14 Capitolo
Confidenze e carattere
Non
era neanche l'alba quando vide i tre cavalieri avanzare verso di lei.
Verso le dodici case dello Zodiaco. Se
avesse dovuto descrivere la scena- si disse- avrebbe sicuramente
affermato che il primo particolare che le era saltato all'occhio era
stato quello sporco* sorriso che il cavaliere di
Cancer le
aveva inopportunamente regalato.
Marie
distolse immediatamente lo sguardo: non di certo temeva i suoi occhi,
per di più portava una maschera e dunque era impossibile
mirare al suo volto, ma come poter dimenticare che lui per primo se
avesse voluto... avrebbe potuto vedere il suo viso?
Aiolia
sosteneva per una spalla Capricorn, mentre il Saint del Cancro con la
sua solita aria da strafottente li seguiva, restando però
distanziato dai suoi compagni. La
ragazza osservò il suo maestro: aveva alcune ferite ove
mancava la protezione dell'armatura, ma quel che non si spiegava era
come potesse avere anche delle bruciature che, seppur lievi, erano
comunque causate da attacchi derivati dal fuoco. Cos'era
quindi successo nella sua terra, lì alle pendici dell'Etna?
Avevano lottato... E contro chi? C'erano stati per caso altri cavalieri
dello stesso calibro di
quel Jonah? Ora
che erano tornati in patria la ragazza si sentiva in qualche modo
più
al sicuro, però allo stesso tempo voleva comprendere chi o
cosa turbava la quiete del Santuario tanto da dover richiedere un
immediato Chrysos Synagein soltanto la sera prima.
In
pochi giorni infatti, sembrava essersi quasi annientata l'armonia e
la pace che i cavalieri d'Atena e la Dea stessa avevano faticosamente
guadagnato dopo la sconfitta di Hades. Però
non le era dato ancora di sapere, anche se lei stessa era stata
attaccata in
prima persona da uno dei cavalieri del Destino. Del resto di solito
in guerra chi veniva avvertito erano i Gold Saints, coloro che
dovevano poi dare disposizioni e ordini ai loro sottoposti solo in
caso d'imminente allarme. Non
che Marie si augurasse una guerra, era chiaro, però
ciò
che le aveva rivelato Jonah, cavaliere del Destino implacabile messo
assieme a quello che le aveva giusto accennato il Saint dei Pesci le
dava da pensare. Da
rabbrividire.
Passarono
attimi colmi di silenzi e domande non pronunciate prima che il
cavaliere del Capricorno, sostenuto dalla spalla di Aiolia, alzando
lo sguardo da terra rivide la sua allieva poco più
in
là
sulla terreno arido d'Atene. Gli
si leggeva in faccia il chiaro stupore, la sorpresa e quasi la
meraviglia di costatare che non era solo un abbaglio, una svista o un
semplice miraggio.
Marie
di Pyxis era a pochi passi da lui, priva dell'armatura,* ma viva.
Sicuramente,
in quel breve arco di tempo, il cavaliere di Leo non era riuscito a
rivelargli che la sua discepola era giunta in Grecia grazie all'aiuto
di Mu dell'Ariete. Provò
a parlare, ma prima di completare il nome della ragazza si
fermò:
non c'era bisogno di parole, non in quella circostanza almeno. Lui
che di parole era sempre stato avaro, poiché per Shura
ciò
che contava davvero erano i fatti; il restante gli era sempre
sembrato superfluo. Una
folata di vento s'alzò leggera sul silenzioso Santuario
d'Atene. DeathMask aveva intrapreso un altro sentiero lasciando i due
Saints percorrere il viale che li avrebbe portati alla volta del primo
tempio, sino ad arrivare alla tredicesima casa per chiedere udienza
al Sacerdote ed alla Divina Atena. Non
una parola aveva pronunciato l'inflessibile cavaliere della decima
costellazione dello zodiaco. Ma si sapeva: quel che la mente non
concedeva,
il cuore trasmetteva. E
fu forse per la prima volta, mentre il nobile Aiolia sorreggeva il
suo compagno, che Marie vide il suo maestro piangere..
Era
felice... che lei fosse sana e salva.
In quelle lacrime che gli solcavano il viso Marie potette intravedere tutto il bene che il Sommo Shura provava per lei.
Un bene mai detto nel tempo, -mai un abbraccio l'aveva consolata e mai un bacio l'aveva scaldata- ma che sin dal principio l'aveva legati.
Un legame profondo, quello fra maestro ed allievo, e che dunque non necessitava di conferme poiché già nell'animo si dimostrava.
Marie
rimase impassibile, non si girò neppure per guardare dietro
di
sé. Le erano passati accanto procedendo nella direzione
opposta, ma il taciturno sguardo di Shura l'aveva spronata a non
vacillare nelle sue emozioni. Se
fosse stata una bambina, senza obblighi né doveri, forse
avrebbe pianto anche lei, forse gli sarebbe corsa incontro
fiondandosi fra le braccia del suo maestro, forse l'avrebbe stretto
così forte solo per la contentezza... però Marie,
Silver Saint della Bussola, non era più quell'innocente e
indifesa ragazzina. Si premurò di ricordarselo.
L'orrore
della morte l'aveva segnata, tramortita e l'aveva persino vissuto
sulla propria pelle. Prima nella guerra contro Hades come
spettatrice e poi come vittima, pochi giorni addietro, uccidendole
ciò che le era più caro al mondo. Aveva
sofferto certo e soffriva tutt'ora, ma per la seconda volta si era
sorprendentemente
ritrovata a rialzarsi, maturando nello spirito e nella mente, cercando
una ragione
valida pur di non farsi sopraffare dallo sconforto, ma anzi
persistendo nella grande causa della Giustizia. Proprio come
il
Sommo Shura le aveva insegnato. Dopotutto lei era un
Cavaliere
votato al bene! E
forse, per l'ennesima volta, doveva ringraziare il suo maestro se non
aveva perso la speranza, la voglia di andare avanti e il suo
principale obbiettivo. Poiché lui era ancora lì a
infondergli silenziosamente prudenza e coraggio. Un
candido sorriso le incorniciò il volto celato dalla
maschera;
il sole ormai sorto risplendeva sui templi infondendo luce
là
dove la notte buia aveva oscurato.
Finalmente almeno una parte del suo cuore era tornata a vivere.
✾
Erano
appena giunti alla quinta casa quando il cavaliere di Capricorn fu
richiamato mentalmente dal Grande Sacerdote. I
due cavalieri si guardarono a lungo e in quello sguardo si poteva
percepire
una carica di tensione quasi palpabile. Sapevano,
loro, che fra poche ore nulla sarebbe stato come prima. I dodici
fuochi della Meridiana ancora una volta si sarebbero accesi mietendo
vittime in battaglia. “Sicuro
di potercela fare da solo?- Chiese Aiolia bloccandolo per un braccio.
-È vero che ti ho guarito alcune ferite, ma quelle
bruciature sono
ancora ben evidenti...- Lo osservò con una certa
preoccupazione. -Ed evidentemente ti devono ancora far male.”
Concluse infine guardando la strana smorfia di dolore che cercava di
contenere il compagno.
Shura
si tolse l'elmo per poi tenerlo sotto braccio: “Non
preoccuparti, anzi hai già fatto molto e di ciò
ti sono
riconoscente. Ora resta qui a presidiare la tua casa, sai meglio di
me che in attacco nemico è meglio non far avanzare
l'avversario verso il tredicesimo tempio.” Leo
parve non comprendere dove voleva andar a parare con quel suo
discorso, così il Saint del Capricorno si fece
più
chiaro: “Non credi anche tu che sarebbe un errore lasciare la
quinta casa disabitata piuttosto che la decima?” Aiolia
annuì, per poi girare i tacchi verso l'interno del suo
tempio:
il lungo e svolazzante mantello ondeggiava leggiadro dietro la figura
del giovane. Lo
spagnolo rimase pochi istanti ad osservare l'amico sino a quando non
lo vide sparire nella penombra del tempio. Si
decise così ad avanzare convinto verso la sesta casa
presidiata da Shaka della Vergine. I
primi raggi del sole lo abbagliarono, ma non per questo si
fermò
a rimirarli... doveva sbrigarsi, l'attendeva Atena... E sapeva bene
che non c'era tempo da perdere. Le
Moire, gli stessi cavalieri del Destino erano vicini! E con loro la
minaccia di una deserta coltrice piena di morti... Lui
stesso doveva morire e questo non poteva senz'altro fargli piacere.
Sapere
di essere tornato in vita giusto il tempo di una farfalla per poi
morire nuovamente secondo un fato già scritto non era il
tipo
di vita che avrebbe voluto per sé, né per
chiunque
altro. Morire
per ordine di altri non era nei suoi piani, no di certo.
E
se da una parte era compensato dall'aver rivisto la sua allieva sana
e salva in terra di Grecia, dall'altra parte non poteva scordare come
Menas e Therapon si erano presi
gioco di loro,
cavalieri d'Atena, solo poco tempo prima.
Raggiunta
la tredicesima casa riprese fiato, arrancando su i gradini e dandosi
mentalmente un contegno prima di arrivare alla presenza di quelle due
importanti autorità che lo stavano attendendo. Era
trafelato, chiunque al suo posto lo sarebbe stato, ma non per questo
si fece scoraggiare ed entrato dentro la sala dove il Gran Sacerdote
lo attendeva si era prontamente inginocchiato. “Perdonate
il ritardo.” Affermò immediatamente il Saint di
Capricorn
dando una rapida occhiata alla Dea Atena per poi chinare anche il
capo in segno di profondo rispetto.
Il
Sacerdote fece un passo avanti, preoccupato. Non nascondeva di essere
turbato, se non addirittura sconvolto, dallo stato in cui riversava
il cavaliere del Capricorno: “Cavaliere!- Lo
chiamò. -Com'è possibile che un uomo del tuo
valore
sia ridotto a tal modo?”
Shura
s'alzò prontamente, cercando di non provare dolore per la
brusca mossa: “Therapon signore! Il cavaliere del Destino
distorto, nonché cavaliere che destreggia il Fuoco. -Prese
una pausa,
socchiudendo per un attimo gli occhi come a rimuginare sull'accaduto.
-Mi ha procurato non poche ferite con le sue fiamme, anche se non
è
riuscito a ferirmi gravemente.”
“Per fortuna,
cavalier di Capricorn.- Rispose con un pacato sorriso Saori, ma che
di rassicurante aveva ben poco. -Anche se, sai anche tu che t'avrebbe
finito se non fossero state le Moire stesse a fermarne l'attacco,
ordinando ai loro cavalieri solo di sondare i vostri attacchi e
mettervi alla prova, prima che la battaglia vera e propria si
consumasse... e qui, nel mio
Santuario.” Concluse la Dea
trattenendo con forza lo scettro di Nike. Il
Saint abbassò nuovamente la testa, annuendo:
“Già.
Volevano testarci o qualcosa di simile. -Il pugno gli fremeva
impercettibilmente. -Là in Sicilia prima c'erano cinque
cavalieri, o forse sei... visto che le Moire ne avevano mandato uno
per togliere di mezzo la mia allieva...- Cominciò
a
spiegare Shura.
-...Ed
a un certo punto, nell'infuriar della battaglia... anche gli ultimi
due si sono fermati, per non so quale ordine impartitogli dalle Dee del
Destino. Hanno smesso di scontrarsi con noi e c'hanno nuovamente
ricordato, prima di sparire dalla nostra vista, che sarebbero giunti
presto qui nel Santuario d'Atena per regolare i conti...” E
con
queste parole terminò il resoconto.
Saori
s'alzò dal trono e s'avvicinò al guerriero con
inadeguata dolcezza: “Vedo la paura nei tuoi occhi, cavaliere
d'Atena. Comprendo il tuo risentimento, comprendo il tuo dolore e mi
dispiace non poterti alleviare tutte quelle pene che tieni nel cuore.-
Toccandogli la fronte con il palmo della mano gli donò nuove
energia grazie al suo divino cosmo. -Ma non morirai. Non
morirà
nessuno di voi, non lo permetterò.”
Quel
buono e docile cosmo lo riempì sino all'anima dandogli per
un
attimo soltanto pace ai sensi: “Neanche Aiolos
perirà,
tranquillizzati.” Lo rassicurò la ragazza sapendo
quanto
Capricorn stimava e quanto ancora si sentiva responsabile verso il
grande cavaliere del Sagittario. Le
bruciature, che prima d'arrivare al tempio anche con l'aiuto di
Aiolia non era riuscito a guarire, divennero nulle... e si
sentì
quasi come se fosse rinato* una prima, una seconda, una terza volta
ancora. Si
guardò attorno spaesato: il cosmo d'Atena regnava
incontrastato in quell'alone di pura brezza benefica che quasi lo
intorpidiva. Sembrava di essere in uno stato di grazia perenne e
perfetto. Fu
il Sacerdote a spezzare, forse senza neppure volerlo, quel momento:
“Va cavaliere! Il nemico è ormai giunto ad Atene.
Si
consumerà presto una nuova Guerra e nulla potrà
fermare
questa sventurata battaglia, se non la convinzione di voi cavalieri di
poter battere le Moire e il loro giudizio definitivo!” A
quell'ordine Shura si congedò col cuore colmo di tenacia e
determinazione. Questa volta non c'era solo in palio la vita d'Atena,
ma anche la sua. Sì, stavolta avrebbe dovuto lottare anche
per
sé e non solo per il suo ideale. Mentre
scendeva gli ultimi gradini dell'undicesima casa però, una
voce nella sua mente gli intimò di non lasciare la decima
casa. “Shaka!-
lo riconobbe lui- Ma non posso! Death Mask è ancora fuori
dai
dodici templi e deve sapere ciò che mi ha riferito la Dea
Atena! Deve tornare presto alla quarta casa, devo avvert-
“Capricorn.
-Lo
ammonì lui con voce pacata.- È
troppo tardi. Il nemico è già qui... il tuo
compito è
quello di non permettere a nessuno di oltrepassare il tuo tempio, se
non lo farai, sai tu stesso che metterai a repentaglio non solo la
vita di Atena, ma anche quella di Aquarius e Fish. So che hai
compreso e dunque non mi resta che sperare nel tuo buon senso,
quello che ti ha sempre accompagnato. D'altronde Shura, non passerai
oltre la sesta casa.” Detto questo
scomparve dai suoi pensieri. L'aveva
chiamato per nome, non tante volte era successo in vita sua che il
cavalier della Vergine l'avesse chiamato col suo nome e non con il
nome della sua costellazione. E
tutte quelle volte in cui l'aveva fatto era perché, in un
modo
o nell'altro -e non sapeva neppure se era possibile- Virgo era
preoccupato. Se
lo immaginava ora, assumere nuovamente la posizione del Loto meditando
con assoluta pace, quasi non fosse accaduto nulla. Alzò
lo sguardo verso Oriente: in cielo ormai splendeva luminoso il sole,
anche se non sapeva dire per quanto sarebbe durata tutta quella falsa
quiete.
I
nemici erano arrivati? Ma in che senso arrivati? Shaka li aveva
già
sentiti arrivare? Erano sulle coste della Grecia o avevano
già
infranto la barriera del Santuario? E DeathMask! Doveva per caso
confidare nel Saint di Cancer? Contare sull'acume del compagno, nel
suo senso del dovere ad Atena e che quindi sarebbe rientrato presto
a sorvegliare la casa del Cancro?
L'italiano
non era certo il miglior cavaliere su cui poter fare affidamento per le
regole del Santuario.
-Pensò.- Però magari la redenzione gli
aveva fatto
comprendere qual era il suo posto. Sospirò:
in quei giorni troppe volte aveva perso quel sangue freddo che tanto
lo caratterizzava.
Si
lasciò alle spalle i dubbi e rimase in attesa del nemico.
Peraltro stavolta, nessun rimorso né rimpianto lo
attanagliava
e dunque era pronto per battersi. Per
Atena! Per gli altri e questa volta anche per la sua vita.
✾
“Atena,
l'abbiamo mandato a morire?” rifletté il Gran
Sacerdote
esponendo le sue perplessità. La
Dea lo scrutò affondo prima di rispondere: “No.
Fidatevi, non tutto è quel che sembra. Niente è
ancora
perduto. Atropo è sola e non vincerà.”
Con
parole ermetiche concluse la conversazione, per poi rifugiarsi in un
profondo silenzio.
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*sporco: pensiamo comunque al sangue che aveva magari sul volto (toh, come se in Saint Seiya non ci fosse mai sangue in grandi quantità, LoL xD), però mi riferisco soprattutto al significato di “sporco” nel senso di “cattivo, cinico”... insomma varie interpretazioni in un'unica parola :) -non è un bel sinonimo, ma per me è molto azzeccato con la figura di DM, mia opinione ovvio xD-
*armatura: se ricordate Marie ha lasciato l'armatura nell'Arena per correre dal suo maestro -nel capitolo precedente-.
Tolgo immediatamente l'ancora e vi RINGRAZIO ancora per le recensioni :)