Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: Alessia_Way    19/08/2011    4 recensioni
Piccola parte di Twilight, raccontata da Edward, come l’ha immagino io. Spero che questa one-shot vi piaccia e che, grazie al titolo e questa piccola descrizione, vi abbia incuriosite.
Attenzione: le scene sono più o meno uguali a Twilight, così anche le conversazioni, ma solo parte della storia è così. Il resto è tutto mio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chi era quell’odiosa, misteriosa, affascinante ragazza del terzo anno?

Ero ancora seduto nella mia auto, intento ad aspettare i miei fratelli, quando un pensiero, assai snervante, mi colpii in pieno.
Finalmente conosceremo la nuova ragazza del terzo anno!, cantilenò quella pazza di mia sorella Alice.
Sbuffai adirato e aspettai che salissero tutti.
Alice prese posto accanto a me, Jasper, Emmett e Rosalie nei sedili inferiori.
“Quando la smetterai di comportarti così?”, rimproverai quel folletto impertinente.
Uffi, sei così noioso. Vedrai che la nuova arrivata ti piacerà parecchio, me lo sento, rispose mentalmente e mi mostrò alcune sue vecchie visioni sulla nuova arrivata: Io e lei abbracciati nella radura, lei e Alice a braccetto, lei vampira con dei occhi rossi sgargianti.
“Alice, smettila!”, la ripresi e misi in moto.
Lei sbuffò e incrociò le braccia al petto, mettendo un broncio piuttosto adorabile.
La mia sorellina. L’adoravo con tutto me stesso ma, a volte, era davvero insopportabile. Anche Jasper, che era il suo amato, non la sopportava, spesso, ma oramai, a quella parte, ci aveva fatto l’abitudine.
La guardai ancora e vidi che mi stava fissando speranzosa.
Ti prego, cerca di capirmi, e credimi. Ormai è tutto deciso, mi fece notare.
Tornai a guardare la strada, non facendo caso a quello che aveva detto.
Vedrai che cambierai idea sul suo conto, continuò.
Da quando aveva avuto la visione del nuovo arrivo della nuova studentessa, non faceva altro che dirmi che sarebbero diventate amiche, che io mi sarei innamorato di lei e altre cose del genere.
Poi, un giorno, mi fece notare che il suo sangue era irresistibile. Da lì, quel pensiero, non fece altro che tormentarmi.
In cinque minuti, arrivammo a scuola, come sempre puntuali.
Alice scese di corsa dall’auto e si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa.
Dov’è quel dannato pick-up rosso?, pensò, sempre con sguardo attento e circospetto.
Dopo pochi minuti, mise il broncio e diventò triste. Si diresse, a malincuore, verso Jasper, che aspettava appoggiato al cofano della mia auto.
Ero ancora irritato, per colpa di Alice, quando un ondata di calma e tranquillità mi invase completamente, facendomi dimenticare tutto.
Tranquillo Edward, va tutto bene, mi disse Jasper ed io lo ringraziai mentalmente, anche se non riuscì a sentirmi.
Accesi l’autoradio e mi rilassai sulle note di Claire de Lune di Debussy. Mi appoggiai sul sedile e chiusi gli occhi, beandomi di quella tranquillità.
Quando la musica terminò, scesi dall’auto, dato che la campanella stava per suonare.
Insieme ai miei fratelli, mi diressi verso la scuola.
“Andiamo?”, chiese Emmett alle mie spalle.
“Si, certo”, dissi e lo seguii verso l’aula di spagnolo.
La giornata fu davvero noiosa, come sempre. Ogni volta che il professore, o professoressa, spiegava, mi distraevo, guardando fuori dalla finestra.
Venni richiamato poche volte, anche perché ad ogni cosa che mi chiedevano rispondevo esattamente.
Arrivati all’ora di pranzo, Alice fu incontrollabile: mentre camminavamo verso l’aula pranzo, saltellava come una matta.
Sospirai e mi incamminai per ultimo, dietro Jasper.
Quando Alice entrò, anche se era lontana, urlò mentalmente, Non vedo l’ora di vedere la nuova arrivata.
Scossi la testa lentamente ed entrai.
Mi sedetti e incominciai a parlare con i miei fratelli, chiacchierando e discutendo delle lezioni del giorno.
Alice, sempre contenta, si alzò e gettò il contenuto del vassoio nella spazzatura. Uscì e mi sorrise.
Poi, una conversazione catturò la mia attenzione.
Con la coda dell’occhio, vidi la fonte della mia distrazione: Jessica Stanley stava tranquillamente chiacchierando con la nuova arrivata, che vidi di sfuggita.
Mi concentrai sulle loro parole.
“E quelli chi sono?”, chiese lei, quella nuova.
Jessica alzò lo sguardo verso il nostro tavolo, anzi, si voltò verso di me.
Io la fissai per mezzo secondo e, subito dopo, fissai gli occhi della nuova ragazza.
Mi voltai completamente, ignorando quelle pozze profonde color cioccolato.
Jessica rise, imbarazzata, e rispose, “Sono Edward ed Emmett Cullen, assieme a Rosalie e Jasper Hale. Quella che se n’è andata era Alice Cullen; vivono tutti assieme al dottor Cullen e sua moglie”.
Mi accorsi che la nuova arrivata di stava fissando, mentre io giocherellavo con il cibo del mio vassoio.
“Sono… molto carini”, constatò ed io ridacchiai.
“Si!”, concordò la sua amica, ridendo, “Però stanno assieme. Voglio dire Emmett e Rosalie, e Jasper e Alice. E vivono assieme”, concluse.
Continuai a guardarla con la coda dell’occhio, in attesa di una sua risposta.
“Quali sono i Cullen? Non sembrano parenti…”, continuò la nuova.
“Oh, non lo sono. Il dottor Cullen è molto giovane, ha trent’anni, forse meno. Sono tutti figli adottivi. Gli Hale si sono davvero fratello e sorella, gemelli – i due biondi – e sono in affidamento”, spiegò.
In realtà si, eravamo tutti fratelli adottivi, ma non era questa la vera storia.
Ognuno di noi era stato trovato e salvato da “nostro padre”, Carlisle. Ogni volta che ci trasferivamo in una nuova zona, inventavamo una nuova storia, per non dare nell’occhio.
Jasper e Rosalie non erano realmente fratelli, ma si assomigliavano, perciò, si fanno passare per gemelli in affidamento a “nostra madre”, Esme.
Continuai a prestare attenzione alla conversazione, mettendo fine ai miei pensieri.
“Sembrano un po’ grandi per essere ancora in affidamento”, mormorò.
“Adesso si, Jasper e Rosalie hanno diciotto anni, ma vivono con Mrs Cullen da quando ne hanno otto. È una specie di zia o qualcosa del genere”.
“È davvero un bel gesto… prendersi cura di tutti quei ragazzi, nonostante siano giovani e tutto il resto”.
“Direi di si”, ammise la Stanley, “Comunque penso che Mrs Cullen non possa avere bambini”.
La ragazza nuova continuò a fare domande alla sua vicina, sempre parlando di noi.
Una domanda mi incuriosì parecchio.
“Chi è quello con i capelli rossicci?”, chiese Isabella, era quello il nome della nuova arrivata, solo che non avevo voglia di pensarlo.
La fissai e vidi che anche lei lo stava facendo, di sottecchi. Lei abbassò lo sguardo.
“Si chiama Edward. È uno schianto, ovviamente, ma non sprecare il tuo tempo. Non esce con nessuna. A quanto pare qui non ci sono ragazze abbastanza carine per lui”, spiegò ed io risi, voltandomi dall’altra parte.
Stanchi di stare lì, ci alzammo per uscire dall’aula. Quando lo feci, non rivolsi più uno sguardo a Isabella.
La campanella suonò e, da solo, mi incamminai verso l’aula di biologia.
Mi sedetti al mio solito posto, da solo, dato che nessuno voleva sedersi con me. Meglio per loro e per me.
Isabella entrò e fissò tutti i banchi, soffermandosi sul mio.
Purtroppo una volata di vento di infranse su di lei e lì ci fu la fine.
Il suo odore mi colpii in pieno viso, come quando una palla di cannone ti arriva addosso.
Assaporai il suo profumo per mezzo secondo, poi me ne pentii.
Mi irrigidii sul posto, cercando di non respirare l’aria. Da quel momento, capii cosa intendesse dire Alice.
Mi voltai alla mia sinistra, verso la finestra, cercando invano uno sbuffo d’aria pulita.
Lei prese posto accanto a me, con sguardo basso.
Mi spostai con la sedia il più lontano possibile da lei, trattenendo i pugni per lo sforzo che stavo facendo.
Durante la lezione, non mi aiutò molto: spostava, di tanto in tanto, una ciocca di capelli, come se si nascondesse da me.
Il profumo mi assalì di nuovo, e mi irrigidii ancora, senza mollare.
La fissavo, squadrandola, con disprezzo.
Avevo voglia di affondare i miei denti nel suo collo, per assaporare il suo sangue.
Tenni a bada il mio istinto da mostro, e rimasi fermo, al mio posto, pietrificato.
La lezione ebbe fine e sfrecciai verso la porta, prima di chiunque altro.
Dovevo andarmene da lì, il più in fretta possibile.
Durante la strada, incrociai Alice che mi fissava preoccupata.
Tutto ok, fratellone?, chiese ma non le diedi ascolto, concentrato sul mio obiettivo.
Mi diressi verso la mia prossima aula, cercando di non pensare a lei, al suo odore, così buono e appetitoso e ai suoi occhi, profondamente cioccolatosi.
Fine giornata, scappai verso la segreteria. Avevo intenzione di cambiare l’ora di biologia con un'altra.
Quando la signorina Cope, a malincuore, mi riferì che non c’erano altre ore disponibili, entrò lei.
Appena la vidi, mi irrigidii e lasciai la signorina Cope, adirato.
Scappai da quella scuola il prima possibile, non aspettai neanche i miei fratelli.
Corsi lontano, cercando di eliminare dalla mia mente l’immagine di quella ragazza.
Chi era quell’odiosa, misteriosa, affascinante ragazza del terzo anno? 







Bene, bene, bene. Saaaaaaaalve fanciulle :D. Eccomi ritornata con una nuova pazzia, avvenuta ieri sera mentre ero sotto la doccia °_° (Ok penserete che io sia pazza, è vero ma è così. Un colpo di fulmine immediato). Questa one-shot è tratta da Twilight, raccontata da Edward, a modo mio. Solamente alcune scene, tipo quella del pranzo, dell'ora di biologia e della segreteria sono vere, ma raccontante in modo diverso. Questo è il genere di incontro parlato da Edward, come la penso io. Spero vi sia piaciuta, fatemelo sapere però xD ;). A presto.
PS: Il capitolo 17 di Do not leave me è in corso. Volevo solamente aggiornarvi, per non farvi aspettare (se lo state aspettando ovviamente xD).
Bacionissimi :D

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Alessia_Way