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Autore: Meredhit89    16/08/2011    9 recensioni
Isabella Swan è una ragazza sola, con un padre malato a cui badare. Un giorno, uno dei tanti giorni nella clinica dove suo padre è ricoverato, fa la sua comparsa un ragazzo che, dal primo momento, la incuriosirà. Isabella ne rimane subito affascinata e non potrà fare a meno di avvicinarlo e cercare di conoscerlo.Nonostante la cecità di Edward, i due si innamoreranno.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buonasera a tutte ^^ allora, questa è una piccola One Shot, nata da un'idea che ho in cantiere da tempo, ma che ho bloccato per un po'. Sono in vacanza è vero, e non dovevo postare fino a Settembre, ma questa shot era già scritta per più della metà, ho dovuto aggiungere solo poche cose!
 Diciamo, se tutto andrà bene, da questa shot nascerà una Long Fiction anticendente . Che narrerà le vicende dei personaggi, prima che arrivassero a questo punto. Spero di essermi spiegata bene xD Adesso passiamo a ringraziamenti; a Veronica, che mi ha spinto a continuarla, nonostante tutto, grazie tesoro :) A Elisa ( Viven L) gentilissima a riguardami la shot e a sistemarla, grazie tesoro ;D
Adesso vi lascio, spero che l'idea vi piaccia. Un ultima annotazione, la shot è in seconda persona, la Long sarà in terza o in prima, e ancora da vedere. Un bacio.



La prima volta che entrasti nella sala comune, Edward era seduto in un angolo della stanza. Lo sguardo fisso sul pavimento, le mani congiunte in grembo e i piedi appoggiati sui pedali della sua sedia a rotelle.
Era malridotto. 
La fronte fasciata, le mani avvolte nel candido tessuto della garza. All’inizio, non capivi perché i suoi occhi non svettassero mai verso l’alto, o perchè non si guardasse intorno quando qualcuno gli parlava. Era un mistero e per un po’ lo era rimasto, finché non hai chiesto a Charlotte, l’infermiera che lo assistiva, che cosa gli fosse accaduto. Charlotte ti raccontò tutto; del suo incidente, dello scoppio che gli aveva ferito viso, braccia, mani, gambe. E che lo aveva reso cieco.

Ti eri preparata al peggio. Non eri sciocca; avevi visto chiaramente le cicatrici e la pelle bruciata che Charlotte gli medicava tutti i giorni, unguendola con la crema per le ustioni, ma sentire quel piccolo particolare, forse il più importante, che ti gettava in faccia la realtà dei fatti, fu destabilizzate. Era cieco, e dentro di te iniziasti a provare una rabbia profonda. Verso il destino, verso il fuoco, verso Edward che quella maledetta notte era capitato in quel luogo che non aveva niente a che fare con il suo mondo. È assurdo, vero? All’epoca neanche lo conoscevi, a malapena riuscivi a vedere quel poco di viso libero dalle fasciature che lo avvolgevano come una seconda pelle.
Le sue spalle incurvate verso il basso erano il panorama che, più o meno, ti si offriva ogni giorno. Anche tu frequentavi la clinica delle Sette Rose, non eri una paziente -tantomeno una del personale-, ma la parente di un malato. Tuo padre era bloccato a letto; un tumore al pancreas che lo stava uccidendo lentamente ed ogni giorno ti domandavi quanti altri patimenti avrebbe dovuto subire prima di lasciarti.
Charlie non entrava mai nella sala comune, quella che lui divideva con gli altri pazienti, tu però sì. Facevi due chiacchierare con la madre di qualcuno, con il fratello di qualcun altro e ogni tanto con qualche infermiera gentile. Era stato semplice fare amicizia con quelle persone, condividevano tutti lo stesso dolore, lo stesso strazio che ogni mattina vi accompagnava nella vostra quotidianità. Passarono due mesi e Charlie non migliorava, i medici gli davano al massimo altri tre o quattro mesi di vita, tu eri sempre più sconfortata, ma andavi avanti e, ogni volta che arrivava, cancellavi il sempre più imminente pensiero della sua morte. Tua madre aveva smesso di parlarti: non era riuscita a reggere altro dolore, altre responsabilità che si sommavano, una dopo l'altra, su ciò che restava della famiglia Swan.
Eri sola, sola con te stessa e il ragazzo cieco era il secondo motivo per il quale ti alzavi la mattina , andavi a lavoro e venivi in clinica.
Un giorno chiedesti a Charlotte il nome del ragazzo sulla sedia a rotelle. Non era ancora venuto il momento per voi due di conoscervi, ma percepivi che sarebbe presto successo . Edward era un nome bellissimo, ma addosso a lui lo amasti ancora di più. Lo osservavi nei pomeriggi di pioggia, mentre i suoi occhi erano persi chissà dove nel buio. Anche Edward, come te, non era circondato da familiari; era sempre solo o con Charlotte.
Hai visto attraverso i tuoi occhi i suoi miglioramenti, le sue crisi, i suoi pianti silenziosi e non hai potuto fare a meno di soffrire insieme a lui.
Hai visto le bende che gli fasciavano mani e piedi sparire... insieme a quelle del viso. 
Tutti ti domandano che cosa ti abbia fatto innamorare di lui e tu rispondi sempre: i suoi occhi. Quando le bende che li coprivano sparirono, e tu avesti la fortuna di osservarli -finalmente senza nessuna costrizione-, per poco non piangesti dalla commozione. I suoi occhi erano di un verde diamantino, brillavano di vita propria. Le ciglia, folte come poche volte avevi visto in un uomo, accentuavano il contrasto con la sua pelle rosastra, ancora segnata dalle ustioni. Alcuni punti erano tornati del suo colore naturale, un pallore quasi spettrale che non fece altro che farti intenerire di più.
Charlotte aveva notato il tuo interessamento nei suoi confronti; un giorno ti invitò a sederti al loro tavolo, dove di solito tentava di farlo mangiare o parlare. 
Eri giovane, ingenua e quando ti sedesti vicino a Edward, lui sentì immediatamente la presenza di un’estranea e indietreggiò, spaventato, incrociando le braccia al petto, come a proteggersi dalla tua intrusione. Charlotte gli fu immediatamente vicino, tranquillizzandolo. Vi presentò e tu stendesti la mano verso di lui, ma solo qualche istante dopo ti rendesti conto che non poteva vederti. Era cieco, e lo sarebbe stato per sempre. 
Fu in quel momento che ti domandasti che cosa provavi realmente per Edward. Per un po’ pensasti che la compassione fosse l’unico sentimento che ti spingeva a conoscerlo, poi anche quella sparì, insieme alla pietà... e subentrò l’amore. Non volevi innamorarti di lui, sul serio, non era programmato. La tua vita era già così piena di responsabilità. Ogni notte pregavi qualcuno lassù affinché ti portasse via da quell’inferno. 
Non eri pronta ad affrontare il vostro amore. Era inimmaginabile, non sarebbe stato semplice convivere con il suo handicap, con la pressione di doverlo aiutare ogni giorno, anche nelle cose più insignificanti e invece... invece te ne sei fregata. Lo hai cercato, corteggiato e, miracolosamente, Edward si è innamorato di te, non per la bellezza o per il tuo aspetto esteriore, per la maschera che mostravi agli occhi del mondo. Edward si innamorò della tua anima, della tua voce, delle tue mani che gli accarezzavano dolcemente le guance. Dei tuoi baci dolci e leggeri. Delle parole rassicuranti che ogni giorni gli sussurravi. Hai imparato a conoscerlo, ad apprezzarlo, a desiderare il suo corpo, nonostante fosse martoriato dalle fiamme del fuoco.
Hai desiderato una vita accanto a lui, e siete riusciti a costruirvela. Hai desiderato un matrimonio da favola, e anche quello c’è stato. E poi, la cosa più importante di tutte, che ha coronato il vostro sogno d'amore: dei figli.
Aspetti il vostro primo bambino e non vedi l’ora di vederlo, di stringerlo a te, di darlo in braccio a Edward e fargli tracciare col dito il profilo del suo minuscolo visetto. Non avresti mai voluto che Edward si perdesse suo figlio, le somiglianze che lo legheranno a lui e che tu pensi siano molte, come il suo naso, i suoi occhi, le sue labbra, ma continui a ripeterti che la sua presenza basterà a colmare questi vuoti. 
Starete sempre insieme, e questo è ciò che la vita ti ha regalato, e tu non puoi che esserne felice.

   
 
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