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Autore: Davithejoker    17/08/2011    2 recensioni
Cosa succederà dopo i fatti di Kh: Birth by Sleep e Kh: Re Coded alla storia di Kingdom Hearts? Riku e SOra sono partiti in viaggio per diventare maestri del Keyblade, e Kairi è rimasta alle Destiny Islands. Cosa farà? E come si evolverà la storia?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kairi, Riku, Sora, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts
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Capitolo1 ‘Solitudine’
 
Dopo aver finito anche gli ultimi giochi rimasti della serie di Kingdom Hearts, Birth by Sleep e Re:Coded, e aver visto i filmati segreti, sono rimasto entusiasta e ho iniziato a pensare a come potrebbe essere la storia di Kingdom Hearts futura. Senza molti indizi si può solo fantasticare, ed è così che nelle afose giornate estive ho iniziato a viaggiare con la fantasia, ritrovandomi poi davanti al pc a scrivere la mia storia di Kingdom Hearts. Spero vi piacerà!
 
 
 
Era una giornata molto calda. Quell’anno la primavera era particolarmente calda, e la gente pensava che forse l’estate avesse voluto anticipare la sua venuta. Di questo i ragazzi non erano per niente contenti, costretti nella scuola fino al pomeriggio, dove il caldo e la noia regnavano sovrani.
Tutti i ragazzi sudavano e cercavano in ogni modo di sopprimere il calore, chi soffiando aria fresca, chi facendosi aria con un libro, chi sperava in una ventata proveniente dalle finestre. Addirittura il professore quella mattina era talmente impegnato a cercare fresco che si era dimenticato di fare lezione.
Alcuni dei ragazzi erano contenti della stagione bizzarra, soprattutto perché le ragazze erano costrette a mettersi la divisa estiva, come proclamato dal preside, per venire incontro a quest’ondata di caldo.
E come dargli torto? Le divise femminili estive avevano delle corte minigonne azzurre a quadrati, una camicia bianca a maniche corte, comprensiva di una cravatta dello stesso colore e motivo della minigonna; portavano delle calze nere fino al ginocchio. Come biasimare quindi la felicità dei ragazzi, anch’essi con la camicia bianca, ma con pantaloni blu chiari lunghi?
In quella classe tutti ormai pensavano a quanto tempo mancasse alle vacanze estive. D’altronde, con il caldo che era scoppiato, tutti pensavano a come avrebbero potuto divertirsi in spiaggia, tra giochi con il pallone, bagni freschi e giochi acquatici.
Vi era un’isoletta, molto vicina all’isola principale, raggiungibile in barca, che ospitava una bella spiaggia dove divertirsi, e anche vari alberi che la rendevano anche molto ombreggiata. E c’era pure un piccolo laghetto di acqua limpida, dove poter rinfrescarsi. E c’era pure un isolotto molto piccolo attaccato all’isola tramite un ponte, dove c’era un raro albero di Paopu, frutto che se diviso con la persona che si amava garantiva di stare insieme felici, ed era molto conosciuto dagli abitanti dell’isola.
Insomma, un ottimo posto dove poter passare dei pomeriggi di vacanza!
La classe era quindi molto rumorosa, e tutti parlavano tra loro: c’era chi si era girato verso il compagno dietro, per organizzare pomeriggi all’insegna del divertimento, chi si radunava in gruppo per parlare, ovviamente divisi fra maschi e femmine.
Ma c’era una ragazza che non stava parlando con nessuno. Era seduta al suo banco, con lo sguardo fisso fuori dalla finestra, dove in quella direzione si trovava l’isoletta. Non parlava con nessuno, si limitava a guardare in quella direzione, con un’espressione sognante e triste allo stesso tempo.
Una ragazza dai capelli marroni si avvicinò a lei. Le toccò la spalla, cercando di attirare la sua attenzione. Ma niente sembrava riuscire a svegliarla da quel suo stato di trance. Allora la ragazza iniziò a spazientirsi, e inizio a chiamarla a gran voce, anche se pareva che nessuno in classe si accorgesse di questa scena.
- .... Terra chiama Kairi! Ritorna sul nostro pianeta! – disse la ragazza dai capelli marroni. - Ma quante volte ti devo chiamare per fare in modo che tu mi risponda! Sveglia!!! -
La ragazza sussultò e si girò di scatto, come svegliatasi da quel suo stato di non coscienza. I capelli color rosso scuro si mossero abbastanza velocemente mentre si girava, rivelando il suo viso e i suoi occhi, di un colore azzurro. Il sole dalla finestra le illuminava il viso, mostrandola alla ragazza di fronte a lei in tutta la sua bellezza.
- Selphie, mi hai per caso chiamato? - disse con naturalezza alla ragazza dai capelli marroni.
- Mi hai chiamato? Saranno cinque minuti che ti chiamo, ma tu ti eri persa in non so quali fantasticherie. E non è solo oggi, sono ormai troppi giorni che hai la testa fra le nuvole! - la rimproverò Selphie.
- Mi dispiace, è che ho tanti pensieri per la mente... - disse Kairi, con un alone di tristezza sul viso, girandosi verso la finestra.
- Sicura che siano tanti pensieri e non un “pensiero” preciso? - disse la ragazza, come lanciando un’esca alla compagna.
Ma prima che potesse rispondere due ragazzi si avvicinavano a loro.
Il primo era un ragazzo di statura normale, che aveva la stessa età delle due ragazze, ed era loro compagno di classe. Aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri, ed era vestito in modo particolare: aveva tagliato il pantalone dalla parte sinistra, rendendolo così corto da un lato e lungo da un altro, cosa che fece infuriare il preside, ma lui non ci badò, affermando che “quello era il suo stile”.
Il secondo ragazzo era invece più alto e più vecchio di due anni del primo. Aveva i capelli arancioni, che teneva con una capigliatura a cresta grazie a una bandana. Teneva le maniche della camicia tirate su, perché indossava sempre maglie senza maniche.
I due arrivarono vicino alle due ragazze. Il ragazzo biondo appoggiò una mano sul banco e iniziò a parlare.
- Ehi Selphie, cosa urli a fare? Ti si sente nel corridoio. Per fortuna qua tutti hanno altri pensieri per la testa e non sentono la tua vocina stridula... -
Selphie colse al volo la provocazione del ragazzo biondo, e iniziò ad arrabbiarsi, tanto che sulla sua testa le vele uscivano a fior di pelle. Liberò la sua rabbia contro il ragazzo e il suo amico.
- Io avrei una vocina stridula, caro il mio Tidus???? Proprio tu vieni a dirlo a me, che hai una voce talmente insopportabile??? Lo fai apposta? - gli urlò Selphie in faccia, tanto che il ragazzo indietreggio di qualche passo.
Poi Tidus si girò verso il compagno: - Io avrei una voce insopportabile, Wakka? - disse al ragazzo più grande.
- Non sempre... - rispose sinceramente lui.
- Ma non dovresti essere dalla mia parte tu? - disse sconsolato il biondino.
- Dai, non preoccuparti Tidus, resti sempre l’asso del nostro Club! - gli disse Wakka.
- Hai ragione, capitano! - disse Tidus.
- Ah già, il vostro club di pallanuoto... o forse gli avevate dato un altro nome, tipo “Blazeball” o “Blitzerwolf” o qualcosa del genere... - disse Selphie, come per prenderli in giro.
- Si dice “BlitzBall”, cara la mia ignorantona, e presto diventeremo la squadra più forte dell’isola! - disse Tidus, notevolmente arrabbiato.
- Ma se siete in quattro gatti in quella squadra, e fate pure schifo! E oltretutto, siete gli unici che ci giocano! - gli urlò Selphie.
Wakka intervenne tra i due, cercando di fermarli.
- Dai ragazzi, litigare non serve a nulla! E poi miglioreremo! - disse il ragazzo.
I due decisero di smettere di litigare, per poi iniziare a parlare come se nulla fosse successo.
- Ultimamente mi sento fuori posto sull’isola... - disse Tidus, un po’ triste.
- Anche io ho questa sensazione, non so spiegarmela. - disse Wakka.
- Anche io ne ho una simile, come se questo non fosse il posto giusto, come se un giorno potrei incontrare nuove persone che mi facciano sentire a mio agio. Magari un posto in cui troverei anche un bravo ragazzo, gentile, che mi protegga e mi voglia bene. - disse Selphie, sognante.
- Se esiste un mondo del genere, non vorrò mai metterci piede. Qualcuno che ti trova attraente? Impossibile. - disse Tidus, quasi rabbrividendo per prendere in giro Selphie.
Lei di risposta gli fece una linguaccia.
- Stupido, magari esistesse un mondo simile... - disse la ragazza.
Kairi era rimasta a guardare i tre parlare. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma preferì ascoltarli senza intromettersi.
 
 
 
Le lezioni pomeridiane finirono. Tutti i ragazzi si avviarono fuori dalle classi e dalla scuola, chi dirigendosi verso casa, chi verso posti dove svagarsi e divertirsi. Kairi decise di andare verso casa, e Selphie la accompagnò per un tratto, fino a che non dovettero prendere strade differenti. Kairi poi si incamminò verso casa. Dopo una piccola salita finalmente arrivò davanti a una villetta, che sembrava guardare dall’alto molte altre.
Kairi aprì il cancelletto, e si avviò verso la casa. Aprì la porta ed entrò. Una signora non più troppo giovane, ma neanche troppo vecchia, si trovava nell’atrio, e la accolse calorosamente.
- Kairi, bentornata. Passato una bella giornata a scuola? Ti sei divertita? - disse la signora.
- Si signora, non si preoccupi, tutto bene. - rispose Kairi, con un sorriso sul viso.
Un signore, probabilmente dell’età della signora, uscì dalla porta situata sulla destra, che portava alla cucina. Squadrò la ragazza e poi iniziò a parlare.
- Bentornata. Vai a cambiarti, che fra poco si cena. - disse il signore.
- Ovviamente, signor Sindaco. Ho proprio fame, e vedrà che ci metterò pochissimo. - disse la ragazza.
Kairi salutò i due e si diresse su dalle scale di fronte a lei, fino ad arrivare al piano di sopra. Qui, svoltando a destra, raggiunse la sua camera, dove entrò, e iniziò a cambiarsi. Si mise il suo solito vestito rosa, che amava indossare, poiché la faceva sentire a suo agio e le ricordava i bei vecchi tempi. Fatto ciò, uscì dalla camera e andò in bagno, la porta di fronte alle scale, a lavarsi le mani, per poi scendere di sotto, pronta a mangiare.
La signora aveva cucinato una bella cenetta, che Kairi mangiò con piacere. Mentre mangiava il secondo, un piatto di carne con contorno di patate, la signora parlò.
- Sei una così cara ragazza, Kairi. Abbiamo proprio fatto bene ad accoglierti qui in casa nostra. Mangi senza riserve, e mi rendi tanto felice. - disse la signora.
- Ve ne sono grata signora, sia a lei che a suo marito. Siete stati gentilissimi con me, fin da quando sono bambina, e ho cercato di procurarvi meno guai possibili... - disse Kairi.
- A parte un paio di sparizioni improvvise e insolite... - disse il sindaco.
- Ehm... - Kairi era notevolmente imbarazzata. D’altronde, come avrebbe potuto spiegare la faccenda? Divenne però subito triste, pensando al passato. La moglie del sindaco se ne accorse, e iniziò a punzecchiare il marito.
- Caro, sei sempre il solito. Non hai il minimo tatto! - gli disse, rimproverandolo. - La nostra Kairi ci ha sempre detto tutto, e se ha avuto qualche momento no, dobbiamo solo starle vicini ed aiutarla. E comunque ci ha assicurato che noi non centravamo nulla con le due sparizioni, che lei ci voleva bene e non era colpa nostra. -
Il sindaco non disse più nulla. Kairi sapeva che sua moglie sapeva come farsi rispettare e come comandare in famiglia. Decise di finire velocemente di mangiare, si alzò da tavola, ringraziò per l’ottima cena e disse che si sarebbe andata a fare una doccia.
Kairi salì al primo piano, prese il suo ricambio ed entrò nel bagno, facendosi una doccia rinfrescante, cercando di non pensare a niente.
Passò all’incirca una mezz’oretta prima che Kairi rientrasse nella sua stanza dopo la doccia.
La stanza di Kairi era molto semplice. Sulla sinistra si trovava il letto, di fronte a lei una scrivania con una finestra, e sulla destra un armadio. Le pareti erano di un color rosa, molto amato da Kairi.
Kairi si avviò alla scrivania, tirò fuori la sedia girevole, e ci si sedette sopra. Stava ripensando a quanto detto prima dal sindaco: non aveva detto come mai era scomparsa, però aveva rassicurato i due che loro non centravano nulla.
La prima volta era successo tutto per caso: lei e i suoi due migliori amici Sora e Riku avevano costruito una zattera per intraprendere un viaggio, quando per vari avvenimenti, si ritrovarono in altri mondi. Kairi rimase addormentata la maggior parte del tempo, per poi essere salvata da Sora. Ma i due si dovettero separare presto, e lei rimase un anno da sola sull’isola.
Kairi poi, fu portata da un uomo di nuovo su un altro mondo, e di nuovo Sora accorse a salvarla, e ritrovarono Riku. I tre tornarono insieme sull’isola, e rimasero insieme, fino a che non giunse quella lettera...
Sei mesi prima Sora e Riku ricevettero una lettera da Re Topolino, che li convocava perché pareva che una nuova minaccia stesse per attaccare i mondi, e i due dovettero andare ad aiutarlo. Kairi era d’accordo con la loro partenza, perché sapeva che era per il bene del loro mondo e di tutti gli altri.
Ma ora Kairi sentiva la loro mancanza. Certo, c’erano Selphie e gli altri, ma non era la stessa cosa. Loro non avevano vissuto tutte quelle avventure insieme.
Con Sora e Riku le cose erano diverse. Si intuivano al volo, e si divertivano insieme.
Kairi era diventata davvero triste. Guardò fuori dalla finestra, guardò le stelle.
- Siete da qualche parte lì sopra, vero ragazzi? - disse. - Tornate presto, mi mancate tanto. -
Senza che lei stessa se ne accorgesse, le lacrime stavano scendendo dai suoi occhi azzurri.
-... Torna presto, Sora... -
 
 
 
Il mattino dopo Kairi si svegliò di buon ora, si vestì e andò a fare colazione in cucina, dove il sindaco era già seduto, leggendo il giornale, mentre sua moglie era ai fornelli. Si sedette a tavola, che era imbandita di fette biscottate, vari tipi di marmellata e altre prelibatezze. La signora si avvicinò a lei con un bicchiere di succo d’arancia.
- Mangia bene cara, che oggi ti aspetta un’altra giornata faticosa. Col caldo che c’è, è meglio essere in forze fin dal mattino - disse la signora.
Il marito abbassò il giornale e guardò la ragazza.
- Vedo che stamattina sei un po’ più allegra di ieri. La notte porta sempre consiglio, e felicità. Non serve pensare a vecchie cose passate. - disse. - Sappi che io e mia moglie ti vogliamo bene, e non vogliamo che tu sia triste. - concluse, e dalla sua faccia si notava che si era tolto un bel peso dallo stomaco. La moglie gli sorrise.
Kairi rimase stupita, ma alla fine sapeva che il sindaco non era così burbero come tutti credevano nell’isola. Finì di mangiare e li salutò entrambi, per poi avviarsi a scuola.
Come al solito il caldo rendeva le lezioni insopportabili, ma quel giorno sembrava passare più velocemente del solito. All’ora di pranzo andò con Selphie a mangiare nel cortile, all’ombra di un albero, ma la loro pace non durò molto, rotta dall’arrivo di Tidus e Wakka. Il biondo iniziò l’ennesima litigata con Selphie, che lo inseguì per mezzo cortile, mentre Wakka se la rideva, vedendo l’amico scappare e chiedere aiuto.
Anche le lezioni pomeridiane passarono veloci, e verso sera Kairi e Selphie uscirono da scuola insieme, dirigendosi verso la solita strada. La mora si stava vantando di come avesse dato una bella lezione a Tidus, quando in cima alla salita Kairi alzò lo sguardo e notò l’isoletta.
Rimase immobile. L’isoletta conteneva tutti i suoi ricordi felici, i ricordi di lei, Sora e Riku, insieme. Passavano la maggior parte del loro tempo lì, e ogni volta che lei la vedeva, non poteva che pensare a loro.
Ma la sensazione era diversa dalle altre volte che l’aveva vista. Si era ripromessa di non tornarci più finché i suoi due amici non fossero tornati, perché ci avrebbe rimesso piede insieme a loro, così che lì i due gli avessero raccontato le loro nuove avventure, e lei sarebbe restata ad ascoltarli ore, giorni interi. Ma in quel momento Kairi provava lo strano desiderio di volerci andare, di prendere una barca ed andare all’isola, da sola, per poter finalmente pensare e urlare la sua tristezza.
Selphie vide in volto l’amica, e capì che cosa aveva. La guardò e disse: -
Kairi, tutto bene. Vuoi che ti accompagni a casa? -
Kairi guardò l’amica. Non dovette neanche pensare a cosa risponderle, perché le parole le uscirono naturali dalla bocca.
- Selphie, io devo fare una cosa. Vai pure senza di me. - disse all’amica.
Selphie la guardò con una faccia strana, confusa. Poi le rispose.
- Ok, fai ciò che devi fare. Ci vediamo domani a scuola. - disse.
Kairi la salutò, e poi corse a casa. Si cambiò e uscì subito. Corse giù dalla discesa e in poco tempo arrivò ad un piccolo pontile, dove erano ormeggiate delle barche. Salì subito sulla più vicina, e iniziò a remare verso l’isola. In poco tempo fu lì.
L’isola era rimasta sempre uguale, come quando tutti e tre passavano il loro tempo lì: la spiaggia, il piccolo laghetto, gli alberi, l’isolotto con l’albero di Paopu.
L’albero di Paopu, loro tre si riunivano sempre lì. Sora si sedeva sull’albero, Kairi si metteva in piedi con la schiena appoggiata e Riku se ne stava in piedi in parte. Era sempre così, tutti e tre così guardavano il mare e pensavano alle nuove avventure che li avrebbero aspettati.
Si incontravano sempre, in qualsiasi stato d’animo, sia che fossero felicissimi o molto tristi.
Ma ora Kairi era da sola. Riku e Sora erano partiti per diventare maestri del Keyblade, e lei si ritrovava sola sull’isola. Le mancavano davvero tanto. Kairi cercò di trattenere le lacrime, mentre attraversava il ponte che conduceva all’isolotto.
Si sedette sull’albero di Paopu, guardando il mare. Non era la stessa cosa da sola, e lei lo sapeva. Credeva che andare all’isola quel giorno sarebbe stato diverso, ma invece no. Andare lì aveva aumentato il suo senso di solitudine e la sua tristezza. Ancora una volta le lacrime scendevano dai suoi occhi azzurri senza che lei potesse farci niente. Ma non tentò di asciugarle, perché lì era da sola, si poteva sfogare senza che nessuno le dicesse nulla.
- Non dirmi che quella è la nostra Kairi che è triste! - disse una voce, proveniente da dietro di lei. - Ah, scusa, forse dovevo dire “tua Kairi”... -
- Smettila di punzecchiarmi, non risponderò alla tua stupida provocazione. Sono maturato in questo tempo. - disse un’altra voce.
A Kairi mancò il fiato. Conosceva quelle voci. Erano in tutti i suoi pensieri. Ma non era possibile. Stava sicuramente sognando. Era solamente uno scherzo della sua mente.
- Non ci risponde? Che il tuo tesoruccio sia arrabbiato con noi? - disse la prima voce.
- Smettila, sei diventato davvero antipatico nel tuo viaggio! Kairi non sarebbe mai arrabbiata con noi! - disse la seconda voce.
Un sogno così lungo e così strano? Doveva guardare dietro di se. Forse non c’era nessuno, ma lei doveva farlo.
Si girò.
Kairi smise per un attimo di respirare.
Davanti a lei c’erano due ragazzi, uno alto con i capelli argentei e uno più basso del primo, con i capelli marroni.
Sora e Riku erano lì. Sora e Riku erano tornati.
 
 

Sora e Riku sono tornati all’isola. Come sarà stato il loro viaggio per diventare maestri? Saranno riusciti nel loro intento? Come saranno diventati?
Dopo questo primo capitolo che fa anche da prologo alla storia, che spero recensirete per farmi capire un po’ cosa ne pensate, inizio subito a scrivere il secondo. Aspetto recensioni, e al prossimo capitolo!
  
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