{ Love like oxygen }
1. First sight efect
Nota:
I
personaggi, luoghi e situazioni sono frutto di immaginazione della
sottoscritta.
Take
out with
full
credits.
– State attenti, diritti con la schiena e siate estremamente gentili e sorridenti a costo di sembrare dei completi babbei. –
Un
uomo sulla cinquantina di anni, vestito elegantemente, camminava
avanti ed indietro su un lungo tappeto in stile Hollywoodiano che si
stendeva da enormi porte di legno fino ad una fine scrivania posta in
centro ad un grande salone dalle lucenti piastrelle nere e le pareti
di legno minuziosamente elaborato.
Dall'alto tetto pendevano
grandi lampadari in stile ottocentesco dai quali irradiava una forte
luce giallastra che rifletteva il bagliore della spilla portata
fieramente sul petto dell'uomo; questa recitava: 'HOTEL
CARL EMPEROR EMPIRE'.
– Valentina,
Simone, voi due avrete a carico due clienti –
Parlava
con voce firme e profonda ad una fila di ragazzi e ragazze di una
ventina d'anni che stavano in piedi ai lati del tappeto e lo
ascoltavano attentamente.
Sembravano quasi dei soldati di
Buckingham
Palace,
sorridenti ed immobili.
In totale erano sei, tutti vestiti con la
divisa nera e la stessa spilla rilucente che portava il loro capo.
– Capito
–
– Capito! – dissero Valentina e Simone,
chinando leggermente il capo in avanti e dimenticando per pochi
secondi l'espressione beota.
Loro
due, essendo i più anziani nel lavoro seppur tra i più
giovani, erano i più vicini alle porte a capo delle rispettive
file di compagni. Il loro lavoro non era tanto quello di occuparsi
dei clienti che sarebbero arrivati, quanto quello di tenere
sott'occhio gli altri compagni ed aiutarli in momenti di possibile
panico.
– Valentina – disse il capo richiamando
la sua attenzione – appena arriveranno gli ospiti, puoi
scegliere a chi presentarti.
– Anche tu Simone –
aggiunse rivolgendosi al giovane mentre ruotava leggermente il capo.
Il rumore di porte ed il mormorio di voci ignote che provenne dall'esterno allarmò tutti i ragazzi che si misero per l'ultima volta in posizione mentre il capo si avvicinava alla porta.
– Eccoli – disse sussurrando.
Le
porte lussuose di legno e vetro si aprirono riflettendo la luce che
immerse per qualche istante le otto persone vestite elegantemente che
entravano a passo lento trascinando piccole valige.
Anche se non
lo sembrava, erano sportivi; erano giunti per un'importante congresso
sull'infortunistica che si sarebbe tenuta in un paio di settimane e
la quale contava la presenza di più di venti Paesi del mondo.
Piccole spille riflettevano chiaramente la bandiera della Corea
del Sud posta sui loro petti.
Quattro
ragazze e quattro ragazzi tra la ventina e la trentina d'anni
sfilavano davanti alle facce sorridenti di porcellana dei sei ragazzi
che si sarebbero occupati di loro per la durata di tutto il
congresso.
Scrutavano l'hotel con aria interessata e soddisfatta
mentre avanzavano sul tappeto rosso, verso la lussuosa scrivania dove
li attendeva il responsabile dell'hotel.
Era estate, le camere
erano quasi tutte occupate ma in quel momento, non c'era alcun segno
di vita, erano ormai le tre del mattino. Un silenzio quasi
inquietante calò quando le ruote delle valige smisero di
girare e gli ospiti smisero di parlare.
– Signori,
– esordì il responsabile parlando in un perfetto inglese
– prima
di niente vi do il benvenuto nel nostro hotel. Sono sicuro che vi
troverete più che bene e che sarete più che soddisfatti
della vostra scelta.
È giunto il momento di affidarvi il
vostro cameriere personale, potete contare su di lui in qualsiasi
momento e per qualsiasi necessità.
–
Gli ospiti, si girarono quasi incuriositi verso i sei
ragazzi che avevano lasciato indietro qualche minuto fa, mentre, il
responsabile prese le chiavi delle camere prenotate e le poggiò
sul lucido e freddo marmo nero della scrivania.
Valentina
e Simone erano i primi due a doversi presentare; dunque, ruppero le
righe e si avvicinarono agli ospiti con passo deciso.
Già
da prima, Valentina si era accorta di uno di loro. Un personaggio
particolare, alto, dai capelli neri ed un po' spettinati, portava gli
occhiali ed il suo fisico sembrava essere proprio quello di un forte
atleta. Qualche minuto prima, mentre avanzava sul tappeto rosso aveva
incrociato lo sguardo di Valentina ed aveva avuto difficoltà a
staccarsene.
Valentina era infatti, una ragazza nella norma e
abbastanza attraente, non era raro che qualche ospite si avvicinasse
a lei con strane intenzioni.
In ogni caso, non era proprio il
tipo di ragazza che si fa abbindolare facilmente da rilucenti
gioielli, soldi o macchine sportive, sapeva restare al suo posto.
Lentamente si dirigeva verso quel ragazzo che l'aveva incuriosita particolarmente, aveva un'aria misteriosa che lo circondava e lo rendeva sicuramente più interessante degli altri ospiti.
– Buona sera signore – disse chinando leggermente il capo facendo scivolare lentamente i lunghi capelli ramati – Il mio nome è Valentina e sarò la sua assistente durante la sua permanenza nell'hotel – tenendo le mani strette l'una all'altra, sfilò da un piccolo porta schede uno dei suoi biglietti da visita e lo porse con estrema delicatezza al giovane che la guardava quasi timidamente.
– Ehi!,
ehi tu! Scusa! – una mano gelida le toccò una spalla ed
interruppe il suo discorso.
Si girò pronta a rispondere al
capriccioso richiamo di una voce maschile un po' stridula; un altro
giovane si era avvicinato e con un sorriso in faccia prese a
parlarle;
– Potresti
essere anche la mia assistente?!, le altre mi fanno paura! –
disse segnalando le ragazze rimanenti che, ancora in piedi vicino al
tappeto, furono in grado di mantenere la quiete interiore.
Valentina
sbuffò, conosceva gli orridi pensieri che in quel momento
attraversavano le menti delle compagne ed ammirava la loro forza di
volontà.
Senz'altro
rimedio, estrasse un altro biglietto da visita e chinando il capo si
presento al giovane accettando la sua richiesta, in fondo, doveva
occuparsi di due ospiti e non era permesso rifiutare una richiesta di
un'ospite.
Questo ragazzo, era visibilmente più giovane
degli altri. Aveva i capelli rossicci, era alto quanto lei ed aveva
una faccia pulita e risplendente di energia che non lasciava spazio a
presunte menzogne sulla sua vera età.
Anche Simone scelse chi seguire e gli altri furono rapidamente assegnati al resto dei ragazzi che stavano ancora in fila. Una volta finita la lunga operazione di divisione dei compiti, si spostò verso il grande salone principale dal quale si aprivano come un mazzo di fiori, tre grandi scale in legno massiccio ed elaborato e riprese a parlare:
– Signori,
siete in compagnia della miglior squadra di assistenti specializzati
in lingue e culture asiatiche, spero che il vostro soggiorno possa
essere piacevole, abbiate una buona notte –
concluse chinando il capo.
Valentina, che si era fermata
davanti ai suoi ospiti, si girò velocemente e con il suo
solito sorriso si rivolse ai due giovani:
– la nostra scala è quella centrale, mentre le signorine Kim e Choi andranno a destra ed il coach Young insieme alla signora Lee a sinistra –
Gli sguardi spaesati dei due ragazzi seguivano a fatica i movimenti leggeri del braccio della loro assistente che, si era resa conto della loro difficoltà e proseguì:
– non vi preoccupate, l'hotel non è così grande come può sembrare e visto che sarete nostri ospiti per due settimane, avrete modo di conoscere la struttura a memoria. –
I
due seguivano attentamente il discorso e dunque, Valentina prese a
salire le scale.
Il rumore dei suoi tacchi risuonava in tutta la
scala e le voci che sussurravano strisciavano in tutti i corridoi.
– Wah,
è tardi, no hyung? – chiese il più giovane
guardandosi in torno ed ammirando i diversi quadri appesi alla
parete.
– Hn, già.. – rispose con voce stanca
il misterioso ragazzo.
Era la prima volta che lo si sentiva parlare, Valentina era sorpresa dal tono basso della sua voce e quasi le venne da ridere; anche se lavorava a contatto con persone provenienti da tutte le parti di Asia, non aveva mai sentito un ragazzo così giovane con una voce così particolare. Gli ricordava un po' quella del suo Idol preferito.
Il
lungo corridoio aveva all'incirca cento porte, le pareti in legno e
una morbida moquette bianca perfettamente pulita.
Gli ospiti
erano obbligati a togliere le scarpe prima di ingessare alle parti
dedicate alle stanze, in questo modo, era più facile mantenere
la quiete durante la notte e la pulizia della moquette. Inoltre, era
un hotel nel quale, una buona parte delle visite era di asiatici, era
come farli sentire a casa, decisamente una buona strategia.
I
tre si fermarono finalmente davanti alla porta numero 136.
Valentina
la aprì fermandosi ad un lato.
– Questa è la vostra stanza – disse indicando l'interno della stanza – nel caso abbiate bisogno di qualcosa, non esitate a chiamarmi, il mio numero è scritto nei biglietti da visita che vi ho dato, vi prego di tenerli sempre con voi. –
Il
più vecchio dei due, frugò nelle tasche del suo smoking
e tirò fuori il biglietto, lo guardò ed alzò lo
sguardo verso Valentina che si sentì correre un brivido gelido
sulla schiena.
Gli occhi neri e profondi di quel ragazzo la
stavano guardando direttamente e si sentiva quasi in imbarazzo., non
riusciva a togliere lo sguardo e faceva fatica a non perdere la sua
faccia preconfezionata.
Lo scambio di sguardi fu intenso, quasi
si sentiva bruciare.
– Hyung, entri? – disse il più giovane tirando la sua manica dall'interno. Gli altri de furono sorpresi al vederlo all'interno, erano così concentrati e persi nei loro occhi che non si erano accorti dei movimenti attorno a loro.
– Sì
– rispose con aria fredda il più vecchio.
–
Bene signori, vi auguro una buona notte – disse Valentina
chinando ancora una volta il capo.
Quando sentì le
ciabatte del ragazzo strisciare e la porta chiudersi, alzò lo
sguardo, aveva una gran voglia di riaprire quella stupida porta che
li separava e guardare ancora una volta i suoi occhi, ma era
cosciente di non poterlo assolutamente fare e mente si allontanava
sussurrò:
– Interessante .. –
Bene,
questa è la fine del primo capitolo, spero di non avervi
annoiato.
Naturalmente, commenti e critiche sono ben accetti.
Al
prossimo capitolo!.
{
x-cyanide