Gaara di notte si svegliava urlando.
Da quando lo Shukaku era stato estratto dal suo corpo aveva capito che cosa significasse poter dormire. Aveva imparato cosa fossero gli incubi.
Non aveva mai immaginato che dietro a degli occhi chiusi potessero celarsi così tante forme. Non sospettava che la sua mente potesse produrre immagini tanto terribili.
Quella era una cosa di cui né Temari né Kankuro l'avevano avvertito, la prima notte. Ma la prima notte non era successo nulla. I problemi erano iniziati dopo.
Nel momento in cui si svegliava non ricordava più che cosa l'avesse addolorato tanto, ma sentiva il cuore battergli in bocca. Quando riapriva gli occhi, uno dei suoi fratelli era nella sua stanza. A volte c'erano entrambi, con gli occhi assonnati, a guardarlo. Se veniva solo Temari gli carezzava i capelli. Si sedeva sul letto accanto a lui, in silenzio, e se ne andava quando era certa che si fosse riaddormentato. Se veniva Kankuro era diverso. Lo prendeva da sotto alle braccia, lo faceva sedere e lo stringeva a sé. Gaara riprendeva sonno con la testa sulla sua spalla, con i capelli scuri del fratello che gli pizzicavano il naso.
Qualche volta, quando i fratelli se n'erano andati, gli incubi tornavano e tutto si ripeteva. Di nuovo si addormentava grazie alle premure di Temari e Kankuro.
Altre volte anche loro, sfiniti dalla stanchezza, si addormentavano sul suo letto. In quel caso Gaara dormiva sonni tranquilli. Gli incubi non tornavano mai.