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Autore: Midori394    19/08/2011    3 recensioni
Ho sempre amato la coppia James/Lily, ma in questo periodo ho deciso di sperimentare; perciò eccovi una bella Lily/Sirius tutta per voi!
E, mi raccomando, recensite!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Sirius/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Lily Evans scese le scale verso i sotterranei, diretta verso l’aula di pozioni. Si era sempre chiesta perché avessero scelto proprio quella, che non significava nulla per nessuno dei due. Forse perché era più lontana dalla Sala Comune? Ne dubitava, lui li avrebbe potuto trovare benissimo anche lì.
Più si addentrava nella scuola più un forte senso di paura la attanagliava; un terrore sordo che si impossessava di lei, che le riempiva lo stomaco, facendola rabbrividire.  Poggiò la mano sul muro freddo, per tenersi in piedi, e una scarica di gelo la attraversò. Portò entrambe le mani al petto e le congiunse.
Aveva il presentimento che quel giorno il loro incontro sarebbe stato diverso, aveva un brutto presentimento. Era sempre stata una ragazza forte, lei lo sapeva, ma in quel momento sentì la parte debole di se stessa riaffiorare; perché anche solo il pensiero di perdere lui le dava una fitta al cuore.
Si guardò intorno, era tutto tranquillo. Riprese a camminare mordendosi insistentemente le labbra, e guardandosi di continuo alle spalle. Poco dopo si trovò davanti alla soglia dell’aula e, con un sospiro di sollievo, poggiò una mano sulla maniglia e fece per aprirla; ma un movimento alle sue spalle la fece voltare, spaventata.
«Bene bene, ma chi abbiamo qui? La piccola Mezzosangue Evans?» Lucius Malfoy, i capelli raccolti in una coda e perfettamente lisci a pallidi, la osservava, con Goyle al fianco.  Le sorrise, malevolo.
«Malfoy» si fece coraggio, non doveva fare la fifona, non in quel momento. Non lo era mai stata e non avrebbe accettato di esserlo, non davanti a due esseri immondi che non meritavano di essere chiamati nemmeno uomini «Cosa vuoi?»
«Oh, cavolo. Oggi la piccola Mezzosangue ha voglia di fare la coraggiosa?» il ragazzo rise. Goyle, lì vicino, aveva le braccia incrociate sul corpo massiccio e, la solita espressione da imbecille stampata in faccia, si dondolava da un piede all’altro, con un ghigno in faccia che avrebbe intimorito solo gli stolti. E Lily non lo era.
«Malfoy, se sei qui solo per darti un po’ di arie, per piacere, vattene» il sorriso di Lucius si trasformò in una smorfia piena di rabbia e ribrezzo. Si avvicinò alla ragazza e, imprigionandole il volto con la mano, la sbatté contro  il muro.
«Lurida Mezzosangue» sibilò ad un soffio dal suo viso, gli occhi ridotti a due fessure «Non provare mai più a parlarmi così, chiaro?»
Lily rimase immobile, incapace di proferir parola. Solo dopo qualche secondo – che a lei parvero ore – si risvegliò dallo stata di trance in cui era caduta.
«Lasciami Malfoy, o ti schianto» disse, la voce ferma come non credeva potesse essere.
«E come credi di fare, dopo aver messo me fuori gioco? Forse di sei scordata di Goyle» il ragazzo piegò il capo d’un lato, socchiudendo le labbra.
«Credimi, sono più forte di te e di quell’imbecille che ti porti dietro. Ma, aspetta un attimo, dov’è finito Tiger, non fa parte anche lui della tua lurida combriccola?»
«Ti pentirai delle tue parole Mezzosangue, te la farò pagare» e con questo Lucius si voltò e sparì nel corridoio, lasciando finalmente libera la ragazza, che si accasciò a terra, fissando Goyle che sembrava pietrificato, poi il ragazzi si accorse che Malfoy era andato via e si dileguò anch’esso.
Lily si sedette un attimo a terra, poggiando la fronte sulle ginocchia, intimorita. Tutto il coraggio che aveva mantenuto in se stessa fino ad allora si era esaurito, l’aveva consumato tutto troppo velocemente, e aveva solo la forza di tremare.
Però, con immenso sforzo, si sollevò da terra, reggendosi in piedi grazie al muro; poi, finalmente più tranquilla, si avvicinò di nuovo alla porta dell’aula di pozioni. Ritrovando quella sensazione di gelo che l’aveva attanagliata, prima. E quel brutto pensiero tornò a gala, il pensiero che lui quel giorno non ci sarebbe stato all’incontro.
E, respirando profondamente, aprì la porta, cercando di non pensare al male che entrambi si stavano facendo, perché quella cosa, se ne rendeva conto, non era giusta; e al male che stavano facendo a lui. Perché lui era il suo migliore amico, ed entrambi era come se lo stessero tradendo.
Quello che si trovò davanti non l’avrebbe mai scordato, mai. I mobili erano a terra, insieme a tutti gli ingredienti; c’erano vetri ovunque, alcuni erano semplicemente vetruzzi sparsi qua e là, altre erano vere e proprie boccette mezze distrutte da cui colavano liquidi densi e non identificabili. Ma quello che non le sarebbe mai scomparso dalla mente era il ragazzo che, a terra, era raggomitolato su se stesso in una posa scomposta. I capelli neri, spettinati, gli formavano un’aureola che gli nascondeva il viso; un viso splendido, quasi statuario, regale. Gli occhi neri come l’ebano erano spalancati ed erano fissi sul soffitto. Sembravano, nella loro impenetrabilità, nascondere un segreto, conosciuto solo da chi aveva la forza di andare ad esplorarli, a nuotare in quel mare di nero, che non era nient’altro che oro fuso, intrappolato in un’orbita oculare, seccato e arrugginito fino a diventare del nero più nero.
Lily trattenne il respiro e si avvicinò a Sirius, trascinandosi dietro le gambe.
«Sir» sussurrò mettendolo supino e carezzandogli dolcemente il viso.  Lui spostò lo sguardo e la osservò.
«Lily» la sua voce era flebile, meno di un sussurro; ma sembrava, nella sua debolezza, percorrere tutta la stanza, appariva come un’eco udibile solo a loro due «Tutto questo è sbagliato. Se lui lo verrà a sapere io … io non riuscirò mai a perdonarmi, è mio fratello Lily»
«Lo Sirius, lo so. Ma se noi non riuscissimo a fare a meno di commettere errori, di sbagliare?»
«Non è colpa tua Lily. Non sono errori tuoi, se io non ti avessi mai rivolto la parola, se avessi resistito, limitandomi ad osservarti mentre James ti conquistava, tutto sarebbe stato più semplice. Perché è così che doveva essere» lei lo fissò per un minuto, incredula.
«Non è vero. Se tu non avessi fatto quello che hai fatto, noi non saremmo mai stati felici. Forse io mi sarei arresa a James, ma nel profondo,avrei sempre rimpianto tutto questo, perché questa è un’altra strada. Certo, più pericolosa e dolorosa, ma sono certa che riusciremo ad affrontarla, insieme» Sirius la guardò un attimo negli occhi, poi si decise a parlare.
«Ero venuto qui con l’intenzione di mettere fine a tutto questo, perché non ce la facevo più a sentire James parlare di te, di te come sua moglie, dei vostri figli, della vostra casa; sapendo che ero io stesso che stavo rovinando tutto ciò in cui credeva, tutti i suoi sogni» prese un bel respiro e continuò «Ma quando mi sono trovato qui, e ho pensato alla possibilità di lasciarti, di non poterti più abbracciare, baciare, e sono stato assalito dalla rabbia, una rabbia ceca che mi ha portato a distruggere questa stanza, anche se lei non c’entrava nulla. Perché tutto ciò era ingiusto, ed il fatto che io lo pensassi tale era sbagliato. Perché non riuscivo ad accettare il fatto di allontanarmi da te, ma il solo pensiero di James che soffriva per colpa mia era un’altra pugnalata al cuore» Sirius si zittì e Lily non riuscì a fare altro se non a sospirare ed alzarsi da terra. Tirò fuori la bacchetta e, con un semplice incantesimo, tutto tornò al loro posto. Poi si voltò.
«Credo che la soluzione sia la speranza» disse.
 «La speranza?»
«Esatto. Penso che essa sia l’unica cosa che riuscirà a farci andare avanti. Ho conosciuto James in questo periodo Sirius, e nemmeno io tollero l’idea che soffra per colpa nostra, mi duole dirlo, ma mi sta simpatico, e gli voglio bene. Non come a te, lui è un amico. Un amico speciale. Vorrei che tutti questi problemi non ci fossero, ma esistono e non si può far altro se non affrontarli»
«Vuoi dire che è tutto finito?» Sirius la guardò negli occhi.
«No Sir, non è tutto finito. Non finché la speranza aleggerà in noi. Non finché entrambi conserveremo questi sentimenti nel cuore, sperando che presto il mondo riuscirà ad accettare quelle cose chiamate errori»
 
 
 
 
 

E così fecero. Sirius e Lily non si incontrarono mai più in quella stanza che era stata la serratura che aveva ospitato la chiave del loro amore.
Ma continuarono a sperare, costantemente. Ma il mondo non cambiò, nonostante le loro speranze. Gli errori rimasero errori, senza che qualcuno ebbe la forza di combattere contro di essi, per trasformare l’ingiustizia in giustizia,  e semplificare quella strada che per loro due si era chiusa, ma che, in futuro, quella speranza in cui avevano perseverato potesse aprirla per altri.  

  
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