3-
Preparativi
I giorni passarono velocemente e così le
settimane, come trainati
da un carro in corsa, senza eventi particolari che potessero
sconvolgere la
quotidianità degli umani, ne degli Olimpi. L’aria
divenne sempre più afosa, le
coltivazioni invernali iniziarono a seccare e tutti i contadini si
riversavano
sui campi, pronti a raccogliere il frumento che avrebbero poi messo in
tavola.
Era un periodo dell’anno molto frenetico e tutti, donne e
bambini inclusi,
avevano il loro da fare per garantire la continuità del
raccolto così da non
perdere nemmeno un po’ del lavoro di un anno.
Nell’Olimpo non c’erano
raccolti a cui fare attenzione ne campi da
iniziare a coltivare, eppure la frenesia che caratterizzava gli umani
aveva
trapassato le soffici nubi fino a raggiungere la cima del monte e
contagiare
tutti gli abitanti del mondo divino, seppur per motivi diversi.
Targelione già
da tempo aveva timidamente fatto il suo ingresso nel mondo, rendendo
l’aria più
afosa, i fiori più brillanti, inondando tutti gli esseri di
una calura al tempo
stesso fastidiosa e piacevole, e mancavano ormai pochi giorni alla sua
fine, la
quale sarebbe stata contornata dalla grande festa per il Solstizio
d’estate,
che si sarebbe tenuto da li a pochi giorni. Tutto il mese era stato
dedicato
alle due divinità gemelle, i quali avevano risposto per
tutto il tempo a
preghiere, richieste, sacrifici e ciò che comportava il loro
essere; ma più
l’ultimo mese giungeva alla fine, così come un
altro anno, più la pressione
aumentava, in particolar modo per Kurt. Difatti, seppure per tutto il
mese
anche Rachel era coinvolta nelle adorazioni, quelli erano i giorni in
cui il
Dio era più adorato, in cui il suo potere raggiungeva il
culmine e doveva dedicarsi
con zelo alle meditazioni. Era sceso sulla terra quasi ogni giorno,
rimanendo
nascosto tra le fronde degli alberi più interni della
foresta, rimanendovi per
lunghe ore circondato dalla bellezza della natura, immerso nei suoi
più
profondi pensieri senza che l’esterno potesse scalfirlo.
Non aveva notato i fiori che sbocciavano intorno a
lui, ne gli
animali che gli danzavano intorno attirati dalla sua energia
scalpitante, ne
delle ombre intorno ai rami che scomparivano quando lui riapriva gli
occhi, e
che lo osservavano con grande interesse. La cosa strana era che nessuno
gliene
aveva parlato, nemmeno Rachel, la quale quando lo incontrava sembrava
sempre
nascondergli qualcosa, come si poteva notare dai sorrisi divertiti che
gli
lanciava quando lui non la guardava.
Anche quel giorno Kurt era sulla terra, seduto su
un masso che
sporgeva dalla superficie del piccolo lago all’interno della
foresta poco
distante dalla sua casa, la schiena poggiata sulla corteccia di una
grande
quercia, le pallide gambe incrociate, ricoperte da una sottile e poco
visibile
peluria; i folti capelli castani gli ricadevano scompostamente sul
viso, senza
intaccarne l’espressione distesa e serena. Il corpo era
immobile, mentre le
braccia erano dritte ai lati, cosi che le lunghe dita affusolate
arrivassero a
toccare appena l’acqua fresca, disegnando dei piccoli cerchi,
così lentamente,
però, che era difficile percepirne il movimento.
I movimenti concentrici si fecero via via
più veloci, senza però
che l’acqua si sollevasse più di qualche
millimetro, mentre la superficie che
veniva sfiorata da quel tocco iniziava lentamente a schiarirsi, come se
fosse stata
illuminata dal fondo e la luce si stesse innalzando verso
l’esterno, finchè
divenne totalmente trasparente. A
quel
punto la sua mano destra non stava più toccando il liquido
quasi invisibile,
poiché il braccio era ripiegato verso il corpo del Dio; egli
ruotò il polso, la
mano aperta che sembrava accarezzare l’aria, e un soffio di
vento scosse la
tranquillità della radura, mentre alcune piccole foglie si
staccavano dalla
quercia, scendendo fino a scontrarsi contro la superficie del lago.
A quel punto, Kurt aprì gli occhi,
fissando la scena che gli era
apparsa davanti, studiandone attentamente i dettagli, conscio di
doverli
interpretare al meglio. Benchè gli sembrasse di essere
rimasto in quella
posizione solo per una manciata di minuti, anche nella sua
concentrazione notò
come il sole fosse in una posizione molto diversa di quando aveva
iniziato;
sospirò, per poi immergere nuovamente le dita
nell’acqua e riprendere la
meditazione.
*******
Pythio, il villaggio di Blaine, si trovava in una
posizione di privilegio
rispetto a tutta la Grecia, considerando che soltanto una foresta,
seppur
imponente, lo separava dalle pendici del monte più
importante del territorio;
eppure quella posizione aveva anche degli svantaggi in determinati
periodi
dell’anno, in particolare quando vi erano delle feste sacre a
cui era
tradizione prender parte. In quei casi tutti i Pythiani, tranne coloro
che non
potevano abbandonare le loro dimore per seri motivi, o gli anziani e i
bambini
troppo piccoli, si incamminavano giorni prima per raggiungere le mete.
Anche quell’anno non vi fu alcuna
eccezione: Delfi distava almeno
un giorno di cammino senza sosta, anche due se si facevano delle utili
pause
per riposare, e quasi tutti i villani si erano incamminati con un
giorno di
anticipo, Blaine compreso, mentre sua madre era rimasta a casa a
vigilare e ad
occuparsi del campo per evitare che il resto del raccolto andasse
perso. Si era
sentito un po’ in colpa per quella decisione, ma poi la
voglia di partecipare
alla festa del Solstizio d’Estate, un evento a cui tutti
prima o poi dovevano presenziare,
e la voglia irresistibile di poter vedere di nuovo il Dio Kurt lo
avevano convinto
ad intraprendere quel breve pellegrinaggio, a sopportare il caldo umido
e la
freschezza della sera, la stanchezza alle gambe, il sudore, la sete e
la fame,
che poteva placare soltanto nelle poche pause che il gruppo di
compaesani si
concedeva, così da arrivare nel minor tempo possibile.
Ci misero comunque due giorni.
Arrivarono a Delfi il giorno prima della
celebrazione, e
dividendosi cercarono ognuno alloggio per il tempo che sarebbero
rimasti li. Il
giovane si diresse verso la più vicina e modesta locanda
della città, chiedendo
stremato alla donna dietro il bancone un piccolo anfratto ove riposare
per la
notte. Quella guardò il suo aspetto stanco, i vestiti
sporchi, la barba incolta
e lo zaino sulle spalle: capendo subito che aveva dinnanzi un
viaggiatore, come
molti altri che erano arrivati nelle ultime ore, gli indicò
una delle camere
più piccole e spoglie, facendogliela pagare più
oboli di rame del dovuto, che
Blaine cedette malvolentieri, troppo stanco per anche solo pensare di
contrattare il prezzo.
Una ragazzina – probabilmente la figlia
della locandiera – lo
accompagnò verso la stanzetta, la quale si trovava poco
distante dall’ingresso,
da cui arrivavano le voci dei numerosi avventori. La
giovane rimase con lui finchè non gli aprì
la porta della stanza, dopodiché si dileguò senza
il minimo cenno, lasciando
Blaine solo a rimirare il misero arredamento, composto da una sedia, un
piccolo
letto in legno, un tavolo traballante accanto ad esso, con sopra una
lampada ad
olio che illuminava lugubremente i muri di pietra, e un piccolo
armadio, se
così poteva chiamarsi. Degnò
la mobilia
di ben poca considerazione se si escludeva il letto, e fu lesto nel
togliersi
dalle spalle lo zaino e i vestiti, per poi buttarsi sul morbido letto
vestito
soltanto della stanchezza e un paio di braghe, scivolando in un sonno
carico di
aspettative.
*******
La cerimonia del Solstizio d’Estate era
un evento imperdibile
sotto molti aspetti, che spingeva gli abitanti di tutta la Grecia a
radunarsi a
Delfi, ad attendere con trepidazione che arrivasse la sera,
così da assistere alla
manifestazione dell’oracolo e, benchè la vera
attrazione fosse appunto la
cerimonia che
sarebbe iniziata con lo
spuntare della luna, tutta la città era in festa e offriva
ai visitatori
piacevoli intrattenimenti con cui distrarsi nell’attesa, come
tavolini in legno
pieni di strani oggetti, libricini sgualciti con scritti
all’interno gli antichi
riti, mercatini dove poter comprare le offerte da consegnare la sera
stessa. La
giornata passò velocemente tra gli schiamazzi della gente, e
fu solo verso il
calar della sera che i rumori si placarono, le strade si svuotarono dei
loro
occupanti, e una folla di gente iniziò a dirigersi verso il
grande tempio,
situato verso la parte alta della collina dove stava la
città. Era un edificio
semplice e al tempo stesso maestoso, il cui ingresso era sovrastato da
una grande
scritta che tutti mormoravano a bassa voce prima di entrare, come una
formula
magica che sarebbe servita per udire e vedere meglio ciò che
sarebbe accaduto.
Blaine vi si fermò sotto e dovette
prendersi qualche minuto per
decifrare le lettere che erano incise sul grosso cornicione: avendo
umili
origini non aveva mai imparato del tutto a leggere, ma gli erano solo
state
insegnate, dalla madre, le lettere dell’alfabeto,
così che con un po’ di
impegno, e pazienza, se mai si fosse trovato davanti qualcosa di
importante
avrebbe potuto almeno formare le parole.
Oh, Uomo,
conosci te stesso e conoscerai l’Universo degli Dei.
Ne fu così colpito che rimase immobile
per alcuni istanti dopo
averne compreso il pieno significato, riflettendo attentamente sulle
implicazioni che poteva considerare. Se avesse conosciuto meglio se
stesso
avrebbe avuto la possibilità di conoscere gli Dei?
Quel pensiero gli fece battere il cuore
più velocemente di prima,
al solo pensiero che una cosa del genere fosse possibile, ma dovette
poi
tornare bruscamente alla realtà. Non era un guerriero
valoroso degno degli
apprezzamenti degli Olimpi, ne un sacerdote dedito al loro volere, ne
una
qualsiasi altra persona che potesse meritare un privilegio del genere.
Per quel
che sapeva, chi non faceva nulla per meritarselo e conosceva ugualmente
gli dei
erano le donne umane con cui Zeus sceglieva di giacere. E lui non era
una
donna, anche se aveva con loro in comune i gusti sessuali.
-Farei meglio ad entrare- sussurrò a se
stesso, sottovoce,
scuotendo la testa come a togliersi dalla mente quegli sciocchi
pensieri senza
senso e muovendosi attraverso l’entrata del Santuario.
Restò per alcuni istanti abbagliato
dalla bellezza dell’interno,
il cui normale candore era modificato dalla luce rosata che emanavano
le grandi
lampade ad olio attaccate ad ogni colonna. La navata era grande e
larga, piena
di panche di legno già quasi completamente occupate; il giovane alzò
gli occhi verdastri verso il
tetto, da dove pendevano decine e decine di scintillanti ghirlande
d’alloro,
che sembravano muoversi scosse da una lieve brezza, nonostante non vi
fosse il
minimo alito di vento all’interno dell’edificio,
talmente stipato di gente che
l’aria era irrespirabile.
Il suo sguardo vagò poi verso il centro,
seguendo la lunga crepa
del pavimento, che terminava al di sotto del tripode ove sapeva che la
Pizia si
sarebbe seduta una volta che la cerimonia fosse iniziata. Blaine si
affrettò a prendere posto, conscio
che di li a poco il tempio sarebbe stato talmente pieno che avrebbe
avuto
difficoltà anche a rimanere in piedi.
Dopo alcuni minuti di attesa, in cui
l’eccitazione si faceva sempre
più palpabile, dal retro del tempio spuntarono due
sacerdotesse, con in mano
due vasi colmi di un liquido dal forte odore, e dietro loro avanzava
lenta la
Pizia, lo sguardo alto e orgoglioso nonostante
l’età avanzata. Ella osservò le
due giovani fanciulle versare il contenuto dei recipienti
all’interno delle
crepa, da cui quasi immediatamente iniziarono ad innalzarsi dei lievi
vapori,
ancora quasi invisibili agli occhi dei presenti; dopodiché
congedò le
fanciulle, le quali si affrettarono ad andare a prendere posto ognuna
ai lati
del tripode, su cui invece andò sedere
l’anziana
donna.
Tutti trattennero il fiato quando i vapori
iniziarono ad
innalzarsi sempre di più, avvolgendosi attorno al corpo
della donna, emanando
un odore pungente e inusuale. La Pizia alzò le braccia verso
l’alto, seguendo
il movimento con la testa, gli occhi dilatati più del
normale, mentre dalle sue
labbra fuoriuscirono le parole d’inizio del rito.
-La Porta degli Uomini è aperta!-
esclamò con voce forte, il tono
completamente diverso da quello che ci si sarebbe potuto aspettare da
una
donna, segno che la sua connessione era già iniziata.
Immerso nella sua meditazione, le stesse parole
erano state
pronunciate anche dalle rosee labbra del Dio Kurt, il quale
spalancò d’improvviso
i propri occhi azzurri, illuminati da una luce che sovrastava il
chiarore della
luna stessa.
Spazio
dell’autrice:
Si beh, buonasera, anzi, buonanotte!
Lo so che avevo detto che avrei aggiornato una
volta a settimana,
ma a quanto pare devo essermi dimenticata di avere degli esami da
preparare per
settembre.. e insomma, c’è caldo,
l’ispirazione viene meno, io sclero sugli
spoiler della terza stagione…
Dunque, per questo capitolo avevo in mente
tutt’altro, ma tantè
che mentre scrivevo ho improvvisamente cambiato idea e confinato la
cerimonia
vera e propria, e ciò che ne conseguirà, al
prossimo capitolo, dedicando questo
ai preparativi, altrimenti veniva troppo lungo e pesante.
In questo capitolo vi sono tante piccole cose che
avranno un loro
significato non appena gli avvenimenti prenderanno la loro piega!
Passiamo alle spiegazioni:
Targelione è l’ultimo mese del
calendario greco, e benché ho trovato
alcune incongruenze tra le informazioni che avevo io e quello che avevo
reperito ho preferito attenermi a questo perché altrimenti
cambiava anche il
primo mese. Esatto, per chi non lo sapesse gli antichi greci facevano
iniziare
l’anno d’estate, esattamente dopo il primo giorno
di luna piena che seguiva il
Solstizio d’Estate!
Inoltre questo è un giorno importante
perché si dice fosse il
giorno in cui si entrava nel mondo degli uomini e delle cose materiali,
un
tempo di passaggio, di buon auspicio per la divinazione!
Poi: gli oboli sono piccole monete di poco valore,
se considerato
che 6 oboli corrispondevano ad un dracma d’argento, che era
la paga giornaliera
di un uomo; la Pizia è come veniva chiamata la sacerdotessa
del tempio di
Delfi, che doveva essere una donna sulla cinquantina e vergine! Oh, gli
Dei se
li facevano tutti, però chissà perché
ogni donna importante doveva essere
vergine XD Scherzi
a parte, non mi pare
ci sia altro da chiarire, ecco. In
caso
non esitate a chiedermi anche via mp, perché magari ho
dimenticato qualcosa,
sapete com’è, sono le due e mezza
°_°
Detto
ciò spero il capitolo vi piaccia <3 Au revoir!