vita, e anche per quella delle mie amiche.

Ancora oggi, quando ci troviamo nella mia casa a Portland, che zia Kate mi ha lasciato in eredità, con tutta la nostra tribù di mariti e figli, non possiamo fare a meno di ricordare quelle due meravigliose giornate di pazzia.

Qui si, che è tutto merito di un paio di natiche.

 

 

Angolino mio:

La scena del colpo sul sedere l’ho vissuta davvero. Eravamo in macchina, lungolago io e altre tre ragazze e quella a navigatore ha colpito il sedere di un marinaio in licenza (era in divisa). Abbiamo riso per giorni.

La cosa non ha avuto altri strascichi ed io ho immaginato come sarebbe potuta andare.

Lo so! Sono romantica, ma che ci volete fare? Sgridarmi?

 

Alla prossima.

Baciotti

Grazia

 

  
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