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Autore: Pwhore    18/08/2011    1 recensioni
Arin ha 22 anni, è un batterista e suona con gli Avenged Sevenfold. Il suo migliore amico è Synyster Gates, chitarrista della stessa band.
Synyster ha problemi con la ragazza, Cassidy, e quando viene buttato fuori di casa per colpa di Arin, viene a stare da lui. All'inizio va tutto a gonfie vele, ma man mano che le ore passano, il giovane batterista si accorge che i suoi sentimenti per l'amico stanno cambiando. Spaventato, deve fare una scelta: sarebbe stato meglio confidare al ragazzo i suoi nuovi sentimenti e mettere a repentaglio la loro amicizia, o continuare a comportarsi come se niente fosse, sopprimendo i propri sentimenti, ma senza dover temere un distacco?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo, il silenzio tornò tra noi. Io non riuscivo ad alzare gli occhi dalla tazza e a guardarlo in faccia, tanto ero giù di morale. Lui, dal canto suo, pensava che stessi così perché la sera prima mi aveva baciato, quindi si era chiuso in un silenzio imbarazzato, che non sapeva come sciogliere. Volevo andare da lui e dirgli che andava tutto bene, ma mi sentivo così male che non sarei riuscito a mentire. Così stavo lì, a guardare la mia tazza, con lo stomaco che mi si stringeva sempre di più e le lacrime che ricominciavano ad affollarmi gli occhi. Mi sentivo una merda, avrei solo voluto poter dire a Syn che mi dispiaceva, ma che avevo sperato che quel bacio significasse qualcosa di più per lui, se non un semplice gesto per ricevere un po' di coccole. Quel silenzio mi faceva paura. Temevo che Syn potesse fare qualche stronzata, come farsi ospitare da qualcun altro o pensare che ce l'avessi con lui. Non volevo neanche pensarci. Anche solo il pensiero faceva male, troppo male. Volevo rimanere con Syn per sempre, ma il mio gesto avrebbe potuto allontanarlo per altrettanto tempo. I dubbi attanagliavano il mio stomaco, dolorosi e reali. Strinsi il manico della mia tazza e mi morsi il labbro, cercando di distrarmi.
"Arin". La voce di Synyster mi svegliò dal mio incubo a occhi aperti, riportandomi sulla Terra. Il moro mi stava guardando preoccupato, e i suoi occhi erano stanchi a causa del sonno interrotto più volte.
"Mi dispiace" disse deglutendo. Abbassò lo sguardo, aspettando il peggio. Lo guardai, con gli occhi che bruciavano e la mano contratta sulla tazza. Volevo dirgli che era lo stesso per me, che ero stato un coglione, e che sarei dovuto essere io a scusarmi, ma la voce mi morì in gola. Lui alzò lo sguardo, e lessi la paura nei suoi occhi. Temeva che la nostra amicizia fosse rovinata per sempre. Non potendo parlare, feci l'unica cosa che facevo bene. Mi sporsi in avanti e lo abbracciai il più forte possibile, inspirando il suo odore.
"Io... Scusa.." sussurrai con voce spezzata. "Non... Non era mia intenzione.. comportarmi così... Io..." mormorai, mentre due lacrime mi solcavano il volto.
"Arin, calmati. Non è stata colpa tua" mormorò lui dolcemente, prendendomi il viso tra le mani e asciugandomi le lacrime col pollice.
"Sono stato io a affrettare i tempi. Avevo dimenticato che non sei come Cassidy, che vuole solo sesso, sesso, sesso. Tu sei speciale. Migliore. Mi dispiace davvero" terminò accarezzandomi la guancia. Lo guardai a bocca aperta per qualche secondo. Significava quello che credevo io? Che lui contraccambiava i miei sentimenti? No, non era possibile. Doveva esserci un'altra spiegazione. Però...
Sorrisi tra le lacrime e lo strinsi forte. Forse sotto sotto un po' gli piacevo. Per me era abbastanza. Mi si era riaperto lo stomaco, e avevo anche smesso di tremare. Abbracciato alla persona che amavo sopra ogni cosa, niente poteva scalfirmi, niente poteva toccarmi e niente poteva rattristarmi. Strinsi Syn più forte, quasi togliendogli il respiro, e appoggiai la testa sul suo petto nudo. Ero contento che non se la fosse presa, ed ero al settimo cielo per quell'abbraccio.
"Grazie" mormorai, solleticando il petto di Syn con le labbra. Alzai lo sguardo, e notai che piangeva. Anche lui come me era stato in pensiero, si era preoccupato come non mai per noi, per la nostra amicizia, per il futuro. Sorrisi, asciugandogli una lacrima con un dito. Lui mi guardò, e scoppiò a ridere. Adoravo quella risata. Anche se lui stava ridendo del mio tentativo di essere minimamente romantico. Lasciai andare il mio amico e mi accoccolai sul divano, abbracciandomi le ginocchia. Lui mi sorrideva, sciogliendo il mio cuore e facendomi desiderare ancora di più di poter sfiorare le sue labbra fine. Sorrisi a mia volta, anche se il mio sorriso non era per niente paragonabile al suo. Non riusciva a contenere la mia gioia, la mia felicità per l'aver chiarito quello che era accaduto l'altra sera. E poi la mia bocca era abbastanza piccola, quindi pure i miei sorrisi lo erano. Quelli di Syn, invece, erano sempre radianti e luminosi. Erano bellissimi. Come quelli di un angelo.
   
 
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