Nonostante non avesse idea di cosa gli prendesse, David si preparò minuziosamente per il pranzo con Freddie.
Appena entrò in garage, si guardò attorno: quella moto sembrava così misera, per un'occasione del genere.
Prese un casco e se lo infilò in testa, l'altro se lo allacciò al braccio, per portarlo a Freddie.
In pochi minuti fu sul luogo dell'appuntamento, scese dalla moto, tranquillamente camminò fino alla porta di ingresso, prima che potesse suonare la porta si
aprì, lui e Freddie si trovarono a pochi centimetri l'un dall'altro.
"Buongiorno anche a te, tesoro!" esclamò Freddie, con un sorriso compiaciuto sulle labbra, che scomparse appena vide la moto accostata al marciapiede, non lontano.
"è una moto, non l'Apollo 13" scherzò David, mettendogli una mano sulla spalla.
Freddie non disse null'altro, finquando David montò in sella e gli passò il casco: capì che stava dicendo sul serio, "almeno vai piano?" gli chiese, montando,
con una goffagine indescrivibile, dietro David, che si girò "non ti si scompiglieranno i peli del petto, giuro".
Mise in moto e non mantenne la sua promessa: l'acceleratore gli sembrava di burro.
Appena fermi al semaforo, un dubbio assalì il povero passeggero, che sentiva il fiato mozzato e lo stomaco rigirato "Hey, ma dove andiamo?", ma non ottenne una risposta.
Dopo venti minuti di viaggio, che a Freddie sembrarono interminabili, David si fermò.
Freddie si guardò attorno, non rimanere a bocca aperta fu difficile.
Che posto incantevole, non sembrava di essere in Inghilterra, ma su una delle colline verdi della Toscana. Freddie rimase esterrefatto, alla vista di tutta quella natura
incontaminata. Gli ricordava le passeggiate nel verde che faceva da ragazzino, contornato da fiori gialli e rossi.
"Perché qui, David?" gli chiese, seguendo con gli occhi la linea sottilissima che spaziava fra terra e cielo.
"Mi ci portava mia mamma, oggi che è il mio compleanno volevo mostrartelo, nonostante non abbia alcuna particolarità" abbozzò un sorriso "Comunque, se ci rimettiamo in
sella ora e rientriamo in strada potremo arrivare al ristorante in perfetto orario".
"è il tuo compleanno?" chiese sorpreso Freddie "e passi il tempo con me, invece che con i tuoi genitori?" gli chiese, con voce limpida e sincera, lo sguardo del
suo interlocutore si incupii "Quando tuo padre uccide tua madre, non hai più molta voglia di passare del tempo con lui".
Il freddo calò su di loro, in tutti i sensi, perché Freddie quasi tremava, talmente la temperatura era bassa.
Nessuno dei due sapeva cosa dire.
David si avvicinò a Freddie e gli mise un braccio attorno alle spalle "Lascia perdere, è storia vecchia, ormai".
Non disse nient'altro.
"Fermiamoci qua, al diavolo il ristorante" propose il cantante, prendendo entambe le mani di David, stringendole, sorridendogli entusiasta. David non si aspettava
minimamente di trovarsi davanti a quel tipo di Freddie, era diverso da quando aveva fatto la sua entrata da Regina, nel locale.
Nessun tono da snob, nessuna frase enigmatica.
Stavano camminando nell'erba alta, quando a un tratto, Freddie incespicò sulle proprie gambe e cadde a terra, portando con sé David.
Divertito dalla scena, il biondo rise "Tutto okay?".
Freddie, che sottostava al suo corpo possente, non poteva lamentarsi "Non potrebbe andare meglio, tesoro", lo tirò bruscamente a sé.