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Autore: Acqua Efp    17/08/2011    4 recensioni
La fine di una vacanza giunge alle porte e con essa è tempo di salutare i momenti belli e le persone che si sono conosciute.
Una promessa fatta prima di partire.
Un anno dopo Emma scende dal treno nello stesse paese ma il suo arrivo non è esattamente come quello che si era sognata dodici mesi prima.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tramonto - pubblicata
One-shot per il concorso "one-shot dell'estate". E' assolutamente senza pretese: pensata e scritta di getto.
Potrebbe essere uno spunto per una long ma non ho ancora deciso e sicuramento non deciderò prima di aver terminato l'altra long che ho in corso.
Grazie a chi leggerà e grazie alla mia beta che oltre a correggerla quando ha visto lo scintillio dell'idea  nei miei occhi mi ha imposto di scrivere.


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TRAMONTO


Il sole risplendeva cocente, riflettendosi sullo specchio di acqua azzurra e tingendola dei colori del tramonto.
Emma rimase seduta dov’era, le gambe abbracciate e il mento appoggiato sulle ginocchia, il ricordo di momenti più felici impresso nella mente.
Aveva sperato con tutta se stessa che quel giorno non arrivasse, tuttavia, non si può combattere l’incessante fluire del tempo.
Era arrivata in quel paese di mare un mese prima. I genitori della sua miglior amica possedevano una casa a pochi metri dalla spiaggia e ne avevano concesso l’utilizzo alle ragazze per un mese come regalo di diploma: una vacanza solo per loro due, per rilassarsi dopo lo sforzo dell’esame finale.
Aveva incontrato Tom la seconda sera. Lei e Ester avevano deciso di andare a ballare in un locale sulla spiaggia; erano arrivate da poco quando assetate si erano dirette al bar. Un ragazzo aveva iniziato a parlare con Ester e il gruppo di amici si era, dunque, fermato lì vicino.
Emma si era seduta ad uno sgabello posto davanti al banco del bar e aveva continuato a bere il cocktail nell’attesa che l’amica finisse la conversazione. Aveva alzato gli occhi, a un certo punto, e senza volere li aveva incrociati con quelli castani di qualcun altro. Il ragazzo aveva sorriso mentre si avvicinava e lei aveva ricambiato.
Si erano scambiati i nomi e i numeri di telefono. Emma aveva scoperto che Tommaso e i suoi amici erano del posto e loro si erano offerti di fare a lei ed Ester da ciceroni per i locali della zona.
Dopo quella sera tutto si era svolto in fretta, le prime uscite serali, gli incontri ‘casuali’ in spiaggia, fino al primo bacio dato una serata dopo aver bevuto un po’ troppo. Non se n’era pentita, però, perché il mese che aveva passato in compagnia di Tommaso era il più bello che avesse mai vissuto.
Tom era come il sole: energia pura. Era simpatico, ironico, sempre pronto a trovare qualcosa di nuovo da fare. Se in compagnia le stava vicino senza escludere gli altri, quando erano soli esistevano solo loro due. Riusciva ad essere dolce ma mai sdolcinato e lei si era pian piano innamorata del suo sorriso e della sua allegria.
Il tempo dell’arrivederci, però, era arrivato e quella sera stessa lei doveva salire sul treno che l’avrebbe riportata a casa, ad oltre cinquecento chilometri di distanza da lui.
Si alzò e spazzolò i corti jeans per far scivolar via la sabbia, infine, diede un’ultima occhiata al mare. Il sole era quasi scomparso del tutto oltre la linea dell’orizzonte e il cielo passava lentamente dal rosso al violaceo al blu. Sorrise e si asciugò la lacrima salata che le era colata sulla guancia.

Ester l’afferrò per un gomito e se la trascinò per tutta la stazione fino al raggiungimento del binario.
- Sono sicura che verrà! – tentò di rassicurarla.
- Non credo. – alla sua risposta Ester sospirò e andò ad obliterare il biglietto. Lui, invece, apparve dalla scala che portava al sottopassaggio, aveva il fiato e i capelli in disordine, il volto era corrucciato e si guardava attorno cercando qualcuno. Cercando lei. Quando i loro occhi si incrociarono, allacciandosi di nuovo come la prima, la smorfia di apprensione si trasformò in un sorriso disteso e Tommaso accelerò il passo raggiungendola.
Lasciò la valigia appoggiata esattamente dove era e restarono per un minuto semplicemente a fissarsi.
- Sei venuto! – gli disse con tono decisamente sorpreso.
- Credevi che non ti avrei salutata? – le posò un bacio a fior di labbra – mi mancherai Em. – le lacrime le solcarono di nuovo il viso e lui le asciugò con i pollici. Sapevano entrambi che quel giorno sarebbe arrivato, esattamente come sapevano che una relazione a distanza era qualcosa di tremendamente difficile; Emma, tuttavia, sentiva dentro di sé che potevano provarci, e voleva provarci. Non aveva nemmeno dovuto penare per convincerlo, le era bastato chiedere, lui le aveva semplicemente domandato se fosse stata sicura e quando lei aveva risposto affermativamente le aveva sorriso, come faceva sempre, facendole battere il cuore a mille, e le aveva detto che allora voleva provarci anche lui. Non c’era stato nessun ‘ti amo’, non a parole almeno, c’era stato, però, nei loro gesti, nei loro sguardi, nelle loro mani intrecciate e nei loro cuori.
- Mi mancherai anche tu. – gli sussurrò a fior di labbra, facendosi abbracciare da lui e aggrappandosi alle sue spalle come a un salvagente per non affogare.
- Em, - la voce di Ester la riscosse – dobbiamo salire. – le disse triste, dispiaciuta quasi come se fosse stata colpa sua. Emma annuì, lasciò un ultimo bacio a Tommaso e si allontanò, senza mai staccare gli occhi da lui.
Tommaso non si mosse, non quando lei salì, né quando lei si sporse dal finestrine. Rimase fermo dov’era fino a che Emma non vide la sua sagoma farsi più piccola man mano che il treno si allontanava. La figura di Tommaso tramontò come il sole di qualche ora prima, solo allora si concesse di sedersi al suo posto, di fronte ad Ester, e lasciò che una lacrima le rigasse il volto. L’amica non le disse niente, si limitò ad alzarsi prendere posto nel sedile di fianco al suo e permetterle di appoggiare la testa sulla sua spalla.



Un anno dopo

-         Em, ti muovi? – Ester la guardava ridendo qualche passo più avanti.
-         Non è mica colpa mia se questa valigia pesa quanto me! – le disse raggiungendola.
-         Andiamo, dobbiamo anche cercare il taxi! – la rimproverò di nuovo l’amica.
-         Arriv… -
-         Em? Perché ti sei bloccata? E cos’è quello sguardo? – Ester guardò prima lei poi si decise a voltarsi verso ciò che aveva attirato la sua attenzione – Oh. Em, ti giuro che Lara mi aveva detto che sarebbe stato a Madrid. – le disse con tono di scuse.
Emma annuì e ricominciò a incamminarsi verso l’uscita e la sagoma che si stagliava tra loro e le porte scorrevoli.
-         Ciao, Em. – le disse quando si trovarono di nuovo faccia a faccia, quasi un anno dopo che si erano salutati in quella stessa stazione.
-         Ciao, Tom. – rispose trita.
-         Cosa ci fai in stazione? – si costrinse a chiedergli, infine.
-         Aspetto Lara, sta tornando dall’università, ha appena dato un esame. – rivederlo era stata una pugnalata, quella frase il colpo di grazia. Sentì la mano di Ester afferrarle un braccio e tirarla verso l’uscita.
-         Scusa Tom ma dobbiamo proprio andare o non riusciremo a trovare nemmeno un taxi! –
-         Grazie. – le sussurrò quando furono lontane da lui. Si prospettava una lunga vacanza.

   
 
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