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Autore: GioTanner    18/08/2011    8 recensioni
“Ognuno merita la morte. -Specificò DeathMask, scrocchiandosi il collo. -Ma non merita di sapere che sta morendo perché è... Destino. Sono cazzate.”
Capricorn abbassò il capo e quasi spuntò un sorriso sul suo volto, se non fosse che gli faceva davvero male muovere i muscoli facciali per le ferite e le escoriazioni: “L'uomo è nato per tradire il proprio destino; - decise di dire, mentre accarezzava il dorso della mano dove risiedeva la Spada Sacra.

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La volontà degli Dei duole saperlo, ma è a tratti più eccentrica di un umano; solo che l'uomo non ha potere mentre le Divinità quel che vogliono più volte ottengono.
E se dopo la sconfitta di Hades una nuova divinità - o forse è meglio dire tre- si destassero per un torto subito sul loro campo: il destino?
-Marie, nuovo cavaliere d'argento di Pyxis e i neo risorti Gold Saints potranno mai scampare alla divinità che pur da sempre fa parte della loro vita? Forse la più difficile da placare poiché in palio c'è la loro stessa sorte?
E c'è forse qualcosa più grande del fato stesso?
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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14 Capitolo

Confidenze e carattere



Non era neanche l'alba quando vide i tre cavalieri avanzare verso di lei. Verso le dodici case dello Zodiaco. Se avesse dovuto descrivere la scena- si disse- avrebbe sicuramente affermato che il primo particolare che le era saltato all'occhio era stato quello sporco* sorriso che il cavaliere di Cancer le aveva inopportunamente regalato.
Marie distolse immediatamente lo sguardo: non di certo temeva i suoi occhi, per di più portava una maschera e dunque era impossibile mirare al suo volto, ma come poter dimenticare che lui per primo se avesse voluto... avrebbe potuto vedere il suo viso?
Aiolia sosteneva per una spalla Capricorn, mentre il Saint del Cancro con la sua solita aria da strafottente li seguiva, restando però distanziato dai suoi compagni. La ragazza osservò il suo maestro: aveva alcune ferite ove mancava la protezione dell'armatura, ma quel che non si spiegava era come potesse avere anche delle bruciature che, seppur lievi, erano comunque causate da attacchi derivati dal fuoco. Cos'era quindi successo nella sua terra, lì alle pendici dell'Etna? Avevano lottato... E contro chi? C'erano stati per caso altri cavalieri dello stesso calibro di quel Jonah? Ora che erano tornati in patria la ragazza si sentiva in qualche modo più al sicuro, però allo stesso tempo voleva comprendere chi o cosa turbava la quiete del Santuario tanto da dover richiedere un immediato Chrysos Synagein soltanto la sera prima.
In pochi giorni infatti, sembrava essersi quasi annientata l'armonia e la pace che i cavalieri d'Atena e la Dea stessa avevano faticosamente guadagnato dopo la sconfitta di Hades. Però non le era dato ancora di sapere, anche se lei stessa era stata attaccata in prima persona da uno dei cavalieri del Destino. Del resto di solito in guerra chi veniva avvertito erano i Gold Saints, coloro che dovevano poi dare disposizioni e ordini ai loro sottoposti solo in caso d'imminente allarme. Non che Marie si augurasse una guerra, era chiaro, però ciò che le aveva rivelato Jonah, cavaliere del Destino implacabile messo assieme a quello che le aveva giusto accennato il Saint dei Pesci le dava da pensare. Da rabbrividire.
Passarono attimi colmi di silenzi e domande non pronunciate prima che il cavaliere del Capricorno, sostenuto dalla spalla di Aiolia, alzando lo sguardo da terra rivide la sua allieva poco più in là sulla terreno arido d'Atene. Gli si leggeva in faccia il chiaro stupore, la sorpresa e quasi la meraviglia di costatare che non era solo un abbaglio, una svista o un semplice miraggio.
Marie di Pyxis era a pochi passi da lui, priva dell'armatura,* ma viva. Sicuramente, in quel breve arco di tempo, il cavaliere di Leo non era riuscito a rivelargli che la sua discepola era giunta in Grecia grazie all'aiuto di Mu dell'Ariete. Provò a parlare, ma prima di completare il nome della ragazza si fermò: non c'era bisogno di parole, non in quella circostanza almeno. Lui che di parole era sempre stato avaro, poiché per Shura ciò che contava davvero erano i fatti; il restante gli era sempre sembrato superfluo. Una folata di vento s'alzò leggera sul silenzioso Santuario d'Atene. DeathMask aveva intrapreso un altro sentiero lasciando i due Saints percorrere il viale che li avrebbe portati alla volta del primo tempio, sino ad arrivare alla tredicesima casa per chiedere udienza al Sacerdote ed alla Divina Atena. Non una parola aveva pronunciato l'inflessibile cavaliere della decima costellazione dello zodiaco. Ma si sapeva: quel che la mente non concedeva, il cuore trasmetteva. E fu forse per la prima volta, mentre il nobile Aiolia sorreggeva il suo compagno, che Marie vide il suo maestro piangere..
Era felice... che lei fosse sana e salva.
In quelle lacrime che gli solcavano il viso Marie potette intravedere tutto il bene che il Sommo Shura provava per lei. Un bene mai detto nel tempo, -mai un abbraccio l'aveva consolata e mai un bacio l'aveva scaldata- ma che sin dal principio l'aveva legati. Un legame profondo, quello fra maestro ed allievo, e che dunque non necessitava di conferme poiché già nell'animo si dimostrava. Marie rimase impassibile, non si girò neppure per guardare dietro di sé. Le erano passati accanto procedendo nella direzione opposta, ma il taciturno sguardo di Shura l'aveva spronata a non vacillare nelle sue emozioni. Se fosse stata una bambina, senza obblighi né doveri, forse avrebbe pianto anche lei, forse gli sarebbe corsa incontro fiondandosi fra le braccia del suo maestro, forse l'avrebbe stretto così forte solo per la contentezza... però Marie, Silver Saint della Bussola, non era più quell'innocente e indifesa ragazzina. Si premurò di ricordarselo.
L'orrore della morte l'aveva segnata, tramortita e l'aveva persino vissuto sulla propria pelle. Prima nella guerra contro Hades come spettatrice e poi come vittima, pochi giorni addietro, uccidendole ciò che le era più caro al mondo. Aveva sofferto certo e soffriva tutt'ora, ma per la seconda volta si era sorprendentemente ritrovata a rialzarsi, maturando nello spirito e nella mente, cercando una ragione valida pur di non farsi sopraffare dallo sconforto, ma anzi persistendo nella grande causa della Giustizia. Proprio come il Sommo Shura le aveva insegnato. Dopotutto lei era un Cavaliere votato al bene! E forse, per l'ennesima volta, doveva ringraziare il suo maestro se non aveva perso la speranza, la voglia di andare avanti e il suo principale obbiettivo. Poiché lui era ancora lì a infondergli silenziosamente prudenza e coraggio. Un candido sorriso le incorniciò il volto celato dalla maschera; il sole ormai sorto risplendeva sui templi infondendo luce là dove la notte buia aveva oscurato.

Finalmente almeno una parte del suo cuore era tornata a vivere.



Erano appena giunti alla quinta casa quando il cavaliere di Capricorn fu richiamato mentalmente dal Grande Sacerdote. I due cavalieri si guardarono a lungo e in quello sguardo si poteva percepire una carica di tensione quasi palpabile. Sapevano, loro, che fra poche ore nulla sarebbe stato come prima. I dodici fuochi della Meridiana ancora una volta si sarebbero accesi mietendo vittime in battaglia.Sicuro di potercela fare da solo?- Chiese Aiolia bloccandolo per un braccio. -È vero che ti ho guarito alcune ferite, ma quelle bruciature sono ancora ben evidenti...- Lo osservò con una certa preoccupazione. -Ed evidentemente ti devono ancora far male.” Concluse infine guardando la strana smorfia di dolore che cercava di contenere il compagno.
Shura si tolse l'elmo per poi tenerlo sotto braccio: “Non preoccuparti, anzi hai già fatto molto e di ciò ti sono riconoscente. Ora resta qui a presidiare la tua casa, sai meglio di me che in attacco nemico è meglio non far avanzare l'avversario verso il tredicesimo tempio.” Leo parve non comprendere dove voleva andar a parare con quel suo discorso, così il Saint del Capricorno si fece più chiaro: “Non credi anche tu che sarebbe un errore lasciare la quinta casa disabitata piuttosto che la decima?” Aiolia annuì, per poi girare i tacchi verso l'interno del suo tempio: il lungo e svolazzante mantello ondeggiava leggiadro dietro la figura del giovane. Lo spagnolo rimase pochi istanti ad osservare l'amico sino a quando non lo vide sparire nella penombra del tempio. Si decise così ad avanzare convinto verso la sesta casa presidiata da Shaka della Vergine. I primi raggi del sole lo abbagliarono, ma non per questo si fermò a rimirarli... doveva sbrigarsi, l'attendeva Atena... E sapeva bene che non c'era tempo da perdere. Le Moire, gli stessi cavalieri del Destino erano vicini! E con loro la minaccia di una deserta coltrice piena di morti... Lui stesso doveva morire e questo non poteva senz'altro fargli piacere. Sapere di essere tornato in vita giusto il tempo di una farfalla per poi morire nuovamente secondo un fato già scritto non era il tipo di vita che avrebbe voluto per sé, né per chiunque altro. Morire per ordine di altri non era nei suoi piani, no di certo.
E se da una parte era compensato dall'aver rivisto la sua allieva sana e salva in terra di Grecia, dall'altra parte non poteva scordare come Menas e Therapon si erano presi gioco di loro, cavalieri d'Atena, solo poco tempo prima.
Raggiunta la tredicesima casa riprese fiato, arrancando su i gradini e dandosi mentalmente un contegno prima di arrivare alla presenza di quelle due importanti autorità che lo stavano attendendo. Era trafelato, chiunque al suo posto lo sarebbe stato, ma non per questo si fece scoraggiare ed entrato dentro la sala dove il Gran Sacerdote lo attendeva si era prontamente inginocchiato.
Perdonate il ritardo.” Affermò immediatamente il Saint di Capricorn dando una rapida occhiata alla Dea Atena per poi chinare anche il capo in segno di profondo rispetto.
Il Sacerdote fece un passo avanti, preoccupato. Non nascondeva di essere turbato, se non addirittura sconvolto, dallo stato in cui riversava il cavaliere del Capricorno:
Cavaliere!- Lo chiamò. -Com'è possibile che un uomo del tuo valore sia ridotto a tal modo?”
Shura s'alzò prontamente, cercando di non provare dolore per la brusca mossa: “Therapon signore! Il cavaliere del Destino distorto, nonché cavaliere che destreggia il Fuoco. -Prese una pausa, socchiudendo per un attimo gli occhi come a rimuginare sull'accaduto. -Mi ha procurato non poche ferite con le sue fiamme, anche se non è riuscito a ferirmi gravemente.”
“Per fortuna, cavalier di Capricorn.- Rispose con un pacato sorriso Saori, ma che di rassicurante aveva ben poco. -Anche se, sai anche tu che t'avrebbe finito se non fossero state le Moire stesse a fermarne l'attacco, ordinando ai loro cavalieri solo di sondare i vostri attacchi e mettervi alla prova, prima che la battaglia vera e propria si consumasse... e qui, nel mio Santuario.” Concluse la Dea trattenendo con forza lo scettro di Nike. Il Saint abbassò nuovamente la testa, annuendo: “Già. Volevano testarci o qualcosa di simile. -Il pugno gli fremeva impercettibilmente. -Là in Sicilia prima c'erano cinque cavalieri, o forse sei... visto che le Moire ne avevano mandato uno per togliere di mezzo la mia allieva...- Cominciò a spiegare Shura.

-...Ed a un certo punto, nell'infuriar della battaglia... anche gli ultimi due si sono fermati, per non so quale ordine impartitogli dalle Dee del Destino. Hanno smesso di scontrarsi con noi e c'hanno nuovamente ricordato, prima di sparire dalla nostra vista, che sarebbero giunti presto qui nel Santuario d'Atena per regolare i conti...” E con queste parole terminò il resoconto.
Saori s'alzò dal trono e s'avvicinò al guerriero con inadeguata dolcezza: “Vedo la paura nei tuoi occhi, cavaliere d'Atena. Comprendo il tuo risentimento, comprendo il tuo dolore e mi dispiace non poterti alleviare tutte quelle pene che tieni nel cuore.- Toccandogli la fronte con il palmo della mano gli donò nuove energia grazie al suo divino cosmo. -Ma non morirai. Non morirà nessuno di voi, non lo permetterò.” 
Quel buono e docile cosmo lo riempì sino all'anima dandogli per un attimo soltanto pace ai sensi: “Neanche Aiolos perirà, tranquillizzati.” Lo rassicurò la ragazza sapendo quanto Capricorn stimava e quanto ancora si sentiva responsabile verso il grande cavaliere del Sagittario. Le bruciature, che prima d'arrivare al tempio anche con l'aiuto di Aiolia non era riuscito a guarire, divennero nulle... e si sentì quasi come se fosse rinato* una prima, una seconda, una terza volta ancora. Si guardò attorno spaesato: il cosmo d'Atena regnava incontrastato in quell'alone di pura brezza benefica che quasi lo intorpidiva. Sembrava di essere in uno stato di grazia perenne e perfetto. Fu il Sacerdote a spezzare, forse senza neppure volerlo, quel momento: “Va cavaliere! Il nemico è ormai giunto ad Atene. Si consumerà presto una nuova Guerra e nulla potrà fermare questa sventurata battaglia, se non la convinzione di voi cavalieri di poter battere le Moire e il loro giudizio definitivo!” A quell'ordine Shura si congedò col cuore colmo di tenacia e determinazione. Questa volta non c'era solo in palio la vita d'Atena, ma anche la sua. Sì, stavolta avrebbe dovuto lottare anche per sé e non solo per il suo ideale. Mentre scendeva gli ultimi gradini dell'undicesima casa però, una voce nella sua mente gli intimò di non lasciare la decima casa.
Shaka!- lo riconobbe lui- Ma non posso! Death Mask è ancora fuori dai dodici templi e deve sapere ciò che mi ha riferito la Dea Atena! Deve tornare presto alla quarta casa, devo avvert-
Capricorn. -Lo ammonì lui con voce pacata.- È troppo tardi. Il nemico è già qui... il tuo compito è quello di non permettere a nessuno di oltrepassare il tuo tempio, se non lo farai, sai tu stesso che metterai a repentaglio non solo la vita di Atena, ma anche quella di Aquarius e Fish. So che hai compreso e dunque non mi resta che sperare nel tuo buon senso, quello che ti ha sempre accompagnato. D'altronde Shura, non passerai oltre la sesta casa. Detto questo scomparve dai suoi pensieri. L'aveva chiamato per nome, non tante volte era successo in vita sua che il cavalier della Vergine l'avesse chiamato col suo nome e non con il nome della sua costellazione. E tutte quelle volte in cui l'aveva fatto era perché, in un modo o nell'altro -e non sapeva neppure se era possibile- Virgo era preoccupato. Se lo immaginava ora, assumere nuovamente la posizione del Loto meditando con assoluta pace, quasi non fosse accaduto nulla. Alzò lo sguardo verso Oriente: in cielo ormai splendeva luminoso il sole, anche se non sapeva dire per quanto sarebbe durata tutta quella falsa quiete.
I nemici erano arrivati? Ma in che senso arrivati? Shaka li aveva già sentiti arrivare? Erano sulle coste della Grecia o avevano già infranto la barriera del Santuario? E DeathMask! Doveva per caso confidare nel Saint di Cancer? Contare sull'acume del compagno, nel suo senso del dovere ad Atena e che quindi sarebbe rientrato presto a sorvegliare la casa del Cancro?
L'italiano non era certo il miglior cavaliere su cui poter fare affidamento per le regole del Santuario. -Pensò.- Però magari la redenzione gli aveva fatto comprendere qual era il suo posto. Sospirò: in quei giorni troppe volte aveva perso quel sangue freddo che tanto lo caratterizzava.
Si lasciò alle spalle i dubbi e rimase in attesa del nemico. Peraltro stavolta, nessun rimorso né rimpianto lo attanagliava e dunque era pronto per battersi.
Per Atena! Per gli altri e questa volta anche per la sua vita.



Atena, l'abbiamo mandato a morire?” rifletté il Gran Sacerdote esponendo le sue perplessità. La Dea lo scrutò affondo prima di rispondere: “No. Fidatevi, non tutto è quel che sembra. Niente è ancora perduto. Atropo è sola e non vincerà.” Con parole ermetiche concluse la conversazione, per poi rifugiarsi in un profondo silenzio.

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*sporco: pensiamo comunque al sangue che aveva magari sul volto (toh, come se in Saint Seiya non ci fosse mai sangue in grandi quantità, LoL xD), però mi riferisco soprattutto al significato di “sporco” nel senso di “cattivo, cinico”... insomma varie interpretazioni in un'unica parola :) -non è un bel sinonimo, ma per me è molto azzeccato con la figura di DM, mia opinione ovvio xD-

*armatura: se ricordate Marie ha lasciato l'armatura nell'Arena per correre dal suo maestro -nel capitolo precedente-.

Tolgo immediatamente l'ancora e vi RINGRAZIO ancora per le recensioni :)


   
 
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