*************************************FLASHBACK*****************************************
Il locale era
affollatissimo e questo permetteva a Beckett di ballare più vicina a
Castle di
quanto un’operazione sotto copertura avrebbe richiesto. Quella sera si
stava
divertendo a provocarlo e la consapevolezza che ci stava riuscendo era
un
potente additivo al suo ego. Da quando lui se n’era andato con la sua
ex,
lasciandola tutta l’estate da sola, doveva ammettere che la sua
autostima aveva
subito un brutto colpo. Neanche Josh, con tutte le sue attenzioni e
premure,
era riuscito a ricucire quella ferita procurata dall’essere stata
rimpiazzata
con tanta facilità.
Iniziò a muovere
sinuosamente il suo corpo a ritmo di musica, si passò le mani tra i
capelli e
si girò improvvisamente verso di lui, con le labbra semi aperte e uno
sguardo
che non lasciava spazio a fraintendimenti: MANGIAMI! Decisamente c’era
in lei
più Nikki Heat di quanto Castle potesse effettivamente sospettare. Era
consapevole del proprio sex appeal e sapeva come valorizzarlo quando
voleva.
“Prendi due drink e
tieni gli occhi aperti.”
Aveva notato il pomo
d’Adamo dello scrittore avere un sussulto quando si era avvicinata
deliberatamente piano verso di lui. Era fin troppo facile prenderlo in
giro,
pensò. Si era poi allontanata continuando a muoversi, conscia del suo
sguardo
su di lei, dirigendosi verso il loro obiettivo.
Non resistette alla
tentazione di coglierlo in flagranza di reato, così si voltò giusto in
tempo
per vedere i suoi occhi magneticamente attratti dal suo fondoschiena.
Mascherò
il sorriso provocato dalla sua aria colpevole e tornò in modalità
poliziotto.
Era lì per prendere un assassino, non per giocare con gli ormoni di
Castle.
Si avvicinò al privè e
individuò lo spacciatore circondato da belle ragazze decisamente poco
vestite.
“Obiettivo trovato,
tento avvicinamento,” comunicò ai colleghi che stavano aspettando al
gelo
Newyorkese.
Iniziò a ballare in
modo provocante cercando di attirare le sua attenzione e incrociare il
suo
sguardo ma il trafficante sembrava troppo impegnato e ispezionare il
corpo
della bionda al suo fianco per accorgersi di lei.
“Ehi, ecco il tuo
Martini,”disse Castle porgendole il bicchiere.
Lo afferrò e continuò
a ballare di fronte a lui fingendo di sorseggiare il drink. Del resto
era in
servizio.
“Il tizio sulla
poltrona, è lui il nostro obiettivo,” gli disse in modo che Castle non
lo
perdesse d’occhio adesso che lei gli dava le spalle.
“Devo chiedergli come
fa a rimorchiare certe ragazze perché la bionda a cui sta analizzando
le
tonsille non è niente male!”
“Concentrati, Castle!”
disse secca, guidata forse più dalla punta di gelosia che
dall’interesse per
l’operazione.
“Tranquilla, Beckett,
non ha neanche la metà della tua bellezza.”
Per fortuna che le
luci della discoteca stavano mascherando il suo arrossamento perché
questo
avrebbe dato a Castle un ulteriore appiglio per una delle sue battute.
Stava
per rispondergli quando Castle la interruppe nuovamente.
“Si sta muovendo, si
dirige verso i bagni.”
“Seguiamolo, non
dobbiamo perderlo di vista.”
Lo videro girare
l’angolo e Beckett allungò il passo, non voleva rischiare che uscisse
dalla
porta sul retro senza essere visto. Afferrò Castle per la giacca per
trascinarlo con sé e non lasciarlo troppo indietro, in fondo era la sua
copertura. Girarono l’angolo anche loro e quasi andarono a scontrarsi
col
sospettato che si era fermato a intrattenersi nuovamente con la bionda.
Il loro
arrivo concitato lo aveva allarmato e adesso stava guardando
esattamente verso
di loro.
Non c’era altro da
fare, solo uno poteva essere il motivo per cui una coppia corre verso
il bagno
di una discoteca.
Lo attirò a sé guidata
dall’istinto, memore di tutti gli insegnamento acquisiti all’Accademia.
Sentiva
ancora la voce del suo istruttore ripeterle: “Fai qualsiasi cosa per
non
bruciarti la copertura” e così agì nello stesso modo in cui avrebbe
agito se si
fosse trovata con Esposito. Ma la differenza era notevole: la persona
che
teneva per il colletto della camicia e che aveva le labbra attaccate
alle sue
non era Esposito, era Castle.
Sentì distintamente il
corpo dello scrittore irrigidirsi per la sorpresa e pochi secondi dopo
rilassarsi e appoggiarsi maggiormente al suo, imprigionandola contro il
muro.
Fu il suo turno, quindi, di irrigidirsi. Aveva dovuto fronteggiare
tante
emozioni forti nella sua vita, dalla paura per la propria vita
all’amore, dal
lutto alla rabbia più feroce, ma niente l’aveva preparata al turbine di
sensazioni contrastanti che il contatto col corpo di Castle le stava
provocando.
Lasciò il colletto
della sua camicia e portò le mani sulle sue grandi spalle per
allontanarlo da
sé quando sentì la lingua di lui percorrerle delicatamente il labbro
inferiore.
Le mani di Kate, intenzionate fino a quel momento a mettere un po’ di
distanza
tra i loro corpi, deviarono la loro traiettoria per dirigersi verso il
collo,
iniziando a sfiorare i corti capelli della nuca dello scrittore. Quando
la
lingua di Rick le percorse timidamente anche il labbro superiore Kate
non
resistette alla tentazione di scoprire il suo sapore e schiuse le
labbra
invitandolo ad approfondire quel contatto che entrambi bramavano di
avere. Il
primo tocco tra le loro lingue fu una scossa elettrica talmente forte
che
entrambi si staccarono dalle labbra dell’altro, sconvolti da una tale
bufera di
emozioni. Kate vide nello sguardo di Rick la stessa confusione che
immaginava
fosse nel suo e nel momento in cui i suoi occhi si posarono su quelle
meravigliose
labbra, il suo corpo si trovò nuovamente schiacciato contro quello di
Castle.
In altre circostanze
si sarebbe sentita minacciata e offesa dal poco controllo che lo
scrittore le
stava lasciando, ma in quel momento adorava quell’esibizione di
maschilismo e
leggera prepotenza che stava dimostrando: una mano le afferrava i
capelli
tenendole la testa inclinata come LUI voleva, l’altra le stringeva un
fianco
facendola aderire maggiormente al suo corpo e la sua lingua imprimeva
un ritmo
dettato da sete di comando, da sete di LEI. Kate Beckett non amava
perdere il
controllo ma quel gemito che non era riuscita a trattenere quando
l’erezione di
Castle aveva sfiorato la sua femminilità aveva sancito la sua totale
resa.
Spinta dal puro
istinto e dalla passione, Kate iniziò ad ondeggiare i fianchi
assecondando il
movimento di Castle che nel frattempo aveva spostato la sua mano più a
sud,
dove il suo corto vestito lasciava la sua pelle più scoperta e
vulnerabile al
suo tocco. Le loro labbra si staccarono solo quando il bisogno d’aria
divenne
più prepotente del bisogno del sapore dell’altro. Ma quando la bocca di
Castle
sfiorò il suo collo, il nome dello scrittore scivolò fuori dalle sue
labbra in
un sussurro.
“Rick…”
“BECKETT!” La voce di
Esposito le rimbombò nell’auricolare, riattivando in un attimo tutti i
suoi
istinti.
Spinse Castle lontano
da sé e si guardò intorno con aria colpevole, come se fosse stata colta
con le
mani nella marmellata.
“BECKETT, rispondi.
Individuo somigliante al nostro obiettivo ad ore 12 di fronte a noi.
Attendiamo
conferma prima di entrare in azione.”
Girò velocemente la
testa in direzione della porta sul retro: era aperta e del sospettato
nessuna
traccia.
“Merda,”urlò sbattendo
un pugno contro il muro dietro di lei. “Affermativo, è lui, intervenite
con la
massima urgenza, non lasciatevelo scappare.”
Lasciò cadere tutto il
peso del suo corpo sul muro e chiuse gli occhi in attesa di notizie
dall’esterno. Solo quando la voce di Esposito l’aveva rassicurata della
cattura
avvenuta, Kate rilasciò il respiro che stava trattenendo passandosi
entrambe le
mani tra i capelli.
Era successo. C’erano
voluti tre anni ma sapeva che prima o poi quella collaborazione avrebbe
finito
per danneggiare il suo lavoro. Quello che non s’aspettava era di non
poter
scaricare interamente la colpa su Castle per questo.
Aprì gli occhi e
incrociò lo sguardo di lui: timore, eccitazione, insicurezza e qualcosa
a cui
non sapeva o non voleva dare un nome. Distolse lo sguardo
immediatamente, si
sistemò il vestito e si allontanò da lui senza dire una parola.
Prima di uscire dalla
porta si voltò, stupita che lui non la stesse seguendo. Lo vide
respirare
profondamente, con la schiena contro il muro, prima di aggiungere:
“Dammi un
attimo e ti raggiungo.”
Si voltò e uscì dalla
discoteca. L’aria fredda della notte Newyorkese e i sensi di colpa per
non aver
fatto al massimo il suo dovere, dissiparono in un attimo i residui
della
passione e del calore provati poco prima.
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“Ma quando si capisce che è il momento giusto?”
La dolce voce di Alexis la portò, ancora una volta, alla realtà. Girò la testa verso di lei per concentrarsi sulla domanda che le era stata rivolta ed eliminare il tumulto interiore che i ricordi avevano fatto riaffiorare.
Prese un profondo respiro e sorrise confidente ad Alexis.
“Sai, anche nel mio caso, le attività su quel divano erano interrotte da mie richieste di fermarsi. Per certi versi la mia situazione era anche più difficile dato che per lui non era la prima esperienza e mi sentivo in colpa per obbligarlo a rispettare i miei ritmi causati da paure che lui non aveva più. Ma, come nel caso di Ashley, anche lui era un ragazzo di una sensibilità fuori dal comune e mi rispettava forse molto più di quanto abbiano mai fatto fidanzati successivi.
Dopo mesi di pomeriggi interrotti ogni volta che lui si avvicinava troppo al bottone dei miei jeans, quel giorno, quando la sua mano sfiorò timidamente quel gancio metallico, le parole “Alex fermati” non riuscirono a trovare la via d’uscita. Ricordo ancora la sua espressione quando, dopo qualche minuto, si staccò da me, stupito di non aver ancora ricevuto un segnale di stop. Credo che il mio sguardo trasmettesse tutta l’insicurezza e la paura che potessi provare perché mi sorrise e mi accarezzò delicatamente la guancia, mentre le mie mani gli dettero la risposta che stava cercando. Fui io stessa a sganciare il bottone dei miei jeans e poi dei suoi, con mani tremanti, prima di ricominciare a baciarlo.
Alexis, non so dirti cosa cambiò nella mia testa quel pomeriggio e non so neanche se effettivamente quello fosse il momento giusto. So solo che in quell’istante la voglia di essere con lui e vivere quell’esperienza e quell’amore che provavo era più forte delle mie insicurezze e delle paure che fino al giorno prima mi avevano bloccato.”
Alexis continuava a guardarla con uno sguardo intenso, sembrava ponderare parola per parola tutto quello che le stava dicendo cercando di assorbirne il significato profondo.
“E com’è stato?” chiese infine timidamente.
“Magico, tenero, dolce e allo stesso tempo imbarazzante, terrificante e impacciato,” disse scoppiando a ridere e contagiando nella risata anche Alexis.
“Non posso dirti che è stata la volta più bella della mia vita, ma neanche una che vorrei dimenticare come purtroppo è successo con altre. Il viaggio più bello inizia in quel momento, quando si tratta di imparare a conoscersi e scoprirsi a vicenda. E imparare a scoprire anche sé stessi più intimamente di quanto si creda possibile.”
Si ritrovò stretta nell’abbraccio di Alexis senza neanche aver tempo di realizzare, “Grazie Kate.”
Portò la sue braccia sulla schiena dell’adolescente e ricambiò l’affettuoso gesto, “Di niente, Alexis. Spero di esserti stata utile e per qualsiasi cosa non dimenticarti che io sono qui.”
**
Dopo un’ora si ritrovarono sedute in macchina davanti al palazzo di Castle.
“Sei sicura di non voler salire? Potresti cenare da noi e poi guardiamo un film insieme.”
“Un’altra volta magari, grazie, Alexis.” Per quanto quella vicinanza creata con Alexis rendesse la fine di quel pomeriggio dura, non c’era possibilità che fosse pronta a condividere una serata con Castle. Vide lo sguardo dell’adolescente scrutarla per un po’.
“E continui a sostenere la teoria che va tutto bene tra te e mio padre?”
“Alexis…”
“Lo so… i rapporti tra gli adulti sono complicati e non li posso capire, giusto?”
Kate sorrise, colta sul fatto. Era esattamente quello che stava per dirle.
“Buonanotte, Alexis, sogni d’oro.”
Alexis sbuffò e aprì la portiera della macchina rassegnata, “’Notte, Kate, e grazie ancora.”
Aspettò che il portiere chiudesse la porta dietro Alexis e che la ragazza fosse salita sul lussuoso ascensore prima di immettersi nuovamente nel traffico, diretta verso casa.
Angolo autrice: date le pessime notizie provenienti da oltre Oceano, consoliamoci con la nostra fantasia!Il Flash back non è ancora finito... ma vi ho finalmente dato un'idea di quello che è successo!!!!
Grazie a tutti coloro che hanno speso minuti preziosi della loro vita a leggere e ancora più grazie a quelli che hanno recensito... siete troppo buone!!!
Cate