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Autore: Katia R    19/08/2011    6 recensioni
Anna ritorna per dare l'ultimo saluto all'uomo più importante della sua vita.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One-shot - L'ultimo respiro TITOLO: "Gli eroi non possono morire".
AUTORE: 
Katia R.
DATA FINE:
24 giugno 2011.
PERSONAGGI:
 Anna\...
Premessa: 
Non è molto allegra devo dire, però va beh.. c'era da aspettarselo, dopo la scoperta sconvolgere su Distretto...
Spero vi piaccia, comunque! xD
Avevo intenzione di fare un video visto i numerosi flashback che ci saranno, ma aspetto di vedere la prima puntata, ormai xD




Gli eroi non possono morire

L’aereo era appena atterrato. Scese e iniziò ad incamminarsi, ma era assente. Il suo corpo si muoveva in mezzo al resto della massa, ma l’anima gliela avevano strappata via. Su quel volto i segni del dolore. Lacrime amare che non smettevano di scendere e la mano sul suo evidente pancione.

-Pronto?- rispose una voce indaffarata.
-Anna…- il sussurro di Vittoria, tra le lacrime, fece bloccare il respiro ad Anna.
-Vittoria, che succede?- chiese subito, mentre un pensiero negativo si intrufolava in testa.
-È così difficile…- disse ancora piangendo.
-Luca?- chiese ormai preoccupata del tutto.
-Gli hanno sparato, era… era disteso su quel prato, in una pozza di sangue e… Anna, Luca non c’è più- disse infine per poi singhiozzare ancora più forte. Il cuore di Anna si fermò per un attimo. Si sentì strappare via qualcosa dal petto. Luca, il suo Luca, non c’era più. Si sedette, e solo in quel momento si accorse che tremava e che le parole non riuscivano ad uscire. Il suo viso era bagnato dalle lacrime, salate e amare allo stesso tempo.
-Anna, tesoro, non volevo dirtelo al telefono ma non sapevo come altro dirtelo, mi dispiace- disse Vittoria dopo aver ripreso un po’ di fiato.
-Lo voglio vedere, Vittoria- disse in un sussurro -Prendo il primo aereo, sarò lì tra qualche ora- e chiuse la chiamata, rimanendo immobile su quel letto. La stanza improvvisamente le sembrò troppo piccola e dovette uscire per prendere un po’ d’aria.


Prese un taxi, diretta in quel maledetto ospedale dove si trovava Luca. Era partita solo con una piccola borsa dove aveva messo il giusto indispensabile. Arrivata lì vide alcune volanti, e subito per lei fu un colpo al cuore. Varcò la porta principale, e con un piccolo sussurro chiese dove si trovasse Luca Benvenuto.
Camminò lungo quel corridoio. Le sembrò infinito. Poi ecco le prime figure familiari. Vittoria, abbracciata a Giuseppe. L’unica cosa che sentì Anna in quel momento furono solo singhiozzi. Accanto a loro, seduto, c’era Ugo, abbracciato alla sua compagna Sofia. E più in là c’era Gabriele, con gli occhi persi nel vuoto. Ancora non riusciva a realizzare cosa fosse successo. Subito dopo, altre figure, che lei non conosceva affatto. I presenti si girarono a guardarla. Era pallida, Vittoria le andò subito incontro e si strinsero in un abbraccio, mentre i singhiozzi di Anna ripresero insieme a quelli della donna.
-Devo vederlo, Vittoria. Devo- disse mentre Vittoria le prese il viso tra le mani -Va bene, tesoro- disse per poi spostarsi e farla entrare nella stanza. Il dottore arrivò in quel momento, ma Anna neanche se ne accorse, troppo presa a guardare quel corpo sotto quel lenzuolo bianco.
-Signora, forse è meglio di no. Nelle sue condizioni…-
-No. Devo vederlo, dottore- disse senza neanche lasciarlo finire. Il dottore non disse nulla vista la determinazione con cui l’aveva detto.
Anna si avvicinò, sfiorò il lenzuolo bianco, e sotto la stoffa toccò la mano di Luca. Un singhiozzo più forte uscì dalla sua gola. Con la poca forza rimasta, scoprì il viso di Luca. E lì fu davvero la fine. Iniziò a scuotere la testa e a ripetere dei “no” in pochi sussurri, accompagnati dal suo nome. Continuò a piangere, portandosi una mano sulla bocca per frenare i continui singhiozzi, ma non bastò. Allungò una mano, quasi insicura, e dopo tanto tempo accarezzò il viso di Luca. Un viso che adesso era spento, privo di vita. E in mezzo ai singhiozzi, dei sussurrati “perché”, e altre espressioni che si dicono quando non ci si capacita di una cosa.
Si chinò leggermente su di lui, e passò una mano tra i suoi capelli.
-Sono qui, Luca- disse a pochi centimetri da lui -Sono qui- ripeté sommessamente. Le lacrime continuavano a scendere e a bagnare il lenzuolo, qualcuna cadde sul corpo di Luca. Anna gli diede un’ultima carezza, poi, avvicinandosi di più gli baciò le labbra, e di nuovo un singhiozzo prepotente si impossessò del suo corpo.
Indietreggiò un attimo e poi corse via. Vittoria le andò subito dietro mentre i presenti continuavano a guardare Luca, e a ripensare alla scena appena vista e a cosa stesse provando Anna in questo momento.

-Anna…- disse in un sussurro, raggiungendola, su quella fredda panchina del parco di fronte.
-Sai, tempo fa mi avevano chiesto quale fosse il momento peggiore della vita in generale. Non ho mai saputo rispondere a quella domanda, ma oggi ho trovato la risposta- disse mentre le lacrime continuavano a scendere copiose, una dietro l’altra -Il momento peggiore della mia vita è quando ho saputo della morte di Luca. Il momento peggiore è quando sai di aver perso per sempre la persona a cui sai di appartenere…- riprese fiato -Sono stata una stronza con Luca. Gli ho mandato una lettera, cancellandolo dalla mia vita. Credevo sarebbe stato meglio per entrambi, invece non lo è stato. L’ho pensato giorno e notte, Vittoria. Ho pensato che sarebbe stato un padre perfetto dopo che il mio fidanzato se ne è andato, ma non ho avuto il coraggio di tornare. E neanche di chiamarlo. Sapevo che mi odiava. E mi odiavo anche io, per come mi ero comportata nonostante tutto ciò che avevamo passato- e un altro singhiozzo la costrinse a fermarsi -Sento un vuoto dentro di me, Vittoria. Come se mi avessero strappato via qualcosa. È come se la parte migliore di me se ne sia andata insieme a Luca. D’altronde è così quando due persone si appartengono, no!?- e Vittoria la strinse per le spalle.
-Sai, a volte mi sentivo come una bambina. E come tutti i bambini mi ero creata un eroe. Il mio era Luca- sorrise tra le lacrime -Perché c’era sempre quando avevo bisogno. C’era lui a proteggermi sempre, da tutto e tutti. E mi sentivo così tranquilla con lui al mio fianco- chiuse gli occhi mentre altre lacrime scesero -Allora perché è morto, Vittoria?- e ricominciò a singhiozzare -Perché? Gli eroi non muoiono! Loro non possono morire!- esclamò disperata -Perché allora Luca è morto, eh!? Perché!?- e si prese il viso tra le mani, mentre un’amorevole Vittoria la strinse al suo petto -Ascolta, Anna- sospirò -Non è per niente facile, lo so. Neanche io volevo crederci quando l’ho saputo. E poi l’ho visto. Prova a pensare cosa prova una madre vedendo il figlio in quello stato e capirai solo in parte cosa ho provato in quel momento- si asciugò le lacrime -C’è una cosa che voglio dirti, Anna. E questo lo so per certo. Luca non ti ha mai odiata. Non ne sarebbe stato capace. Lo conosci, no!? Luca è quello che perdonava tutti, figurati se non perdonava te! Luca è morto nel preciso istante in cui ha letto quella lettera. Dovevi vederlo, Anna. Era un’altra persona- accarezzò i cappelli di Anna -Era arrabbiato, deluso, perché gli avevi chiuso una porta in faccia. Ma non per questo non ti avrebbe perdonata. Tra anime gemelle è così. Due anime gemelle si apparterranno sempre…- disse l’ultima frase in un sussurro mentre Anna tornò a guardarla negli occhi -Quello che legava te e Luca, non si sarebbe potuto rompere neanche con quella lettera. Perché in cuor suo, nonostante l’amarezza, voleva vederti felice perché eri la persona che più amava su questa terra. E sono convinta che lui ti amerà per sempre- disse mentre Anna annuiva -Lo amerò per sempre anch’io, Vittoria…- e riprese a piangere.
-Luca adesso è dentro di te, Anna. Lo sento. Non sarà la morte a separarvi. Lo ha fatto quella lettera, quando l’ha letta, ma non sei uscita mai dal suo cuore, credimi- disse stringendole le mani tra le sue. Poi ne infilò una nella tasca interna del suo cappotto estraendo una lettera -Questa l’hanno trovata nella giacca di Luca- disse con un flebile sorriso -È per te. Credo che qui troverai tutto ciò che ha provato lui lontano da te- disse per poi alzarsi e lasciarla sola. Anna si rigirò quella busta tra le mani, una lacrima cadde accanto al suo dito, che tremante ripassava i contorni della calligrafia di Luca.
La aprì, quasi timorosa, tirando fuori un foglio piegato.

Ciao Anna,
lo sai che ho sempre odiato i convenevoli, quindi non ci sarà nessuna “cara” o cose varie, ma solo un semplice “ciao”.
Ti starai chiedendo perché questa lettera, e non saprei cosa risponderti esattamente. Forse per dirti che senza di te, ormai la mia vita ha perso senso. Ma sarei uno stronzo a farti pesare questo. Allora posso dire di averlo fatto perché la vita è troppo breve, Anna. E forse me ne accorgo solo adesso che ho quasi rischiato di morire. Ecco, posso dire che ti scrivo per questo. Perché ogni giorno che passa è un giorno che mi allontana da te. Come ha fatto quella lettera. Quella maledettissima lettera che non faccio altro che rileggere perché sono un fottuto masochista, perché voglio farmi male. Ho quasi sperato di morire nel momento in cui mi hanno sparato, sai!? Mi son detto “magari finisco di soffrire”. Ma tanto lo so che non sarebbe stato così, perché anche in un mondo non terreno, io mi sentirei legato a te. È stupido, lo so. Mi hai cacciato dalla tua vita, come se fossi un estraneo, e avrei dovuto odiarti. Ma non ci sono riuscito, perché ogni volta che cercavo di farlo mi dicevo che era impossibile. Come potrei odiarti quando mi sento legato in modo quasi viscerale a te? Allora ho deciso di buttarmi a capofitto nel lavoro, a non pensare. Ma quando torno a casa è un tormento. Lì non posso non pensare a te. E mi viene il mal di testa a causa dei mille “se”, dei mille “ma” e dei mille “perché” che continuano a circolarmi nei pensieri. Non trovo una risposta, e probabilmente non la troverò mai.
Volevo solo che tu sapessi che, se dovesse succedermi qualcosa, io non ho mai smesso di volerti bene. Non ho mai smesso di appartenere a quel meraviglioso rapporto che avevamo. Io lo so che un giorno ti ritroverai a pensare ai nostri momenti, ad aggrapparti ai nostri ricordi, e piangerai perché ti sentirai in colpa. Perché ti conosco, tu ti penti spesso delle tue azioni. E ti scrivo anche per questo, per dirti di non farlo. Di non sentirti in colpa perché hai solo voluto crearti una nuova vita. Sei stata un po’ egoista, lo ammetto, ma se sei felice sono disposto anche a starti lontano. Peccato solo che io avevo preso una decisione. E probabilmente mi avrebbe cambiato la vita. Ma sono arrivato in ritardo, come sempre, e adesso tu appartieni ad un altro. Beh, come avrai capito, era questa la mia decisione: legarmi a te, per sempre. L’ho capito nel momento in cui eri infiltrata, ma non ho avuto il coraggio di dirtelo visto la tua decisione di partire. Non volevo farti rinunciare al tuo sogno. Ma se ne fossi stato capace, se avessi avuto quel coraggio che mi è sempre mancato, ti avrei guardato negli occhi, quegli occhi che mi costringevano ad incatenare i miei nelle tue iridi profonde, e ti avrei sussurrato quelle due parole che tengo dentro il cuore da troppo tempo: ti amo.
Assurdo, no!? Ho aspettato così tanto tempo per dirtelo, e ora probabilmente neanche lo leggerai. E non posso neanche sussurrartelo, o fartelo capire. Mi manchi, Anna. E non credevo fosse così difficile respirare senza di te. Voglio che tu sappia che ho passato insieme a te i cinque anni più belli della mia vita. E non mi pento di nulla, Anna, se non del fatto che non ho saputo tenerti con me. La cosa più deludente da parte tua, invece, è stata non mantenere la tua promessa. Quella della “roba vecchia”. Adesso mi ci sento davvero roba vecchia per te. Sono stato un capitolo lungo della tua vita, ma adesso hai voltato pagina. Magari sarà meglio del primo capitolo, Anna, ma un giorno ti verrà voglia di sfogliarlo di nuovo, e spero che riprenderai il nostro capitolo, per ripassare tutti i nostri momenti migliori. E spero ricorderai tutte le emozioni provate quando eravamo insieme.
Spero anche che un giorno, quando il tuo bambino sarà cresciuto, gli parlerai di me. Di cosa eravamo. E di quanto eravamo speciali. Come due anime gemelle. Per questo mi apparterrai sempre, Anna, nonostante tutto.
Sto diventando patetico, adesso, è meglio chiudere qui. Credo di averti detto tutto. In questo momento credo di si.
Ah! Non piangere, Anna. Preferisco di gran lunga i tuoi sorrisi alle tue lacrime. Io ci sarò sempre, nel bene e nel male, ma tu cerca di sorridere, perché sarà in quel momento che sorriderò anche io. Perché spero, che nonostante quella lettera, io faccia ancora parte di te.
Aggrappati ai nostri ricordi se ne hai bisogno, ma poi vai avanti e cerca di crearne altri. Sperando che io sarò uno dei tuoi ricordi più belli.
Ciao Anna.

Con infinito amore
Tuo, per sempre,
Luca

Anna richiuse la lettera, ancora in lacrime. Non riusciva a smettere di piangere, e per un attimo chiese scusa a Luca. Vittoria la osservava da dietro un albero, poi con un flebile sorriso si allontanò. Quel momento era tutto suo.

___________


Arrivò il giorno del funerale. Anna era stata ospitata da Vittoria.
Era davanti allo specchio, il viso pallido, le occhiaie profonde, gli occhi gonfi. Si toccò il ventre e uscì dalla stanza, pronta a recarsi insieme a Vittoria e Giuseppe in commissariato, dove li avrebbero raggiunti gli alti.
Appena varcò il portone, Anna fu assalita dai ricordi.

"Salve sono Anna Gori" - disse rivolta ad un uomo, Mauro Belli.
"Si, c'è... l'ufficio denunce sta lì" - disse indicandoglielo.
"No, non mi serve l'ufficio denunce"
"C'è il commissario va da lui" - disse indicando Giulia Corsi.
"Mi scusi, sono Anna Gori"
"Ah certo! Parli con Ingargiola" - disse la donna indicandogli l'uomo - "Scusi, eh. Ingargiola!" - e scappò sotto lo sguardo stupito di Anna. Si voltò a guardare due persone che stavano discutendo, Vittoria e Giuseppe - "Scusate!"
"Buonasera" - esclamò un po’ seccata la donna bionda, Vittoria, con il suo accento toscano per poi andarsene.
"Oh! Come dormo fuori? E io casa mia l'ho ridata indietro, do' vado a dormì?" - disse l'uomo, Giuseppe, rivolto alla donna.
"Mi scusi, sono Anna..." - Ingargiola non la fece finire "Lei ce l'ha una casa?"
"No, la sto cercando"
"Pure io. C'è il collega" - e con un dito indicò dietro di lei. Era ormai spazientita, quando si voltò "Scusa! Ciao, sono Anna Gori, la nuova agente assegnata a questo commissariato!" - il ragazzo ci pensò un attimo "Oh, scusa! Si, ti stavamo aspettando" - disse porgendole le mano - "Ciao. Luca. Piacere!" - finalmente Anna sorrise, sollevata per aver trovato un'anima disponibile ad accoglierla - "Vieni ti faccio vedere il tuo ufficio!" -


Si guardò intorno, mentre Vittoria e Giuseppe andarono a salutare due ragazze, una bionda con i capelli lunghi, l’altra rossa con i capelli corti, che piangevano. Anna non li conosceva, ma girando lo sguardo vide una figura familiare.
-Giulia…- disse con un filo di voce.
-Anna- disse lei avvicinandosi e abbracciandola. Anna fece cadere altre lacrime, silenziose, e la strinse forte.
-Come ti senti?- chiese Giulia, nonostante sapesse che quella fosse una domanda stupida. Anna si staccò e abbassò lo sguardo -Mi sento come se stessi vivendo un incubo e non vedo l’ora di risvegliarmi. Solo che non mi sveglio- sospirò -Tu puoi capirmi. Tu sai cosa significa perdere la persona che ami di più al mondo- spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Giulia le mise una mano sul pancione e sorrise dolcemente -So cosa significa. Ma so anche che Luca ti starà accanto sempre…- Anna annuì, e subito il suo sguardo si spostò sulla figura appena entrata, alle spalle di Giulia. Anna gli corse incontro e lo abbracciò -Antonio!- esclamò stringendolo forte. L’uomo l’accolse tra le sue braccia, mentre la lasciava sfogare. Le lacrime silenziose diventarono di nuovo singhiozzi prepotenti -Non c’è più, Antonio. Non c’è più. Luca non c’è più!- ripeté contro il suo petto. L’uomo si tolse gli occhiali e chiuse gli occhi mentre lasciava andare le lacrime.
Vittoria e gli altri si avvicinarono. Lei fu la prima ad abbracciarlo dopo che Anna si staccò.
-Come ti senti, Antonio?- chiese la donna, vedendolo un po’ stordito.
-Mi sento come quando ad un padre muore il proprio figlio. Ecco come mi sento- e si lasciò cadere a peso morto su una sedia, mentre Veronica si sedette al suo fianco.
-È arrivato un telegramma da parte di Alessandro- disse Ugo -Dice che purtroppo non può abbandonare la missione, ma che appena è possibile torna a Roma per salutarlo- Anna annuì mentre Ugo le porse il foglio.


“Purtroppo sono in missione e non mi è possibile abbandonarla. Quanto prima spero di poter tornare a Roma, per dargli il mio ultimo saluto. Non doveva farmelo. Vi abbraccio tutti, con la morte nel cuore. Dite a Luca che gli voglio bene e che è stato un fratello fantastico. Un abbraccio speciale ad Anna: fatti forza, lui sarà sempre con te” - Alessandro Berti.

In quel momento varcò la soglia del commissariato un alquanto strano Gabriele. Aveva gli occhi bassi, ed era avvolto in un completo nero. Si avvicinò subito ad Anna e l’abbracciò -Ciao- disse semplicemente per poi staccarsi -Ciao Gab- disse lei con un tenue sorriso.
-È l’ora di andare- disse infine Ugo, con un groppo in gola. Anna si girò verso Vittoria e la prese sottobraccio. Contemporaneamente Giulia le strinse la mano, e le sorrise incoraggiante. Adesso arrivava un altro dei momenti peggiori.
Arrivarono qualche minuto dopo al cimitero. Aspettarono l’auto dove vi era la bara di Luca e appena arrivò, ricominciarono tutti a piangere. Antonio si avvicinò subito alla bara e decisa che l’avrebbe portato sulle spalle. Gabriele lo seguì subito dopo. Poi Giuseppe, Ugo, Boni della scientifica e Pietro. Iniziarono la lunga marcia verso la tomba. Anna dietro, sorretta da Giulia e Vittoria, aveva ricominciato a singhiozzare. Le sembrava tutto irreale. Lo stava accompagnando nel suo ultimo viaggio, ma non aveva neanche avuto il modo di salutarlo.
Posarono la bara sopra una  tavola di legno, mentre Anna si guardò intorno. Raffaele era già lì, e ad uno ad uno abbracciò i suoi vecchi colleghi. Si soffermò davanti ad Anna e le fece una carezza -Fatti forza, Anna- disse dolcemente -Luca non vorrebbe vederti così- e si posizionò ai lati della bara.
“Fratelli e sorelle”.
Così iniziò il prete, mentre altra gente arrivava dietro alle loro spalle. Il medico legale, Roberto, Elena e altri amici di Luca, ragazzi che aveva aiutato durante varie indagini e tanti altri. In poco tempo intorno alla bara si riunirono una quarantina di persone, con le lacrime agli occhi per quel amico ormai perduto.
Elena strinse Anna da dietro e la donna si girò e scoppio a piangere tra le sue braccia -Perché, Ele?- ormai non si chiedeva altro.
-Non lo so, tesoro. Non lo so- disse in lacrime -So solo che non doveva succedere. Non a lui. Non lo meritava- quasi non riusciva a parlare.
In quel cimitero, oltre le parole del parroco, si sentivano i singhiozzi. Anna fu assalita da altri ricordi.


Luca era davanti ad Anna, e le stava raccontando qualcosa della sua storia.
"[...] Però, al Distretto ho trovato degli amici veri. Ho trovato una famiglia con cui parlare, capito? E' questa la cosa che conta!" - e si allontanò - "Grazie Luca" - disse lei dolcemente.
"Oh, io ci sono, eh" - disse Luca.


E un susseguirsi di ricordi. Di immagini che si sovrapponevano l’una sopra l’altra:
Luca che spronava Anna a “mettersi in gioco”, dopo che Ugo le aveva chiesto di andare al giuramento di matrimonio.
E quel giorno negli spogliatoi: "Ohi... tenerti tutto dentro non ti aiuterà" - disse Luca fermandola per un braccio "Io sto qua".
Quando Anna ha deciso di sfogarsi e raccontargli tutta la verità sul suo passato.
Quando aveva deciso di andarsene dopo aver tirato una cosa addosso a Mauro, rompendo la vetrata dell’ufficio.
Quando Luca decide finalmente di rimanere al Decimo invece di andare alla scientifica.
Il giorno che hanno preso casa insieme. Le loro serate passate sul divano a mangiare ciotole intere di pop corn e a guardare un film.


"Anna... riguardo al discorso di ieri sera...qualsiasi cosa succederà... l'affronteremo insieme... va bene?"
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"Devo dire che non sei niente male..."
“Tu sei stupenda!”
“Siete una bella coppia!”
___
 "Luca... Come lo definiresti il nostro rapporto?"
"Eee..." … "Reciprova sopportazione?"
Lei rise "A parte questo..." … "Che cos'è? E' un'amicizia? Una splendida, eterna amicizia?"
"Per me è ancora di più! E' l'amicizia!" … "Con la L e la A maiuscola!".
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"Sei mai stato geloso di me?"
 "Sempre!" …"Sò sempre stato geloso, Anna..." … “Pensa... Sono così... presuntuoso...  Da pensare che al mondo nessuno possa volerti bene quanto me..."
"E' lo stesso per me...".
___
"Solo che io questo lo chiamo in un altro modo…” … "Lo chiamo amore..." … "A modo nostro... ma amore..." … "Luca Benvenuto... è innamorato della qui presente Anna Gori?"
"Si...".
“Allora ti condanno a rispondermi sempre al telefono. A sopportare tutti i miei sfoghi. Ad aiutarmi nei momenti di difficoltà..." … "E a farmi ridere come solo tu sai fare... Finché morte non ci separi...".
___
“Devi dire ‘lo voglio’”
“Lo voglio…”

___

E il giorno del matrimonio. Beh, del matrimonio “non matrimonio” con Carlo. Il suo ripensamento, il ballo con Luca. Le parole di quella canzone. Luca che viene ferito. La paura di perderlo in quel momento. I loro alti e bassi durante la missione dei russi. Il loro quasi fare l’amore.

"Dai, Luca! Dove vai? Aspetta... Affrontiamo questa situazione!" si guardano "Dai, viviamo insieme da così tanto tempo che quello che è successo l'altra sera, poteva capitare in qualsiasi altro momento! Invece non è mai successo!"
“Eh, lo so..."
"Eh... Quante volte abbiamo... affrontato dei momenti difficili in cui abbiamo sentito il desiderio di stare insieme, eh!?"
Luca ridacchia "Tante"
“Allora lo vedi che non sono state le circostanze a portarci... A portarci quasi a fare l'amore insieme! E' che a volte ci sono dei sentimenti che ci spiazzano. Noi ci diciamo che non dobbiamo rovinare questo rapporto così bello, ma in realtà abbiamo paura. Perché un sentimento così profondo non l'abbiamo mai provato prima."
“E' vero. Anna io quello che provo per te è così profondo che quello che ho vissuto fino ad oggi, in confronto... è niente. Però tu mi conosci. Quanto ho lottato con mio padre perché non riusciva a riconoscere un figlio omosessuale!?"
"Si"
"Eh! Sò confuso. C'ho una grande confusione in testa. O essere amici, o amarsi, in questo momento, ti giuro, sono cose talmente piccole rispetto a quello che provo per te. Io e te non possiamo vivere una storia come quella degli altri"
“Si, questo si..."
"Ed è per questo che sto cercando... un modo, per stare insieme. Un modo per il nostro modo di stare insieme! Che è così speciale..."
"Tu hai paura a trovarlo?"
“Perché, tu no!?" lei annuisce silenziosamente e sorride avvicinandosi, ma si allontana non sapendo che fare "Scusa". Lui allarga le braccia e lei lo guarda "Posso!?" dice avanzando "buffamente". "Vieni" e si abbracciano.


E ancora le loro promesse prima che lei partisse.

"Quanti cambiamenti, eh!? Cambi vita. Cambi città." ... "Io che sò diventato, roba vecchia pè te!?"
"Tu non lo sarai mai... e lo sai..."
"Ehi... Guarda che, pure se vai a Trieste... Io sarò sempre con te! Capito!?"

E quel abbraccio per suggellare il tutto.
E tutti i loro baci, i loro gesti nascosti, tutti i loro momenti migliori.
E le lacrime non si frenarono più. Anna ritornò al presente quando vide Giulia allontanarsi da lei per andare vicino al prete.
-Come potrei spiegarvi chi era Luca!? Beh, non potrei in nessuna maniera. Luca era indescrivibile. Luca era una persona fantastica. Chiunque di noi l’abbia conosciuto, sapeva chi era realmente: un ragazzo pieno di valori, pieno di grinta e forza di volontà. Quando sono arrivata al Decimo, ricordo che lui era ancora un ragazzo, doveva ancora crescere su alcuni fronti, ma sapevo che ce l’avrebbe fatta. Aveva tutte le carte in regola per farlo. E poi pochi mesi fa sono tornata in quel distretto e… ho ritrovato un uomo- si asciugò le lacrime -Luca era cresciuto, sia dal punto di vista umano che dal punto di vista professionale. Era un uomo che portava dentro di se tanta rabbia, dolore. E ricordo ancora le nottate passate a parlare della nostra vita. Io che parlavo sempre di Paolo e lui che parlava sempre di Anna- e fu in quel momento che Anna rimase immobile ad osservarla -Si, Anna. Luca non ha mai smesso di pensarti. Eri sempre presente dentro di lui. A volte scherzava e mi diceva tipo “Secondo te se sto per morire, lei torna?” e quando subito dopo lo guardavo male, lui rideva. Oggi ha avuto la sua risposta. Ma era scontata. Chiunque li abbia conosciuti, sapeva che in realtà non si sarebbero mai detti addio- sospirò -Io voglio ricordarmi Luca sempre sorridente. Luca che non si arrende mai. Luca che si fa in quattro per le persone. Non smetterà mai di vivere, perché un pezzo di lui sarà sempre nel cuore di tutti noi. Ciao, Luca- e posò un bacio sul legno color mogano, della bara.
Quasi non se ne accorse nessuno quando Anna avanzò e raggiunse la bara, la sfiorò e si avvicinò al prete, ancora tra le lacrime -Anche io vorrei dire qualcosa- disse, ma quasi non si reggeva in piedi.
-Circa sei anni fa, sono arrivata al X Tuscolano. Appena entrata avevo già voglia di andarmene- sorrise, insieme agli altri -Erano tutti impegnati e non mi davano neanche il tempo di presentarmi, poi finalmente è arrivato lui, Luca. Si è presentato, mi ha mostrato l’ufficio e da quel momento non ci siamo più separati- asciugò altre lacrime -Luca è stato il primo a credere in me. È stato il primo a sapere tutto sulla mia vita. Sul mio passato. È stato l’unico a sapermi stare vicino, nonostante il brutto caratteraccio che mi ritrovavo- sospirò -Sono passati gli anni. Io e lui ne abbiamo passate tante. Abbiamo passato insieme momenti felici, momenti tristi. Momenti che sapevamo avrebbero fatto sempre parte della nostra vita. Il nostro rapporto era indescrivibile. Eravamo quasi una cosa sola, ma non eravamo fidanzati. Una sera avevamo concluso che il nostro era “un amore a modo nostro”. Forse perché un modo per stare insieme era impossibile trovarlo. Eravamo qualcosa di unico, e in cuor nostro lo sapevamo- si passò una mano sul viso -Poi sono subentrati dei problemi, ci siamo distaccati, ed eravamo talmente distanti, che ci siamo quasi persi. Io ho deciso di lasciare la polizia e di dedicarmi alla vita universitaria, e ci eravamo lasciati con una promessa. Lui aveva paura di essere diventato “roba vecchia” per me, e io gli avevo promesso che non lo sarebbe mai stato. E invece l’ho fatto sentire proprio così quando gli ho spedito quella dannata lettera, in cui gli dicevo di essermi fatta una vita lontano da qui, e da quel giorno non ci siamo più sentiti- e ricominciò a singhiozzare -Ma Luca non ha mai smesso di fare parte della mia vita. Lui c’era sempre. Era in ogni mio pensiero. In ogni ricordo di Roma- sospirò -Quando al terzo mese di gravidanza il mio ragazzo mi ha lasciato, avrei voluto prendere il primo aereo e tornare a Roma, da Luca. Sapevo che mi avrebbe perdonata, e io non volevo. Non meritavo il suo perdono dopo tutto il dolore che gli avevo causato. E allora ho deciso di proseguire la mia vita da sola, con il mio bambino in grembo e con Luca dentro ad ogni mio ricordo e dentro al mio cuore. Lui mi ha perdonata, me l’ha scritto in una lettera, ma io non mi perdonerò mai. Non mi perdonerò mai per aver perso tutto questo tempo stando lontano da lui!- e crollò definitivamente, singhiozzando e con Raffaele che fu subito pronto a sorreggerla. La strinse a sé mentre lei continuava il suo pianto disperato. Poi si staccò, si asciugò le lacrime e riprese -Scusate, ma non saprei come descrivervi come mi sento in questo momento. È come se una parte di me, la migliore, la più grande, fosse morta insieme a lui. Luca era il mio eroe. E sin da piccoli ci si abitua a vedere che gli eroi non muoiono mai. E non ero pronta a veder morire il mio- un altro singhiozzo e poi proseguì -Prenderò in prestito una citazione da uno dei film che io e Luca amavamo: “ora sapete che c'era un uomo di nome Luca Benvenuto, e che lui mi ha salvata, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata”*- e si avvicinò alla bara. Accarezzò il legno fresco con le dita e poi si abbassò per lasciare un delicato bacio -Ciao Luca. Ciao amore mio- disse mentre le lacrime si posarono sopra il suo nome scritto in oro.
Vittoria la allontanò, aiutata da Elena. Anna si aggrappò a quest’ultima quando vide scomparire la bara sotto terra. Urlò un “no”, quasi soffocato, straziante tanto da far raggelare i presenti. Quella era una delle fasi più brutte dei funerali. La strinsero più forte, e la trascinarono via, per poi portarla immediatamente a casa di Vittoria e darle un tranquillante, sotto consiglio del medico.
-Come sta?- chiese Antonio, seduto sul divano.
-Continuava a ripetere il nome di Luca- disse Vittoria asciugandosi le lacrime.
-Il tempo aiuterà a rimarginare la ferita. Anche se le rimarrà una cicatrice profonda e ogni volta che ci penserà farà male- disse Giulia abbassando lo sguardo.
-Ma il bastardo che l’ha ucciso, che fine ha fatto?- chiese Elena, accanto a Raffaele ed Antonella.
-Luca l’ha ferito, prima di morire… Adesso si trova in ospedale e non è in buone condizioni- spiegò Ingargiola.

-E’ da stronzi, lo so, ma non mi dispiace per niente!- esclamò Elena rabbiosa.
-Preparo il caffé, torno subito- disse Vittoria alzandosi per andare in cucina. Giuseppe la seguì con lo sguardo e notò qualcosa di strano.
-Scusatemi- disse per poi seguirla, mentre i presenti iniziarono a parlare tra di loro.
-Vittò, che succede?- chiese l’uomo guardandola dalla porta. Vittoria si asciugò una lacrima -Niente, adesso mi passa!- esclamò accennando un sorriso. Giuseppe si avvicinò e la strinse per le spalle -Non sai mentire- disse baciandole la nuca. Vittoria posò la caffettiera e sospirò -Sai che c’è?- e si girò verso di lui in lacrime -C’è che mi sento morire, Giusè! Non riesco a capacitarmi che Luca non ci sia più, che non ci sarà questo Natale, che non sarà lì ad accoglierci con il suo sorriso ogni volta che lo vedevamo. Non riesco a rielaborare il lutto e farmene una ragione perché non c’è una ragione! Luca era giovane, non doveva morire- e si appoggiò sul petto di Giuseppe che prontamente l’avvolse con le sue braccia -Vittò, credi che a me non manchi? Ho cercato di fare il forte per te, per Anna, ma se avessi potuto mi sarei richiuso in una stanza e avrei pianto per ore e ore. È stato duro accettare la morte di Paolo, come quella di Mauro, di Irene. Soprattutto quella di Mauro che era con noi da più tempo. E adesso mi ritrovo allo stesso punto. Luca lo abbiamo visto crescere, lo abbiamo accolto come un figlio. E sto tre volte peggio se penso che per lui eri come una madre e che adesso stai soffrendo maledettamente- le posò un bacio sulla testa -Senti, faccio io il caffé, tu siediti- disse dolcemente. Vittoria si sedette e si prese la testa tra le mani, mentre altre lacrime iniziarono a bagnare la superficie del tavolo.


Anna schiuse lentamente gli occhi e sbatté più volte le palpebre per mettere a fuoco la stanza in cui si trovava. Si sollevò pian, piano, per poi rimettersi le scarpe e raggiungere gli altri in salotto.
-Anna!- esclamò Elena vedendola arrivare. Le andò subito vicina e la portò a sedere.
-Come ti senti?- chiese subito Vittoria.
-Uhm…- mugugnò Anna -Questa è una domanda a cui preferisco non rispondere per i prossimi tre mesi, minimo- disse infine, appoggiandosi allo schienale del divano. Giulia le accarezzò i capelli -Tesoro, ma perché non rimanevi un altro po’ a riposare!?-
-Non mi andava. Quanto ho riposato?- chiese.
-Due ore- disse Vittoria sorridendole -Però adesso hai l’aria meno stanca!- esclamò.
-Vittò, preparo qualcosa per cena, così magari Anna finalmente mangia qualcosa di sostanzioso!- esclamò Giuseppe per poi guardarla fintamente arrabbiato.
-Non ho molta fame…- disse lei abbassando lo sguardo.
-Ok, ma tu hai un bambino dentro di te, quindi devi mangiare per lui! E poi lo sai meglio di chiunque altro che Luca non avrebbe voluto vederti così- concluse Vittoria, mentre inchiodò il suo sguardo su quello di Anna. Aveva colto nel segno.
-Va bene, mangerò qualcosina- disse accennando un mezzo sorriso -Ma Antonio?- chiese.
-Veronica l’ha convinto a tornare a casa a riposare. Era distrutto e doveva prendere delle medicine- rispose Ugo.
-Voi vi fermate qua?- chiese Vittoria agli altri.
-No, Vittoria. Io sono stanchissima quindi vado direttamente in hotel- disse Elena alzandosi. Stampò un bacio ad Anna e le accarezzò una guancia -Oh, vedi che domani ti voglio più rilassata!- esclamò con tono di finto rimprovero.
-Agli ordini, Argenti- disse Anna accennando un sorriso.
-Anch’io vado- disse Giulia -Ho bisogno di farmi una doccia e poi di andare di corsa a dormire. Domani purtroppo devo ripartire!-
-Ah, di già?- chiese Anna, dispiaciuta.

-Si, mi aspetta un caso delicato e non posso intrattenermi- spiegò -E poi adesso sono pure a piedi, quindi mi conviene andare!- esclamò sorridendo.
-L’accompagno io!- esclamò Ugo alzandosi -Tanto io e Sofia stavamo andando- disse sorridente.
-Ma no, Lombardi! Casa sua è dall’altra parte rispetto casa mia- disse.
-Senta, se vuole le posso dare un passaggio! Se non sbaglio l’hotel di cui parla è vicino al mio- disse Elena afferrando le chiavi.
-Beh, in questo caso accetto volentieri! A patto che mi dai del “tu”!- esclamò sorridente. Elena ricambiò il sorriso -Va bene! Andiamo- disse. E dopo aver fatto un saluto generale, rimasero solo Vittoria ed Anna in quel salotto, mentre Giuseppe era andato a preparare. Il pianto di Nina fece alzare Vittoria che andò a prenderla.
-Ciao bella!- esclamò Anna vedendola. La bambina protese subito le braccia verso di lei.
-Ah! Ti sei ricordata di Anna, eh!- esclamò Vittoria porgendogliela. Anna la fece sedere sulle gambe e iniziò a giocarci. Ad un certo punto la piccola Nina si protese verso Anna e le stampò un bacio sulla guancia, per poi accoccolarsi a lei. Anna sorrise e accarezzò i capelli della bambina, mentre lo sguardo si spostò su Vittoria, in lacrime.
-Vittoria, che succede?- chiese preoccupata.
-Niente, niente- sospirò -È che fino a pochi giorni fa, lo faceva solo con Luca questo- disse guardandola negli occhi. Anna abbassò lo sguardo sulla piccola e le lacrime ripresero a solcarle il viso.
-Oddio, scusa Anna!- esclamò Vittoria dispiaciuta -Io non dovrei fartelo pensare, invece…-
-No, Vittoria- disse Anna asciugandosi le lacrime -Reagirò così per molto tempo, ogni volta che penserò a lui, anche solo per un secondo. La verità è che entrambe sentiamo la sua mancanza. Io la sento in un modo che non saprei neanche spiegarti, Vittoria! Sento una voragine dentro al petto e… e fa male!- esclamò gesticolando. Vittoria si sedette accanto a lei e si abbracciarono. Giuseppe arrivò in quel momento -Vittoria…- e si bloccò -Niente, volevo dirti di tagliare la cipolla ma a quanto vedo ti sei portata avanti: già piangi- disse l’uomo grattandosi la testa, senza riuscire a dire qualcosa di concreto e sensato. Vittoria e Anna continuarono a guardarlo, poi si scambiarono uno sguardo e iniziarono a ridere. E la tensione si sciolse in un attimo.

____

-Oh, teniamoci in contatto, eh!- esclamò Giulia abbracciando Anna -Voglio sapere quando nasce questo piccoletto, o piccoletta che sia- disse sorridente toccandole il pancione.
-Sarai informata subito, promesso!- esclamò dandole un ultimo abbraccio prima di vederla salutare gli altri e partire sopra il taxi.
-E tu Elenina quando hai deciso di partire?- chiese Vittoria.
-Beh, io vado via insieme ad Anna!- esclamò sorridente. Anna la guardò perplessa ed Elena si spiegò subito -Mi sono presa un paio di mesi di vacanza, diciamo. Così vengo a Trieste con te e…-
-No! Non voglio che rinunci alla tua vita per venire ad occuparti di me!- esclamò Anna contrariata.
-Ormai l’ho fatto- disse Elena.
-Dovevi chiedermelo!- esclamò Anna.
-Anna, tesoro, pensaci bene. Avere Elena lì a Trieste sarà un grosso vantaggio- disse dolcemente Vittoria accarezzandole la schiena -Lo so che hai tante amiche che ti aspettano, ma avere Elena vicina, soprattutto dopo quello che è successo, può esserti di grande aiuto- concluse.
-E dai, Anna, jà! Vittoria ha ragione!- esclamò Giuseppe. Anna sospirò -Va bene. Mi avete convinta…- disse guadagnandosi un abbraccio di Elena.
-Quanto vuoi restare?- chiese Elena.
-Un paio di giorni. Solo che non vorrei disturbare ancora Vittoria e Giuseppe…-
-Ma scherzi!?- disse prontamente Giuseppe, mentre Vittoria scosse la testa -Guarda che casa nostra è pure casa tua. Il X è tutta una famiglia, ricordatelo!- esclamò dandole una pacca delicata sulla spalla.
-Infatti! E ne approfitto per dire una cosa ad Elena: prepara i bagagli e portali qui!- esclamò Vittoria sorridente.
-Oh no, Vittoria! Non ce n’è bisogno! Finalmente dopo tanto ho deciso di ritornare nel mio vecchio appartamento- disse con un tono un po’ malinconico.
-Sicura di voler ritornarci?- chiese Vittoria dolcemente.
-Si. Lo so, è pieno di ricordi, ma posso farcela!-
Vittoria le sorrise incoraggiante. Poi i loro sguardi si spostarono su Anna che guardava nel vuoto.
-Anna, tutto bene?- chiese Elena preoccupata. Lei alzò di colpo lo sguardo e accennò un sorriso -Si. Si, tranquille- disse per poi salire nuovamente in casa.
La verità era un’altra. La verità è che avrebbe voluto morire insieme a Luca, in modo da non provare un dolore così. Quel senso di vuoto la stava logorando pian piano e quel groppo in gola faceva tremendamente male. Sarebbe rimasta solo qualche giorno. Il tempo di sistemare alcune cose.



Due giorni dopo.
Era mattina. Anzi, era l’alba. Anna era avvolta nella sua vestaglia e guardava fuori dalla finestra con una tazza di tè in mano. Oggi sarebbe ripartita, sarebbe tornata a Trieste, a casa sua. Ma se l’idea tempo prima l’aveva trovata allettante, adesso l’unica cosa che sentiva era un profondo senso di vuoto e smarrimento.
-Ehi…- disse Vittoria a bassa voce.
-Ehi, buongiorno- disse Anna accennando un sorriso.
-Che ci fai sveglia a quest’ora?- chiese avvicinandosi. Anna alzò le spalle -Non lo so. Non avevo più sonno e il pensiero di Luca mi tormentava- disse abbassando lo sguardo sopra la tazza di tè fumante. Vittoria le accarezzò dolcemente la schiena -Malinconia prima della partenza?- chiese.
-Forse. Ma penso sia il senso di vuoto che mi tormenta- disse mentre una lacrima le rigava il viso -È che pensavo di aver voltato realmente pagina a Trieste, ma non è stato così. E se già era difficile prima, adesso non ne parliamo- disse mentre Vittoria cercava di tranquillizzarla.
-Senti, ci verresti con me?- chiese dolcemente Anna. Vittoria sorrise -Il tempo di vestirmi e dirlo ad Ingargiola- disse allontanandosi mentre Anna avrebbe voluto ringraziarla di cuore. Non le aveva chiesto niente di dove sarebbero andate ma aveva accettato comunque.
Pochi minuti dopo era pronta, e pure Anna, che aveva indossato una maglietta scura e un jeans nero.
Presero la macchina, Vittoria fece guidare lei. Non disse nulla, neanche quando capì dove era diretta Anna.
Parcheggiò di fronte al cancello e spense il motore. Si girò verso Vittoria -Ne ho bisogno. Voglio fare un’ultima immersione nei ricordi e poi posso davvero andarmene- disse per poi voltarsi in avanti e sospirare. Prese un respiro profondo e scese dall’auto, seguita da Vittoria. Si ritrovò davanti al cancello principale e le venne in mente il primo giorno in cui lei e Luca presero casa insieme. Sorrise involontariamente perché ricordava le risate di quel pomeriggio. Erano immersi da scatoloni e gliene succedeva di tutti i colori. Ma si erano divertiti tantissimo. Un altro sospiro e varcò il cancello, con Vittoria sempre al suo fianco.
-Anna!- esclamò un anziano signore, uscendo dal palazzo.
-Signor Moroni!- esclamò lei sorridente -Come sta? Sua moglie?- chiese.
-Mah, qualche acciacco ma si va avanti…- disse sorridente.
-Ah, lei è Vittoria, una collega-amica. Lavora al Decimo- disse presentandogliela.
-Piacere!-
-Piacere tutto mio!- esclamò lui sorridente. Poi tornò serio -Ma… Piuttosto tu? Come stai?- chiese l’uomo dolcemente -La notizia di Luca è stato un colpo al cuore per tutto il palazzo. Già era stato difficile quando si era trasferito, poi questa notizia ci ha devastati del tutto- disse sinceramente dispiaciuto. Anna deglutì e accennò un sorriso che sembrò quasi una smorfia -Diciamo che vado avanti anche io. Anche se è dura- disse.
-Ma… non mi dire che…- e l’uomo guardò il suo pancione.
-No, no. Non è di Luca- disse.
-Ah. Beh, noi ci avevamo sempre sperato in voi due- disse dolcemente.
-Non eravate gli unici- disse lei -Comunque… sono venuta a vedere il nostro vecchio appartamento. Non l’avete venduto, vero?- chiese speranzosa.
-No, Luca aveva deciso di non vendere. Diceva che quella casa era piena di ricordi e che se avrebbe voluto tornarci un giorno o l’altro, sarebbe stato felice di ritrovare tutto al proprio posto. Lo facciamo pulire una volta al mese, circa. E adesso che Luca non c’è più non sappiamo come comportarci- disse.
-Posso salire?- chiese Anna. L’uomo annuì e le diede le chiavi. In religioso silenzio oltrepassò l’entrata principale e si ritrovò di fronte alla porta. La scritta “Benvenuto-Gori” ancora sul campanello, e un amaro boccone da digerire, ripensando al momento in cui Luca lo aveva messo.

“Cioè, guarda…” dice guardando il campanello “Abbiamo due cognomi fantastici!” e inizia a ridere insieme a lei.
“Benvenuto-Gori” legge lei sorridente “Sembra fatto apposta!” esclama.
“C’ho un cognome così ospitale io che starebbe bene con chiunque!” esclama lui come per vantarsi.
“Ma sentilo!” e gli da una manata “Antipatico…” dice facendo una smorfia. Lui si avvicina e le stampa un bacio sulla guancia “Quanto sei bella quando metti il broncio!” esclama per poi girare la chiave nella serratura.
“Beh…” si volta a guardarla “Benvenuta in casa Benvenuto-Gori, madame!” esclama tirandola in un abbraccio, senza smettere di ridere.

-Anna?- la richiamò Vittoria.
Anna si scosse e si asciugò una lacrima, per poi sospirare -Tranquilla- disse rassicurandola.
Girò la chiave e la porta si aprì. Avanzò lentamente e un singhiozzo prepotente la fece scuotere tutta. Vittoria le fu subito vicina, mentre Anna si guardava intorno. Quante ne avevano passate dentro quella casa. Entrò nel salotto e sfiorò il divano, sorrise ripensando alle loro serate su quel divano a guardare dvd magari rivisti mille volte. Con la loro copertina arancione che adesso era lì, avvolta in un cellophane, dove lei l’aveva lasciata. E pianse ancora, mentre la mente ripescava altri ricordi.
Si affacciò dove c’era la cucina e sfiorò la tenda.


…“Va beh Anna, è pure comprensibile , no!? Dopo l'ultima batosta che hai preso..."
Anna si asciuga le mani e si gira verso di lui sorridente "Scusami, mi stai difendendo adesso?"
"Ah beh, prima er bastone e poi la carota no?"
"Ah... così..." poi fa finta che lui abbia qualcosa sulla faccia "Che c'hai qua?"
"Che c'ho?" e lei si avvicina.
"C'hai una cosa..." e gli macchia il viso. Lei scappa "Maledetta!" e si rincorrono.
"Anna..." e le punta il dito. "Adesso devi fare anche i piatti!" gli dice lei.
"No... I piatti no, ma adesso è guerra, lo sai?" lei ride "Sisi..."
___
Anna va in cucina e trova il tavolo pieno di cose, e una rosa rossa con una foto di lei e Luca in divisa. E' stupita e si mette le mani sul viso. Ride sorpresa.
Si siede e prende la rosa tra le mani, l'annusa e subito dopo prende la foto di lei e Luca. Inizia a commuoversi.
Luca spunta da dietro la tendina, sorridendo.
"Te la ricordi?" le chiede. Lei annuisce con la testa, con le lacrime agli occhi.
"L'abbiamo scattata la prima sera che abbiamo preso questa casa." continua lui.
Lei sorride ed emozionata dice "Si che me la ricordo..."
"Ci restano pochi giorni per stare insieme, dobbiamo festeggiare, no?" dice sorridendo,  avvicinandosi. Lei sorride, ancora emozionata: "E' che non me l'aspettavo! Tu non sei un tipo da cerimonie..." Luca le fa una carezza sotto il mento.
"Non sai che t'ho combinato per stasera..." lei si gira ancora più sorpresa "Pure?!"
"O vai da Carlo?" le domanda. Lei si alza "Ma che, scherzi!?!" lo abbraccia "Stasera sono tutta tua..." e rimangono abbracciati.

Si, quella sera era tutta sua. Ma sapeva che in fondo sarebbe stata sempre sua.
Sorrise mentre il volto continuava ad essere bagnato dalle lacrime. Poi lentamente, quasi a rallentatore, si sedette sul divano e iniziò ad accarezzare il tessuto con la mano, accennando un sorriso, malinconico.
-Sai quante serate abbiamo passato qui!?- disse rivolta a Vittoria -Era un momento tutto nostro. Stavamo abbracciati sul divano, a guardare un dvd, o qualsiasi cosa, con la nostra immancabile copertina e la ciotola di pop-corn. Mi manca tutto questo, Vittoria. Mi è mancato e continuerà a mancarmi. E penso che è soltanto colpa mia se…-
-No, Anna- la interruppe Vittoria -Ricordati la lettera di Luca! Lui non vorrebbe sentirti parlare così!- esclamò lei sedendosi accanto a lei e stringendola per un braccio.
-Si, hai ragione…- e sospirò. Tirò su col naso e si rialzò, proseguendo il giro della casa. Andò nelle varie stanze, ed ognuna nascondeva un ricordo.
Rimasero qualche altro minuto, poi uscì e diede di nuovo le chiavi al signor Moroni.
-Tutto ok, figliola?- chiese l’uomo dolcemente.
-Diciamo che ho fatto un tuffo nel passato- disse accennando un sorriso mentre una lacrima solcava nuovamente il suo viso.
L’uomo l’abbracciò -Ti assicuro che la casa rimarrà così com’è, Anna. Quando vorrai venire è sempre disponibile- disse sorridendole.
-Grazie…-


-Pronta?- chiese Elena appoggiata allo sportello dell’auto. Aveva già salutato i ragazzi del Decimo, mentre Anna era davanti a loro e li stava abbracciando uno ad uno.
-Mi mancherete ragazzi, però prometto di venirvi a trovare- disse con gli occhi velati di lacrime.
-Tu pensa a stare tranquilla, e quando nasce il bambino facci sapere!- esclamò Gabriele sorridente.
Anna annuì, salì in auto e prima di partire accennò un saluto con la mano.
-Ciao Roma. A presto…- disse sottovoce. Sospirò e si voltò verso Elena -Ti fermeresti al cimitero?- chiese con un filo di voce. Lei annuì soltanto e continuò la sua guida.
Pochi minuti dopo arrivarono lì, Anna varcò il grande cancello mano nella mano con la sua migliore amica. Si avvicinarono alla tomba di Luca e Anna sfiorò la sua foto con le dita.
-Ciao Lù- disse stampandogli un bacio.
-Ehi Luchì, sai che sei sempre bello!?- disse Elena accennando un sorriso malinconico -Scommetto che già sarai attorniato da belle donne. E scommetto che le ali ti donano parecchio- disse lei asciugandosi una lacrima sfuggita al suo controllo. Poi si allontanò e lasciò Anna e Luca da soli, come era solita fare quando lui era ancora in vita.
-Ciao- disse lei dolcemente -Luca, non pensare che questo sia l’ennesimo addio. Tornerò presto, te lo prometto. Appena il bambino nascerà. Ti prego Luca, stammi vicino- disse deglutendo, cercando di togliersi quel groppo in gola. Si rialzò dopo avergli dato un ultimo bacio e si incamminò nuovamente verso l’uscita insieme ad Elena.



Circa tre mesi dopo…

-Anna, ma sei sicura?- chiese Elena -Metterti in viaggio adesso è rischioso. Manca poco- disse guardandola.
-Elena, sono sicura. Davvero. Io voglio che il mio bambino nasca a Roma!- esclamò sorridente, convinta più che mai, mentre ricevette un calcio proprio da lui -Vedi? Anche lui è d’accordo!- esclamò Anna sorridente.
-Speriamo bene- disse Elena mettendosi alla guida -Piuttosto hai deciso dove andare a vivere una volta a Roma? Cioè, stiamo partendo con un auto strapiena, almeno sai dove depositare tutto, no!?- disse.
-Si- disse e poi sorrise -Nel nostro vecchio appartamento… Ho già parlato con il signor Moroni- Elena si girò di scatto -Tesoro, non so se sia una buona idea…-
-Invece lo è. Si, non metto in dubbio che i ricordi mi tormenteranno, ma io voglio che mio figlio cresca nella casa che ho condiviso con l’unico uomo che io abbia veramente amato- e si accarezzò il pancione.

Qualche ora dopo, Elena parcheggiò l’auto e osservò Anna dormire beatamente sul sedile accanto. Sorrise e guardò nuovamente fuori, dove sembrava ci fosse il diluvio universale e l’acqua sembrava buttata con i secchi.
Il signor Moroni venne loro incontro con un ombrello enorme, ed Elena svegliò Anna. Le due si ripararono con l’ombrello -Conviene prenderli dopo, questi!- esclamò l’uomo indicando le valigie e le altre cose.
-Si- disse Anna mentre entravano.
-Sarete stanche dal viaggio, per cui vi lascio riposare- disse il signor Moroni uscendo.
-Grazie- dissero all’unisono Anna ed Elena.
Tra i mille ricordi, stavolta sfuggì un sorriso. Adesso si sentiva davvero a casa. Respirò a pieni polmoni e sentì l’odore di incenso.
Andarono subito a letto, Anna aveva un forte mal di schiena.
Erano le quattro di mattina quando Anna sobbalzò e si mise a sedere, emettendo un gemito. Elena accese l’abat-jour e si girò verso di lei -Oh! Che succede?- chiese preoccupata.
-Elena mi sa che ci siamo!- esclamò.
-Cosa? No! Non è possibile!- esclamò lei entrando nel panico.
-Ascolta, stai tranquilla, ok? Chiama l’ambulanza e poi chiama Vittoria- disse Anna cercando di respirare come aveva imparato a fare.
-Pronto? Salve, la mia amica sta per partorire!- esclamò in preda al panico -Si, l’indirizzo, subito- disse iniziando a dettarglielo.
-L’ambulanza arriverà tra poco!- esclamò il tizio dall’altro lato del telefono -Ok, grazie mille!- e chiuse la chiamata, facendo il numero di Vittoria subito dopo -Pronto?-
-Elena? Oddio che è successo?- chiese preoccupata.
-Anna sta per partorire!- esclamò.
-Oh mio Dio! Hai chiamato l’ambulanza?- chiese.
-Si- disse cercando di respirare regolarmente. Un altro gemito di dolore scappò ad Anna e fece sobbalzare Elena.
-Ascolta, il tempo di vestirmi e sono da voi!- esclamò chiudendo la chiamata.
-Tesoro, stai tranquilla, l’ambulanza arriverà a momenti- disse agitata.
-Basta che si sbrighino o mio figlio nascerà qui!- esclamò per poi stringere i denti per il dolore.
Era passato qualche minuto, Vittoria arrivò quasi subito, ma dell’ambulanza nessuna traccia.
-Tesoro!- esclamò lei abbracciando Anna -È in anticipo?- chiese.
-No. È in perfetto orario, devo dire- disse continuando a respirare, un po’ affannosamente adesso.
Il telefono di Elena squillò nuovamente -Pronto?-
-Signora ci scusi, ma purtroppo la strada è bloccata per via del mal tempo e ci metteremo un bel po’, perché stiamo facendo il giro!- esclamò l’uomo al telefono.
-E come facciamo? È quasi ora!- esclamò.
-Non so cosa dirle. Credo proprio che la signora dovrà partorire lì- disse -Faremo il più in fretta possibile!- e chiusero la chiamata, mentre Elena raccontò cosa gli avessero appena detto.
-Vi prego, dipende tutto da noi- disse Anna rivolta ad Elena e Vittoria.
E quello bastò per convincerle. Si misero subito all’opera.

-Vai, spingi tesoro! Un ultimo sforzo!- esclamò Vittoria, mentre Anna stringeva la mano di Elena e tra un urlo, una spinta e la respirazione affannata, riuscì a dare l’ultima spinta, mentre davanti a sé vide il volto sorridente di Luca. Un pianto si espanse per tutta la stanza, mentre Anna chiuse gli occhi e cercò di riprendere a respirare normalmente, mentre un sorriso le si dipingeva in faccia. Vittoria avvolse il piccolo in una coperta e glielo porse, con le lacrime agli occhi -Eccolo…- le disse mentre Anna lo prendeva tra le sua braccia -Ciao piccolo mio- disse dolcemente.
I dottori arrivarono in quel momento -Beh, siamo arrivati troppo tardi- disse la dottoressa sorridendo dolcemente davanti alla scena.
Portarono Anna e il bambino in ospedale, dove vennero fatti tutti i controlli.
Poi glielo portarono in stanza. Anna lo riprese tra le braccia e si voltò verso Vittoria ed Elena -Se non fosse stato per voi, non avrei saputo come fare- disse lei -Grazie- e le due amiche l’abbracciarono, facendo attenzione al bambino -Ma di cosa, Anna? È stato un piacere ed un onore- disse dolcemente Vittoria.
Arrivarono anche Gabriele, Ugo insieme ad Adele, Giuseppe e Antonio insieme a Veronica -Ciao ragazzi!- esclamò sorridente lei. Arrivò pure Raffaele con un mazzo di fiori mano nella mano con Antonella -Si può?- chiese entrando. Lei sorrise e li fece accomodare.
-Allora, come si chiama questo bel pupo?- chiese Raffaele sorridente. Anna abbassò lo sguardo sul bambino e sorrise -Luca- e si formò nuovamente il groppo in gola -Si chiamerà Luca, come il mio angelo custode, che anche oggi mi è stato vicino- disse dolcemente. Gli occhi dei presenti si velarono di lacrime, mentre Vittoria gli accarezzò i capelli e la strinse per le spalle. Era la cosa più dolce e giusta che avrebbe potuto fare.
E in quel momento, nel cielo, si formò uno splendido arcobaleno.


EPILOGO.

-Mamma!?- la richiamò Luca seduto al tavolo della cucina.
-Che c’è tesoro?- chiese Anna sorridente scompigliandogli i capelli.
-Guarda, ti piace?- chiese mostrandole un disegno. Anna lo prese tra le mani, e sarebbe stato un disegno buffo, fatto da un semplice bambino di appena sei anni, se non fosse che in quel foglio c’era rappresentato il vero senso di famiglia. Un papà, una madre e un bambino. E sopra ad ognuno un nome. Luca, Anna, Luca. Sorrise appena leggendo il nome raddoppiato, mentre una lacrima iniziò a scorrere velocemente lungo la sua guancia.

-Che c’è mamma, non ti piace?- chiese il bambino.
-No, tesoro è bellissimo!- esclamò accennando un sorriso -È davvero bellissimo…-
-Lo so che Luca non è il mio vero padre, però… è il nostro angelo custode, no!?- disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Anna si abbassò e lo strinse in un dolce abbraccio.
-Ti voglio bene, piccolo- disse lei stampandogli un bacio sulla guancia.
-Anche io, mamma!- esclamò il bambino sorridente.
-Posso chiederti una cosa per il compito di domani?- chiese infine.
-Dimmi…-
-Devo parlare degli eroi e i supereroi, quindi io ovviamente gli parlerò di Superman. Chi è il tuo eroe o supereroe preferito?- chiese.
Anna sorrise e lo guardò negli occhi -Il mio eroe si chiamava Luca Benvenuto. Ed era meglio di chiunque altro supereroe…-
-Ma gli eroi non muoiono mai- disse lui tristemente. Anna deglutì e lo accarezzò -Ma Luca è diverso. Lui continuerà a vivere dentro di me, di noi. Per sempre. Ci proteggerà anche da lontano- il piccolo Luca annuì e sorrise -Piccolo mio, certi eroi non possono morire mai del tutto, ricordatelo- disse dolcemente stampandogli un bacio in fronte e girandosi verso la foto sua e di Luca, il suo eroe. Sorrise e pensò a Luca che se la rideva per quella strana spiegazione. E immaginarsi il suo sorriso la fece tornare di buon umore.

FINE.



*Citazione originale: “[…] ora sapete che c'era un uomo di nome Jack Dawson, e che lui mi ha salvata, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata”. - Rose [anziana] nel film Titanic.



   
 
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