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Autore: GoldenRose    19/08/2011    10 recensioni
«Vedo che non dici nulla. Ti turba qualcosa?»
«Questo matrimonio.» Fu schietta, e non se ne pentì. Si fermò, scivolando via dalla sua presa, mentre Lucius dischiudeva le labbra; le sue parole dovevano essere state davvero inaspettate. «Se vorrai sposarmi, dovrai conquistarmi. Io ho già conquistato te?»
«L'hai fatto.» Il suo sguardo era freddo, ma le mani, il modo in cui batteva un piede contro la ghiaia del sentiero, erano tutte cose che tradivano il suo nervosismo. «Sin da quando eravamo ad Hogwarts. E poi, quando abbiamo ballato assieme a quella festa in onore di tua sorella e Rodolphus. Ma tu mi sei sempre sfuggita. Tu corri, Narcissa. Ed io ti inseguo. Ora pare che sia riuscito a catturarti.» Non era una vera e propria dichiarazione, nè vi nulla di romantico nel modo in cui la pronunciò.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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So I stayed in the darkness with you


«Avanti, cara. Prova a toccarlo, senti com'è ben tessuto.»
Narcissa Black scrutò l'abito posato sulle lunghe braccia della madre, tese nella sua direzione, per un lasso di tempo che le parve interminabile.
«E' per me?» Esitante, perplessa, scettica, si decise a tendere una mano, e sfiorare delicatamente con le dita il vestito, liscio e morbido al tatto.
«Ovvio che è per te. Un dono di Lucius Malfoy.» Sua madre, Druella Black, era di ottimo umore, come se fosse stata lei a ricevere quel regalo, e non la sua più giovane figlia. Aveva carnose labbre rosse, Druella, folti capelli castani accuratamente acconciati e una bellezza che, ormai, stava lentamente sfiorendo, appassendo come una delle tante peonie di cui amava circondarsi.
«Non riesco a capire», ammise Narcissa, rigida e formale, socchiudendo gli occhi chiari. «Non riesco a capire il motivo di tali e tanti doni. Cosa sta cercando di ottenere Lucius Malfoy da me?» Lo ricordava, mentre danzava con algida eleganza, stringendole la vita con leggerezza, senza esercitare troppa pressione. Era stato pochi mesi prima, a Grimmauld Place, l'abitazione dei suoi zii, Orion e Walburga Black. I suoi occhi grigi avevano scintillato quando lei aveva acconsentito a concedergli un ballo, e per pochi, lunghi minuti, gli occhi di tutti erano stati puntati su di loro, captando ogni loro movimento, ogni loro gesto. Ma furono ben presto dimenticati, oscurati dalla notizia dell'imminente matrimonio fra Bellatrix Black, sorella maggiore di Narcissa, e Rodolphus Lestrange.
Druella rise con leggerezza alla domanda della figlia, coprendosi la bocca con una mano pallida. «Cosa cerca di ottenere? Bambina, è così chiaro. Presto ti chiederà in sposa. Ha scelto te, fra tutte le Purosangue d'Inghilterra. L'ho capito sin dal principio, io. Nulla mi sfugge, e nulla può essere nascosto ai miei occhi. L'hai affascinato, stregato, rapito. Lucius Malfoy sarà tuo. O il suo cognome, se la sua persona non ti aggrada così tanto.» Le labbra di Narcissa si strinsero in una linea severa, mentre la madre le porgeva l'abito che ora le apparteneva.
«Indossalo», le ordinò, con tono autoritario. Nessuna replica era più consentita. E, come sempre, Narcissa si piegò alla volontà di qualcun altro, senza dare ascolto alla propria.
«Subito, madre.» La sua voce era carica di glaciale cortesia; si recò dietro il paravento per cambiarsi. Il vestito, di un celeste che creava un perfetto accostamento cromatico con i suoi occhi, aveva un corpetto stretto, che metteva in risalto la sua vita sottile, e un'ampia gonna che le nascondeva le gambe quasi fino alla caviglia. Non era provocante, bensì elegante, e Narcissa fu grata che Lucius conoscesse i suoi gusti. Per quanto fosse consapevole della sua avvenenza, non era mai stato nel suo carattere metterla troppo in mostra, al contrario di Bellatrix. Anche Andromeda era stata come lei, ma ora... Narcissa deglutì, ricacciando indietro la malinconia che l'aveva assalita al ricordo di quella sua sorella ormai perduta, alla quale doveva fingere di non tenere più. Sii felice, Andromeda. Sii felice con il marito che hai sempre desiderato. Narcissa si passò le mani sul busto, appiattendo le pieghe dell'abito. Sua madre la raggiunse dietro il paravento; dapprima la ispezionò con aria critica, facendola voltare su se stessa. Poi sul suo viso si dipinse un'espressione di inequivocabile soddisfazione.
«Da oggi, Narcissa, voglio che tu cominci ad assumere una postura completamente eretta. Le ragazze curve non sono graziose, e poi non vuoi diventare gobba a vent'anni, vero?» Continuò ad esaminarla, fino a metterla a disagio, e in un modo che la fece sentire come della merce che viene controllata prima di essere venduta.
«Il vostro incontro avverrà domani.» Narcissa si irrigidì, mordendosi l'interno della guancia nel tentativo di evitare di sbottare. Avevano organizzato tutto senza di lei, senza chiederle la sua opinione, senza curarsi di quello che provava, o di quello che avrebbe voluto. «Non potremo giocare al gioco dei doni e dei corteggiamenti per sempre; è giunto il momento di arrivare al sodo. E' estate; passeggerete per i nostri giardini, e, se lo vorrai, potrai perfino decidere di cosa discutere. Io sarò alle vostre spalle, come si confà alla madre di una ragazza del tuo lignaggio, tenendo sotto controllo la situazione. Non possiamo di certo permettere che i Malfoy pensino che ti vogliamo lasciare subito da sola con lui; risulterebbe alquanto equivoco.» Le passò una mano fra i lunghi capelli biondi, quasi con affetto. «Non deludermi, Narcissa. Non deludere me e tuo padre. Riponiamo molta in fiducia in te.» Narcissa era sprofondata in un religioso silenzio, e nulla uscì dalla sua bocca.
Ma rimase dritta. Non voleva diventare gobba a vent'anni, no?


Bellatrix rise, in una maniera che a Narcissa parve sguaiata, ma non osò farglielo presente. Rideva, Bellatrix, gli occhi neri illuminati di malizia e divertimento, i capelli altrettanto neri sparsi sull'erba, quasi a creare un sole d'oscurità attorno alla sua testa, in contrasto con l'erba di un verde acceso e la pelle lattea. Rideva e non accennava a smettere, la schiena inarcata, il collo appena piegato all'indietro.
«Smettila, Bella. Avresti dovuto andare tu in sposa a Lucius, non io.»
«Così Rodolphus sarebbe stato tuo?» La sua risata era terminata, sostituita da un sorriso tagliente, derisorio. Narcissa avvertì il sangue affluirle alle guance; non disse nulla, preferndo sdraiarsi di fianco alla sorella, sul prato.
«C'è un motivo, se diventerai la moglie di Lucius Malfoy.»
«Quale sarebbe, di grazia? E il suo cognome o ciò che erediterà alla morte dei suoi genitori non conta.»
«Talvolta, Cissy, gli errori degli altri ricadono sulle nostre spalle.»
«Ti riferisci forse ad And-»
«Non nominare quella cagna!» Inferocita, Bellatrix si rizzò a sedere, fulminando la sorella minore con lo sguardo, inchodandola contro l'erba fresca. «Non nominarla», ripeté, un po' più calma, sebbene i suoi occhi continuassero a mandare lampi di rabbia. Le labbra di Narcissa erano sbiancate. Affamata di ribellione, ribatté: «E' nostra sorella; sono libera di nominarla quando mi pare e piace.» Temette un altro scoppio d'ira, Narcissa, ma Bellatrix si era fatta calma, quasi serena. Parlò con la sua consueta sicurezza, una sicurezza accattivante; un'arma per ammaliare.
«Hai detto sorella, Cissy? Ma noi non abbiamo una sorella. Forse ti sei confusa; è il caldo.» Una voce resa quasi dolce dalla malignità di cui era pregna. E, come quella mattina, con sua madre, Narcissa non riuscì a replicare. Andromeda non doveva esistere più. Non per loro.
«Comunque dimmi, quali colpe ricadono sulle mie, di spalle?», incalzò, cambiando sbrigativamente argomento. Non era in vena di litigare; quel giorno, sembrava non avere tolleranza per nessuno.
«Tu rimedierai all'errore di Sirius.» Narcissa comprese subito. Sirius, suo cugino, ed Andromeda si erano ridotti a due bruciature nell'arazzo di famiglia, due macchie sull'altresì immacolata reputazione dei Black. Avevano gettato disonore sul loro nome, e Narcissa avrebbe dovuto disprezzarli, odiarli, perfino. Ma tutto quello che provava era invidia. Lei non era forte. Non era come loro. Non sarebbe mai stata libera di compiere le sue scelte e decidere da che parte stare. La sua vita, il suo futuro, tutto era stato già scritto, programmato, come se fosse semplicemente il personaggio di un libro, costretto a piegarsi alla volontà della piuma dello scrittore e a seguire il tracciato da lui scelto. La voglia di fuggire la soffocava, le rendeva difficoltoso respirare. Ma non scappò, mai. Comprese che correre via non sarebbe servito, e che affrontare a testa alta il proprio destino, i propri problemi, sarebbe stato più dignitoso, e l'avrebbe fortificata. Fu così che incontrò Lucius Malfoy senza fare ulteriori storie.


Le sfiorò la guancia con le dita, brevemente, ignorando gli insistenti colpi di tosse di Druella Black, che non sembrava gradire tali attenzioni. Lucius avvolse attorno alle dita affusolate una lunga ciocca dei capelli di Narcissa, mentre lei, immobile, apprezzava il suo tocco sulla pelle. Lucius Malfoy aveva lineamenti aguzzi, un mento sfuggente e zigomi pronunciati e, per quanto fosse affascinante, non era canonicamente bello. Ma i suoi occhi grigi riuscirono quasi ad incantarla, facendola sentire in trappola, come fra le spire di un serpente. Dietro di loro, Druella tossicchiò nuovamente, ostinata. Lucius offrì il braccio a Narcissa, che lo prese; «Andiamo, dunque?», chiese lui, e Narcissa scorse una freddezza di fondo, nella sua voce, malcelata sotto strati di cortesia e suadenza, che sapeva faceva parte del suo carattere, dei suoi modi di fare. Una freddezza che non si sarebbe mai scrollato di dosso. Annuì col capo, guidandolo fra cortili ombreggiati e vecchie querce, seguiti, a poca distanza, da Druella.
«Vedo che non dici nulla. Ti turba qualcosa?»
«Questo matrimonio.» Fu schietta, e non se ne pentì. Si fermò, scivolando via dalla sua presa, mentre Lucius dischiudeva le labbra; le sue parole dovevano essere state davvero inaspettate. «Se vorrai sposarmi, dovrai conquistarmi. Io ho già conquistato te?»
«L'hai fatto.» Il suo sguardo era freddo, ma le mani, il modo in cui batteva un piede contro la ghiaia del sentiero, erano tutte cose che tradivano il suo nervosismo. «Sin da quando eravamo ad Hogwarts. E poi, quando abbiamo ballato assieme a quella festa in onore di tua sorella e Rodolphus. Ma tu mi sei sempre sfuggita. Tu corri, Narcissa. Ed io ti inseguo. Ora pare che sia riuscito a catturarti.» Non era una vera e propria dichiarazione, nè vi nulla di romantico nel modo in cui la pronunciò.
«Ebbene, ti sbagli. Non mi hai catturata, e un nostro matrimonio, ora, non mi farebbe tua. E non è questo che vuoi, lo sappiamo entrambi.» Gli si avvicinò, dispettosa, animata da un'insolenza di cui non aveva mai fatto sfoggio prima d'allora. «Seducimi. Non mi servono regali, nè bei vestiti, come quello che indosso oggi. Ma.. Mi piacciono le tue parole. Il modo in cui mi tocchi e mi guardi. Forse riuscirai davvero a conquistarmi; altrimenti, la nostra vita assieme sarebbe un inferno, se io ti odiassi invece di amarti. Poesie. Amo le poesie. Scrivimene alcune. E le stelle; ti piace osservare le stelle? Il profumo dei fiori in primavera? Nuotare negli stagni? Riusciresti a tenermi la mano in pubblico, o ti vergogneresti? Hai paura di piangere?» Lucius, per un attimo, la fissò basito - starà pensando che sto delirando -; poi nascose in fretta lo stupore, si ricompose, e, delicatamente, le prese la mano.
«Ti scriverò poesie. Osserveremo assieme le stelle. E sì, trovo il profumo dei fiori gradevole, sebbene non abbia mai nuotato in uno stagno. E ora, ti sto tenendo la mano. E se accadrà, piangerò unicamente davanti a te: mia moglie.» Testardo, irremovibile. Narcissa sorrise, sfuggente, ritraendo la mano, mentre Druella, a debita distanza, allungava il collo per osservare meglio la scena.
«Vedremo se saprai mantenere fede alle tue parole, Lucius Malfoy. Se diventerò tua moglie, scoprirai che la famiglia, per me, è tutto ciò che conta; come i miei ideali. E ti seguirei - ti rincorrerei - ovunque. Come tu hai fatto finora con me.»
«Allora corri, Narcissa», le sussurrò all'orecchio, poggiandole una mano dietro la schiena. Le sue labbra erano fredde. «Vediamo quanto sei veloce.»
E Narcissa sollevò appena la gonna del vestito, il cui orlo, altrimenti, l'avrebbe sicuramente fatta inciampare; e, svelta, iniziò a correre, le urla irritate e fastidiose di sua madre appena udibili in lontanza. Percepì i passi di Lucius dietro di lei; fu come giocare a nascondino, il sole del tardo pomeriggio che iniziava a tingersi del rosso sangue tipico del tramonto. Quando si poggiarono contro un albero dal tronco nodoso, Lucius da una parte e Narcissa dall'altra, lei si lasciò sfuggire una risata, leggera, quasi felice. Lucius sporse il braccio all'indietro, sfiorandole la mano; ma poi, come se la distanza fra di loro fosse troppa, decise di raggiungerla, e la circondò con le braccia, stringendola forte; entrambi avevano il fiato corto, ma lui coprì la sua bocca con la propria, e Narcissa si lasciò andare, senza più possibilità di scampo. Le sue labbra erano morbide, e Lucius non fu delicato ma impaziente, un'impazienza dettata dall'attesa che era finalmente arrivata al suo termine. Narcissa gli accarezzò i capelli biondi con le dita e lasciò che quel gioco, il loro gioco, quello di darsi la caccia a vicenda, avesse inizio.


E fu sua, come gli aveva promesso, e fu sua per sempre, per sempre fedele. Anche quando, sul suo braccio pallido, comprave il Marchio Nero. Anche quando si unì a Voldemort, costringendola a seguirlo nell'oscurità. Ebbero un figlio, ed aveva i suoi occhi, gli occhi di Lucius, dallo stesso taglio e dallo stesso colore. Era il suo dono, il suo ringraziamento per essergli stata vicino fino ad allora. Il loro unico figlio, la persona attraverso la quale, ormai, Narcissa Viveva. Narcissa viveva per Draco, e Narcissa viveva per Lucius. Il resto non aveva importanza, nessuna importanza, neppure gli ideali da difendere, gli ideali dei Black con i quali era cresciuta. Solo la sua famiglia ne aveva. Col tempo, perfino schierarsi da un lato o dall'altro non ebbe più senso. Ma Narcissa sapeva che lo avrebbe fatto; e avrebbe scelto quello che avrebbe tenuto al sicuro suo marito e suo figlio.
Narcissa gliel'aveva detto, gli aveva detto che l'avrebbe rincorso. Ma venne il giorno in cui corsero assieme, non inseguendosi l'un l'altra, ma alla ricerca di Draco, il loro unico figlio, in mezzo al caos, alle macerie, le narici che venivano assalite dal puzzo della morte. Era la Battaglia di Hogwarts, e la fine di tutto.
Ma rimasero vivi. Ed era tutto quello che a Narcissa importava: essere viva, con Lucius e Draco. E questa volta, al posto dell'oscurità che aveva caratterizzato la sua vita per lunghi, interminabili anni, che Lucius era scelto e che Narcissa aveva accettato per stargli vicino, vi fu luce e nessuna vergogna, mentre sedevano assieme agli altri nella Sala Grande, come una famiglia. Era quello che erano.



Angolo Autrice
Uhm, questa ff si commenta da sola - nel senso che fa schifo, sì - ma volevo provare a scrivere una Lucius/Narcissa da una vita. In realtà non è incentrata solo su di loro, sebbene, all'inizio, si faccia vedere come è "iniziata" la loro relazione - è così che la immagino, una cosa preparata a tavolino, perché, per quanto io possa essere un'inguaribile romantica, delle volte, non riesco a vederla partire in altro modo -, ma alla fine sfocia in una narrazione sul rapporto fra Narcissa, Lucius e Draco e il modo in cui ha tentato di proteggerli per tutta la vita. Grazie a chiunque leggerà - e mi raccomando, non vomitate troppo. :)

  
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