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Autore: Eva_Gwen_98    16/08/2011    2 recensioni
Gwen racconta a sua figlia di quando, da giovane, partecipò a quel reality che le cambiò la vita. Di certo si aspettava di ricevere tante domande riguardo al suo passato. Ma di certo non quella domanda.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                 Il Sogno












Mi trovavo in piedi davanti ad un grande giardino.
La luce era fioca e non riuscivo a vedere niente; solamente il frusciare dell’erba e dei fiori al vento, mi faceva da guida.
Cominciai a camminare senza sapere dove stavo mettendo i piedi. Avevo, per quel luogo, una fiducia tale che lo avrei percorso ad occhi chiusi, correndo.
Sapevo che non ci sarebbe stato niente che mi avrebbe ferito. Non ero per nulla preoccupata.
Fu quando mi ritrovai davanti ad una vecchia casa di campagna che lo riconobbi. Era il giardino della mia vecchia casa, dove abitavo con i miei genitori.
Come se qualcuno avesse udito i miei pensieri, la vista mi si schiarì: vidi tutto esattamente come me lo ricordavo,
i fiori, le piante e perfino il mio salice piangente preferito, dove mi rifugiavo da bambina. Mi sentivo come in paradiso.
Ero sola eppure non lo ero. Sarei potuta stare lì per sempre…
Mi accovacciai ad annusare delle rose coloratissime e fui contenta di scoprire di possedere l’olfatto; l’odore mi ricordava casa. Casa mia.
Ero intenta ad osservare un orchidea quando sentì un grido, un pianto, un lamento soffocato. Una donna che piangeva.

Seguii il pianto fino alla siepe che separava il mio giardino da quello dei vicini e la scena che mi si parò davanti era talmente orribile quanto crudele.
Una vecchia donna stava accovacciata a piangere tra due ragazzi. I suoi figli.
Tutti e tre erano vestiti solamente di stracci ma ciò che mi colpi fin troppo era lo stato di salute della donna: magra, quasi ossuta.
Soffriva la fame così come i suoi due figli. Erano in condizioni pietose.

-cosa significa tutto questo?-

Le lacrime cominciarono a rigarmi le guance. Ero impotente davanti a quell’orribile scena. Avevo le mani legate.
Cercai invano di chiamare la donna, ma era come se non ci fossi, come se io non esistessi.

-non può sentirti, Gwendolyn, non puoi fare niente per loro.-

Mi voltai, lasciai cadere le braccia per l’eccitazione e la sorpresa.
Davanti a me avevo mia madre, la donna della mia vita. Colei che aveva sempre creduto in me e nei miei fratelli.
Colei che aveva fatto sacrifici per tutta la nostra famiglia. Colei che non si è mai arresa di fronte a nulla.
Colei che un giorno, un giorno come tanti altri, ci aveva lasciati. Per sempre.

-mamma…-
-si, Gwen, sono io.-

Le corsi incontro, ma quando le fui vicina qualcosa mi impedì di toccarla. Era come un fantasma però più concreto.
Una barriera mi separava da lei.

-cosa hai fatto Gwen?-
-mamma, io, cosa…-
-guarda la figlia mia, che cosa vedi?-

Indicò la donna con i due ragazzi. Aveva smesso di piangere ma adesso giaceva immobile sul terreno.


-Vedo sofferenza, sacrifici. Una famiglia spezzata dal dolore, una donna sola. Cosa significa?-
-Questo è il futuro che stai creando tu, figlia mia. Guarda meglio e capirai.-

Guardai di nuovo. Fu allora che capì. Feci un balzo indietro e in un attimo mi assalì un forte senso di colpa.
Per una frazione di secondo, nella faccia della donna, ho visto Courtney e in quella dei due ragazzi, i suoi figli che tanto le assomigliavano.

-ma questo non è possibile! Loro sono una famiglia dell’alta borghesia. Come può accadere una cosa del genere? Duncan non lo permetterebbe mai!.-
-Figlia mia, Duncan in questo futuro è con te e tua figlia.-
-ma non è possibile…non posso fare niente per loro?-
-la decisione spetta a te. Figlia mia, non ti riconosco più. Non sei più la ragazza coraggiosa che eri un tempo.
Me ne sono andata con un bellissimo ricordo della mia bambina. Non permettere a nessuno di comprarti e ritorna quella che eri.
Ricordati sempre chi sei. So che prenderai la decisione giusta.-

La donna cominciò a scomparire lentamente.

-mamma non lasciarmi.-

In un attimo tutto svanì. Mia madre, la casa, il giardino, la donna che piangeva e perfino io.
Vagavo nel vuoto più totale.
_______________________________________

 Mi svegliai bagnata dal sudore e dalle lacrime. Era la prima volta che mia madre compariva nei miei sogni.
-non posso. Non posso permetterlo-  
continuavo a ripetermi.
Il panico e la paura mi assalirono.
-no, non di nuovo…-
Ero convinta a non lasciare accadere tutto ciò che avevo visto. Mia madre aveva ragione, non ero più la Gwen di una volta.
Ma avrei ripreso in mano le redini della situazione; lei sarebbe stata fiera di me. Come lo era un tempo.

Quando mi sentì meglio mi abbandonai sul cuscino e mi riaddormentai. Se sognai di nuovo, non me lo ricordai.




  
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