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Autore: Ipernovae    17/08/2011    11 recensioni
Premetto che non mi piacciono le Dramioni, ma ho visto quest'immagine e ho dovuto scrivere.
Dal testo:
"Sai, pensavo che avessi capito che ero io. L'indizio era così chiaro. Anche se ho scritto come Weasley"rise amaramente.
"L'origami"sussurrò Hermione come colta da un lampo di genio in ritardo.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Non era solito vedere Draco Malfoy in biblioteca.
Quel ragazzo dai capelli biondi, sempre composto dall'aria altera, che da sempre aveva pensato di essere destinato a qualcosa di più grande che studiare in una semplice Scuola di Magia.
Lui, era stato scelto per diventare un Mangiamorte. Il suo destinato che si compiva e non per sua volontà.
Presto non sarebbe stato più un semplice allievo di Hogwarts, un degno studente della casa di Salazar Serpeverde.
No. Sarebbe stato al servizio del Signore Oscuro.
Per quel motivo, si era concesso quell'ultimo anno per osservarla. Per vedere quanto quella ragazza dai capelli mossi e il viso roseo fosse straordinaria nella sua ordinaria bellezza.
Ancora adesso, Draco Malfoy, si chiede come avesse fatto ad innamorarsi.
Aveva passato anni a detestarla, quella Grifondoro, quella sporca mezzosangue.
Ma la facciata di disprezzo che mostrava agli altri, era una copertura per i suoi veri sentimenti, quelli che aveva taciuto persino a se stesso. Lui l'amava.
Si sentiva in dovere di prenderla in giro in quanto Serpeverde. Ma quella fitta, quel dolore che gli prendeva al petto ogni volta che vedeva il suo viso pieno di dolore, di ribrezzo, di odio per quei suoi insulti così spregevoli.
Con un sospiro pesante, appoggiò elegantemente la mano sul mento, osservandola spostarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio- e avrebbe pagato fior di galeoni pur di poter essere lui a far quel movimento- e voltare la pagina del libro che stava leggendo.
L'adorava quando studiava. Quando era un'insopportabile so tutto io.
Sedeva lontano quel giorno e la osservava. Guardava il suo viso prendere smorfie strane ogni volta che incontrava qualcosa che non le andava bene o qualcosa di particolarmente importante su cui prendere appunti.
E così si decise. Era stufo di mentire. Era stanco di essere odiato da lei.
Voleva dirle la verità. Voleva farle sapere che lui non era un mostro. Doveva sapere che lui la amava.
Doveva sapere il compito che gli era stato affidato. Prese pergamena, piuma e scrisse.
Cercò di imitare la calligrafia un po' sbilenca di Weasley. Oh sì, Draco sapeva che lei aveva una cotta per quell'insulso mago che disonorava il nome purosangue.
Fece un piccolo origami con la pergamena e glielo "inviò". Dopo di che uscì a grandi passi, passando vicino al banco dove lei stava studiando. Lei alzò d'istinto, come se si fosse sentita osservata solo in quel momento, lo sguardo e lui ricambiò con disprezzo, uscendo.
Qualche istante dopo, un grazioso cigno di carta atterrò nel libro di Hermione Granger.

Lo aprì con esitazione. Si fidava poco dei biglietti che le arrivavano, aveva avuto delle brutte esperienze.
"Torre di Astronomia, dieci in punto. Fatti prestare il mantello dell'invisibilità da Harry."-aveva evitato di scrivere Potter, troppo da Malfoy, poco da Weasley-.
Rilesse più volte quel biglietto. Doveva fidarsi? Poteva essere realmente Ron? La scrittura era la sua...
Ron che finalmente si era accorto di lei? Ron che aveva capito!
Ripose il biglietto tra gli appunti e tornò nella Sala Comune quasi correndo, con una foga che era rara da associare alla sua figura. Una volta varcato il quadro della Signora Grassa, si diresse spedita verso il suo migliore amico.
"Harry"disse avvicinandosi alla poltrona dove era immerso a scrivere un tema sugli infusi per Piton.
"Che c'è?"domandò alzando volentieri lo sguardo.
Si abbassò e al suo orecchio bisbigliò un "Mi presti il mantello?"
Subito Harry rimase scioccato da quella richiesta. Ma Hermione non voleva dirgli del biglietto. Non voleva confessargli tutto, l'avrebbe fatto ad atto compiuto e finito.
"Hermione..."cominciò con un nota di scetticismo e curiosità nella voce. Perché voleva il mantello? Lei? Quella che rispettava sempre le regole!
"Perché vuoi il mantello?"domandò sospettoso, anzi, curioso di sapere che cosa la sua migliore amica stesse tramando di nascosto proprio a lui.
"Me lo presti o no?"ribatté lei con impazienza, quasi avesse Fuffy che le correva dietro.
"Si, va bene, a patto che mi dai una mano con il tema per Piton"disse speranzoso in un aiuto.

A un quarto alle dieci Harry scese nella Sala Comune e diede ad Hermione il mantello, mentre lei gli consegnò gli appunti sul tema di Piton.
"Un giorno mi spiegherai per quale motivo ti serve e perché tu, Hermione Granger, stai infrangendo delle regole"le sorrise e Hermione prese il mantello uscendo dal ritratto della Signora Grassa con la stessa rapidità del pomeriggio.
Praticamente corse per arrivare fino alla torre di Astronomia, tanto che arrivò cinque minuti in anticipo.
Ma quello che l'aspettava non era Ron.
Una figura nera si stagliava contro la finestra che dava sulla capanna di Hagrid. Una figura che, coperta dall'ombra e troppo distante dalla luce lunare, non sembrava affatto quella di Ron.
Hermione rimase sotto il mantello per qualche minuto, finché non scoccarono le dieci in punto. Ormai era lì, tanto valeva farsi vedere.
Si tolse il mantello e lo ripiegò con cura, cercando di fare più silenzio possibile, ma soprattutto per prendere tempo.
"Pensavo non venissi"quella voce trafisse la mezzosangue. La lasciò a bocca aperta, con il cuore che le batteva irregolarmente.
Draco Malfoy. Con quei suoi capelli biondi e gli occhi grigi. Quel ragazzo che detestava. Quel ragazzo che molte volte, però, aveva attirato la sua attenzione.
"Sai, pensavo che avessi capito che ero io. L'indizio era così chiaro. Anche se ho scritto come Weasley, avresti dovuto riconoscermi"rise amaramente.
"L'origami"sussurrò Hermione, portandosi le mani alle labbra, come colta da un lampo di genio in ritardo.
Draco rise e si avvicinò a lei di un passo, e la luce lunare investì, finalmente, il suo viso. Un viso diverso da quello del Draco che conosceva e che vedeva ogni giorno.
"L'hai capito tardi. Non ti biasimo se te ne vuoi andare, ma prima, vorrei che mi ascoltassi"sospirò. Un sospiro lento e strascicato, quasi gli stesse mancando il respiro e quel gesto gli costasse uno sforzo immane.
Hermione tacque. Perché Draco Malfoy voleva vederla? Perché voleva parlare proprio a lei?
Per lui era solo una lurida mezzosangue, no?
"Oh, capisco che sei confusa, lo sarei anche io."sospirò ancora, poi riprese"Sai, Hermione, non ho mai potuto sopportare di vederti con quell'idiota di Weasley, tanto meno con Potter. Ma non potevo dire o fare qualcosa. Come avrei potuto? I tuoi sguardi erano odio e le parole che mi rivolgevi fredde e distaccate. E come biasimarti se io stesso ero il primo a fare esattamente le identiche cose?"si lasciò andare ad un'amara risata, come se stesse parlando più a se stesso che alla ragazza di fronte a lui "Ma, ora guardami Hermione, sono un mostro. Un guscio vuoto, una marionetta nelle mani di un burattinaio troppo abile. Sono stato scelto"alzò la manica sinistra del braccio, dove un tatuaggio a forma di teschio con un serpente che si intrecciava e inerpicava su di esso, si presentò alla vista della Grifondoro. Che con orrore e una preoccupazione, che non si aspettò di provare, osservò prima il braccio e poi il volto del Serpeverde.
"Draco...no!"sbottò, senza neanche accorgersene e avere il tempo di controllarsi.
Lei non doveva reagire così. Perché reagiva in quel modo?
Ma la domanda ora era: che cosa provava per Draco Malfoy?
Lei amava Ron? Ron che stava con quell'odiosa di Lavanda? Amava davvero quel ragazzo che non la vedeva?
Si avvicinò a lui con passo incerto, quasi traballante.
"Non puoi esserlo...perché?"chiese in un sussurro, prendendo tra le mani il braccio marchiato.
"Lascia che ti spieghi"sorrise stancamente il biondo"In tutti questi anni ti ho odiata. Ammettere di amarti, però, mi costava troppo. Era troppo poco da me. Troppo da smidollato. Io sono un Serpeverde. Dovrei detestare i mezzosangue, invece, guardami, sono innamorato di te. Molte volte ti guardavo da lontano. Troppe volte ti ho osservato in disparte, mentre eri in biblioteca e studiavi. Non puoi immaginare quanto...quanto dolore mi abbia provocato chiamarti con quell'appellativo. Ma, prova a capirmi...io sono un Serpeverde...orgoglioso e testardo. E ora...ora sono marchiato, destinato ad un compito atroce.
Granger, io sono stato scelto per uccidere Albus Silente"sospirò, sentendosi svuotato dal peso che dall'inizio dell'anno lo opprimeva come un macigno posto su un ramoscello.
Una mano accarezzò la guancia del Serpeverde con timidezza.
No, lui non poteva diventare un Mangiamorte. No, non doveva. Lei non lo avrebbe permesso, lo amava.
Si lei lo amava.
E se n'era accorta troppo tardi, perché ormai l'aveva già perso, ormai era inutile combattere. Come aveva potuto essere così cieca e non accorgersi di nulla? Come aveva potuto non accorgersi di quei sentimenti che continuavano a rimanere celati sotto i sentimenti fasulli che provava per Weasley?
"Non farlo Draco, tu puoi cambiare, io ti posso aiutare...non farlo".
Hermione si lasciò scappare alcune lacrime che Draco raccolse dolcemente, troppo innaturale per lui.
"Non puoi farlo, io...io ti amo Malfoy"disse lei singhiozzando.
Draco sorrise. Che piacere sentire quelle parole uscire dalla sua bocca. Quegli occhi non dovevano essere lucidi, non dovevano piangere per lui. Lui non se lo meritava.
"Non piangere per me"disse tristemente, catturando un'altra lacrima della Grifondoro.
Prese il volto di Hermione tra le mani e avvicinò le labbra alle sue. Quel bacio lo riempì di gioia e tristezza.
La consapevolezza di averla persa in quell'istante lo stava logorando dentro.
Doveva farle dimenticare tutto, così che solo lui potesse portare quel fardello su di se. Quell'amore sbagliato, corrotto e distrutto.
"Hermione, scusami, ma io...io devo farlo"sussurrò Draco in lacrime.
Hermione non comprese le sue parole, così si limitò a guardarlo con uno sguardo interrogativo.
"Io devo proteggerti, io ti amo. Spero che una parte di te possa sempre ricordarlo."
"Ti amo anche io Draco"singhiozzò lei.
Non poteva farlo. Aveva capito. Voleva cancellarle la memoria. Non voleva dimenticare, non voleva cancellare tutto quello che aveva scoperto, capito. Un amore che non la facesse soffrire quanto quello che provava per Ronald.
La bacchetta di Draco era puntata contro la ragazza. Entrambi piangevano un pianto di dolore. All'unisono esplicavano quell'ingiustizia così terribile, la loro tristezza, il loro amore che stava morendo con quell'unico incantesimo.
"Obliviate"una parola, un sussurro. Le lacrime scorrevano con silenziosa persistenza sulle guance del biondo. Nemmeno se ne era accorto, troppo sconvolto per ciò che aveva appena fatto.
Un semplice incantesimo aveva fatto in modo che lei dimenticasse tutto.
"Che diamine ci fai qui Granger? Torna nel tuo dormitorio!"disse Draco con freddezza, con ancora le lacrime calde che gli rigavano il viso. Lei uscì senza dire nulla.
"Mi dispiace" disse quando Hermione uscì dalla torre di Astronomia, toccandosi le guance ancora rigate dalle lacrime che fino a quel momento aveva versato.
Oh, l'avrebbe amata, mai l'avrebbe dimenticata. Era stato necessario.

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