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Autore: _opheliac    19/08/2011    5 recensioni
Blaine era un ragazzo che difficilmente credeva alle storie che gli anziani raccontavano sulle loro divinità: certo, sacrificava gli animali quando lo si riteneva necessario – benché non sempre riuscisse a guardare quelle povere bestie morenti – e se arrivava un periodo di carestia allora pregava affinchè Brittany ridonasse la fertilità alle terre, ma lo faceva più per tradizione che per vero credo.
Ma un giorno dovette ricredersi.

Una Klaine ambientata nell'antica Grecia, tra gli Inferi, il Monte Olimpo e gli ostacoli delle divinità. La decisione di Finn, Padre degli Dei, risolverà i dissapori e farà vincere l'amore proibito, se questi si mostrerà meritevole, o seguirà la volontà di Dave?
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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3-  Preparativi

I giorni passarono velocemente e così le settimane, come trainati da un carro in corsa, senza eventi particolari che potessero sconvolgere la quotidianità degli umani, ne degli Olimpi. L’aria divenne sempre più afosa, le coltivazioni invernali iniziarono a seccare e tutti i contadini si riversavano sui campi, pronti a raccogliere il frumento che avrebbero poi messo in tavola. Era un periodo dell’anno molto frenetico e tutti, donne e bambini inclusi, avevano il loro da fare per garantire la continuità del raccolto così da non perdere nemmeno un po’ del lavoro di un anno. 

Nell’Olimpo non c’erano raccolti a cui fare attenzione ne campi da iniziare a coltivare, eppure la frenesia che caratterizzava gli umani aveva trapassato le soffici nubi fino a raggiungere la cima del monte e contagiare tutti gli abitanti del mondo divino, seppur per motivi diversi. Targelione già da tempo aveva timidamente fatto il suo ingresso nel mondo, rendendo l’aria più afosa, i fiori più brillanti, inondando tutti gli esseri di una calura al tempo stesso fastidiosa e piacevole, e mancavano ormai pochi giorni alla sua fine, la quale sarebbe stata contornata dalla grande festa per il Solstizio d’estate, che si sarebbe tenuto da li a pochi giorni. Tutto il mese era stato dedicato alle due divinità gemelle, i quali avevano risposto per tutto il tempo a preghiere, richieste, sacrifici e ciò che comportava il loro essere; ma più l’ultimo mese giungeva alla fine, così come un altro anno, più la pressione aumentava, in particolar modo per Kurt. Difatti, seppure per tutto il mese anche Rachel era coinvolta nelle adorazioni, quelli erano i giorni in cui il Dio era più adorato, in cui il suo potere raggiungeva il culmine e doveva dedicarsi con zelo alle meditazioni. Era sceso sulla terra quasi ogni giorno, rimanendo nascosto tra le fronde degli alberi più interni della foresta, rimanendovi per lunghe ore circondato dalla bellezza della natura, immerso nei suoi più profondi pensieri senza che l’esterno potesse scalfirlo.

Non aveva notato i fiori che sbocciavano intorno a lui, ne gli animali che gli danzavano intorno attirati dalla sua energia scalpitante, ne delle ombre intorno ai rami che scomparivano quando lui riapriva gli occhi, e che lo osservavano con grande interesse. La cosa strana era che nessuno gliene aveva parlato, nemmeno Rachel, la quale quando lo incontrava sembrava sempre nascondergli qualcosa, come si poteva notare dai sorrisi divertiti che gli lanciava quando lui non la guardava.

Anche quel giorno Kurt era sulla terra, seduto su un masso che sporgeva dalla superficie del piccolo lago all’interno della foresta poco distante dalla sua casa, la schiena poggiata sulla corteccia di una grande quercia, le pallide gambe incrociate, ricoperte da una sottile e poco visibile peluria; i folti capelli castani gli ricadevano scompostamente sul viso, senza intaccarne l’espressione distesa e serena. Il corpo era immobile, mentre le braccia erano dritte ai lati, cosi che le lunghe dita affusolate arrivassero a toccare appena l’acqua fresca, disegnando dei piccoli cerchi, così lentamente, però, che era difficile percepirne il movimento.

I movimenti concentrici si fecero via via più veloci, senza però che l’acqua si sollevasse più di qualche millimetro, mentre la superficie che veniva sfiorata da quel tocco iniziava lentamente a schiarirsi, come se fosse stata illuminata dal fondo e la luce si stesse innalzando verso l’esterno, finchè divenne totalmente trasparente.  A quel punto la sua mano destra non stava più toccando il liquido quasi invisibile, poiché il braccio era ripiegato verso il corpo del Dio; egli ruotò il polso, la mano aperta che sembrava accarezzare l’aria, e un soffio di vento scosse la tranquillità della radura, mentre alcune piccole foglie si staccavano dalla quercia, scendendo fino a scontrarsi contro la superficie del lago.

A quel punto, Kurt aprì gli occhi, fissando la scena che gli era apparsa davanti, studiandone attentamente i dettagli, conscio di doverli interpretare al meglio. Benchè gli sembrasse di essere rimasto in quella posizione solo per una manciata di minuti, anche nella sua concentrazione notò come il sole fosse in una posizione molto diversa di quando aveva iniziato; sospirò, per poi immergere nuovamente le dita nell’acqua e riprendere la meditazione.

 

*******

Pythio, il villaggio di Blaine, si trovava in una posizione di privilegio rispetto a tutta la Grecia, considerando che soltanto una foresta, seppur imponente, lo separava dalle pendici del monte più importante del territorio; eppure quella posizione aveva anche degli svantaggi in determinati periodi dell’anno, in particolare quando vi erano delle feste sacre a cui era tradizione prender parte. In quei casi tutti i Pythiani, tranne coloro che non potevano abbandonare le loro dimore per seri motivi, o gli anziani e i bambini troppo piccoli, si incamminavano giorni prima per raggiungere le mete.

Anche quell’anno non vi fu alcuna eccezione: Delfi distava almeno un giorno di cammino senza sosta, anche due se si facevano delle utili pause per riposare, e quasi tutti i villani si erano incamminati con un giorno di anticipo, Blaine compreso, mentre sua madre era rimasta a casa a vigilare e ad occuparsi del campo per evitare che il resto del raccolto andasse perso. Si era sentito un po’ in colpa per quella decisione, ma poi la voglia di partecipare alla festa del Solstizio d’Estate, un evento a cui tutti prima o poi dovevano presenziare, e la voglia irresistibile di poter vedere di nuovo il Dio Kurt lo avevano convinto ad intraprendere quel breve pellegrinaggio, a sopportare il caldo umido e la freschezza della sera, la stanchezza alle gambe, il sudore, la sete e la fame, che poteva placare soltanto nelle poche pause che il gruppo di compaesani si concedeva, così da arrivare nel minor tempo possibile.

Ci misero comunque due giorni.

Arrivarono a Delfi il giorno prima della celebrazione, e dividendosi cercarono ognuno alloggio per il tempo che sarebbero rimasti li. Il giovane si diresse verso la più vicina e modesta locanda della città, chiedendo stremato alla donna dietro il bancone un piccolo anfratto ove riposare per la notte. Quella guardò il suo aspetto stanco, i vestiti sporchi, la barba incolta e lo zaino sulle spalle: capendo subito che aveva dinnanzi un viaggiatore, come molti altri che erano arrivati nelle ultime ore, gli indicò una delle camere più piccole e spoglie, facendogliela pagare più oboli di rame del dovuto, che Blaine cedette malvolentieri, troppo stanco per anche solo pensare di contrattare il prezzo.

Una ragazzina – probabilmente la figlia della locandiera – lo accompagnò verso la stanzetta, la quale si trovava poco distante dall’ingresso, da cui arrivavano le voci dei numerosi avventori.  La giovane rimase con lui finchè non gli aprì la porta della stanza, dopodiché si dileguò senza il minimo cenno, lasciando Blaine solo a rimirare il misero arredamento, composto da una sedia, un piccolo letto in legno, un tavolo traballante accanto ad esso, con sopra una lampada ad olio che illuminava lugubremente i muri di pietra, e un piccolo armadio, se così poteva chiamarsi.  Degnò la mobilia di ben poca considerazione se si escludeva il letto, e fu lesto nel togliersi dalle spalle lo zaino e i vestiti, per poi buttarsi sul morbido letto vestito soltanto della stanchezza e un paio di braghe, scivolando in un sonno carico di aspettative.

 

*******

 

La cerimonia del Solstizio d’Estate era un evento imperdibile sotto molti aspetti, che spingeva gli abitanti di tutta la Grecia a radunarsi a Delfi, ad attendere con trepidazione che arrivasse la sera, così da assistere alla manifestazione dell’oracolo e, benchè la vera attrazione fosse appunto la cerimonia  che sarebbe iniziata con lo spuntare della luna, tutta la città era in festa e offriva ai visitatori piacevoli intrattenimenti con cui distrarsi nell’attesa, come tavolini in legno pieni di strani oggetti, libricini sgualciti con scritti all’interno gli antichi riti, mercatini dove poter comprare le offerte da consegnare la sera stessa. La giornata passò velocemente tra gli schiamazzi della gente, e fu solo verso il calar della sera che i rumori si placarono, le strade si svuotarono dei loro occupanti, e una folla di gente iniziò a dirigersi verso il grande tempio, situato verso la parte alta della collina dove stava la città. Era un edificio semplice e al tempo stesso maestoso, il cui ingresso era sovrastato da una grande scritta che tutti mormoravano a bassa voce prima di entrare, come una formula magica che sarebbe servita per udire e vedere meglio ciò che sarebbe accaduto.

Blaine vi si fermò sotto e dovette prendersi qualche minuto per decifrare le lettere che erano incise sul grosso cornicione: avendo umili origini non aveva mai imparato del tutto a leggere, ma gli erano solo state insegnate, dalla madre, le lettere dell’alfabeto, così che con un po’ di impegno, e pazienza, se mai si fosse trovato davanti qualcosa di importante avrebbe potuto almeno formare le parole.

Oh, Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo degli Dei.

Ne fu così colpito che rimase immobile per alcuni istanti dopo averne compreso il pieno significato, riflettendo attentamente sulle implicazioni che poteva considerare. Se avesse conosciuto meglio se stesso avrebbe avuto la possibilità di conoscere gli Dei?

Quel pensiero gli fece battere il cuore più velocemente di prima, al solo pensiero che una cosa del genere fosse possibile, ma dovette poi tornare bruscamente alla realtà. Non era un guerriero valoroso degno degli apprezzamenti degli Olimpi, ne un sacerdote dedito al loro volere, ne una qualsiasi altra persona che potesse meritare un privilegio del genere. Per quel che sapeva, chi non faceva nulla per meritarselo e conosceva ugualmente gli dei erano le donne umane con cui Zeus sceglieva di giacere. E lui non era una donna, anche se aveva con loro in comune i gusti sessuali.

-Farei meglio ad entrare- sussurrò a se stesso, sottovoce, scuotendo la testa come a togliersi dalla mente quegli sciocchi pensieri senza senso e muovendosi attraverso l’entrata del Santuario.

Restò per alcuni istanti abbagliato dalla bellezza dell’interno, il cui normale candore era modificato dalla luce rosata che emanavano le grandi lampade ad olio attaccate ad ogni colonna. La navata era grande e larga, piena di panche di legno già quasi completamente occupate;  il giovane alzò gli occhi verdastri verso il tetto, da dove pendevano decine e decine di scintillanti ghirlande d’alloro, che sembravano muoversi scosse da una lieve brezza, nonostante non vi fosse il minimo alito di vento all’interno dell’edificio, talmente stipato di gente che l’aria era irrespirabile.

Il suo sguardo vagò poi verso il centro, seguendo la lunga crepa del pavimento, che terminava al di sotto del tripode ove sapeva che la Pizia si sarebbe seduta una volta che la cerimonia fosse iniziata.  Blaine si affrettò a prendere posto, conscio che di li a poco il tempio sarebbe stato talmente pieno che avrebbe avuto difficoltà anche a rimanere in piedi.

Dopo alcuni minuti di attesa, in cui l’eccitazione si faceva sempre più palpabile, dal retro del tempio spuntarono due sacerdotesse, con in mano due vasi colmi di un liquido dal forte odore, e dietro loro avanzava lenta la Pizia, lo sguardo alto e orgoglioso nonostante l’età avanzata. Ella osservò le due giovani fanciulle versare il contenuto dei recipienti all’interno delle crepa, da cui quasi immediatamente iniziarono ad innalzarsi dei lievi vapori, ancora quasi invisibili agli occhi dei presenti; dopodiché congedò le fanciulle, le quali si affrettarono ad andare a prendere posto ognuna ai lati del tripode, su cui invece andò  sedere l’anziana donna.

Tutti trattennero il fiato quando i vapori iniziarono ad innalzarsi sempre di più, avvolgendosi attorno al corpo della donna, emanando un odore pungente e inusuale. La Pizia alzò le braccia verso l’alto, seguendo il movimento con la testa, gli occhi dilatati più del normale, mentre dalle sue labbra fuoriuscirono le parole d’inizio del rito.

-La Porta degli Uomini è aperta!- esclamò con voce forte, il tono completamente diverso da quello che ci si sarebbe potuto aspettare da una donna, segno che la sua connessione era già iniziata.

 

Immerso nella sua meditazione, le stesse parole erano state pronunciate anche dalle rosee labbra del Dio Kurt, il quale spalancò d’improvviso i propri occhi azzurri, illuminati da una luce che sovrastava il chiarore della luna stessa.

 

Spazio dell’autrice:

Si beh, buonasera, anzi, buonanotte!

Lo so che avevo detto che avrei aggiornato una volta a settimana, ma a quanto pare devo essermi dimenticata di avere degli esami da preparare per settembre.. e insomma, c’è caldo, l’ispirazione viene meno, io sclero sugli spoiler della terza stagione…

Dunque, per questo capitolo avevo in mente tutt’altro, ma tantè che mentre scrivevo ho improvvisamente cambiato idea e confinato la cerimonia vera e propria, e ciò che ne conseguirà, al prossimo capitolo, dedicando questo ai preparativi, altrimenti veniva troppo lungo e pesante.

In questo capitolo vi sono tante piccole cose che avranno un loro significato non appena gli avvenimenti prenderanno la loro piega!

Passiamo alle spiegazioni:  Targelione è l’ultimo mese del calendario greco, e benché ho trovato alcune incongruenze tra le informazioni che avevo io e quello che avevo reperito ho preferito attenermi a questo perché altrimenti cambiava anche il primo mese. Esatto, per chi non lo sapesse gli antichi greci facevano iniziare l’anno d’estate, esattamente dopo il primo giorno di luna piena che seguiva il Solstizio d’Estate!

Inoltre questo è un giorno importante perché si dice fosse il giorno in cui si entrava nel mondo degli uomini e delle cose materiali, un tempo di passaggio, di buon auspicio per la divinazione!

Poi: gli oboli sono piccole monete di poco valore, se considerato che 6 oboli corrispondevano ad un dracma d’argento, che era la paga giornaliera di un uomo; la Pizia è come veniva chiamata la sacerdotessa del tempio di Delfi, che doveva essere una donna sulla cinquantina e vergine! Oh, gli Dei se li facevano tutti, però chissà perché ogni donna importante doveva essere vergine XD  Scherzi a parte, non mi pare ci sia altro da chiarire, ecco.  In caso non esitate a chiedermi anche via mp, perché magari ho dimenticato qualcosa, sapete com’è, sono le due e mezza °_°

Detto ciò spero il capitolo vi piaccia <3 Au revoir!

  
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