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Autore: Edellweiss    17/08/2011    4 recensioni
- Prigioniero Soul Eater Evans, alzati in piedi .. - .
Nessuno si mosse, il capo attese per circa un minuto, poi infastidito pronunciò la frase con maggiore enfasi e autorità.
- Alzati in piedi, essere inutile.. -
Soul Eater mosse impercettibilmente le dita, chiudendole in un pugno, e cominciò a ridere.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Black Star, Death the Kid, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Tsubaki
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Purtroppo questa volta non c'è il disegno, ma tra qualche giorno o metterò. Mi scuso per il ritardo, ma l'ispirazione era andata via.

Spero vi piaccia^_^

My last breath

L’arsura del tardo pomeriggio pareva non sfiorare la ragazza mora che camminava sul ciglio della strada. Era l’unica persona in giro nel raggio di chilometri, probabilmente stavano tutti rinchiusi in casa con le finestre abbassate per proteggersi dall’afa oppure in piscina, con la speranza di trovare sollievo nell’ acqua fredda. La ragazza, Maka Albarn, era in uno stato catatonico, camminava lentamente, con lo sguardo dritto e le spalle distese.

Era uscita di casa senza dire niente a Kid, appena Crona era svanito dalla sua vista, senza sapere neppure dove andare, ma con il cuore e la mente in tumulto. Era stato diretto e sbrigativo, senza soffermarsi sui dettagli, lasciandola inebetita a fissarlo      Maka ho trovato Liz e Patty, sono vive, perciò ci sono  buone probabilità che anche Soul e Tsubaki stiano bene, ho fatto come mi avevate chiesto anni fa..’” Aveva aggiunto anche qualche altra cosa, ma il suo cervello non aveva recepito altre informazioni, dopo aver ascoltato la meravigliosa notizia. Mentre Crona le parlava avrebbe voluto chiedergli dove si trovassero, in che condizioni, ma uno strano groppo alla gola le aveva impedito di aprire bocca fino alla fine. Non era neanche stata in grado di ricambiare il suo saluto mentre si allontanava.

Liz e patty, chissà come erano cambiate, chissà cosa avevano passato. In un attimo una nuova consapevolezza la travolse;  Crona aveva parlato di loro al plurale, e le aveva trovate insieme, che non le avessero separate?

A pensarci bene non riusciva neanche ad immaginare  l’una senza l’altra, che quei maledetti avessero compiuto un atto di clemenza permettendoli almeno di restare assieme?

Si bloccò, sconvolta dal luogo in qui si trovava. Inconsciamente, aveva attraversato tutta la città ed era arrivata davanti all’appartamento dove un tempo lei e Soul erano vissuti.

Le lacrime cominciarono ha uscire quasi senza che se ne accorgesse.

 

<< Mi spiace signore, ma qui non abita nessuna Maka Albarn, da anni ormai .. >>.

Mr.Mc Tullsiz serrò la mano in un pugno, stropicciando il foglietto di carta con qui andava in giro da quella mattina. << Ma prima abitava qui vero? Non è che ha lasciato un recapito telefonico, il suo nuovo indirizzo a qualcuno?>>, Tentò ancora, sperando con tutto il cuore che quella donna, Maka, avesse pensato all’eventualità che la cercassero, che quel Soul la cercasse.

<< No mi spiace, ha lasciato l’appartamento in tutta fretta tre anni fa, se non ricordo male era pure in cinta, mi ha ridato le chiavi ed è sparita >>. Concluse la donna assumendo un aria pensierosa, come se improvvisamente il tutto le sembrasse strano.

Mc.Tullsiz ringraziò la portinaia, che ritornò dentro il palazzo dopo aver finito di spazzare per terra, mentre lui si lasciò andare contro la parete, combattuto tra rabbia e delusione.

Non appena quello strano ragazzo, che se ne andava in giro con i subordinati del Kishin(Gente insopportabile, tra l’altro) e dai capelli tutt’altro che ordinari, gli aveva consegnato quel messaggio chiaramente criptato, e spiegato vagamente la situazione aveva capito tutto. E si era sentito in dovere di consegnare quel messaggio il prima possibile. Gli aveva mostrato che cos’era, una falce, un arma e questo era bastato perché si fidasse di lui.

Aveva lasciato il bar nelle mani di un suo assistente in tutta fretta, cercando di sembrare perfettamente calmo e non mostrare alcun segno di turbamento. Dopo di che si era armato di cartina e aveva cercato l’Abitazione.

<< Maledizione!>> Sussurrò frustrato, voltandosi per uscire, nella sua mente la voce del ragazzo risuonava ancora. “Maka Albarn è bionda, ha due grandi occhi verdi, molto esile e slanciata di corporatura, piuttosto bassa per la media, ed ha ventidue anni compiuti”.

Quante donne in America potevano corrispondere a quella descrizione?Migliaia!

Si voltò per andarsene e restò impietrito. Di fronte a lui c’era una ragazza, che a primo impatto avrebbe anche potuto corrispondere alla descrizione, tranne che per i capelli, scurissimi; Piangeva appena, ma non faceva niente per asciugarsi le lacrime, ed immobile fissava il palazzo dal quale lui stava uscendo. Il suo sguardo era vacuo, spento, perso. Poteva essere lei?

Si sgranchì la gola, come per richiamare la sua attenzione, ma la ragazza non sembrava aver ancora notato la sua presenza. Si ritrovò costretto a colpirla lievemente sulla spalla, dopo svariati tentativi orali. La ragazza si spaventò e la vide rabbrividire quando si accorse di lui. Non sapendo bene che fare provò subito a tranquillizzarla, cercando di assumere un espressione distesa.

<< Mi scusi signorina, non volevo spaventarla. E’ solo che sembra turbata, tutto apposto?>>. La ragazza lo guardò con ansia per qualche secondo, turbata era dire poco, sconvolta forse era un termine più corretto.

<< Si, sto bene, non si preoccupi. >>, Rispose la ragazza, dopo vari secondi, acquistando improvvisamente un’espressione seria, composta; Come se le lacrime non ci fossero mai state, e per un attimo il dubbio di essersi immaginato tutto lo sfiorò, ma immediatamente notò il rossore sulle guance che spiccava, nonostante l’abbronzatura color carota, e che alcune lacrime pendevano ancora dal suo viso.

Mc.Tullsiz sorrise, sapeva bene che effetto aveva il suo volto allegro sulle persone. Ispirava fiducia, rasserenava, sopratutto ora che il tempo aveva addolcito i suoi lineamenti.

<< Bene, meno male .. prenda questo, ne ha bisogno.>>. Gli porse un fazzoletto di stoffa bianco che teneva nella tasca dei pantaloni.

La ragazza sembrava restia ad accettarlo, fissò attentamente il viso cordiale del uomo prima di accettarlo ed asciugarsi immediatamente le ultime tracce della sua disperazione.

Doveva imparare a controllare meglio le emozioni, come aveva potuto scoppiare a piangere così, pubblicamente, per di più in una zona dove era conosciuta. Non si sarebbe neanche dovuta avvicinare a quella parte della città. Nessuno doveva riconoscerla.

<< La ringrazio signore .. >>, Disse, restituendogli il fazzoletto, un po’ in imbarazzo per al figura che aveva fatto. Finalmente stava tornando pienamente cosciente delle sue azioni.

<< Niente signorina… Per caso lei vive da queste parti? ..>>, Chiese McTullsiz, ormai si buttava, come si dice o la và o la spacca.

<< No, cioè, ci abitavo qualche tempo fa, perché?ha bisogno di un’informazione?>>.

<< Si signorina, sto cercando qualcuno che un tempo abitava qua, mi hanno detto.. Mi scusi ma non le ho detto il mio nome.. Carter, Carter McTullsiz. Lei?>>, finì la frase porgendo la mano.

La ragazza tentennò qualche momento prima di stringere la mano e pronunciare, a voce bassa ed agitata, << Il mio nome è Clarissa Newton, piacere .. allora chi cerca lei?.. >>, la ragazza vide l’uomo annuire appena, sempre sorridendo. Lei sospirò di sollievo, per fortuna non si era accorto della sua bugia. Era così maldestra nel mentire, si tradiva sempre, arrossendo o peggio, agitandosi inutilmente. Per questo non appena aveva assunto una nuova identità le era stato così difficile abituarsi a mentire, era stata Kid ad aiutarla, facendo sembrare tutto un gioco stupido. Dentro casa era Maka, fuori Clarissa, una ragazza di origini miste con una figlia avuta da uno sconosciuto incontrato in un pub.

<<… Cerco una ragazza che abitava qui fino a tre anni fa, Maka Albarn, mi hanno detto che è sparita senza lasciare tracce .. Lei la conosceva?>>.

Maka restò di stucco. Chi era quell’uomo?Perché la cercava?

Certo, sicuramente, quando tre anni fa erano iniziate le sparizioni delle armi c’era chi cercava i rispettivi partner, forse per fargli una specie di lavaggio del cervello, ma non ne avevano mai avuto la conferma. Dopo la cattura di Shinigami-Sama Kid doveva sparire, e lei e Black*Star non ci avevano pensato neanche un attimo prima di seguirlo, nonostante le sue condizioni.

Si risvegliò dai pensieri grazie alla vibrazione del cellulare, mollò la presa da Carter per rispondere.

<< Mi scusi un attimo, signor McTullsiz.. >>, e si affrettò a rispondere.

Si soffermò un attimo davanti al display,

<< Pronto? >>

<< SI PUO’ SAPERE DOVE SEI MAKA?>>.

Maka fu costretta ad allontanare il cellulare per non spaccarsi il timpano, aspettò pazientemente che kid smettesse di urlare, prima di ribattere.

<< Scusami Kid, okay?Sto bene, ma c’è un problema, o meglio.. penso sia un problema.. >>, Bisbigliò appena, non volendo che l’uomo vicino a lei sentisse.

<< Che tipo di problema?cos’è successo?>>.

<< Sistemati, lascia Ivy con Ai, e vieni al vecchio palazzo dove abitavamo io e soul, c’è una cattura.>>, Riattaccò subito dopo, senza lasciare a Kid il tempo di rispondere, mostrando un sorriso brillante a Carter McTullsiz.

 

Kid aveva fatto esattamente quello che Maka gli aveva detto, dopo aver chiesto ad Ai di stare con Ivy(Era piuttosto giù di morale, per la partenza di Black*Star, perciò sicuramente la compagnia della piccola l’avrebbe rallegrata) aveva preso il furgone verde militare dal garage e caricato corde di ogni genere.

Al telefono Maka sembrava tranquilla, non aveva captato alcun segno di agitazione nella sua voce. Ed ora non sapeva cosa fare, mancava solo una curva e si sarebbe trovato di fronte al palazzo.

Svoltò e accostò proprio davanti, riconoscendo la sagoma di Maka da dietro.

Parlava con un uomo di mezza età, che sembrava tutto fuorché pericoloso, ecco, ora ci capiva ancora meno.

Il cellulare vibrò, per cinque secondi, un messaggio di Maka.

Kid, appena batto il piede per terra esci fuori e prendiamolo, non sembra molto atletico e neppure tanto giovane perciò dovrebbe essere facile.

Il ragazzo si impose di non chiedersi il perché di quella cattura, abbassò il capellino, in modo da nascondere meglio il viso, non si sa mai, pensò, in quella zona avrebbero potuto riconoscerlo.

Fissava attentamente i piedi di Maka, in attesa. Pronto a scattare.

 

<< Ma lei proprio non sa dove si trovi?se era sua amica è strano … >>.

<< Non ha lasciato niente a nessuno, purtroppo, mi dispiace di non esserle molto utile. >>.

Batté il piede, quasi impercettibilmente. Sentì il suono di una portiera aprirsi e chiudersi provocando un forte frastuono. E dire che lei sperava in un attacco a sorpresa, silenzioso.

Mr. McTullsiz non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo. Si voltò appena per vedere chi stava arrivando e si ritrovò incapace di parlare, bloccato da un fazzoletto bianco.

Davanti a lui Clarissa sorrideva, quasi cattiva, trionfante, e capì tutto.

L’avevano seguito, i subordinati del Kishin si erano insospettiti, ed ora per lui era finita.

Allora?che ne pensata?

Baciii!!!!!!!!!!!

Ellenweiss.

   
 
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