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Autore: PadFeet    17/08/2011    2 recensioni
Il ragazzo si sedette, dubbioso e alzò lo sguardo. Continuava a chiedersi quando e se si fosse svegliato- quel sogno cominciava ad essere irritante. Eppure non riusciva a convincersi di stare sognando davvero, perché era tutto così reale e allo stesso tempo così inconsistente. Era tutto di un'altra sostanza
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I personaggi di questa storia non mi appartengono; sono di unica proprietà di J.K. Rowling e non sono stati usati a scopo di lucro.
 
 
 
 
 
 
Fred Weasley aprì gli occhi, e solo dopo si accorse di essere stato sdraiato lì per molto tempo, o forse per nessun tempo.
Si guardò attorno e credette di star sognando, perché lì era tutto bianco. Lì era grande, anche di più, era grandissimo. E c'era un silenzio ovattato, di quelli che a casa sua non c'erano mai, non con lui e George, s'intende.
Un momento, dov'è George?
Lui è ancora là, Fred.
Là dove?
Non ricordi dov'eri?
Be', sì: ero a Hogwarts, mi stavo congratulando con Perce per aver fatto una battuta - che evento memorabile! - e poi, per un istante, ho creduto di rimetterci le penne! Ma sarò sicuramente svenuto, e George e gli altri mi avranno portato qui.
Qui dove? Te lo sei chiesto?
Ecco, dimmelo tu dove sono.
Tu sei ovunque e in nessun posto, sei nella tua testa.
Ehi! Che fai, prima chiedi e poi dai risposte del genere? Ormai devi spiegarti, caro mio!
Per ora ti basta sapere questo. Arriverà qualcuno che ti chiarirà la situazione.
Aspetta, ma tu chi sei?
Questo spetta a te dirlo.
Ho capito, lasciamo stare, sei quasi testardo quanto me!
E' così, infatti.
Mi chiedo comunque che fine abbia fatto George...
Oh, non ti preoccupare per lui, non ha fatto nessuna fine. Nemmeno tu, d'altro canto.
 
 
E attese tanto e poco.
Era curioso. Sempre curioso, mai spaventato. Si chiese quando si decidessero ad arrivare queste persone.
Perfetto, ora anche una voce nella mia testa riesce a convincermi. Sto impazzendo... o forse sto sognando. 
Eppure, Fred era convinto che i sogni fossero diversi, che avessero un'altra consistenza, quasi.
Quando una figura si fece largo fra la nebbia, compatta e lucente, il ragazzo ebbe un sussulto.
Ah, allora era vero! Sta arrivando davvero qualcuno...
D'un tratto c'erano altre due figure. Più queste si avvicinavano, più  riuscì ad identificare i volti della figura a sinistra e di quella al centro. La terza, a destra, aveva un volto familiare, solo con particolari che non la rendevano effettivamente colui Fred pensava che fosse.
Remus e Sirius furono i primi a raggiungerlo, sul volto un sorriso amareggiato. Sembravano molti più giovani di quando li aveva conosciuti lui. Potevano avere all'incirca vent'anni, la sua stessa età.
Poi anche la terza figura lo raggiunse e Fred non poté fare a meno di pensare di trovarsi davanti ad un Harry diverso da come lo ricordava: nessuna cicatrice gli segnava la fronte e il verde dei suoi occhi era stato sostituito da un castano chiaro, quasi nocciola. Era anche un po' più alto e aveva un’andatura baldanzosa.
"Non speravo di rivederti così presto, Fred."
Una volta arrivati, era stato Sirius il primo fra i tre a parlare, ma Fred invece di curarsi delle sue parole, continuò a guardare la 'nuova versione' di Harry.
"Chi sei?" gli sorse spontaneo.
"Sono James Potter" rispose lui, tranquillamente.
"Ma James Potter è morto!"
"Sì".
"Ed ora che ci penso, anche tu sei morto, Sirius!" esclamò poi il ragazzo, voltandosi scandalizzato verso il Malandrino.
"Confermo" disse Sirius, pazientemente.
Okay, calmati, non stai impazzendo. Prima senti una strana voce che non sai nemmeno a chi appartiene, poi ti spuntano davanti James Potter e Sirius Black - e Remus, ma almeno lui è già un'apparizione più reale, per quanto reale possa essere questa situazione.
"Ehm...nessuno si prende la briga di spiegarmi che sta succedendo?" chiese Fred con una punta di ansia nella voce.
"Forse è meglio se ci arrivi da solo. Per alcuni è anche traumatizzante rendersi conto di dove si trovano - e perché, soprattutto” rispose Remus con la sua solita calma.
"Va bene, facciamo due più due allora...", incominciò Fred, inspirando ed espirando profondamente. "Se non erro, in questo momento mi trovo davanti a due persone morte...", ma venne interrotto subito.
"...tre", lo corresse Remus.
Un momento. Tre? Che diavolo sta blaterando? Vuole dire di essere morto? Non può essere, lui è vivo tanto quanto me.
"No, due. Tu non sei morto, Remus". Un cervello lo possedeva ancora ed era in grado di fare i conti.
Okay, ho capito, mi sta facendo uno scherzo. Ho sempre pensato che l'animo malandrino di Remus non si sia spento del tutto! O magari ho solo preso una bella botta in testa e ora sto delirando alla grande.
"Dài, Rem, questi scherzi non funzionano con me", disse Fred ridacchiando nervosamente.
"Qui non sta scherzando nessuno, Fred", rispose Remus con sguardo mesto.
Fred s'accigliò. Il modo serio con cui Remus aveva parlato gli aveva fatto credere per un istante che non stesse affatto scherzando. Poi scosse la testa, come a voler scacciare stupidi Nargilli confusionari e disse "Ma dài, mi vuoi dire di essere morto?", che cosa assurda! "Allora dovrei esserlo anch'io, non credi?" ghignò scettico.
James Potter, Sirius e Remus si guardarono demoralizzati.
"Glielo diciamo?", chiese Remus con espressione indecifrabile.
"Lunastorta, non ci crederebbe mai. Non vedi quant'è cocciuto?", intervenne Sirius.
"Sì, ma il nostro compito è quello di fargli capire in che situazione si trova, così come avete fatto voi con me" disse Remus, accennando a James e Sirius.
"Scusatemi, ma di che diavolo state parlando?" chiese Fred perplesso. Incominciava davvero a preoccuparsi di aver preso una bella botta in testa, magari che gli avesse scombinato qualcosa, o che lo avesse addirittura fatto entrare in...come si diceva? Ah, sì, coma.
"Tu lo sai perché se qui, vero Fred?" chiese James in tono serio.
"Certo che no" rispose il ragazzo, ora più perplesso di prima. La situazione era così assurda!
"Forse è meglio se prima lo facciamo sedere".
Subito una panchina apparve proprio dietro Fred.
Il ragazzo si sedette, dubbioso. Alzò lo sguardo e fissò uno per volta quei tre ragazzi. Continuava a chiedersi quando e se si fosse svegliato - quel sogno cominciava ad essere irritante. Eppure non riusciva a convincersi di stare sognando davvero, perché era tutto così reale e allo stesso tempo così inconsistente. Era tutto di un'altra sostanza.
"Voi avete detto di essere morti," disse Fred lentamente, continuando a guardarli.
"Sì", fece Sirius seriamente. Fred continuò: " Se dite il vero, allora perché io sono con voi?"
"Se sei con noi, un motivo ci sarà, no?" chiese James, enigmatico.
Remus intervenne: "Dimmi Fred, qual è l'ultima cosa che hai fatto?"
Per quanto sorpreso, Fred rispose: "Ero a combattere ad Hogwarts, Remus, lo sai benissimo".
"E poi è successo qualcosa di particolare?"
"E'...é solo crollato un muro ed io credo di essere svenuto; poi mi sono ritrovato qui".
"Sicuro di essere solo svenuto?", chiese Sirius, fissando i suoi occhi in quelli del giovane.
Fred si sentì un po' disorientato nel sentirsi rivolgere quella domanda. Fissò lo sguardo per terra e pensò che prima, quand'erano solo lui e la strana vocina nella sua mente, era sicuro che sì, era solo svenuto. Ora uno strano pensiero si insinuava prepotente nella sua testa e Fred non riuscì in nessun modo a scacciarlo via. Sentiva un macigno all'altezza della gola e l'ansia cominciò a consumarlo poco per volta. Ancora prima di prendere per vera la nuova ipotesi, Sirius parlò, confermando le sue paure.
"Prima accetti la realtà, prima starai in pace con te stesso".
"E sai una cosa? Dirlo a voce alta renderà il tutto effettivo" James parlò con voce profonda, rassicurante.
"Poi potrai andare avanti per sempre, Fred," continuò Remus "ma se non lo fai ora, non avrai mai la forza di abbandonare questo luogo".
Fred alzò lo sguardo terrorizzato verso i tre ragazzi.
Non stava più ascoltando le loro parole, i suoi pensieri sembravano essere diretti migliaia di miglia sottoterra....terra, insomma.
La verità lo aveva braccato, arrivando veloce come un fulmine e lui non riusciva a trovare una via di fuga. Ora che aveva capito cosa fosse successo, non riusciva a darsi pace. Si sentì abbandonato e sperò ancora di star sognando. Sì, stava sognando, perché lui non poteva essersene andato per sempre. Non poteva.
Non serve a nulla rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere*, si levò prepotente la vocina da un angolo della sua testa. Ma lui non era vivo, era morto.
Poi James, interrompendo il flusso dei suoi pensieri, disse: "Restare qui per sempre non serve a nulla. Qui non potrai mai trovare pace. Se resti in questo posto non riposerai mai davvero, sarai sempre in una sorta di dormiveglia".
Ma io non sono pronto. Io - devo tornare da George e da mamma, Ginny, poi Ron, i miei fratelli, tutti quanti...Non posso lasciarli lì, e loro non possono lasciarmi qui.
"Se sono morto, credo di non essere pronto a lasciarmi tutto alle spalle" sussurrò.
"Se non sei pronto ora e credi che non potrai esserlo mai, puoi sempre tornare indietro", Sirius lo guardò intensamente e Fred spalancò gli occhi sbalordito.
"In che senso, scusa? Vuoi dirmi che posso resuscitare?" chiese speranzoso,
"No, questo no, ma puoi diventare un fantasma: una debole impronta di ciò che sei stato da vivo, ma...", spiegò Remus.
"...non sarebbe la stessa cosa.", concluse Fred deluso. Un attimo prima si era illuso di poter tornare davvero, l'attimo dopo la bolla incantata era scoppiata e Fred era caduto su un pavimento ricoperto di rovi taglienti e velenosi. Si sentiva così, scoppiato, come la speranza che prima lo animava. Ma ciò che più non sopportava era il fatto che non potesse più avere George al suo fianco, che non potesse più far ridere sua sorella Ginny quando era triste, che non potesse più prendere in giro Percy, che non potesse più farsi sgridare da sua madre per qualche guaio, che non potesse più ricevere pacche rassicuranti da suo padre, che non potesse più fare battute idiote su Ron. 
Semplicemente, non sopportava l'idea di stare lontano da loro.
Remus aveva intutito il motivo che angosciava tanto Fred, così, disse: "Loro staranno bene, Fred. Accetteranno la cosa e andranno avanti, così come dovresti fare tu".
"E poi puoi venire insieme a noi e combinare un po' di guai di qua e di là!" proruppe James, esibendo un sorriso malandrino.
Fred scoppiò a ridere e per un attimo non gli parve vero che quello fosse davvero il padre di Harry, così tanto diverso da lui caratterialmente.
"Vedrai che con noi ci si diverte!" ammiccò Sirius.
"D'altronde, siamo o non siamo i creatori della Mappa del Malandrino?" ghignò Remus.
"Lunastorta, che vuoi che ne sappia lui della Mappa?" chiese James, perplesso.
"Caro Ramoso, devi sapere che a dare la Mappa a tuo figlio è stato proprio Fred insieme al suo gemello George!"
"E dove diavolo l'avete trovata?!"
"Era nell'ufficio di Gazza. Io e George l'abbiamo rubata al primo anno!" rispose Fred sorridendo. Ah, che bel momento che era stato!
"Voi sì che siete dei degni successori dei Malandrini!" fece James tutto orgoglioso, gli occhi che gli luccicavano.
Piano piano, i pensieri scivolarono via e la vocina nella sua testa cominciò a ridere, prima lievemente, poi sempre più forte, spensierata. Con un moto di coraggio, Fred prese la sua decisione: non era necessario tornare indietro, prima o poi tutti coloro a cui voleva bene l'avrebbero raggiunto, e sperò per loro più tardi che mai.
Così Fred si alzò deciso, superò i tre ragazzi e cominciò a incamminarsi verso il punto in cui la nebbia sembrava più luminosa.
"Dove vai, Fred?" chiesero i tre Malandrini in coro, sconcertati.
"Ma come? Prima mi illudete, mi proponete di andare a combinare un po' di guai e poi vi tirate indietro?!" esclamò lui, fintamente scandalizzato. Si tradì, però, scoppiando a ridere subito dopo.
"Fred, sei ufficialmente diventato il quinto Malandrino!" proruppe James in una risata, raggiungendolo e stringendogli la mano con fare pomposo. Poi si allontanò continuando a ridere, si trasformò in un cervo e cominciò a correre verso il punto in cui la nebbia era più luminosa. Anche Sirius si trasformò, e presto James dovette prendere le distanze per non farsi mordere da un grosso cane nero. Remus rise a quella vecchia scena, poi li seguì a passo lento.
Fred rimase un attimo fermo dov'era, un sorriso sereno che gli illuminava il viso, e prima di incamminarsi giurò di aver visto il vecchio topo Crosta che si univa ai due animali festoso.
Con un po' di coraggio, si convinse che in fondo morire non era poi così male. Non ne era sicuro, ma una volta un vecchio saggio aveva detto che in fin dei conti, per una mente ben organizzata, la morte non è altro che una nuova, grande avventura*. Se poi con lui c’erano anche i Malandrini, era tutto più divertente.
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
Bene, bene… no, okay, i pomodori me li potete lanciare se vi va.
L’idea di scrivere una ‘Fred post-morte’ l’ho avuta rileggendo per l’ennesima volta il capitolo King’s Cross del settimo libro. Ho immaginato che, magari, per Fred non debba essere per forza la stazione di King’s Cross il suo “luogo di mezzo”, ma che comunque, qualunque esso sia, gli si presenti come un posto tranquillo, pacifico e bianco; sì bianco, perché il bianco è il colore incolore, quello della tranquillità (almeno, questo è ciò che penso io).
Inoltre, così come Harry è stato accolto da Silente, ho voluto che Fred venisse accolto da persone della sua ‘stessa specie’, ovvero dei malandrini come lui, con lo stesso spirito ribelle e combina guai.
Bene, finisco qui.
Come al solito, vi invito a lasciare una recensione ^^
Pad
  
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