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Autore: Feny_    19/08/2011    2 recensioni
Song-fic scritta per puro sfizio personale, ispirata alla canzone 'Marry You' di Bruno Mars interpretata dal cast di Glee.
E se Elizabetta, in un momento di euforia generale, si ritrovasse sposata con Gilbert? Cosa accadrebbe? Leggete per scoprirlo ~
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di iniziare vorrei ringraziare:
_Ayame_
E
prussiayspain
Per aver recensito.
Grazie di cuore <3






















Okay infondo un mese sarebbe passato in fretta no?
Neanche se ne sarebbe accorta che aveva vissuto con Gilbo, avrebbe chiesto il divorzio e avrebbe continuato beatamente la sua vita.
Questo era il sogno.
E quello che viveva era l’incubo.
Il primo problema era ovviamente quello di… Di condividere la stessa aria di quel megalomane che non era altro.
«Senti razza di idiota, io con te non dormo, mi sembra anche ovvio questo.
Quindi dimmi dov’è la camera degli ospiti che vado a sistemarmi okay?»
Il ragazzo sbuffò sonoramente e la accompagnò davanti ad una stanza, la quale era di fronte alla sua ‘magnifica’ stanza da letto.
Seguirono alcuni secondi di silenzio durante i quali i due ragazzi rimasero leggermente imbambolati sulla porta a pensare.
L’ungherese pensava, anzi pregava che il tempo passasse velocemente.
Il prussiano voleva che tutto quello durasse per sempre.
Ma nessuno dei due accennava a parlare.
La ragazza aprì con violenza la porta e prima che l’altro potesse fare anche solo un passo, la richiuse, spiaccicandogli il legno in faccia.
Seguirono poi le imprecazioni di Gilbert in tedesco mentre correva allo specchio per costatare che la sua magnifica persona non avesse ricevuto botte o lividi che avrebbero potuto rovinare il suo magnifico aspetto.
Elizabetta disfò velocemente i suoi bagagli e scese in cucina, era quasi ora di pranzo e lei aveva una certa fame così iniziò a preparare qualcosa di commestibile con i pochi ingredienti che aveva trovato nello sfornito frigorifero del padrone di casa.
Come facesse a vivere Gilbert con soltanto tre casse di birra l’ungherese non lo sapeva proprio.
Mentre preparava il primo piatto, una semplice pasta al sugo, Elizabetta pensò che Gilbert aveva fatto un gesto davvero riprovevole.
E che, soprattutto, le doveva ancora una spiegazione.
Si voltò ad osservare l’orologio, erano appena le tredici e trenta e si domandò dove fosse finito quell’idiota.
Non perché fosse preoccupata eh, era soltanto curiosa.
‘Ora sembro davvero una moglie che aspetta che il marito torni a casa per pranzo’
Pensò facendo una risata amara.
Tecnicamente era proprio così.
Lei era sua moglie.
E lui suo marito.
Era ancora strano pensarla così, non pensare a lei e all’albino come due esseri distinti e separati ma come a una coppia.
Una di quelle vere.
Di quelle che lei aveva sempre sognato di formare con Roderich.
Prima che il suo mondo perfetto venisse spazzato via da un certo Svizzero.
L’odore di salsa bruciata la riportò alla realtà e spense il gas per miracolo, non doveva provocare un incendio il primo giorno di convivenza!
Dopo aver buttato la pasta ed aspettato che quest’ultima fosse cotta si chiese se avesse dovuto aspettare Gilbert e mangiare con lui oppure pranzare da sola.
‘Ma andiamo Lizzie che domande ti fai!
E’ ovvio che devi incominciare a mangiare ora altrimenti la pasta si fredda!’
Pensò non tanto convinta.
Che quell’anello che portava al dito avesse un qualche incantesimo che le faceva venire i dubbi?
Stava incominciando ad apparecchiare e immersa com’era nei propri dubbi sul matrimonio e sulla pasta che si raffreddava non si accorse che Gilbo era rientrato.
Poi l’aura da idiota che aveva la raggiunse.
«Aaaah sono proprio affamato!
Padellara perché non prepari…»
Non finì la frase che trovò la pasta nei piatti, pronta per essere mangiata ed un Elizabetta arrabbiata seduta a tavola.
«Cos’è mi hai letto nel pensiero mentre tornavo?
Oppure non potevi fare a meno di me e mi hai aspettato?»
Chiese ghignando mentre scostava la sedia da sotto il tavolo e si sedeva a capotavola.
«Tsk… E’ stata solo una coincidenza.
Io non ti stavo aspettando o cose del genere.
Hai solo avuto un ottimo tempismo, nulla più».
Il ragazzo annuì e senza aspettarla incominciò a mangiare, fece una smorfia alla prima forchettata soltanto perché non avrebbe mai ammesso che adorava i piatti della ragazza, anche se si trattava di un semplice piatto di pasta.
«Mh.. Non è male, quasi decente.»
Disse mentre si alzava e andava a prendere una birra.
«Avresti anche potuto fare di meglio.»
Aggiunse ritornando a sedersi.
Mai affermazione fu più sbagliata.
Subito la fida compagna in acciaio della ragazza si abbattè sulla testa del ragazzo facendogli affondare il viso nel sugo al pomodoro.
«TU NON DEVI PERMETTERTI DI CRITICARE LE MIE DOTI CULINARIE CAPITO?!»
«IO MI PERMETTO DI CRITICARLE ECCOME!»
«COME TI SEI PERMESSO?! RAZZA DI….»
La ragazza prese un grande respiro e si concentrò per non scaraventarlo direttamente nel forno e servirlo poi come cena.
«Non sei per niente una buona moglie, tratti così tuo marito?!»
«Tu non sei mio marito!
Tutto questo è soltanto uno stupido gioco non lo capisci?!
Una volta passato questo dannato mese potremmo finalmente chiedere il divorzio e così ognuno andrà per la sua strada!
E poi se devo dirla tutta…
E’ ovvio che io non sia una ‘brava moglie’ visto che ho accanto un essere come te.»
Disse in preda ad una crisi di rabbia la ragazza, non seppe trattenersi e alla povera e magnifica testa del prussiano arrivò un’altra padellata, molto più forte della prima.
La ragazza poi finì velocemente il proprio piatto e lo lasciò nel lavandino, si diresse verso la porta principale e prendendo la sua borsa disse anzi urlò:
«IO ESCO! NON SO QUANDO TORNO!»
Gilbert sospirò pesantemente, non curandosi del dolore così forte e pulsante che sentiva alla testa.
Aveva solo un pensiero fisso.
Quella ragazza era strana, anche troppo.
E aveva bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno che lo capisse e che sapesse aiutarlo, magari qualcuno che aveva a che fare con persone violente che lanciavano insulti a destra e a manca da mattina a sera.
Aveva bisogno di uno dei suoi due migliori amici.
Antonio.

























Senza neanche avvertire l’iberico Gil si presentò a casa sua e si lasciò andare sgraziatamente sul divano nel grande salotto del povero malcapitato.
«Oooooh Tonio…
Cosa posso fare?!»
Chiese quasi come se fosse un moribondo che cercava la cura.
«Aaah amigo mio, questa è una situazione davvero complicata.»
«Lo so, grazie Capitan ovvio.»
Rispose sarcastico mentre si tirava su a sedere.
«Sono venuto qui per avere un consiglio, non per un ovvietà!»
«Va bene va bene! Ma toglimi una curiosità, come mai sei venuto da me?»
«Bè ho pensato che magari visto che il tuo Amor, ti manda sempre a quel paese tu.. Fossi un esperto nelle relazioni dolorose no?»
«Bè in effetti non hai tutti i torti…»
Disse lo spagnolo mentre ragionava sul suo rapporto con Romano.
«Allora dimmi, su cosa vuoi un consiglio?»
«Come faccio a convivere con una che mi padella dalla mattina alla sera?»
Disse mostrando i segni della padella come se fossero ferite di guerra, scatenando così le risate dell’altro che quasi si piegò in due.
«Non c’è niente da ridere! Che razza di amico sei?!»
«O dios mio… Scusa ma eri troppo buffo!»
Rispose l’altro asciugandosi le lacrime del troppo ridere.
«Amigo…
Hai mai pensato che le ‘padellate’ che ti da la tua ragazza siano un po’ come segni d’affetto?»
«….Okay quanta sangria hai bevuto prima che venissi qui? Due litri? Tre?»
«Non fare lo scemo come sempre ed ascoltami, sono o non sono l’esperto?»
Disse l’iberico alzando un sopracciglio.
«Si si sei l’esperto…»
Rispose a malavoglia Gilbert facendo roteare la mano, un gesto di stizza.
«Pensaci Gil, Romano non mi prende a male parole ogni giorno? Eppure continua a stare con me.
Nonostante tutto quello che abbiamo passato lui continua a stare con me, anche se si lamenta in continuazione.
Sai alcune persone.. Non riescono ad esternare i propri sentimenti.
O meglio, riescono ad esternarne solo alcuni, Romano esterna benissimo la rabbia ma non l’amore un po’ come Lizzie, solo che lei l’amore lo esternava con Roderich ma visto che l’ha trovato in QUELLE condizioni secondo me ora non vuole più dimostrare affetto.
Pensa di essere al suo posto, dopo una scena simile vorresti ancora amare?
Io non credo.
Chi soffre alle volte poi non riesce più a tornare come prima, si cambia totalmente e si finisce per sembrare scontrosi o acidi quando in realtà quello che serve è soltanto affetto.
Se non riesci ad entrare in quest’ottica non riuscirai mai ad aiutare chi ami, anzi peggiorerai solo le cose!
Gil, Lizzie ha bisogno di aiuto.
Non devi stare qui a parlare con me, devi andare da lei.
Anche se ti padellerà con una padella di ferro tu stalle accanto, è l’unico modo che hai per non perderla amigo.»

Finito il discorso lo spagnolo si alzò dal divano bordeaux e si diresse in cucina.
«Prima quando hai parlato di sangria mi hai fatto venire sete sai? Ne vuoi un…»
Ma non potè terminare la frase visto che il prussiano era corso via.


















‘Devo andare più veloce, più veloce!’
Pensava frenetico Gilbert mentre correva verso casa, certo l’idea di andarci a piedi invece che prendere un taxi non era stata per niente magnifica ma non aveva il tempo di aspettare un taxi, doveva vedere Lizzie.
Sperava che fosse tornata a casa e una volta arrivato lì ne ebbe la conferma.
Il pomeriggio aveva ormai lasciato il posto prima al tramonto e poi al cielo stellato e a casa di Gilbert le luci erano accese, segno che la sua ungherese preferita era in casa.
Fece appello alle sue ultime forze e corse verso la porta principale, armeggiò con la serratura, chiusa con ben tre mandate e finalmente si ritrovò nel suo salotto.
Lizzie era seduta sul divano e stava guardando alcune foto di Roderich, piangendo.
«C-Cosa ci fai qui tu?!
Non potevi rimanere dov’eri?!»
Disse tra le lacrime mentre si alzava, si asciugava le lacrime e gli andava contro con la padella alla mano.
Gilbert non si curò dell’arma della ragazza e l’abbracciò.
La cosa lasciò sorpresa l’ungherese che in un primo momento cercò di liberarsi ma poi il ragazzo le sussurrò piano:
«Per una volta lascia andare quella padella e parla con un amico.»
La ragazza sgranò gli occhi a quelle parole e a poco a poco ricambiò l’abbraccio del prussiano, lasciando andare tutte le lacrime che aveva trattenuto.













‘Dopo tutto…
Un mese con lui forse non sarà così male.’
  
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