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Autore: Vitriolic Sheol    18/08/2011    2 recensioni
Tutti noi cerchiamo un porto sicuro nella tempesta... un amico, un amante, la nostra famiglia... ma cosa succede se è proprio la nostra famiglia la causa della tempesta? In una Tokyo terrorizzata dal fenomeno Kira, la vita di una giovane psicologa si intreccia a mille altre, trovando terrore, odio, amore, passione e gelosia.... prima long fic su Death Note, vi prego recensite!
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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CAPITOLO 24
Bruciare



Da un certo punto in avanti,
non c’è più modo di tornare indietro.

E’ quello il punto al quale
si deve arrivare.

-Franz Kafka-



***


26 dicembre 2009. Ore 02:15

Le fiamme si stagliavano alte verso il cielo e lo avvolgevano, come una preda nelle spire di un serpente velenoso, pronto a morderla per immobilizzarla con il suo letale veleno. La pelle ardeva e veniva lentamente mangiata da quel mostro incandescente; la vista si appannò e lentamente tutto intorno a lui divenne scuro. L'urlo di una donna squarciò il silenzio irreale che si era creato, facendolo rabbrividire. Mello si destò con un sussulto, ritrovandosi nel suo letto,accaldato e scosso. Aveva avuto un incubo: di nuovo. Dal giorno dell'esplosione al covo mafioso, quasi ogni notte sognava sempre la stessa scena raccapricciante: il fuoco che tentava di bruciare la sua vita e l'urlo di quella donna subito dopo. Recuperando la calma e respirando in modo più regolare, si voltò dall'altro lato per assicurarsi che Caroline stesse ancora dormendo al suo fianco. La ragazza accanto a lui, coricata su un fianco,con un braccio piegato sotto la testa ed avvolta dal lenzuolo, dormiva serena: per un attimo, Mello invidiò il suo sonno privo di incubi. Poi la guardò: la trovava bellissima, meravigliosa, indescrivibile.
Si alzò il più silenziosamente possibile, nell'intento di non svegliarla e si diresse verso la finestra incurante dell'indossare solo dei boxer neri. Osservava le luci della città, che gli si presentava come un organismo vivo, attivo anche nell'ora più tarda della notte.

Ad un tratto, una voce dolce ed ammorbidita dal sonno, arrivò dietro di lui.

"Hai avuto un incubo."

Continuando a guardare oltre il rettangolo di vetro ialino, Mello rispose:

ME= Tutti fanno brutti sogni…

Arrivata alle spalle del compagno,Caroline posò la guancia sulla magra scapola maschile, facendo aderire il ventre ed il seno alla sua schiena. Mello sentì due esili braccia nivee circondargli i fianchi delicatamente; d'istinto, poggiò entrambe le mani su quelle muliebri, adagiate sul suo ventre, intrecciandovi le dita.

ME= Tornerà a riscuotere il debito...

CA= Chi?

ME= Il fuoco.

Caroline capì che l'incendio al covo era rimasto fin troppo impresso nella mente di Mello, un segno indelebile nel suo animo, un ricordo incancellabile

ME= Prima che mia madre mi portasse alla Wammy's House, abitavamo in un piccolo appartamento... una notte scoppiò un incendio e la nostra casa venne ingoiata dalle fiamme... Fu mia madre a salvarmi e, grazie a lei, io ne uscì praticamente illeso…

Era di sua madre l'urlo che sentiva ogni volta alla fine dei suoi sogni, il grido disperato di una donna che vede la vita del suo unico figlio in pericolo, e che lo destava con quel senso di terrore, tramutato in gelidi brividi che gli permeavano addosso come se fosse febbricitante.

ME= Questa volta è riuscito a prendere solo metà viso: è evidente che non gli è bastato...

Mello era consapevole che il fuoco non gli avrebbe mai dato tregua, fino a quando non fosse riuscito a prenderlo.

Era sfuggito miracolosamente la prima volta, si era salvato con una cicatrice la seconda: la terza non avrebbe avuto scampo.

Ed era certo che ci sarebbe stata una terza volta, perché il fuoco non si sarebbe accontentato di misere tracce lasciate sul suo viso.

E presto o tardi, sarebbe tornato a riprendersi ciò che gli spettava.

Ma Mello non si sarebbe arreso così facilmente e soprattutto non avrebbe mai dato soddisfazione a quel nemico di rivelargli la sua paura. Anzi, lo stava deridendo, mostrando fortezza e tracotanza,considerandolo solo un mero contrattempo nella sua vita: nulla che potesse intaccare il suo spirito battagliero e bruciare la sua perseveranza nel raggiungere ogni obiettivo che si era prefisso.

CA= Se mai ci sarà una terza volta... io ti salverò. E se non ci riuscirò, mi getterò tra le fiamme e brucerò con te.

Il ragazzo si voltò verso di lei, avvolgendola con le braccia e chiudendola contro di sé, stringendola come se avesse potuto volatilizzarsi come polvere.... o morire in qualsiasi momento.
Stretta a lui, Caroline mormorò:

CA= Ti amo...

Quelle parole sgretolarono le ultime barriere di autocontrollo di Mello: il pianto eruppe dal suo cuore, e gli occhi cominciarono a versare calde lacrime, mentre accarezzava il corpo di quell'angelo, inspirava il suo profumo e sentiva il suo cuore battere sul proprio. Caroline accorgendosi di ciò che stava accadendo, si staccò leggermente e chiuse la guancia sana del ragazzo nell'incavo della sua mano.

CA= Mello... tu stai piangendo...

Tra le lacrime, il ragazzo scosse la testa e le sorrise; quando le parlò, afferrandole il viso con le mani, la sua voce era incrinata dall'emozione.

ME= No... non sto piangendo... non preoccuparti...

La baciò appassionato, spingendo il più possibile la bocca nella sua, lasciando che le lingue danzassero voluttuose. L'afferrò per i fianchi, portandole le gambe attorno alla propria vita e dirigendosi verso il letto.

CA= Mello...

Caroline invocava il compagno con così tanta dolcezza che lui non poteva ignorare il suo richiamo di passione, alla stregua di un povero marinaio incapace di resistere al melodioso canto di una sirena.
Sedendosi al centro del letto, la fece andare cavalcioni sopra di sé, ricatturando la sua bocca, bollente come le fiamme.

Era quello l'unico fuoco dal quale si sarebbe lasciato catturare senza opporre resistenze.

Portando le mani sulle cosce femminili, oltrepassando la sottile difesa della seta che si increspava come acqua al suo tocco, si unì  a lei seguendo i dolci movimenti dei suoi fianchi. Mello posò le mani sulla magra, sinuosa schiena femminile, scorrendo delicatamente con la punta delle dita il piccolo solco della colonna vertebrale, non liberando la bocca della ragazza dalla propria. Caroline, fremente di piacere, alzò il viso, lasciando che Mello vagasse con le labbra sul collo, sulla gola e sul piccolo distacco tra i seni, facendo scivolare un braccio sulla schiena e la mano dell'altro dietro la nuca.

L'apice dell'estasi arrivò per entrambi, che si strinsero in un abbraccio più serrato del primo. Caroline prese il viso di Mello tra le mani, chiudendo gli occhi e unendo la propria fronte con quella di lui.

CA= Spero sognerai il fuoco altre volte, se queste sono le conseguenze...

Mello sorrise, sovrapponendo le mani a quelle di lei, per poi afferrarle e baciarne i dorsi.

ME= Ci sono fuochi infinitamente più piacevoli…

Già... il fuoco, lo aveva praticamente dimenticato, tanto era insignificante, e lontano in quel momento, quel pericolo per la sua mente. Per quanto si potesse impegnare, esso non avrebbe mai scalfito la fortezza di Mello, che avrebbe perseguito il suo scopo senza paura, fino alla morte. Il fuoco si sarebbe accontentato di prendere il suo corpo già privo di vita, come una iena che si accontenta di spolpare brandelli di carne dalla carcassa di una preda lasciata dai leoni.

Perchè Mello non si sarebbe mai lasciato uccidere da esso....

Mai.


***


26 dicembre 2009. Ore 09:42

Ancora assonnata, stava camminando per le vie di Tokyo allo scopo di dirigersi alla propria destinazione; ma prima di giungervi, preferì entrare in un bar con l’intento di bere un caffè.

“Chissà, magari è la volta buona che mi sveglio…”

Arrivata nel locale, poggiò un gomito sul bancone facendo la propria ordinazione che venne soddisfatta celermente; mentre sorseggiava il caffè, cominciò a sentirsi addosso la sgradevole sensazione d’essere osservata… portò così lo sguardo in ogni angolo del locale, decisa a scoprire la provenienza di quella percezione.

E la trovò, senza neanche troppo sforzo.

Seduto ad uno dei tavoli c’era un ragazzo. Alto, magro, dalla pelle bianchissima, portava i capelli corvini con una corta acconciatura che gli lasciava due ciocche laterali più lunghe ad incorniciargli il viso efebico; era vestito interamente di nero, con una cintura di pelle (anch’essa nera) borchiata, da cui pendeva sul fianco un antico crocifisso di medie dimensioni, dalla cui brillantezza la ragazza suppose essere d’argento.
Pur accorgendosi dell’essere stato “scoperto” continuava a fissarla impunemente, con un lieve sorriso sulle labbra sottili e quasi esangui… trovandosi a disagio, la giovane pagò in tutta fretta ed uscì dal locale, avvertendo ancora gli occhi di quello sconosciuto su di se.


***


26 dicembre 2009. Ore 09.16

Nell’ aprire gli occhi, Caroline trovò Mello già sveglio sdraiato accanto a lei, con il gomito puntellato del cuscino per reggersi comodamente la testa con la mano. Inaugurò la nuova giornata dandole un leggero bacio.

ME= Buongiorno…

CA= Buongiorno anche a te… da quant’è che sei sveglio?

ME= Da circa mezz’ora… sei bellissima quando dormi.

CA= Potevi svegliarmi …

ME= (SORRIDENDO) Eh no, altrimenti mi sarei perso tutto lo spettacolo…

CA= Ho parlato nel sonno?

ME= Contrariamente a quanto mi aspettavo, no… hai dormito tranquilla e io non ho potuto tirare ad indovinare nulla di quello che stessi sognando… voglio essere rimborsato.

E ridendo, la baciò ardentemente.

ME= Su… ora dobbiamo alzarci, ti attende un’altra entusiasmante giornata di lavoro…

CA= Tu cosa farai?

ME= Andrò da Matt… a fantasticare su cosa potrà inventare Near per schiavizzarti!

CA= Mio dio, mi stai facendo passare la voglia!

Ed a voler rinforzare il significato delle proprie parole, si strinse di più al cuscino; Mello nel frattempo si era alzato e la guardava con occhi sornioni. Lentamente, e non visto da Caroline, afferrò lenzuolo e coperte con le mani…. per poi tirarle, trascinando verso di sé anche la ragazza.

ME= Su, scattare!

CA= (RIDENDO) Noooo, aiuto! Mello ti odiooooooo!

***


26 dicembre 2009. Ore 12:22

Finite le proprie incombenze, la ragazza uscì dal palazzo salutando con un sorriso i raggi del sole che le intiepidivano il viso e cominciò a scendere le scale; arrivata però a metà di quelle, si bloccò irrigidita.

In fondo alla scalinata c’era lui…quando lo raggiunse, cercò di nascondere il leggero tremito.


***

26 dicembre 2009. Ore 11:18


“Ci siamo…”

“Certo che è strano…ne parlavamo poco meno di tre settimane fa
ed allora mi sembrava così lontano…”

“Ed invece…eccoci qua.”

“Hai paura?”

“No…”

“Nemmeno io.”




***



26 dicembre 2009. Ore 12:24


“Perdona il mio comportamento al locale, qualche ora fa… non era mia intenzione spaventarti.”

La ragazza rispose, leggermente rassicurata; ad averlo a distanza così ravvicinata, poté notare che i suoi occhi erano di un intenso color miele con delle strane, ed al contempo affascinanti, sfumature porpora.

Era ambiguo, leggermente inquietante, misterioso…. e bellissimo.

“Vorrei farmi perdonare per tanta impudenza… il mio nome è Jude.”

Le catturò la mano per un galante baciamano. Quando la giovane si presentò a sua volta, nel sentire il suo nome, il ragazzo di nome Jude si aprì in un grande sorriso.

***

26 dicembre 2009. Ore 14:28

Era finalmente arrivata all’SPK, dove erano ad attenderla Near, Rester e Gevanni; trovando strana l’assenza dell’amica, Caroline domandò dove si trovasse.

GE= E’ all’NHN… oggi ha il turno come guardia del corpo di Takada.

CA= Già… l’avevo dimenticato.

NE= Allora Caroline… com’è andato il ballo?

CA= Bene.

NE= Hai riflettuto spero su quello che ti ho detto…

Se era una gara a chi voleva essere il più stronzo tra i due, Caroline cominciò a tirare fuori l’artiglieria pesante.

CA= Si.

NE= E?

CA= Ed avevi ragione… ho rotto lo specchio, ed ho trovato la verità.

NE= Ne sono contento.

Il dialogo fu però interrotto dall’entrata di un piccolo tornado.

“CAROLINE!”

CA= Audrey! Che ci fai qui?

AU= Devo dirti assolutamente una cosa! (VEDENDO GLI ALTRI) Oh, che maleducata, sono entrata senza neanche salutare! Salve Rester…Gevanni… ciao Near!

RE+GE= Buon giorno Audrey!

NE= ‘ao…

CA= Allora, cosa devi dirmi di così importante?!

AU= Ho conosciuto un ragazzo!

In contemporanea a quelle parole, si udì un sonoro schiocco; i quattro si girarono contemporaneamente verso l’origine di quel rumore.

Near, rimasto loro di schiena, aveva frantumato la carlinga del modellino d’aereo che teneva nella mano; lo stringeva talmente forte che le nocche erano sbiancate, e dopo pochi istanti lo gettò a terra stizzito.

NE= Modelli nuovi… sembrano fatti d’aria.

Se Rester, Gevanni e Audrey rimasero un poco allibiti dalla cosa ma non vi diedero poco peso, a Caroline si accese la famosa lampadina che contribuì a mutare le sue volatili congetture in solide certezze.

La loro gara non era ancora finita.

CA= Bene, sono contenta per te! Come si chiama?

AU= Il suo nome è Jude! Oh, Linne dovresti vederlo… è alto, magro… e bellissimo!

CA= Wow, da come ne parli sembra il principe azzurro… ma visto che sono le due e mezza, perché non andiamo a mangiare qualcosa, così mi racconti tutto per bene? Near, ci sono problemi in proposito?

NE= No. Andate pure.

CA= Bene…

Si avviarono verso la porta; Caroline lasciò uscire la cugina, ma prima di seguirla si fermò sull’uscio, senza nemmeno voltarsi.

CA= Near?

NE= Si?

CA= Io ho fatto come mi hai consigliato, ho rotto il mio specchio ed ho tirato fuori la verità… ora vedi di farlo anche tu. O potresti pentirti di quello che lasceresti occultato dietro il vetro.

Ed uscì.

***


-    Cinque ore dopo –


26 dicembre 2009. Ore 19.20

Un’altra giornata era terminata nella sua contemporanea monotonia ed innovazione.
Salendo le scale della palazzina, Caroline non poté far a meno di ripensare a quella sera, dove Light aveva visto lei e Mello danzare assieme… e si chiese, non senza un’ombra di inquietudine, perché non le avesse ancora parlato.
Entrando nell’appartamento, la ragazza trovò Ryuzaki in piedi vicino al tavolo.

CA= Ryuzaki! Che bello rivederti!

RZ= Devi essere l’unica persona al mondo che si mostra contenta nel vedere lo spirito di un morto…

La giovane si accorse subito che qualcosa non andava… il viso di Ryuzaki era tirato, serio, sofferente…. anche troppo per uno spirito.

CA= Ryuzaki… ma cosa c’è?

Il ragazzo, senza parlare, le indicò qualcosa poggiato sul tavolo.

***

26 dicembre 2009. Ore 19:02

Sede della NHN. Un muro di persone, fan, mitomani si accalcano presso le porte degli studi televisivi… sono lì per un motivo, per una ragione.

Vogliono vederla… vogliono vedere la star.

Per adorarla come si confà ad una dea.


***


CA= Che cos’è….? Di cosa si tratta Ryuzaki?

Nel vedere il viso contrito del ragazzo, si avvicinò al tavolo… e con mani incerte afferrò ciò che vi riposava sopra.


***

26 dicembre 2009. Ore 19:05

La gente forma un passaggio invalicabile, un muro di carne, ossa e sangue insormontabile…

Flash delle macchine fotografiche illuminano saltuariamente il luogo, il vociare copre ogni brusio…

E la morbosa attenzione verso quella porta nell’attesa snervante che si apra, ne distoglie ogn’altra da ciò che accade lì intorno.


***


Era un semplice foglio… un foglio bianco, di quelli usati per le stampanti, piegato a metà.

Lo aprì lentamente, accorgendosi che al suo interno vi erano scritte delle parole…
..che cominciò a leggere con il cuore martellante nel petto.

***


26 dicembre 2009. Ore 19:09

Le porte si spalancano…. la dea fa la sua comparsa. Saluta gli accoliti, grazia i mortali con il suo sorriso… nessuno può avvicinarla, nessuno può osare toccarla; la dea è di tutti e di nessuno.
Poi, ad un tratto, un fumo biancastro e spesso la nasconde alla loro vista.

La guerra ha inizio.


***


In una calligrafia gentile, leggermente obliqua, vi erano scritte alcune delle parole più terribili che avessero mai potuto macchiare carta.

"Caroline... ho sempre pensato che tu fossi un pò folle, fin da quando sei arrivata completamente sola al mio covo brulicante di mafiosi violenti e irascibili, munita solo del tuo coraggio, della tua sfrontatezza e della tua disarmante bellezza. Mi hai tenuto testa come, se non addirittura oltre, se fossi un uomo, hai tenuto alle redini 20 individui che io stesso faticavo a controllare.

Questo piano per rapire Takada, confondere più di 100 guardie del corpo. E' una follia Linne, una pura follia.
Ma per te...per te farei anche questo, se me lo chiederai. Se mi chiederai di morire, io lo farò Caroline.

Ma prima di tutto questo, devo dirti grazie...

Grazie a te, ho capito cosa vuol dire avere una persona nel cuore, avere qualcuno da amare.

Grazie a te, ho passato una parentesi della mia vita, pazza, dolorosa,violenta, infiammata dalla gelosia...ma felice. E sono felice, quasi, di morire. Perché se morirò, lo farò con il sorriso sulle labbra, mentre mangerò l'ultimo frammento di cioccolata della giornata,ricordando il dolce sapore delle tue labbra, come se fosse una giornata come tante altre, in cui io ti spio da lontano, osservando ogni tuo movimento meravigliandomi di quanto tu possa essere bella come un angelo anche nelle più piccole e normali azioni umane, legandoti al mio sguardo al mattino e lasciandoti al tramonto.

Ho solo un desiderio da chiederti, un'ultima preghiera di qualcuno che sa che non tornerà a casa per raccontare ciò che ha vissuto durante la giornata:
dopo la mia morte desidero che tu, bruci il mio corpo e quelle ceneri che rimarranno di me, le porti fino in Inghilterra, alla Wammy’s House, l’unico luogo che io abbia mai potuto chiamare casa, dove un tempo, quando ero ancora un bambino, avrei voluto vivere per sempre,  divertendomi e giocando assieme a Matt... l'infanzia, quasi non la ricordo, mi sembra talmente lontana, estranea a quello che sono io oggigiorno. Forse è proprio come dicono, quando vivi un’esistenza di ombre e di buio, fatichi a ricordare le luci che ci sono state…”


E' la cenere che scivola da quelle mani tremanti, la cenere di una lettera che comincia ad incendiarsi, di un'anima che comincia ad ardere nel fuoco della disperazione e del dolore, tra quelle parole che si incidono a sangue sul suo corpo.

Cadono, cadono lentamente su quella pelle candida. Calde, vibranti, lacrime.

"Ricorda, quando leggerai questo foglio, quando farai ciò che ti ho chiesto, non piangere. Non macchiare ancora una volta quel volto perfetto... hai versato sin troppe lacrime per causa mia, ed è ora che io ripaghi l'offesa che ti ho arrecato. Non fare gesti pazzi. Continua a vivere Linne, perché tu non meriti di morire, non devi morire...risolvi il caso Kira, arresta quel maledetto e vivi... vivi, perchè non c'è niente di più bello a questo mondo.

Dimentica il mio nome, dimentica quell'amore che fin dall'inizio era sbagliato. Lascia che il nostro segreto muoia come un ricordo... tu sei tutto, Caroline e io… io sono niente.”

Il vuoto si apre e la inghiotte, la sommerge, in una lotta impari dove lei non ha la forza di contrattaccare.  Leggere si sta facendo difficile, le mani tremano violente, gli occhi sono offuscati dalle lacrime...il cuore batte dolorosamente, sembra quasi che stia per scoppiare.

“Io veglierò da lassù angelo mio, io ti proteggerò, se tu me lo permetterai.... Io ti amerò Caroline, continuerò a farlo, anche se saremo lontani, io continuerò ad amarti. Per sempre.

Ti amo.

Mello"


Un corpo sprofonda nell'abisso, tutto intorno a lei si fa nero mentre schiacciata dal doloroso peso di quelle parole cade a terra in ginocchio; il foglio scivola lontano dalle sue mani, che vanno a coprirsi il volto in una solitaria, terrificante disperazione... ed una sensazione affiora alla sua mente.

Le sue mani incrociarsi alle proprie,
sentirne ancora una volta la presenza.
Ancora una volta il suo calore sulla pelle,
il sapore di quelle labbra da cui mai avrebbe voluto staccarsi,
E ancora il profumo del suo corpo,
anche in questo giorno, in cui tutto sembra andare in frantumi


***

26 dicembre 2009. Ore 02:15

Le fiamme si stagliavano alte verso il cielo e lo avvolgevano, come una preda nelle spire di un serpente velenoso, pronto a morderla per immobilizzarla con il suo letale veleno. La pelle ardeva e veniva lentamente mangiata da quel mostro incandescente; la vista si appannò e lentamente tutto intorno a lui divenne scuro. L'urlo di una donna squarciò il silenzio irreale che si era creato, facendolo rabbrividire. Mello si destò con un sussulto, ritrovandosi nel suo letto, accaldato e scosso. Aveva avuto un incubo: di nuovo. Dal giorno dell'esplosione al covo mafioso, quasi ogni notte sognava sempre la stessa scena raccapricciante: il fuoco che tentava di bruciare la sua vita e l'urlo di quella donna subito dopo. Recuperando la calma e respirando in modo più regolare, si voltò dall'altro lato per assicurarsi che Caroline stesse ancora dormendo al suo fianco. La ragazza accanto a lui, coricata su un fianco,con un braccio piegato sotto la testa ed avvolta dal lenzuolo,dormiva serena: per un attimo, Mello invidiò il suo sonno privo di incubi. Poi la guardò: la trovava bellissima, meravigliosa, indescrivibile.
Si alzò il più silenziosamente possibile, nell'intento di non svegliarla e si diresse verso la finestra incurante dell'indossare solo dei boxer neri. Osservava le luci della città, che gli si presentava come un organismo vivo, attivo anche nell'ora più tarda della notte…

La quiete. Ora c’è spazio solo per quella. Nessun rumore, nessuna parola… ma il silenzio, il silenzio che ottenebra, che dissipa ogni certezza, il silenzio che tutto svela e che tutto occulta… il bisogno di stare accanto a lei è irresistibile, e staccandosi dalla finestra la raggiunge nuovamente sul letto.
Mello stringe tra le braccia Caroline, dormiente al suo fianco,gli occhi nascosti dalle lunghe ciglia nere delle palpebre, chiuse in un sonno consapevole di essere protetto da lui. La guarda… la guarda come uno scultore contempla la sua opera più bella, come un poeta la donna per la quale scrive i suoi più struggenti ed appassionati versi… come un credente, che ha ritrovato la sua fede. Osserva il corpo aggraziato e sottile, bianco come l’alabastro, il naso piccolo e dritto, il taglio degli occhi grandi, leggermente allungati come quelli delle magnifiche regine d’Egitto; Mello non potrà mai dimenticarsi il colore di quegli occhi, dalla tonalità verde-azzurra così magnetica nella sua inusualità…ma vede anche i segni che la malattia ha lasciato su di lei: l’incavo del gomito destro livido e martoriato dagli aghi del Trial, le ossa delle clavicole, delle scapole e del bacino tendersi sporgenti sotto la pelle, le vene bluastre spiccare quasi esangui sotto l’incarnato diafano. Era bella… bellissima… ma sapevano entrambi che se non fosse riuscita a guarire sarebbe morta; il suo angelo… il suo splendido angelo caduto, dalla luce rifulgente; non poteva permettere che quella luce si affievolisse fino a spegnersi del tutto, che la sua rosa perdesse i petali fino ad avvizzire…
Sa che ha un compito da svolgere, una missione, non importa quanto disperata, da compiere. Il giorno che sta per sorgere segnerà la sua vittoria o la sua disfatta. Tutto è deciso, tutto è stato accordato, pianificato, preparato con cura quasi maniacale. Stringendo ancora la sua amata tra le braccia, getta lo sguardo aldilà della finestra, pensando all’inferno che si troverà ad affrontare l’indomani, in confronto al piccolo paradiso di quel momento… un momento alienato da tutto, strappato al mondo violento e sanguinario là fuori… un momento quasi egoistico, creato solo per loro.

Non è la paura di quello che dovrà fronteggiare a dominarlo, solo una più acuta percezione delle cose: il silenzio della stanza, la morbidezza delle lenzuola del letto, il calore ed il profumo della pelle di Caroline…il battere dei loro cuori… e tutto acquista più senso.

La guarda ancora… e spera che un giorno riuscirà a perdonarlo; pensa, Mello, la sua mente è un turbinio di emozioni e riflessioni ridondanti, una miscellanea di razionalità ed impulsività; riflette… riflette su tutto quello che avrebbe potuto darle, sull’amore così ardente che prova per lei… lei era l’ultima cosa che desiderava vedere.

L’ultima cosa che voleva avere nel suo cuore e che avrebbe reso più dolce la sua eterna permanenza all’inferno.

“Addio amore mio”…non lo dice. Non c’è spazio per la tenerezza, non c’è posto per la debolezza… non qui.

Non in questo giorno.

***

26 dicembre 2009. Ore 19:12

Il primo fumogeno lanciato da Matt non aveva funzione offensiva… no, quello era solo un semplice trucco per confondere gli agenti e guadagnare tempo, tra le urla della gente spaventata che grida ad un attentato.
Spaventata, Takada si strinse ad Halle che la coprì con il suo corpo.

HA= Va tutto bene Miss Takada?!

TA= S-si…

Con una mossa astuta e pericolosa al contempo, Matt sterzò bruscamente con l’auto immettendosi nella strada principale; subito altre tre auto degli agenti lo seguirono.

“STA SCAPPANDO! INSEGUIAMOLO!”

HA= Signorina Takada, rifugiamoci negli studio!

“NO!”

Voltandosi verso colui che aveva pronunciato quella negazione in tono così imperioso, Halle sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene.

HA= (PENSANDO) Mello!

Era a bordo della moto, con il viso coperto e protetto dal casco integrale.

ME= Dopo un attacco del genere l’NHN non è sicura, neanche al suo interno! Fareste meglio ad allontanarvi subito da qui, Miss Takada, salga a bordo!

Dopo un momento d’incertezza, Halle rassicurò la donna, invitandola a salire sulla moto di Mello.

HA= Andrà tutto bene miss Takada, salga con lui e fugga al sicuro!

TA= Si… va bene.

Una volta che Takada fu salita ed il ragazzo scomparve alla sua vista, Halle pensò a lungo sul da farsi… il suo primo pensiero andò a Caroline, ignara di tutto come lo era stato lei fino a pochi istanti prima… e con il cuore in gola, compose il suo numero.

***

26 dicembre 2009. Ore 19: 20


RZ= CHE COSA PENSI DI FARE CAROLINE?!?!

Caroline non aveva mai visto Ryuzaki così adirato, ma non riusciva a spaventarsene. In quel momento desiderava fare solo una cosa, un solo pensiero abitava la sua mente.
Cercò di divincolarsi dalla ferrea presa dello spettro sulle sue spalle.

CA= IO DEVO ANDARE DA LUI!

RZ= NON PENSARCI NEMMENO, E’ TROPPO PERICOLOSO!

CA= IO NON POSSO RESTARE QUI, NON POSSO PENSARE CHE TUTTO QUESTO ACCADA VERAMENTE! DEVO FARE QUALCOSA!

RZ= NO! NON C’E SPERANZA DI SALVARLO!

CA= IO POSSO FARLO, IO CI POSSO RIUSCIRE!

RZ= NEMMENO ESSENDO NIMUE POTRAI SALVARLO!!

CA= NON POSSO LASCIARLO ANDARE COSI!!!

RZ= MELLO  MORIRA’ CAROLINE!

A quelle parole la ragazza cessò di dibattersi; guardò negli occhi Ryuzaki, che non aveva ancora allentato la presa su di lei.

CA= E così lasci che lui muoia… una vita in meno non fa differenza secondo te… beh, questo può pensarlo il grande L… ma non io. Io andrò laggiù, e non provare a fermarmi.

Ryuzaki non poteva più combattere… liberò Caroline dalla sua presa e la osservò correre fuori di casa, per poi avvertire lo stridio dei pneumatici giù in strada.

***

26 dicembre 2009. Ore 19:16

Tutto stava andando come previsto. L’aveva ammanettata a sé, ed in quel momento l’aveva spinta con malagrazia dentro il retro di un furgone… la osservò per qualche istante: era così diversa da Caroline… NO! Non poteva pensare a lei in quel momento, non doveva! Dopo essersi tolto il casco, puntò la pistola contro Takada.

ME= Spogliati.

TA= C…cosa?!

ME= Levati tutto quello che indossi e mettilo là. Tranquilla, non pensare che potrai corrompermi offrendoti a me… mi disgusti.

Tremando di paura, Takada cominciò a spogliarsi… in uno slancio di umanità, Mello le consentì di voltargli la schiena, sicuro che ciò non costituisse alcun pericolo per lui.

O almeno, così credeva.

***

26 dicembre 2009. Ore 19:27

Sentendo il cellulare squillare, Caroline, dopo averlo cercato febbrilmente, rispose angosciata.

CA= Dov’è?!!!!

HA= Sono riuscita a rintracciare il GPS del mezzo che sta usando, si sta dirigendo verso Nagano, sull’autostrada per Karuizawa!

CA= Va bene!

HA= Io vado a cercare Matt!

Chiuse la comunicazione, spingendo ancora di più sul pedale dell’acceleratore.
Il contachilometri segnò i 120 chilometri orari.

***

26 dicembre 2009. Ore 19:18

Non era riuscito a seminarli. Quelle tre maledette auto gli stavano alle costole come cani segugi. Ad un tratto, da entrambi i lati dell’incrocio che stava percorrendo, sbucarono altre due automobili che gli bloccarono ogni via d’uscita; frenando bruscamente e costringendo l’auto in un pericoloso testacoda, dovette fermarsi.

MA= Merda, mi hanno tagliato la strada! Quanti diavolo di uomini ha Takada?!

Di colpo, dalle cinque auto che lo avevano accerchiato, uscirono in tutto venti uomini… e tutti con le pistole spianate contro di lui.
Onde evitare il peggio, Matt ritenne opportuno uscire dalla propria vettura a mani alzate.

MA= Ehi, ehi, da quand’è che ai giapponesi è permesso possedere ferri di quel genere? Comunque sia, io sono solo un semplice complice del rapitore… immagino desideriate farmi qualche domanda… quindi non vi conviene spara…

Matt non fece a tempo a finire quella frase…. e non l’avrebbe più avuto. Venti pistole vuotarono contro di lui ed il suo esile corpo, gli interi caricatori.

Nella disgrazia, il suo spirito allegro aveva saputo comunque trovare il lato positivo della situazione… dopo il primo colpo al petto e l’intenso bruciore del proiettile attorno alla carne morbida, il suo corpo divenne così insensibile da non provare più alcun dolore.

Quando la raffica cessò, scivolo all’indietro lentamente,in maniera morbida ed elegante come un cigno dopo il suo ultimo canto…

…e con un sorriso a fior di labbra, salutò quel mondo che l’aveva accolto così brutalmente alla nascita e che ora si stava congedando da lui in maniera altrettanto feroce.

“Idiota… tanto non avresti parlato comunque… hai peccato contro Kira, e la punizione per i peccatori è la morte.”



***

26 dicembre 2009. Ore 19:16

“L, te lo ripeto… in questa faccenda io non centro nulla.”

Dall’interfono, la voce di Near gli arrivava sfalsata; ma per quanto non si fidasse di quell’individuo, le sue parole sembravano sincere.

LI= Bene… quindi suppongo sia opera di Mello.

NE= Come tu ben sai, ho infiltrato nella scorta di Takada due mie agenti… Halle Lidner mi ha confermato poco fa che il rapitore è proprio Mello.

LI= Tu sarai in grado di contattare Mello…o se non tu, la signorina Hale…

NE= No, è inutile. Un modo effettivamente lo possiedo,ma in questo frangente dubito che Mello mi risponderebbe… e quanto alla signorina Hale, non sono suo portavoce e quindi dovrai affrontare la questione direttamente con lei.


Una smorfia di stizza si dipinse sul volto di Light.

***

26 dicembre 2009. Ore 19:20

Aveva rinchiuso Takada all’interno del camion, procedendo a tutta velocità sull’autostrada.

Mentre guidava, una sola frase sulla sue labbra.

ME= E’ l’unica soluzione possibile… e posso farlo solo io.

Ma nella sua elevata intelligenza ed acutezza, non aveva notato un piccolo particolare…
… che gli sarebbe stato fatale.


***

26 dicembre 2009. Ore 19:38

Si trovava a metà dell’autostrada che Halle le aveva indicato, tenendo il volante con mani tremanti aveva spinto la Gran Torino alla velocità folle di 140 chilometri orari… non aveva la forza di piangere in quel momento, la sua mente ed il suo cuore erano proiettati verso un unico obiettivo: salvare il ragazzo che amava da un destino tragico.

Ora, si trattava solo di una corsa contro il tempo.

***


Inaspettatamente, il cellulare di Light Yagami squillò. E la conversazione che ne seguì, nella sua asciuttezza e nella sua apparente innocenza, fu agghiacciante.


***


26 dicembre. Ore 19:40:40


Il camion fermo…

Dal finestrino della donna si poteva scorgere solo un muro in pietra…

I vetri infranti caduti scompostamente e macchiati di sangue…

Sangue che era anche sul braccio della donna…

Un foglio dannato, vergato con parole di morte…

Ed un corpo riverso sul  volante.


***


26 dicembre 2009. Ore 19:42

CA= Halle!

La voce dell’amica, per quanto cercasse di nasconderglielo, era molto più eloquente delle parole.

HA= Linne, il GPS di Mello si è fermato. Poco prima dell’uscita per Nagano, troverai un piccolo svincolo che ti porterà alle rovine di una chiesa romanica… io sono qui ad aspettarti.

CA= Sto arrivando! Hai trovato Matt?!

HA= Si… quei bastardi se ne erano andati senza neanche togliere il corpo dalla strada.

A quelle parole il cuore di Caroline perse un battito.

CA= I-il… corpo?!

HA= Caroline è meglio non parlarne al telefono… io ti aspetto qua.

Ma appena chiuse la comunicazione, accadde qualcosa che la resero consapevole che il calvario dell’amica sarebbe stato molto più terribile di quanto avesse mai immaginato.

Il camion, e con esso l’intera struttura della chiesa…. avevano preso fuoco.

***

26 dicembre 2009. Ore 19:41

Era salva… era riuscita ad eliminare il proprio rapitore scrivendone il nome sul piccolo frammento di Death Note nascosto in una coppa del reggiseno e che aveva prelevato senza che il ragazzo se ne accorgesse.

Era salva…e viva; presto Light Yagami sarebbe venuto a prenderla, portandola via da quell’incubo…

Ma quando avvertì il cuore battere un’ultima volta in modo più forte delle altre e poi fermarsi, capì che la sua unica speranza di fuggire da quel posto sarebbe stata la morte.


Kyiomi Takada, 26/12/2009
suicidio.
Si toglie la vita dando alle fiamme i suoi abiti, i suoi appunti…
e se stessa.


***

26 dicembre 2009. Ore 19:40:39

Sapeva che il suo cuore non era più lì, ma al sicuro, lontano, tra le mani di una persona amorevole che lo cullava dolcemente. Nelle orecchie non sentiva il rumore infernale e crepitante delle fiamme, ma una dolce voce cantargli una ninna nanna, che lo faceva pian piano addormentare…

 L’unico rimpianto che aveva era per quel milione di baci che non era riuscito a dare a Caroline, in quell’ultima notte in cui si erano amati fino alla mattina.

Il quarantesimo secondo scoccò. La gara era terminata.

E mentre Mello moriva, il petto attraversato da una fitta di dolore lancinante, riuscì a pensare solo ed unicamente ai grandi occhi verde-azzurri di Caroline, ai suoi capelli morbidi tra le dita, al suo corpo profumato e vibrante, alle sue mani piccole che si aggrappavano alla sua schiena e alla sua voce che invocava il suo nome mentre entrava in lei. Si stupì che nel suo petto ci fosse ancora qualcosa che potesse provare dolore, perché sapeva che quello era morto poche ore prima, quando aveva visto per l’ultima volta il corpo niveo e dormiente di Caroline, la sua Caroline, il suo unico amore. Mentre moriva non poteva che essere contento, perché presto, forse, se il Paradiso o l’Inferno glielo avessero concesso, l’avrebbe rivista,seppur da altrove,seppur da lontano avrebbe potuto di nuovo godere del suo sorriso luminoso e sincero, che gli donava sempre con l’anima.

Le fiamme si stagliavano alte verso il cielo e lo avvolgevano, come una preda nelle spire di un serpente velenoso, pronto a morderla per immobilizzarla con il suo letale veleno. La pelle ardeva e veniva lentamente mangiata da quel mostro incandescente; la vista si appannò e lentamente tutto intorno a lui divenne scuro.

L’ultimo pensiero che riuscì a formulare, nell’ultimo istante della sua giovane vita, non fu per il mondo, per la giustizia,o per un bene più grande. Fu un solo e semplice…

“Ti amo.”


***

26 dicembre 2009. Ore 19:47

Arrivò circa cinque minuti dopo la chiamata di Halle, pochi secondi dopo che le fiamme divampassero. Nel vederla scendere dalla macchina trafelata, con il viso sconvolto e gli occhi non umani, rimase impietrita… ma quando si accorse che aveva intenzione di correre tra le fiamme, la strinse tra le braccia e la fermò.

HA= FERMATI CAROLINE E’ TROPPO PERICOLOSO!

L’amica le rispose tra il pianto e lo strazio, cercando di divincolarsi dalla sua stretta.

CA= NO! HALLE LASCIAMI, LASCIAMI! DEVO ANDARE DA LUI, TI PREGO LASCIAMI!

Versando lacrime silenziose, Halle cominciò a trascinarla via, cercando di toglierla da quello che per lei era uno spettacolo straziante… si chiese come ci si sarebbe potute sentire sapendo che dentro quella chiesa, avvolto dalle fiamme,c’era il corpo senza vita dell’uomo che ami.

HA= CAROLINE TI PREGO, ANDIAMO VIA! NON POSSIAMO FARE ALTRO!

CA= LASCIAMI, HALLE,  IO POSSO ANCORA SALVARLO, FAMMI ANDARE DA LUI TI PREGO! MELLO! LUI E’ LA, MI STA CHIAMANDO, IO DEVO ANDARE DA LUI!!!

Ad un tratto, alcune pietre instabili della chiesa, caddero infuocate sul furgone, in un frastuono assordante.

CA= MELLOOOOOO! NOOOOOOO!

La disperazione, l’amore ci regalano vigori e risolutezze d’animo che neanche immagineremmo nella vita normale; come animata da una forza sovrumana, Caroline riuscì a liberarsi dalla stretta di Halle, e cominciò a correre verso la chiesa.

HA= CAROLINE, TORNA QUA! TI SCONGIURO TORNA INDIETRO! CAROLINE!!!!

Proteggendosi alla bell’e meglio dalle fiamme, ignorando il loro infernale calore e l’intenso bruciore della sua carne a contatto con le scintille, riuscì ad arrancare fino al muso del furgone; aprendo con fatica la portiera del guidatore ed ustionandosi leggermente i palmi delle mani laddove la pelle veniva a contatto con il metallo arroventato della maniglia, afferrò il corpo senza vita di Mello, ancora miracolosamente non toccato dalle vampe, e addossandolo completamente su di sé, riuscì a portarlo fuori da quella prigione di fuoco.

Appena furono al sicuro, lontani dal rogo e dal suo letale potere, lo sdraiò a terra inginocchiandosi accanto a lui, stringendone il busto e le spalle a sé.
Cominciò a piangere, a gridare il suo dolore e la sua rabbia mentre carezzava la testa inerme del ragazzo e lo cullava come un bambino che non vuole addormentarsi. Halle era paralizzata… le grida di dolore dell’amica erano strazianti, il suo pianto avrebbe mosso a pietà persino la più becera delle anime infernali. Non poteva credere che stesse succedendo veramente, non poteva pensare che quello fosse veramente il corpo senza vita di Mello.

Ma la vita va così…un gioco crudele dove le regole sono semplici: vinci o muori.
Perché non esiste un Dio misericordioso… solo un Dio torturatore.

Ad un tratto, pur piangendo, Caroline si accorse che tutto, intorno a lei, si era fatto buio… il cielo, la terra, lo spazio che circondava lei e Mello,si era ridotto ad un infinito sfondo nero… persino lo scorrere del tempo pareva essersi fermato; solo la chiesa incendiata era rimasta visibile in tutta quella oscurità… ma le fiamme, da rosse che erano, avevano cambiato colore, diventando di un sovrannaturale azzurro intenso.

“Caroline Seyrig… mi chiedevo quando avrei potuto finalmente incontrarti.”

La ragazza alzò lentamente il viso… davanti a lei vi era una delle creature più mostruose che la mente umana avesse mai potuto concepire.

Alta quasi due metri, la creatura era vestita con un lungo manto nero, sudicio e consunto da secoli e millenni… il capo era ben visibile agli occhi della ragazza, che quando vi trattenne lo sguardo, credette di venire meno.

Un teschio umano era il “volto” dell’essere, solcato diagonalmente da una cicatrice nera che riduceva la metà superiore al semplice osso ed all’orbita vuota, e la metà inferiore ad essere coperta da un’epidermide grigia come la cenere e quasi del tutto in putrefazione, su cui spiccava un occhio rosso sangue dove non vi si distingueva pupilla né iride.

Sul capo, a guisa di capelli, migliaia di serpenti neri come la notte e dagli occhi di brace.

CA= Chi… chi sei?

“Oh, mi conoscono con molti nomi… il MU, la triste mietitrice, la nera signora, l’angelo nero…”

CA= Tu sei… la Morte?

“Sei perspicace ragazza… gli Shinigami, il loro Re, sono solo i miei gregari. Io, sono la vera Morte.”

Nel terminare quelle parole, lo sguardo senza tempo della Morte si posò su Mello, ancora esanime, stretto dalle braccia di Caroline.

“E’ bellissimo, non trovi? Un vero peccato andarsene così giovane…non ho mai visto nessuno così bello anche da morto.”

Caroline cominciò a piangere sommessamente… la voce della Morte si fece irrisoria, velata di spregio blasfemo.

“Perché piangi, sciocca?! L’uomo che ami avrà una vita migliore lassù… lassù con Colui che ama tutti voi come figli, che mi ha relegato qua, a cibarmi dei vostri dolori stillanti odio ed abbeverarmi delle vostre lacrime…”

CA= (PIANGENDO) Che cosa vuoi da me?! La mia anima, la mia mente, il mio cuore?!
Li hai già, presi quando hai scelto lui…ti manca solo il mio corpo, che non tarderà a venire…

“Voi mortali… che credete nell’illusione dell’amore senza rendervi conto di che effimera chimera state inseguendo… che vi credete immortali eleggendo voi stessi come unica vostra divinità…voi, che invocate Dio solo quando vedete giungere il mio arrivo… che lamentele potreste osare avanzare?”

CA= Se non  è l’amore che ti muove, almeno lo faccia la pietà… è così giovane…ha solo poco più di vent’anni…

“Tsk, stupida mortale… la morte è per tutti, vecchi o giovani che siano… non ci sono distinguo, non favoreggiamenti…”

CA= PRENDI ME! La mia vita in cambio della sua, la mia anima al tuo potere in eterno! Sono pronta a fare qualsiasi cosa!

“Tu? No… tu non mi servi… il “grande capo” lassù ti vuole viva ancora per un bel po’…devi compiere la sua volontà, tu che ti fai chiamare Caroline, quando per te era stato destinato un nome più grande… Nimue.”

CA= Io non sono Nimue.

“Si, certo… proteggiti dietro le tue convinzioni, accecati con le apparenze… tu sei Nimue, colei che è destinata a grandi imprese solo con l’aiuto del proprio ingegno… e con te, tua sorella Morgana, infangata con il nome di Rachel… le due sorelle della profezia, gli agnelli di Dio, le custodi della terra… voi siete nate con destini tutt’altro che umani.”

CA= Ti prego, salvalo… solo tu puoi.

“Ho atteso questo momento per molte lune infernali… e tu hai il coraggio di chiedermi una cosa simile? Perché… perché dovrei esaudire questa tua richiesta?”

Prima di rispondere, Caroline accarezzò il volto di Mello,  freddo e sereno nel suo sonno di morte.

CA= Perché lo amo…

“Sappi, sciocca fanciulla che io sono la Morte… e lo incontrerò… ad ogni incrocio.”

CA= Farei qualsiasi cosa per lui…

“Sacrificheresti anche… te stessa?”

Caroline annuì.

CA= Puoi salvarlo?

“Sta a te deciderlo… il mio cuore è colmo di polvere…e sabbia. Tuttavia devi sapere che riportare in vita un’anima dannata come la sua, è un qualcosa che mai dovrebbe accadere… la sua rinascita comporterebbe un evento senza precedenti, destinato a sconquassare il normale ciclo della vita… accadrà qualcosa di terribile per questa azione… non ora… non domani… ma molto presto. Inoltre, questo “favore”comporta qualcosa in cambio. Sapendo questo… vuoi comunque che viva?”

Caroline abbassò lo sguardo su Mello, elargendo una seconda, amorevole carezza al suo viso senza vita… dopodiché ne baciò dolcemente la fronte gelida.

“Fa la tua scelta Nimue… il mondo… o lui.”

Quando gli occhi mortali si incatenarono nuovamente a quelli demoniaci della Morte, la voce della giovane aveva abbandonato ogni tremore ed ogni incertezza.

CA= Qual è il prezzo da pagare?

“Ciò che accadrà nel mondo non potrà essere evitato… ma visto che mi hai offerto la tua anima con così tanto ardore, la prenderò in pegno per tornare a riscuoterla quando tutto sarà terminato. Accetti?”

CA= Si.

“Molto bene… preparati Nimue…un’anima portata via è una cosa…estremamente… dolorosa.”

CA= Cosa…? Che inten…AAAARRGGGH!

Caroline non riuscì a terminare la frase per la scarica di atroce dolore che la pervase all’altezza del cuore, e che si diramò poi celermente a tutto il resto del corpo. Sentì come se qualcuno le avesse affondato la mano nello sterno, tranciando con le unghie affilate pelle, muscoli ed ossa per poi arrivare a stringerne l’organo, caldo e pulsante, in una stretta gelata.

“Avverti il dolore Nimue… avverti cosa si prova a dannare la propria anima… senti il dolore e la disperazione dell’inferno. Sei ancora….ferma… sulla tua scelta?”

Con la voce rotta dal dolore ed ansante, riuscì a mormorare:

CA= S… Si! AAH!

Un’altra fitta lancinante la pervase, mentre sentiva il proprio cuore divelto dalla posizione originaria con atroce violenza, sentendo vene, arterie e coronarie sradicarsi ferocemente da quello. Costringendosi a non svenire ed a non cadere a terra, strinse spasmodicamente le mani attorno alle braccia inermi di Mello, serrandone ancora di più a sé il corpo senza vita.

Ad un tratto, il dolore cominciò a scemare fino a scomparire del tutto, lasciandola sfiancata e tremante.

CA= (ANSANDO) Hai… ottenuto quello… che volevi… Ora…. salvalo.

La Morte la guardò con un ghigno diabolico.

“Già fatto…”

A quelle parole Caroline si accorse che, tra le sue braccia, la pelle di Mello aveva riacquistato calore, morbidezza ed il profumo che lei tanto amava… poggiando delicatamente la mano sul petto maschile, sentì il cuore del ragazzo palpitare sotto le sue dita, il sangue scorrere nuovamente caldo nelle vene; novelle lacrime bagnarono le sue guance ammorbidite in un dolce sorriso… lacrime di gioia.

CA= Grazie… grazie!

“Aspetta a ringraziarmi… mi hai dato la tua anima in cambio della sua, e puoi star certa che tornerò a riscuoterla…Ricordati delle mie parole… Nimue.”

Improvvisa come era arrivata, la Morte sparì dalla sua vista; il buio si dissolse con lei e le fiamme si estinsero, riducendo la chiesa ad una rovina semi carbonizzata; ancora imbambolata a guardare Mello, avvertì a malapena Halle arrivare accanto a lei.

HA= Linne… cos’è successo?! Non ricordo niente degli ultimi dieci minuti…

CA= Come sta Matt?

HA= Si sta riprendendo… ora è sveglio, ma anche con due giubbotti antiproiettile sotto la giacca, venti caricatori di pistola sono pesanti da sopportare…

CA= Giubbotti… antiproiettile?

HA= Glieli avevo procurati io giorni fa… O MIO DIO!

Halle si spaventò nel vedere la mano di Mello contrarsi in un piccolo spasmo, e poi cominciare lentamente ad alzarsi; istintivamente, andò a poggiare le dita sulla vena carotidea del ragazzo.

HA= Cristo… santo… la vena sta pulsando.

Senza alzare gli occhi dal viso di lui e guardandolo tra le sue braccia come una madre che osserva il proprio figlio appena venuto al mondo, le rispose sorridendo.

CA= Si… è vivo…

HA= Come diavolo hai fatto?

CA= Io…ho… stretto un patto… con la Morte.

HA= Che cosa?!?!

CA= Per riportarlo in vita… le ho offerto la mia anima.

HA= Tu sei impazzita! Come hai potuto fare una cosa del genere?!

CA= Se tu fossi stata al mio posto… se ci fosse stato Gevanni invece di Mello… come avresti agito?

HA= Io… avrei fatto la stessa cosa.

Non continuarono oltre, dal momento che Mello aveva aperto i grandi occhi color del mare, muovendoli lentamente da Halle all’angelo che lo teneva tra le braccia.

ME= Caroline… che è successo?... perché sono ancora vivo?

CA= Amore mio… sei qui… sei veramente qui…sei tornato da me…

Sorridendo debolmente, Mello alzò faticosamente il braccio ed andò a chiudere la guancia della ragazza con la propria mano, che sovrappose la propria a quella maschile.

ME= Tu… mi hai salvato… (VEDENDO CHE CAROLINE ANNUISCE) Angelo mio… come potrò mai ringraziarti?

CA= Potresti baciarmi…

Ed il ragazzo soddisfò la richiesta, baciandola con passione; dopodiché, tiratosi su a sedere, la abbracciò stretta, accarezzandole dolcemente la nuca.

ME= Ti amo… Dio solo sa quanto ti amo…

CA= Anch’io ti amo…

Sciogliendosi dall’abbraccio e rimettendosi faticosamente in piedi aiutato da Caroline, Mello si voltò verso le rovine carbonizzate della chiesa… come in un flashback, tutto quello che era accaduto nell’ora appena trascorsa ritornò alla sua mente, vivido come non mai.

ME= Matt… dov’è?

Halle, allungando il braccio, gli indicò sorridendo la propria auto.

HA= E’ laggiù… vivo.

Con passo incerto e tremante, il ragazzo cominciò a dirigersi verso la vettura, non del tutto convinto di quello che Halle gli aveva comunicato; come poteva essere così? come aveva fatto Matt a salvarsi dopo essere rimasto vittima e bersaglio di quella tremenda sparatoria?
Appoggiandovisi affaticato, aprì debolmente la portiera dei sedili posteriori e guardò all’interno dell’abitacolo.

Adagiato sul sedile con le braccia lungo il corpo, la testa reclinata all’indietro sul poggia testa e gli occhi chiusi… c’era il suo migliore amico; respirava debolmente e quando gli occhi di Mello scesero ad osservarne il torso nudo, spogliato della maglia e della giacca semi carbonizzate dai bossoli roventi, ebbe un tuffo al cuore.

Il petto, il ventre, le spalle ed il tratto di entrambe le braccia che andava dalla spalla al gomito erano coperti da centinaia, migliaia di lividi violacei,dalla tipica forma concentrica data dalla sommità dei proiettili. Mentre Mello lo stava ancora osservando tra l’incredulo ed il sollevato, Matt aprì i grandi occhi verdi e gli si rivolse con voce flebile, ma non priva di una sottile vena ironica.

MA= Ehi amico… ci rivediamo… anche se non su… una nuvoletta… come speravo…

Mello non poté non sorridergli.

ME= Siamo vivi Matt… ce l’abbiamo fatta…

MA= Forse… stiamo antipatici… a qualcuno… lassù… Bene… speriamo di esserlo… anche… ad altri.

ME= Caroline ed Halle ci hanno salvato… è merito loro se siamo qui…

Muovendo lentamente lo sguardo, Matt cercò l’amica.

CA= Sono qui Matt… Sono qui…

MA= (PRENDENDOLE LA MANO) Grazie… grazie infinite… grazie anche a te Halle.

HA= Avresti fatto la stessa cosa per me…

Ma restare lì non era sicuro per i due ragazzi, scampati così miracolosamente alla morte; decisero così di dirigersi a casa di Caroline, partendo in tempi diversi e percorrendo strade differenti per non attirare ogni possibile attenzione; appena prima di salire in macchina, Halle si avvicinò all’amica.

HA= (SOTTOVOCE) Glielo dirai?

CA= Fino a quando non sarà inevitabilmente necessario no… per lui sarebbe devastante, ed io non voglio che viva con quest’angoscia costante…

HA= Prima o poi dovrà venirlo a sapere…

CA= Se esiste un Dio, che possa perdonarmi… perché Mello non lo farà mai.


***

Aveva fallito. Entrambi erano scampati alla morte, in un diabolico escamotage di cui non riusciva a vederne la logicità. In quel momento, cominciò a dubitare dell’infallibilità del quaderno, arma evanescente che gli permetteva di non macchiare le proprie candide mani, almeno in pratica, di sangue vermiglio… qualcosa stava cambiando, mettendo a repentaglio la propria inespugnabilità, cominciando ad esporlo ai pericoli della vulnerabilità.

Un nome era stato scritto, ed il suo proprietario ancora viveva… in un misto di umiliazione e rabbia, levò contro il cielo il grido belluino della propria vendetta.
  
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