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Autore: Noth    17/08/2011    5 recensioni
Non era stato sbagliato. 
Per qualche strana ragione era stato pazzescamente giusto.
TERZA CLASSIFICATA A "IL PIRATA, LA PRIGIONIERA E LA DAMA DI COMPAGNIA - FAST CONTEST" DI MEDUSA NOIR E VINCITRICE DEL PREMIO GIURIA E DEL PREMIO GINNY.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Terza classificata a "Il pirata, la prigioniera e la dama di compagnia - fast Contest" di MedusaNoir e vincitrice del premio Giuria e del premio Ginny!

L'utile e il dilettevole.








Non se li sapeva scegliere.
Non se li sapeva scegliere, eh?
Ron era stato molto fermo su questo punto. 
Era convinto che Ginny fosse una ragazzina viziata, con delle pretese da ingenua e facile da abbindolare; che i ragazzi si divertissero a prenderla ed usarla per poi buttarla al lato della strada come una vecchia lattina di Burrobirra. Testuale. Sarebbe rimasta sola per tutta la vita. Sarebbe rimasta abbracciata a ragazzi diversi tutti i giorni senza capire mai la valenza dell’amore. 
Perché lo aveva detto? 
Era sbottato in Sala Comune, dopo averla vista in biblioteca, in atteggiamenti ambigui, con Dean Thomas. Secondo Ron, Dean era una specie di stronzo che la avrebbe usata finché gli avrebbe fatto comodo. Lo aveva urlato davanti a tutti, senza permetterle di replicare. 
Era Dio in terra lui!
Era infuriata. Le tremavano le mani e le lacrime spingevano sugli occhi, ma non le voleva lasciar scendere, anche se bruciavano. Non avrebbe mai pianto per un affronto del genere.
La aveva umiliata, trattata da sgualdrina davanti a tutti. Era suo fratello, ma non aveva il diritto di dirle come vivere la sua vita. Non aveva nessun diritto. Nessuno. Non era suo padre e Ginny non avrebbe premesso nemmeno a lui di trattarla così.
Vita sua, sentimenti suoi.
Non era una sgualdrina, quell’insulto la aveva ferita più di tutti.
Era uscito come un gigantesco sasso dalla bocca di suo fratello, lo aveva pronunciato con un disgusto che la aveva colpita come un calcio in pieno petto. Si sentiva la bocca asciutta e amara. 
Avrebbe voluto sputare per terra, al diavolo se non era una cosa fine!
Raggiunse il corridoio vicino alla Stanza delle Necessità, vi passò davanti e si aprì una sezione sul muro, una sorta di piccola porticciola di ferro con un anello da tirare per aprirla.
Non si era nemmeno accorta di aver fatto tanta strada. Aveva praticamente bruciato i corridoi con la sua furia. 
La porta si era creata al suo passaggio, questo significava che la aveva inconsciamente desiderata o che era ciò di cui aveva bisogno in quel momento. Assurdo, visto che pensare era diventato difficile, uno sforzo intenso, come cercare di focalizzare un’immagine da una televisione mal sintonizzata, figuriamoci desiderare qualcosa. A parte la morte immediata di suo fratello, ovvio.
Si avvicinò alla porta di ferro e tirò l’anello, sempre con la stessa frase che riecheggiava in testa.
Sei una sgualdrina!
« Taci, Ron, stai zitto! » mormorò a denti stretti mentre faceva leva sul braccio per aprire la porticciola arrugginita.
La rabbia invadeva ogni suo nervo, sembrava l’unica emozione che fosse in grado di provare con chiarezza. Offuscava ogni altra cosa.
Quando riuscì a spalancare quella lastra di ferro, dentro non vi era altro che uno spazio piccolissimo, verticale, come la cappa di un camino. Un posto isolato, solitario e stretto, in modo da non farla sentire persa com’era convinta di essere. Un luogo dove avrebbe potuto sfogare la sua rabbia senza distruggere nulla. 
Si infilò dentro e chiuse la porta alle sue spalle. Si raggomitolò e si prese la testa tra le mani, sbuffando. 
Si sentiva rossa, calda, un vulcano in esplosione ed il cranio sembrava fosse in procinto di spaccarsi. Sapeva di essere permalosa, di essere incline alla rabbia, ma questa volta Ron aveva esagerato sul serio. Ne sarebbe passata di acqua sotto i ponti prima che lo avesse perdonato. 
Lo avrebbe, anzi, punito.
Avrebbe fatto qualcosa di imperdonabile.
Allora sì che sarebbe stata una sgualdrina.
Udì un rumore da fuori dalla porta: qualcuno stava tirando l’anello di ferro. 
Assurdo. 
Nessuno avrebbe dovuto poter entrare o comunque vedere la porta, a meno che un’altra persona non avesse avuto bisogno di ciò di cui aveva necessitato lei.
Era tentata di tenere la porta chiusa e restare nella sua solitudine, ma era curiosa di vedere la faccia di colui, o colei, che era alla ricerca della sua stessa solitudine.
Si aspettava di tutto.
Perfino Pix.
Ma non lui.
Non Draco Malfoy.
Lui la notò subito ed indietreggiò come spaventato. Inizialmente corrucciò le sopracciglia con un’aria innocentemente curiosa ma poi assunse la tipica espressione da automobilista che guarda la mosca spiaccicata sul suo parabrezza appena lavato.
« Weasley, che... » iniziò, ma si bloccò per guardarsi nervosamente alle spalle, come se avesse fretta, e si infilò con aria riluttante nel cantone dove si era raggomitolata Ginny. Ci stavano appena. « Scusa, Weasley, ma sembra che tu sia arrivata qui al momento sbagliato. » commentò, facendola alzare in piedi e prendendola per il polso, con i suoi soliti modi da aristocratico.
Si schiacciarono nel cunicolo strettissimo fino a ritrovarsi con il petto a contatto. Ginny fece sgusciare i polsi dalla presa di Draco e cercò di premersi il più possibile contro il muro sperando che riuscisse a inglobarla. 
Nulla.
« Scusa l’irruenza. » commentò Draco, sarcastico come sempre, desideroso di dimostrare al mondo ancora una volta il suo odio per la famiglia Weasley.
« Era occupato. » rispose Ginny, con una furia velata nella voce, mentre abbassava il viso cercando di non guardare Draco in faccia o di non avvicinare troppo i loro volti.
La situazione era imbarazzante quasi quanto fastidiosa.
Non sarebbe stato così fastidioso trovarsi lì con un qualsiasi altro ragazzo. Draco Malfoy, però, era fuori discussione.
Era troppo.
Che avrebbe detto Ron?
Già.
Che avrebbe detto?
Un’idea amara, sporca, iniziò a nascere nella la ragazza.
« Puoi farti più in là, Weasley? Ho la porta appoggiata giusto sul... »
Ginny interruppe la frase con un colpo di tosse simulato.
« Alt, non farmici pensare, Malfoy. » rispose secca.
« Che c’è? » chiese con tono di voce innocente il ragazzo, continuando a muoversi nel tentativo di trovare una posizione più comoda.
« E sì che le ragazze non dovrebbero occupare molto spazio. » borbottò sottovoce.
Ginny gli pizzicò un braccio.
Quella sì che era una gran giornata: prima suo fratello ed ora era chiusa in una sorta di minuscolo sgabuzzino con Malfoy ed un’idea pazzesca in mente: se avesse flirtato con lui, Ron si sarebbe infuriato come non mai.
Ginny voleva vedergli la vena pulsare sul collo. 
Voleva fargli capire cos’era davvero una sgualdrina, dato che sembrava non riuscire a capirlo da sé.
« Comunque cosa ci facevi qui dentro? » chiese Draco con tono di chi cercava di far passare il tempo. 
« Io... pensavo. » rispose Ginny, sentendo ancora la rabbia pulsargli nelle vene. 
« Certo. » 
Anche se non poteva vederlo bene in volto, a causa della penombra, percepì il tono di sarcasmo nella sua voce. 
« Da cosa stavi scappando questa volta? » domandò Ginny, facendo riferimento al posto dove era venuto a nascondersi, senza rendersi conto di aver usato un tono di voce piuttosto aspro. 
Sentì il corpo di lui irrigidirsi a contatto con il suo. 
Non riusciva a stargli così vicina senza pensare al fatto che gli era appiccicato. Era un fastidio pungente. Percepiva, però, oltre la stoffa della camicia del Serpeverde, i suoi muscoli tesi e la pelle calda. Inoltre, sulla fronte, la carezzava il suo alito caldo. 
Senza volerlo lo trovava sexy. 
Insomma, Draco non era un brutto ragazzo.
Aveva capelli biondo chiaro e degli occhi grigi di una sfumatura decisamente insolita. Se non fosse stato per il fatto che aveva quasi sempre quell’espressione altezzosa, Ginny avrebbe potuto pensare più seriamente all’idea di avere una storia con lui, soprattutto poiché non le piaceva avere pregiudizi familiari sulle persone, per quanto Draco si fosse dimostrato particolarmente sgradevole con lei in diverse occasioni.
« Perché dovrebbe interessarti? » arricciò il naso lui. 
Ci fu una pausa silenziosa, poi un sospiro.
« Mio padre ha fatto un’altra scenata in Sala Grande. Era venuto a comunicare alcune cose a Silente di persona, non chiedermi perché. » assunse per qualche istante un’aria esasperata « Non è mai contento. Ultimamente si altera più spesso del solito e questo è il mio rifugio personale per non avere tra i piedi né lui, né quegli zotici di Tiger e Goyle. » spiegò, con voce piatta.
« Avevo bisogno di stare sola, va bene? » sbottò lei di rimando, notando che iniziava a calmarsi e che l’idea della ripicca verso Ron risaliva sempre più come un desiderio lungo la sua spina dorsale. « E poi qui non c’è scritto “Draco Malfoy” da nessuna parte. »
Lui si schiacciò di più su di lei, quasi per dispetto, e ridacchiò con una punta di malvagità e sarcasmo.
« Hai la faccia tutta rossa, a proposito. » le sussurrò all’orecchio. 
Ginny si appoggiò su di lui in modo da spingerlo verso la porta, che scricchiolò. Riuscì a far passare le mani tra i loro due corpi e le poggiò sul petto di lui.
« Mai sentito parlare di rabbia, Malfoy? » chiese. « Dovresti imparare a farti gli affari tuoi. » 
Il petto di Draco era davvero caldo e sembrava che quella chiacchierata così fastidiosa stesse trasformando la rabbia di lei in una voglia prorompente che gli risaliva dal petto lungo la gola.
Aveva voglia di baciare Draco.
Per vendetta e ripicca verso Ron, certo, ma non solo.
C’era qualcosa in quello sguardo sprezzante, e in quel tono saccente, che le faceva venire i brividi. Inoltre era inquietante ed interessante che fossero tanto simili ed avessero gli stessi problemi: lui un padre razzista e precisino, maniaco delle regole e praticante di magia oscura, lei un fratello iperprotettivo con manie da genitore mancato. 
Poteva unire l’utile al dilettevole, no?
Draco fece scivolare le mani sui suoi fianchi, cercando allo stesso tempo sia di allontanarla che di attirarla a sé.
« Che fai? » chiese lei, alzando il viso e piantando lo sguardo negli occhi luminosi di lui. Fece scivolare le mani sopra le sue spalle, percependo le ossa delle clavicole sotto i suoi palmi. 
« Non lo so con precisione. » rispose. « Mio padre si infurierà ancora di più se tra noi succede qualcosa qui dentro, e io voglio farlo arrabbiare. Almeno questa volta avrebbe una ragione valida visto quanto odia voi Weasley. Allo stesso tempo, però, non credo mi dispiaccia l’idea di provarci con te. » lo sentì sorridere.
« Oh. » esclamò lei, percependo una smorfia interessata farsi largo sul viso. Avevano macchinato lo stesso perverso pensiero.
« Tu cosa fai? » domandò Draco di rimando, accennando con il capo alle mani poggiate sulle sue spalle.
Lei sorrise e piegò da un lato la testa.
« Se succede qualcosa tra me e te qua dentro, mio fratello Ron avrà un vero motivo per darmi della sgualdrina. » spiegò « Ma l’idea di baciarti non mi dispiace affatto, credo. »
A quelle parole Draco le cinse la schiena con le braccia e la strinse a sé ancora di più, come se fosse stato possibile in quel buco. Erano a contatto in tutti i modi possibili. Tra loro correva un odio generazionale, eppure tutto ciò che percepivano era fuoco su ogni poro della pelle. 
Draco la baciò con facilità e Ginny lo sentì sorridere. Lei gli passò le mani sul petto e quasi le venne naturale infilarle sotto la sua camicia per sentire il calore del suo corpo. La pelle era liscia e scivolava facilmente sotto le sue mani. 
Draco la sentì mordergli il labbro inferiore e gli scappò un suono simile a un ruggito trattenuto in gola. Gli venne naturale alzarle l’uniforme per raggiungere la pelle della schiena con le mani.
Era bollente.
Il bacio si protrasse. Sembrava che le labbra dell’uno fossero diventate dipendenti da quelle dell’altro, come un veleno mortale ma delizioso.
Ginny si appoggiò su di lui, le mani ingorde che cercavano il suo viso, mentre lui le passava le dita tra i capelli. 
Uno scricchiolio.
Un altro.
La porta dietro Draco stava cedendo e rischiava di aprirsi.
Lui e lei erano troppo occupati a inebriarsi della sorpresa che quel bacio le stava riservando per curarsene e, in men che non si dica, si trovarono per terra nel corridoio una sopra l’altro. 
I capelli di Ginny ricadevano disordinati sul viso di lui e si sentì una risatina stridula a poca distanza. Draco spostò in fretta la massa rossiccia che gli impediva la visuale e Ginny si scansò, mettendosi carponi sul pavimento di pietra. Spostò lo sguardo in direzione della risata e scorse Pansy Parkinson che li osservava con uno sguardo dolorosamente ferito. Un sorriso spaventosamente sadico le stava lì, cucito sul viso. Un’espressione stonata, che aveva un solo significato: entro qualche minuto l’intera scuola avrebbe saputo ciò aveva appena visto. Corse via.
Bene, il loro piano aveva funzionato e quell’imprevisto li aveva pure aiutati.
Peccato che quell’incidente avesse fatto terminare il bacio. 
Ginny sentiva ancora il sapore delle labbra di Draco in bocca e non poteva negare che le era piaciuto. Parecchio.
Si alzarono in piedi, cercando di ricomporsi e di darsi una parvenza di decoro, anche se sarebbe servito a poco non appena Pansy avesse fatto il giro della scuola gridando la notizia ai quattro venti. Si scambiarono un’occhiata di sfuggita senza riuscire a smettere di sorridere. Era un sorriso misto di soddisfazione, malvagità e... felice sorpresa. Si allontanarono da quel posto, ma non avrebbero dimenticato e, in cuor loro, speravano di poter avere un’altra occasione per sperimentare quella sensazione pazzesca. Quella sensazione assurda. Quel piacere mancato. 
La sfuriata di Ron sarebbe stata nulla, quella di Lucius come acqua che passava placida sotto un ponte. 
Non era stato sbagliato. 
Per qualche strana ragione era
stato pazzescamente giusto.










L’utile e il dilettevole - Noth 

Grammatica e punteggiatura: 8.8/10 
Forma e stile: 8.6/10 
Originalità: 10/10 
Caratterizzazione: 9.5/10 
Gradimento personale: 10/10 
Bonus: 1/1 

Totale: 47.9/51 

Io ti picchio. Sì, ti picchio. Gli errori che hai fatto sono quasi tutti dovuti a ripetizioni; se vuoi ti mando il file corretto. 
E ti picchio anche per un altro motivo: Lucius. Ginny sta con Dean, quindi c’è da presumere che la storia sia ambientata nel sesto libro, visto che Ron l’ha scoperto sul treno del ritorno nel quinto. E Lucius non era ad Azkaban in quel periodo? Potresti (anche se ora si tratterebbe di cambiare proprio una parte di storia) sostituire Lucius con Pansy: lei sta alle costole di Draco e lui, pur di togliersela di torno, decide di baciare Ginny. In ogni caso, è stato quello che ha determinato lo 0.50 in caratterizzazione; per il resto, Draco e Ginny sono caratterizzati magistralmente, bravissima! Ginny qui sta con Dean, ma sappiamo che vorrebbe stare con Harry, che ama solo lui, quindi ho trovato plausibile il fatto che l’abbia tradito senza pensarci due volte. 
La storia ha 10 in gradimento personale. Beh, che ti aspettavi? Mi ha coinvolta, è riuscita a farmi immaginare al posto di Ginny mentre baciava Draco… Oh, cavolo, meglio smettere di pensarci! 
Bravissima, Noth, e maledizione per quegli errori! 




   
 
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