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Autore: hellomelancholy    18/08/2011    2 recensioni
Hayley Williams, la cantante rosso fuoco dei Paramore, si risveglia in un posto che non conosce. Si guarda intorno, ma nulla di ciò che la circonda, le è familiare. Il letto, la finestra, i fiori. Solo poche ore prima era con i suoi amici e compagni di band Jeremy e Taylor. Dove sono?, si chiede, senza riuscire a darsi una risposta. Tutto ciò che deve fare è cercare di capire da sola cos'è successo, sconfiggendo il silenzio del luogo abbandonato in cui si ritrova.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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; Paura
Continuai ad attraversare i corridoi, questa volta insieme a qualcuno. Io e Taylor potevamo farci compagnia. Non sapevamo dove stavamo andando e tutto era ancora buio. Tuttavia, eravamo intenzionati a trovare un'uscita. Mi cominciai a chiedere se, in quel posto, non avremo trovato qualcun altro di conosciuto. Non avrei mai voluto trascinare nessun altro la dentro, non avrei augurato a nessuno una situazione simile, ma se avessi trovato un'altra persona amica, sarebbe stato di certo d'aiuto. Dopo i rumori che si erano presentati poco prima e che cessarono in pochi minuti, non ne sentimmo altri. Eppure, chissà perché ero sicura che qualcosa si nascondesse nell'ombra e ci guardasse. Ci osservasse con il suo sguardo cattivo e fosse pronto ad attaccarci di nuovo. Nonostante questa sensazione sgradevole, mi sentivo meglio. Mi sentivo meglio perché sapevo di avere Taylor affianco. In un certo senso, non avrei dovuto sentirmi confortata, perché Taylor aveva molta più paura di me di stare in quel posto. Non avrebbe potuto difendermi. Ma io avrei voluto difendere lui. Era visibilmente spaventato e sembrava un pulcino alle prese con le sue prime esperienza di vita, terrorizzato persino da una foglia che cadeva da un albero, danzando nell'aria. Si guardava alle spalle di continuo e non sempre rispondeva subito alle mie domande; questo mi faceva pensare che fosse troppo distratto da ciò che stava succedendo nella sua testa, dalle fantasie orribili, per sentirmi. Ma non gliene facevo una colpa; poco prima anche io mi ero sentita così. Mi avvicinai a lui per cercare di confortarlo non la mia presenza. Avevo sempre visto Taylor come un fratello minore e avevo perciò sviluppato una sorta di affetto fraterno. Credevo che per lui fosse la stessa cosa, perciò ogni volta mi atteggiavo a sorella maggiore. Gli presi la mano per rassicurarlo; sapevo non avrebbe confuso il gesto con qualcosa di romantico. Sobbalzò appena lo feci, poi però si rilassò, accorgendosi che ero solo io.
Rilassati Taylor” Strinse forte la mia mano e si guardò ancora una volta alle spalle, preoccupato.
Lo farei. Ma questo posto è raccapricciante. Ho una brutta sensazione, è come se qualcuno ci stesse seguendo” rispose. Capivo benissimo le sue sensazione. Le stavo provando anche io, ma cercai di non darlo a vedere.
Avevo intuito avessi paura. Ma, ehi, ci sono io qui con te” dissi nel vano tentativo di farlo stare meglio. Sapevo non avrebbe funzionato. Si voltò verso di me, mi guardò dall'alto e accennò un sorriso.
Come diamine siamo arrivati qui?” chiese preoccupato, alzando leggermente la voce, che rimbombò in quello spazio vuoto. Persino quando urtavamo qualcosa, davamo in calcio a una pietra che rotolava, ne sentivamo il rumore amplificarsi.
Non ne ho idea. So solo che mi sono risvegliata in una strana stanza, in un corridoio tetro quanto questo” Non ero sicura di poter di nuovo riconoscere la stanza in cui mi ero svegliata, né, tanto meno, il corridoio. Camminavamo a vuoto da tempo, e a causa del trambusto di prima, che ci aveva costretto a prendere nuovi corridoi, avevo perso il senso dell'orientamento. Era possibile che fossimo nel corridoio in cui c'era la stanza oppure che fossimo in un corridoio totalmente diverso; non l'avremmo mai saputo.
Io, invece, ero sdraiato in un divano in una sorta di sala d'attesa. Un posto strano, sai? C'era un bancone con un telefono rotto, era illuminato ma alle finestre c'erano sbarre. E fuori era grigio e non c'era un anima viva. Il cortile che vedevo era incolto e gli alberi inclinati in un modo sinistro” fece una smorfia, forse al ricordo di quella vista “E soprattutto, ogni cosa intorno a me era rovinata. E non ricordo nient altro di ciò che sia successo prima” Non avrei potuto dire a chi di noi due fosse andata meglio; lui si era svegliato in una sala d'attesa spettrale e io in una strana camera piena di fiori, e un messaggio che ora non trovavo più tanto rassicurante. Questa non è la fine. Inoltre, almeno io mi ricordavo cosa era successo prima, cosa stavo facendo, ma lui neanche quello.
Per fortuna, ho trovato te sussurrò. Sorrisi nel buio, nel sentirglielo dire.
Poi, tornai a lavorare con la mente. La descrizione del cortile che Taylor aveva descritto corrispondeva a qualcosa di conosciuto. Nella mia mente era tutto nebbia, nebbia fitta. Sapevo solo che avrei voluto buttare giù i muri a calci per uscire fuori; non potevo dire che fuori di lì saremo stati al sicuro, ma almeno avremo respirato aria pulita. La dentro, l'aria cominciava a diventare stantia, o forse lo era già dall'inizio e con tutto quel caos non me n'ero accorta.

Fino a quando continueremo a camminare?” chiese Taylor, angosciato e impaurito, con la voce da bambino.
Non lo so. Ma dobbiamo trovare il modo di andarcene, perciò non fermiamoci” dissi cercando di non mettere in mostra le mie insicurezze, perché più andavamo avanti, più credevo non avremmo trovato anima viva oltre a noi. Ma perché, perché proprio noi eravamo la dentro?
Sento dei passi” disse Taylor, questa volta distogliendo me dai pensieri. Aguzzai l'udito, cercando di concentrarmi. E aveva ragione, iniziai anche io a sentire dei passi, ma non avrei potuto dire da dove arrivassero. Restammo fermi per qualche minuto, immobili e incerti.
Continuammo a camminare. Se stiamo fermi, non arriveremo a nulla” affermai a voce alta, strattonandolo per ribadire il concetto che stare fermi non serviva a niente. Ma lui non sembrava reagire, infatti senza dire niente si fece trascinare da me. Camminammo a lungo prima di riuscire a trovare qualcosa. Qualcosa che non avevamo ancora incontrato sino a quel punto. Delle scale. Mi sorpresi di averle trovate, dopo aver camminato tanto a lungo vedendo solo mura estendersi quasi all'infinito. Eppure, provai un certo senso di soddisfazione. Certo, non sapevo dove ci avrebbero trovato, ma le avevamo trovate. Trascinai Taylor, che sembrava ancor più impaurito di prima, sulle scale. Contai gli scalini. Erano due rampe, da tredici scalini ciascuno. Ma quando arrivammo in cima, la scena che trovammo fu la stessa di quando eravamo al piano di sotto. Un corridoio,un altro noioso e buio corridoio. Sospirai stanca.
Guarda, c'è qualcuno lì” sussurrò Taylor.

  
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