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Autore: Vitriolic Sheol    18/08/2011    1 recensioni
Tutti noi cerchiamo un porto sicuro nella tempesta... un amico, un amante, la nostra famiglia... ma cosa succede se è proprio la nostra famiglia la causa della tempesta? In una Tokyo terrorizzata dal fenomeno Kira, la vita di una giovane psicologa si intreccia a mille altre, trovando terrore, odio, amore, passione e gelosia.... prima long fic su Death Note, vi prego recensite!
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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CAPITOLO 23
Vanity Fair






“*****,sei tu?”

“Dio… sto parlando veramente con te?”

“Si… devi fare una cosa per me… se accetterai, te ne sarò riconoscente per la vita.”

“Qualsiasi cosa Dio… sono ai tuoi ordini.”

“C’è una persona che mi sta procurando parecchie noie…”

“Che devo fare, mio signore?”

“Eliminala.”


***


23 dicembre 2009. Ore 23. 10

Erano passati otto giorni da quel terribile incontro con lo shinigami, incontro dal quale sia lei che Matt ed Audrey si erano ripresi a fatica… avevano scelto di tacerlo, per paura sia di non essere creduti sia per evitare di scatenare il panico; ma malgrado questa promessa, Caroline non aveva saputo nasconderlo a due persone… Mello più che prestare attenzione alle parole pronunciate dallo shinigami, si era preoccupato per lei… con Halle ne stava parlando in quel momento, e per la seconda volta, al telefono.

HA= Mio dio Caroline… deve essere stata un’esperienza terribile…

CA= Non puoi immaginarlo Halle… è stata una cosa orribile, quel sangue nero, la sua stretta attorno al mio collo… ho veramente creduto di morire…

HA= E’ andato tutto bene tesoro, ora sei al sicuro… Audrey come sta?

CA= Si è un po’ ripresa, ma è ancora spaventata… quello che io mi chiedo è perché lo shinigami puntava a lei… perché parlava di lei come “la prescelta”

HA= In questo io non ti sono d’aiuto… lo abbiamo sentito entrambe a Venezia, tu sei Nimue e la tua famiglia faceva parte della Confraternita della Croce Nera…

CA= Mi sembri Ezra Levi…

HA= Scusami…. Mello cosa ne pensa?

CA= Mello?!

HA= Avanti Linne, so tutto della sua ricomparsa e della vostra riconciliazione…

CA= Ti pareva… si è preoccupato per me, mi ha detto di prestare attenzione… ehi, è molto tardi e ti ho tenuto al telefono per quasi tre quarti d’ora… è meglio che tu vada, o Gevanni arriverà ad odiarmi!

HA= Figurati… buonanotte tesoro, cerca di riposarti…

CA= Buonanotte anche a te…

E chiusero la comunicazione.

Dopo aver posato il telefono, si sedette a terra per godere maggiormente del calore del caminetto acceso, accorgendosi nel contempo che Ryuzaki non era ancora ricomparso;
guardò i diari paterni che sua madre le aveva consegnato, ma benché ne fosse incuriosita, non riuscì a trovare la forza d’animo sufficiente per iniziarne la lettura. Si limitò quindi ad aprire una grossa scatola di cartone color beige, che rivelò al suo interno centinaia e centinaia di foto, sia a colori che in bianco e nero, alternate a qualcheduna color seppia.

Nel vedere quelle foto, quelle istantanee di vita trascorsa che mai più potrà tornare, Caroline sentì le lacrime sgorgarle spontanee dagli occhi ed andare ad inumidirle le guance. Fotografie della sua infanzia, della sua terra… fotografie di lei bambina, di Rachel, dei suoi genitori… di quella vacanza a Parigi quando lei aveva poco più di sette anni… di quel Natale dove lei e Rachel si erano sfidate a palle di neve… del primo compleanno di Audrey.

Era talmente immersa nei suoi ricordi, che ora le scorrevano tra le dita come la pellicola di un film che quasi aveva dimenticato del tutto, che non si accorse dell’entrata di Mello finché lui non parlò.

ME= Ehi… va tutto bene?

Asciugandosi velocemente le lacrime con un movimento della mano, lo guardò con un dolce sorriso.

CA= Si… si, va tutto bene…

Per tutta risposta Mello si sedette accanto a lei poggiando la schiena alla base del divano e stendendo le gambe; le cinse le spalle con un braccio e l’attirò vicino a sé.

ME= Le foto della tua famiglia?

CA= Si…  di tutte le generazioni…

ME= Non sapevo le avessi… posso?

CA= Si, certo…

Cominciarono a guardarle assieme, mentre Mello ascoltava incantato i ricordi della compagna, e che mai avrebbero potuto essere affiancati dai suoi; per quanto triste e addolorante da rimembrare, quella era la storia di una famiglia, il suo passato, il suo lascito per le generazioni avvenire….

Sono i ricordi dolorosi quelli ci fanno crescere, quelli che ci temprano per affrontare più forti il futuro, quelli che bruciano sulla pelle e sull’anima…. ma quando il fuoco si spegne, quando il dolore comincia a scemare, la pelle ustionata inizia a cicatrizzarsi… per diventare più forte e per difenderci meglio dagli urti che riceveremo dal mondo.

Ad un tratto, Mello prese tra le dita una foto ritraente Caroline e Rachel assieme al padre e la osservò con un sorriso lieve.

ME= Eri una bambina bellissima…quanti anni avevi?

CA= Qui? (OSSERVANDO LA FOTO) Oh, qui è quando eravamo andati a New Orleans… avrò avuto cinque anni, Rachel otto…

ME= Lui è tuo padre?

CA= Si… ogni volta che tornava dall’ufficio, io gli correvo incontro, lo abbracciavo e lui mi prendeva sulle spalle per entrare in casa… qualche volta gli chiedevo “Papà, ma perché devi lavorare così tanto?”… lui mi accarezzava la guancia, mi sorrideva e mi diceva “Per regalarti un futuro bellissimo e vederti finalmente felice… per vederti libera, libera di poter fare quello che ti piace, senza dover sottostare agli ordini di nessuno; non esiste chi può privarti della libertà Liny... sono gli uomini che credono di non essere liberi.”

ME= Ed è stato così?

CA= E’ morto di tumore al fegato prima che potesse vedermi prendere il diploma del liceo…

Mello la strinse più forte, facendole poggiare il capo nell’incavo della sua spalla.

CA= Spero che in Paradiso non si possa vedere ciò che accade sulla terra…

ME= Perché?

CA= Avrebbe visto Rachel morire e venire sepolta sotto tre metri di nera terra… e sua figlia minore invischiata in un destino troppo pericoloso da gestire, camminare sul filo del rasoio e minata dalla tubercolosi…

ME= Io credo che tuo padre sarebbe orgoglioso di te… i figli vivono anche per realizzare i sogni che i genitori avrebbero voluto per loro… ti invidio Caroline… perché per quanto insulsa, opprimente, limitante a volte ti possa sembrare la tua famiglia, ci sarà sempre ad aiutarti e proteggerti, in qualsiasi momento tu ne abbia bisogno… la famiglia è insieme punto di partenza e d’arrivo.

CA= Sono parole splendide…

ME= Che sembrano senza senso, dal momento che vengono pronunciate da uno che una famiglia non l’ha mai avuta…

CA= Tu… non hai mai conosciuto i tuoi genitori?

ME= Ricordo a malapena il viso di mia madre… Watari mi disse che avevo due anni quando arrivai alla Wammy’s House… praticamente sono cresciuto lì.

CA= Cos’hai provato per tutti quegli anni?

ME= Rabbia… profonda, violenta, bruciante rabbia… sono uscito da quell’istituto a 16 anni e per i quattordici che vi ho soggiornato, ho covato in me un sentimento d’odio e di ripugnanza per il mondo, senza eguali… ma ora, che di anni ne ho 21, mi guardo indietro e capisco che quella non era rabbia… era invidia.

CA= Invidia?

ME= Si… invidia verso gli altri abitanti della Wammy’s House che, pur essendo orfani come me, sembravano non badarci pensando solo a divertirsi… invidia verso quei bambini che dalle finestre vedevo passeggiare per mano o tra le braccia dei loro genitori… pensavo a cosa avessi fatto di male per meritarmi quel supplizio, a che sbaglio avessi commesso per trovarmi lì, tanto grande da indurre i miei genitori ad abbandonarmi… arrivai a maledire mio padre, benché non l’avessi mai visto, per avermi generato, a ripudiare mia madre per avermi portato alla luce ed avermi scaraventato nelle tenebre più nere poco dopo…. ero pieno di astio verso il mondo, arrivai a credere che nelle mie vene non scorresse sangue ma veleno… e che il mio cuore si fosse atrofizzato da non poter più provare nessun sentimento se non vendetta, ferocia e violenza…

Caroline non seppe cosa rispondere… era la prima volta che Mello apriva il suo cuore a lei in quel modo, e quelle confessioni, stavano assumendo i profili di un incubo.

ME= Ti ho spaventata con questi discorsi…. mi dispiace, non avrei mai voluto turbarti… ma voglio che tu sappia che io sono cambiato, solo grazie a te… sei tutto quello,ed anche più, che uno scalcinato teppista come me possa desiderare…mi hai saputo apprezzare anche nei miei lati più bui e controversi, amandomi senza riserve ed insegnandolo a me. Da diamante grezzo che ero, tu mi hai modellato,scolpito,levigato armata solo della tua dolcezza e del tuo amore… tu mi hai reso, e mi stai rendendo, una persona diversa, cominciando a regalarmi le prime briciole del mio più grande sogno: essere a tutti gli effetti una persona normale e gettarmi alle spalle il mio passato, fatto di sangue, morte e violenza.


E dopo queste parole, rimasero così, in silenzio, stretti l’uno all’altra… ed entrambi ebbero l’impressione che tutto il tempo in cui giacquero così, non fosse neppure passato; ma forse non era affatto un’impressione…. perché si sa, in fondo lo scorrere del tempo è solo un’opinione.

***


24 dicembre 2009, vigilia del Santo Natale. Ore 14.15

Si era svegliata morbidamente, allungando le sottili membra sulle lenzuola di leggero lino e sentendo l’acqua della doccia scrosciare gentile… la sera prima, una volta vinta dal sonno, Mello l’aveva delicatamente presa tra le braccia e portata a letto, per poi sdraiarsi accanto a lei… nel sonno aveva avvertito chiaramente la stretta gentile dell’uomo che amava chiudersi attorno a lei, le sue mani carezzarle amorevolmente la nuca, le sue labbra regalarle l’ultimo bacio della giornata sulla fronte… i suoi occ…

HA= CAROLINE! Ti prego disincantati, sembri un robot!

La voce della sua migliore amica la riportò alla realtà, facendole sbattere gli occhi e scrollare leggermente il capo.

HA= (SOTTOVOCE) Persa nei meandri della tua testa eh, Cenerentola? :)

CA= (C. S) Si… scusa, ma ancora non mi sembra vero…

HA= I sogni a volte si avverano Linne… tutto sta nel crederci.

La conversazione delle due fu però interrotta da un sonoro “bip” del computer centrale; in contemporanea a quello, anche tutti gli altri schermi diventarono bianchi, per poi presentare una grossa L a caratteri gotici. Near, schiacciando il pulsante di accettazione della comunicazione, rispose con la sua solita flemma.

NE= L…

CA= (PENSANDO) Light!

LI= Near… signori dell’SPK… Buon pomeriggio.

Nel sentire la sua voce, Caroline venne definitivamente portata alla realtà. Nell’estasi che stava provando per riavere Mello accanto a sé, non aveva minimamente pensato a come avrebbe messo la cosa con Light… non sapeva come agire né cosa dire… e per insita natura non era capace, ne lo sarebbe mai stata, di tenere “il piede in due scarpe”.

LI= Ho una comunicazione da farvi… la sua natura vi sembrerà frivola, ma è rivolta soprattutto alla signorina Lidner… ed alla signorina Hale.

NE= Esponi liberamente L… ti ascoltiamo.

LI= Questa sera, in onore della Vigilia di Natale, la signorina Takada ha organizzato un elegante ballo… in quanto sue guardie del corpo, ritengo opportuno che le signorine Lidner ed Hale partecipino all’evento…

NE= Dovranno presentarsi in quanto agenti della sicurezza di Miss Takada?

LI= Si e no…. se accadrà qualcosa dovranno essere pronte ad intervenire, ma sono specificamente invitate all’evento in sé.

NE= E sia.

LI= Alle 21:30 nella sala ricevimenti del teatro dell’Opera.

Ed interruppe la comunicazione.

NE= Halle, Caroline, sembra proprio che stasera abbiate un’occasione mondana a cui partecipare.

Ma con quello che poté sembrare un barlume di trionfo nello sguardo, Near si accorse che se negli occhi di Halle c’era una compiaciuta sorpresa, in quelli di Caroline c’era insicurezza.

NE= Ritengo opportuno che possiate andare a procurarvi quello che vi necessita per la serata… eventi di questo genere, credo pretendano accortezze particolari…

Le osservò allontanarsi verso la porta d’uscita, ma prima che Caroline potesse seguire l’amica, Near la richiamò alla sua attenzione.

NE= Caroline.

CA= (VOLTANDOSI) Si, Near?

NE= La dualità non è mai un bene… e la verità è un po’ come uno specchio… solo quando si rompe vedi veramente quello che c’è sotto.

Capendo perfettamente ciò a cui Near si stava riferendo, Caroline si limitò ad annuire silenziosamente per poi dileguarsi, lasciando Rester e Gevanni leggermente sbigottiti e Near, con un leggero sorriso delineato sulle labbra sottili.

“L’ora sta giungendo… la mia morsa si sta stringendo attorno a te…”


***


Ore 19.43

Dire che Mello prese male la notizia della forzata partecipazione di Caroline al ballo di Takada, sarebbe voler sminuire le emotività prorompenti del ragazzo; quando lei gli espose la situazione, un sentimento di furibonda gelosia mista a sofferenza lo pervase.

ME= Non farlo… non andare.

CA= Non possiamo andare avanti così… Io dovrò andare là, dovrò stare con Light… e la gelosia ti farà impazzire.

ME= Non andare… ti prego, non andare… ( PRENDENDOLE IL VISO TRA LE MANI E UNENDO LE FRONTI) Non posso sopportare l’idea che ti tocchi, che ti baci… non un’altra volta…

CA= Devo farlo… dobbiamo farlo, se scopre che noi due ci amiamo e che io ti proteggo, ti ucciderà!

ME= Non mi importa, non ho paura di lui! Ti prego, dimmi che resterai con me… ti amo troppo per lasciarti in mano sua..

CA= Anch’io ti amo, Dio solo sa quanto ti amo, Mello… ma dobbiamo continuare a fingere, finché tutto  questo non sarà finito…

ME= Ho simulato ciò che provo per troppo tempo, non posso farlo di nuovo…

CA= Promettimi… promettimi che non sarai geloso… promettimi che non farai azioni che possano costarti la vita…

ME= Non puoi chiedermi questo… non potrò mai fare quello che mi chiedi.

Dopo queste parole uscì dalla casa; Caroline, udendo il rombo della moto, corse alla finestra della sala, ma era troppo tardi… lui era già sparito.

Con un peso indicibile al cuore, andò in camera da letto, aprì la scatola contenente l’abito acquistato e cominciò a prepararsi.

***

Empty spaces, what are we living for?
Abandoned places, I guess we know the score
On and on, does anybody know
what we are looking for?



Le ruote consumano miglia e miglia di asfalto, il vento rumoreggia attorno a lui come un passeggero con troppo da dire…


Migliaia di piccole perle traslucide scivolano sulla sua pelle…


Occhi che bruciano, mani che fremono nel cercare di tenere salda la presa sul manubrio…


Con il palmo della mano, dissipa il velo di nebbia davanti allo specchio…


Non conosce questo sentimento, non sa cosa gli sta accadendo…


“La verità è come uno specchio”… chi era quella creatura
che vedeva riflessa?...




Another hero, another mindless crime
behind the curtain, in the pantomime,
Hold the line, does anybody want to take it anymore?




Il pensiero di uno sguardo lo ferisce… l’ombra di un bacio lo disintegra…


Profumo sulla sua pelle,
aroma che le sembra odorare di inganno, di falsità…



Tutto vacilla, tutto viene scosso…le certezze mutano in dubbi…


I capelli perfetti… ma non la sua anima…




The show must go on
The show must go on, yeah…
Inside my heart is breaking,
My make-up may be flaking,
But I’m smile still stays on….




Il suo cuore romba come il motore della moto…


La seta, morbida vestale di lussuria, scivola sul suo corpo…


Il corpo si piega in avanti, mentre la velocità aumenta e le luci della
città si fanno evanescenti apparizioni attorno a lui….


Una riga nera, nella sua sottile perfezione, delinea ed esalta
i suoi occhi, brillanti di pena ed ansia….





Whatever happens, I'll leave it all to chance
Another heartache, another failed romance
On and on, does anybody know what we are living for ?



Il cervello gli invia immagini frammentate,foriere di
eventualità per lui torturanti….


Le lunghe ciglia vengono scurite, gli occhi artefatti…
Sia benedetto il trucco, per la sua capacità di occultare la vera natura di ognuno….




Le loro braccia incrociarsi, le mani unirsi….


Piccole gocce di diamante brillano ai suoi lobi…



I guess I'm learning  
I must be warmer now
I'll soon be turning  
Round the corner now
Outside the dawn is breaking
But inside in the dark I'm aching to be free




Gli sguardi incatenarsi, i corpi stringersi in un
metaforico amplesso…


Ed al suo collo, allacciato con mani tremanti, brilla nel candore
il superbo smeraldo…



Ed un pensiero si affaccia alla sua mente….


Si guarda un’ultima volta allo specchio e non si riconosce…
la pietra brucia come l’inferno sulla sua pelle…



The show must go on
The show must go on
Ooh, inside my heart is breaking,
My make-up may be flaking,
But I’m smile still stays on




Lei l’aveva capito… aveva capito che la sua era una maschera
mal assestata per non far vedere quanto in realtà si sentisse fragile…


Quella sera avrebbe segnato la sua condanna o la sua salvezza…


Il pensiero si fa sempre più nitido, delineato nella sua
mente come una strategia di guerra…


Lo scialle leggero le copre le spalle, un sospiro a lasciar
intendere che lo spettacolo deve andare avanti….



“Signori e Signore”…


“Benvenuti”…


... “ALLA FIERA DELLA VANITA’!”…



***

The show must go on  
The show must go on  
I'll face it with a grin
I'm never giving in
On... with the show

Ooh, I'll top the bill, I'll overkill
I have to find the will to carry on
On with the show
On with the show

The show ..... the show must go on.


***


Il viaggio in auto da casa al Teatro dell’Opera fu eccessivamente breve per lei; una volta scesa, lasciò le chiavi della Gran Torino ad un servizievole facchino, incaricato di andare a parcheggiare le automobili degli ospiti… inspirando profondamente un’ultima volta, alla cui azione seguirono due terribili colpi di tosse, si incamminò nel sontuoso viale dalle siepi curatissime ed abbellito lungo il cammino da centinaia di fiaccole, mescolandosi alla gente che già lo affollava; si sentiva fuori posto, a disagio dalle centinaia di sguardi che la sua bellezza calamitava… si risollevò un poco solo quando vide Halle uscire dal grande portone in legno e vetrate stile liberty ed attenderla in cima alle scale.
L’amica  indossava un abito in seta blu zaffiro con una semplice legatura al collo che lasciava spalle e braccia nude; aveva acconciato i capelli in uno chignon basso e come unici ornamenti tre sottili bracciali d’oro.

Nel vederla, Caroline decise di sforzarsi e sorriderle lieve.


CA= Ciao… sei incantevole stasera…

HA= (SORRIDENDO) Anche tu… sei semplicemente bellissima.

Halle non aveva esagerato nel complimento, Caroline era davvero magnifica: l’abito che aveva scelto, in seta e chiffon neri, sembrava creato apposta perché lo indossasse… abbastanza aderente sui fianchi, sulla vita e sul seno (sapientemente celato e valorizzato dallo scollo a cuore), si apriva all’altezza della coscia destra, uno spacco vertiginoso che ne rivelava l’intera gamba.

L’ultima sorpresa dell’abito era costituita dalla scollatura che lasciava la schiena della ragazza totalmente nuda fino alle reni.

HA= Sei pronta?

CA= Si… almeno credo.

HA= Bene… entriamo.

Varcando il grande portone ligneo e lasciando che altri due maggiordomi scostassero i due lembi di un pesante tendaggio in velluto rosso e oro, si trovarono in cima all’immenso scalone di marmo che portava alla pista dove dozzine di coppie già volteggiavano leggere, in mezzo a stucchi barocchi, lampadari in legno dorati ed arredi in stile Luigi XIV; tutt’intorno, un grande colonnato divideva la sala da un loggiato dedicato a chi volesse darsi a conversazioni private e discrete.

CA= O mio dio…

HA= Beh, direi che Takada ci si è messa d’impegno… santo cielo, pure le maschere!

Prestando attenzione alle parole dell’amica, Caroline si accorse che tra le migliaia di invitati, ve n’erano alcuni, tra uomini e donne, che indossavano splendide maschere veneziane di ogni qualsivoglia forma e colore; cominciarono a scendere lentamente le scale, guardandosi attorno stupite da tanto sfarzo.

HA= Mi auguro che non sia Light Yagami a finanziare questo immane capriccio di Takada, altrimenti mi troverei d’accordo con Kira nell’eventualità di eliminarla…

CA= Halle!

HA= Ok, ok, stavo solo scherzando!

Arrivando alla fine della scalinata, vennero “travolte” dalle danze degli altri invitati…

… che non fecero accorgere Caroline di qualcosa che avrebbe dovuto suscitare la sua attenzione.


***


Una ninfa… una vestale dalla millenaria bellezza… un angelo dalle ali spezzate… una dea.

Non avrebbero saputo spiegarselo. La sua magnificenza, nel vederla comparire in cima alla scala per poi scenderla con grazia di fata, li aveva stregati, aveva spaccato il loro cuore a metà…

Ombra e luce…. così diversi l’uno dall’altro, avversari senza tregua, esseri dai mondi contrapposti e distinti, entità scisse e incompatibili…

…che si trovavano unite loro malgrado, e forse a loro insaputa, da una creatura che ai loro occhi pareva lontana anni luce da loro, rifulgente di propria radiosità.

***


Si trovava assieme ad Halle, seduta su una delle tante ottomane disseminate per l’immensa sala, quando ad un tratto Caroline vide l’amica irrigidirsi.

CA= Che c’è?

HA= Mio dio… guarda chi arriva… io mi terrei d’occhio il collo se fossi in te…

Li vide emergere dalla folla con una delicatezza pari a quella delle ballerine classiche… perfetti padroni di casa, coppia mediatica più invidiata del momento…

Light Yagami e Kyiomi Takada.

Appena si accorse che stavano venendo loro incontro, Caroline provò l’irrefrenabile desiderio di scappare… o di avvolgersi una sciarpa attorno al collo.

LI= Signorine, buonasera… sono contento che abbiate accettato l’invito…

HA= Buonasera signor Yagami… signorina Takada…

CA= Buonasera…

TA= A voi…

Se ad Halle, Takada riservò uno sguardo di sufficienza, per Caroline assunse occhi che avrebbero potuto liquefare l’acciaio, soprattutto nell’attimo in cui questi si soffermarono ad osservare la gemma al collo della ragazza.

Compagna ufficiale ed amante si trovavano ora faccia a faccia; istintivamente Caroline si chiese se Takada sapesse… se sapesse del suo ruolo, del legame che aveva con Light, della provenienza di quello smeraldo… ed a giudicare dagli occhi che le riservava, si.

Lei sapeva. Tutto.

TA= ( A CAROLINE) Bel vestito…

CA= (SPIAZZATA) G…grazie…

TA= Beh, senza dubbio deve essere stato difficile riempirlo adeguatamente…

CA= Cosa?

TA= Senza offesa, ma ha proprio il fisico di un adolescente.

LI= Takada. Ti prego.

Con sguardo trasudante veleno, Takada si congedò da loro; ma quando passò accanto a Caroline, che mantenne lo sguardo impassibile, fisso davanti a sé, non poté esimersi dal sibilarle:

TA= Ti sei divertita abbastanza con lui, sgualdrina da quattro soldi… ringrazia il cielo che non abbia ancora fatto il tuo nome a Kira. Ma tranquilla…. il tuo ruolo da cortigiana sta quasi giungendo al termine.

Quando se ne fu definitivamente andata, Light guardò Caroline con occhi sofferenti.

LI= Ti prego di scusarla… la gelosia a volte è il più potente dei veleni.

CA= Va tutto bene… davvero Light, non serve che ti scusi…

LI= So che potrei sembrarti inadeguato… ma mi faresti l’onore di concedermi un ballo?

E tese galantemente la mano davanti a lei.

CA= (AFFERRANDOLA) Si… perché no? Dopotutto siamo ad un ballo…

E mentre Light la conduceva con fare da cavaliere verso la pista già gremita, Caroline incrociò lo sguardo di Halle, tra il sorpreso e il rassegnato.

HA= (PENSA) Fa attenzione Caroline… ti stai gettando nella fossa dei leoni…

Arrivati al centro della pista, la abbracciò dolcemente a voler, implicitamente, dare inizio al ballo. Caroline acconsentì sorridendo quando poggiò la sua mano su quella che Light le aveva porto, fece forza e si ritrovarono l'uno di fronte all'altra, il ragazzo inspirò il delicato profumo che la giovane donna emanava, per poi attrarla delicatamente a se, facendo scivolare una mano sulle reni femminili; la spinse fino a quando i loro corpi non furono perfettamente combacianti, tanto che Light poteva chiaramente sentire il seno della ragazza premere prepotente contro il petto; Caroline gli cinse le spalle con un braccio, mentre andò ad unire la mano dell’altro con quella maschile posta a mezz’aria.

Accompagnati dalle melodie conturbanti ed esoteriche di Loreena McKennitt in “God rest ye merry, Gentleman”, cominciarono a danzare leggiadri.

LI= Sei una visione stasera….

CA= Non più delle altre mille affascinanti signore e signorine presenti qua dentro…

LI= Non credi di essere una bella donna?

CA= La bellezza è soggettiva ed è un criterio molto instabile… si basa su opinioni personali, su autonome concezioni… e per questo non è affidabile…

LI= Hai un quoziente intellettivo di 180, ma credi di essere una persona normale… sei entrata a far parte della CIA ma l’hai abbandonata perché non ti ritenevi all’altezza… sei la donna più bella che abbia mai visto eppure cerchi di eclissarti nell’ordinarietà… dovresti cominciare ad avere più stima delle tue potenzialità Caroline.

Dicendo così le fece fare un morbido casquè, accarezzandola sensuale… quando la tirò su per i volteggi finali, i loro visi erano pericolosamente vicini.

LI= Sei tutto quello che un uomo possa desiderare Caroline… una donna forte… e bellissima…

La musica terminò in quel preciso istante; il ragazzo avvicinò a se Caroline, la quale, accorgendosi che Takada li stava osservando, ritenne opportuno ritrarsi.

CA= No… Takada ci sta guardando, non mi sembra giusto nei suoi confronti…

LI= Giocatrice onesta fino al midollo…. la tua correttezza finirà per danneggiarti Caroline… a volte per vincere bisogna sporcarsi un po’.
La giovane non desiderò altro che allontanarsi da quella pista; aveva perso di vista Halle, ma non se ne preoccupava granché… si diresse presso il loggiato, poggiandosi con la spalla destra ad una delle colonne.

Era talmente assorta nei suoi pensieri, camuffati da un qualche interesse verso gli invitati danzanti e le maschere che ne coprivano alcuni volti, che si spaventò leggermente nell’avvertire una mano accarezzante delicata il suo fianco.

Si guardò attorno fin quando non vide, nell’angolo tra l’ultima colonna ed il muro, una figura alta e magra.

“Sei bellissima stasera…”

CA= Come hai fatto ad entrare?

“Non è difficile se ti presenti mascherato… e così… a quanto pare il fascino di Yagami ha colpito un’altra volta…”

Girandosi di scatto, lo raggiunse nel piccolo “nascondiglio”.

CA= Non dirlo neanche per scherzo, Mello! Dio, non ne posso più di questa situazione!

Come a volersi proteggere dalle sue parole e volersi nascondere da quegli istanti, appoggiò le mani e la fronte al muro, rivolgendo a Mello la schiena nuda.

ME= Balla con me…

CA= Non possiamo… se ti vedono è la fine…

Il ragazzo si addossò maggiormente a lei, cominciando a sfiorarle con la punta delle dita la magra scapola.

ME= Balla con me… voglio toccarti… toccare ciò che è mio…. ciò che mi appartiene.

Caroline si voltò verso di lui: indossava dei semplici pantaloni neri ed una camicia bianca, ma aveva raccolto i lunghi capelli biondi in un morbido, basso codino… era semplicemente mozzafiato.

CA= Va bene….

Un bacio leggero suggella questa concessione… prima di esporsi agli sguardi altrui, Mello indossò una maschera bianca intagliata per celare solo il lato sinistro del volto, dove la cicatrice spiccava terribile.

Dopodiché, si posizionarono sulla pista, attorniati da una ventina di altre coppie… e la musica ebbe inizio.


ME= Ascolta le parole Caroline… in un certo qual modo raccontano ciò che ho provato dentro di me..

Le prime note, sensuali ed ammaliatrici cominciarono a risuonare per la sala, illuminata opportunamente con luci calde e soffuse…

Ed un tango, che forse raccontava realmente le loro vite, iniziò.



Roxanne, you don't have to put on that red light,
walk the street for money, you don't care if it's wrong o if it's right...



Danzavano leggeri, come portati dal vento o creati solo di piume, stretti l’uno all’altra e non accorgendosi di avere, con il loro fascino,calamitato gli sguardi di chi era rimasto ad osservare le danze…


Roxanne, you don't have to wear that dress tonight,
Roxanne, you don't have to sell your body to the night...




Secondo le basi del tango, piegando il ginocchio della gamba sinistra e tendendo la destra Caroline scivolò giù, tenuta comunque stretta dalle braccia maschili… tirandola su, Mello le fece fare un volteggio su se stessa, per poi far aderire la schiena muliebre al proprio petto…


His eyes upon your face.... his hand upon your hand...his lips caressed your skin...
It's more than I can stare!



Poggiando una mano sul suo ventre ed incuneando il proprio viso nell’incavo del suo collo, andò ad accarezzarle la coscia, partendo dal ginocchio e salendo fino al fianco… a quel contatto, la ragazza sospirò e chiuse gli occhi…

Roxanne, why there's my heart cried?
Feelings I can't fight...
You're free to leave but just don't deceive me
and please, believe me when I say "I Love You"...



Tornando uno davanti all’altra, Caroline serrò i fianchi di Mello con la presa della sua gamba, artigliando il ragazzo più vicino a sé e fissandolo negli occhi… mentre parlò, la mano maschile seguì l’intero profilo della sua gamba per poi afferrarla per la vita e sollevarla…

CA= Hai davvero provato tutto questo…?

ME= Questo…. e molto di più.


Roxanne, why there's my heart cryied?
Feelings I can't fight...
Roxanne, you don't to have to sell you body to the night
Roxanne... you don't have to put on that red light
Roxanne... you don't have to wear that dress tonight...



Ancora adesa a lui, Mello la fece scivolare dolcemente all’indietro, sostenendole la schiena con una mano; facendola tornare in posizione eretta che, in contemporanea al movimento, le proprie labbra delineassero il dolce percorso dall’incavo dei seni al mento di lei, sfiorandole quasi la bocca nel momento finale.



ROXANNE!


La melodia ebbe termine con loro e tutti gli altri ballerini fermi immobili, ancora stretti;

ME= Ora è meglio che me ne vada… ti aspetterò.

CA= Va bene… ti prego fa attenzione!

Lo seguì con lo sguardo mentre spariva, tra il frusciare della seta e le maschere altrui; anche quando Mello non fu più nel suo campo visivo, continuò a fissare l’uscita della sala…. finché Halle non piombò al suo fianco, stringendola per la spalla.

HA= Ma siete impazziti per caso?!

CA= Lo so Halle, è stato rischioso… ma pagherei per rifarlo…

HA= Rischioso?!?!? Avrebbe potuto vedervi in qualsiasi momento!

CA= E’ al sicuro ormai…

HA= Io non so se incazzarmi di più con lui che ha avuto la brillante idea di presentarsi qui o con te per averlo fatto entrare, e non solo, per averci anche ballato!

Vedendo che Caroline aveva abbassato lo sguardo, la bionda inspirò profondamente per poi parlarle in tono più dolce.

HA= Per stasera vi è andata bene… ti aspetto al parcheggio.

Dopo che l’amica fu uscita, Caroline si diresse verso il guardaroba della sala per riprendere il proprio scialle e la borsa; si diresse poi verso l’uscita quando, per istinto o per riguardare un’ultima volta il luogo del loro incontro “clandestino”, si voltò verso la sala che, trovandosi in cima alle scale, le pareva ancora più immensa.

Vide Light, quasi al centro di quella con a fianco Takada… ma quasi guidato dal magnetismo o dalla percezione di essere osservato, alzò gli occhi verso di lei.

A Caroline si gelò il sangue nelle vene. Quegli occhi, quello sguardo, li conosceva bene…

Lui li aveva visti.

Pervasa da un improvviso senso di terrore, sentì il respiro farsi pesante, tanto da farla ansimare mentre il cuore batteva a velocità doppia… e poi fuggì dalla sua vista.

La Fiera delle Vanità… effimera, fallace quasi irritante nella sua frivolezza… aveva messo a nudo il loro segreto.


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- Angolo del Requiem -

E rieccomi con il capitolo post riconciliazione, nato dalla mia fantasia contorta + visione del film "Moulin Rouge" + visione del film "Il Fantasma dell'Opera".... (credo saranno riconoscibili i segnali di ognuno >.< )
Grazie , come sempre, a chi legge, un grazie speciale a chi recensisce ed a chi ha messo la storia nelle seguite/preferite/ricordate

Una menzione speciale a Orihime02 e L_Nael, per le loro sempre puntalissime e bellissime recensioni, e per i preziosi consigli!

Un saluto ed un inchino

Requiem of Spirit



  
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