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Autore: Eastre    19/08/2011    8 recensioni
e se i nostri personaggi si ritrovassero nella londra agli inizi del '900 in un giallo classico in stile Holmes?
Poteva uccidere Justin? Troppo palestrato
Poteva uccidere Lindsay, o Katie, o Sadie? Avrebbero urlato troppo
Bhe, allora…chi?
Rise di se stesso e si diede mentalmente del patetico. Lui, commettere un omicidio? Che cosa assurda.

[TxG. AxH. CxD. NxI. KxD]
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap II
Piani ed insane voglie di commettere un omicidio

 
Cody sospirò passandosi una mano sulla fronte: finalmente era scampato alla’uragano Courtney!
Respirò a pieni polmoni l’aria calda di quel pomeriggio. Ma subito il respiro gli morì in gola ricordando chi era invitato alla festa: c’era lei
L’ultima cosa che voleva era essere stritolato in una morsa omicida da Miss Sierra. Si sentiva male al sol pensiero delle sue braccia abbronzate che lo circondavano e lo strizzavano fino a fargli prendere lo stesso colorito dei pesci morti esposti sulle cassette di una bancarella.
Ma non poteva avere una bellissima donna dolce ed affettuosa invece di una tedesca stritolacody, innamorata di lui?!
No, naturalmente no! Si ritrovò a pensare, scuotendo il capo sconsolato. Bhe, almeno ci sarà Gwen
Quel pensiero bastò a dargli la forza di sorridere: infondo non tutto era perduto.
 
LewShana fece saettare lo sguardo da una parte all’altra della sala.
Niente
Bridgette non c’era. Ma dov’era finita?! Di solito quando non avevano niente da fare (quasi mai) stavano un po’ insieme a guardare lo spettacolo di Courtney che sgridava la servitù. Certo, poi ognuna andava per i fatti propri, ma Bridgette scendeva sempre al primo piano. Sempre.
Scosse il capo scacciando quei pensieri. Non poteva succederle niente…Giusto?
Meglio andare a vedere come sta.
 
<< incompetenti >> bisbigliò tra sé Courtney, uscendo a grandi passi irosi dalla sala del bnchetto
Si sedette sulla poltrona del salone, lasciando il caos e le urla per la tranquilla atmosfera del salone << come faranno senza di me?! >> bisbigliò massaggiandosi le tempie. Fra quello sguattero imbranato, il cameriere ritardatario e l’aiuto-cuoco incompetente la sua testa aveva iniziato a mettere in atto una protesta.
Non gli sembrava vero che solo quella mattina un perfetto sconosciuto l’aveva abbracciata…e la cosa orribile era che era piaciuto.
Gli era piaciuto il calore di quell’abbraccio.
Gli era piaciuta la sua guancia contro il morbido tessuto scuro che avvolgeva la spalla del ragazzo.
Chiuse gli occhi, mentre un sorriso involontario le compariva sulle labbra. Poi ricordò la folla inferocita che correva e la collana che traboccava dalla borsa ed il sorriso scomparve, lasciando spazio ad una smorfia di rabbia mista a disgusto.
Si sentiva stupida: si era fatta giocare come se niente fosse!...aveva lasciato che quel tizio l’abbracciasse senza lasciargli una potente ginocchiata in mezzo alle gambe!
Espirare. Inspirare. Stringere i pugni. Lasciare i pugni.
Perfetto, adesso era calma. Calma! Calma.
Si decise a pensare a qualcos’altro. Qualcosa di importante.
Gli invitati alla festa per esempio!
Sarebbe venuta quella strega di Heather. Dio quanto la odiava!
Allora perché l’hai invitata?
Perché – a suo malgrado – faceva parte della nobiltà di Londra (anche se sapeva che non se la passava per niente bene dopo la morte dei genitori), e fin da piccole erano state insieme come due sorelline, e fin da piccole non si erano mai potute vedere.
E poi Noah, non esisteva essere più noioso.
Harold, avrebbe volentieri fatto a meno di invitarlo, ma purtroppo la nobiltà era quella che era.
E poi Justin ed Alejandro. Il sorrisetto le ricomparve improvvisamente: come poteva fare una festa senza di loro?
Ed infine gli altri invitati (tra cui una pazzoide dai capelli rossi…la nobiltà era finita proprio nei bassifondi…).
Pensò a Bridgette, non era a caso che l’avesse “invitata” alla festa. Le serviva un piccolo ringraziamento dopo tutti quegli anni di lavoro. Non voleva invitare Geoff (ormai di nobile aveva solo gli antenati, visto che abitava e lavorava alle sue dipendenze) ma dopotutto Bridgette se lo meritava e si diceva in giro che il biondo sapesse come animare una festa… Improvvisamente il volto del ladro si fece spazio tra i suoi pensieri, con i capelli neri, gli occhi chiari, il viso così dannatamente perfetto. Poteva…no doveva andare dalla polizia, descriverlo e dire che era lui il ladro!
Allora perché non lo faceva? Perché si incartava in inutili scuse? (non so’ dopotutto se lui è il ladro, non so’ neanche la bancarella da dove ha rubato, altre persone l’avranno visto: non servo di certo io…)
<< ah! Al diavolo! >> farfugliò alzandosi in piedi, pronta a tornare nella sala de banchetto per rimettere sulle righe quegli incompetenti, mentre gli occhi azzurri del ragazzo e le sue mani che la stringevano erano ancora impresse nella sua mente.
 
Bridgette accarezzò il morbido tessuto celeste dell’abito con un lieve sorriso sulle labbra. Certo, non era paragonabile all’abito di Courtney, ma era comunque un bel vestito, nonostante di un taglio semplice a U senza merletti ed un modello che cadeva a sirena senza ricami ne veli o fiocchi in seta. Lo aveva comprato con i suoi risparmi qualche anno prima, per usarlo ad una festa tra amici e lo aveva trovato subito splendido, esposto a metà prezzo al mercato. Già, veramente splendido!
Si scostò dall’abito per sedersi sul letto a pensare ai preparativi per la festa.
Non era mai stata ad un banchetto. A volte a matrimoni, battesimi, o festicciole in paese, ma mai ad un banchetto fra nobili. Le piaceva l’idea. Aveva già visto altri feste della sua padrona: erano fantastiche. Sembrava essere come nella favola di cenerentola al gran ballo. Con coppie d’invitati che volteggiavano in mezzo al grande salone, gli ricordavano vagamente il carillon che le aveva regalato sua nonna, col principe e la principessa di ceramica stretti l’uno all’altra a volteggiare su un piano di vetro tondeggiate.
Due colpi rapidi alla porta la fecero trasalire, aspirandola bruscamente dai suoi pensieri.
<< c-chi è >> balbettò lisciandosi le pieghe della divisa. In un attimo il pensiero che potesse essere Mrs Hatchet o Courtney a sgridarla la fece tendere come una corda di violino.
<< Bridgette, sono io, sorella. >> un sospiro di sollievo le accarezzò le labbra al suono di quella voce familiare.
<< prego, entra LewShana >> la invitò dolcemente. L’ingombrante figura dell’amica comparve sulla soglia della porta, con un lieve sorriso sulle labbra. << eccoti qui! È tutta la mattina che ti cerco >> dichiarò posando la mano sul fianco.
Bridgette sorrise imbarazzata, si chiese se era meglio raccontate all’amica l’invito alla festa o inventare una scusa per non scatenare la sua invidia.
<< hey >> iniziò LewShana in tono circospetto. Chiuse delicatamente la porta e si guardò intorno come a cercare un intruso che potesse ascoltare la sua conversazione. << ricordi ancora cosa avevamo organizzato? >>
Bridgette sobbalzò improvvisamente, spalancando gli occhi.
Ma certo! Il nostro piano!
<< c-certamente >> balbettò  guardando la spoglia coperta del suo letto<< speriamo che Cody…>> lasciò in sospeso la frase.
LewShana sorrise << tranquilla ragazza: non se ne accorgerà >>
 
 
20.30 p. m
 
Courteney sbatteva furiosamente il piede sul pavimento e tamburellava con le dita sul braccio imbottito in pelle della poltrona.
Proprio quella sera.
L’orologio a pendolo si doveva rompere proprio quella sera.
Non poteva sapere che ora era.
Non poteva sapere a che ora arrivavano gli invitati
Non poteva organizzare l’ora dei pasti e dei balli.
Non poteva controllare niente.
Odiava non riuscire a controllare e perfezionare ciò che doveva fare. Era snervante, assolutamente ed inevitabilmente snervante.
<< Miss Stone? >> una timida voce le arrivò alle spalle come una mosca fastidiosa. Le mani tamburellarono più velocemente, il piede destro prese a battere freneticamente sulla moquette cremisi illuminata dalle sfumature giallognole del fuoco.
<< cosa vuoi, Cody? >> la voce le uscì come un sibilo imbevuto d’ira. Non c’era bisogno di guardare alle sue spalle per vedere che il piccolo cameriere era indietreggiato di qualche passo, come si indietreggia da un cane furioso pronto a mordere.
<< Miss Stone, volevo chiederle se…>>
<< sai già la risposta >> lo interruppe bruscamente. Il tamburellare ed il picchiettare cessarono e nella stanza l’unico rumore fu il respiro pesante impresso d’ira di Courtney e quello timido e leggero di Cody uniti allo scalpitio del fuoco.
Il cameriere vide la padrona di spalle alzarsi con un gesto regale e girare appena il volto di lato per spostare l’iride scure direttamente nel suo sguardo chiaro, come una lama gelida.
<< adesso vai >> ordinò con un gesto stizzito che indicava la sala da pranzo.
Cody si girò automaticamente facendo riecheggiare i suoi passi nella sala, ma qualcosa arrestò la sua corsa ad un passo dalla porta, con la mano posata sul pomello dorato
<< e, Cody >> sibilò gelida la castana, studiando con la coda dell’occhio la sua gracile figura di spalle << sai cosa fare, non deludermi, o ne pagherai le conseguenze >>
 
Il rumore delle ruote che scorrevano sui ciottoli della strada si univa al suono ritmato di otto zoccoli.
La mora guardò fuori dal finestrino, scostando leggermente le tendine rosse.
C’era la luna piena quella notte. Un enorme luna circolare che illuminava d’argento le foglie degli aceri che scorrevano veloci ed insignificanti ai suoi fianchi.
Sospirò lasciando cadere le tendine e rimettendosi composta sul sedile.
Era piena di problemi in quel periodo. Il suo reddito non le permetteva più tanti lussi da almeno cinque anni, poi la morte di mamma e papà, poi quell’idiota ispanico ed infine quel marmocchio di Cody. Un sorriso amaro le increspò le labbra tinte di rosso: ci sarebbero stati tutti e due quella sera, il marmocchio e l’ispanico.
Perfetto! Non potrebbe andare peggio di così
Pensò lisciandosi le pieghe dell’abito rosso. Da dove erano saltati fuori tutti quei problemi? Come doveva affrontarli?
Poteva uccidere il marmocchio
Poteva uccidere l’ispanico
Poteva risolvere col marmocchio e con l’ispanico
Poteva non presentarsi alla festa
Poteva chiedere dei soldi
Poteva mettersi a lavorare lasciando gli studi
Poteva licenziare la poca servitù che gli rimaneva
Poteva vendere la casa e vivere sotto un ponte con i soldi ricavati dalla vendita
Poteva sposare un ricco nobile, dopotutto facevano la fila per una bellezza come lei.
Oppure poteva scappare con Alejandro, in Spagna, vivendo come capitava: dormire in un prato, in un albergo, rubare, fare la cantante in un pub, la cameriera o qualche lavoro da poco e lasciare tutto al vento: i debiti, i banchetti, le feste, la nobiltà, i vestiti, il marmocchio, i soldi, gli studi, la casa, le carrozze, la morte dei genitori. Tutto.
Per un attimo quell’idea gli sembrò gioiosamente plausibile ed un pensiero dolce quanto idiota le penetrò nel cervello con una voce calda e sensuale
Perché no?
Scosse la testa scacciando via le voci ed i programmi assurdi che rischiavano di farla impazzire.
Un problema alla volta Heather. Uno. Alla. Volta.
Problema numero uno: cosa fare con il marmocchio.
 
Gwen, di solito, odiava e feste.
Gwen, di solito, se era costretta ad andarci rimaneva seduta in un angolo per fatti suoi a bere qualcosa
Gwen, di solito, non accettava gli inviti.
Ma Courtney era pur sempre un amica e rifiutare avrebbe scatenato una catena di orribili eventi che non voleva neanche immaginare.
i pro di quella festa: Trent, il cibo, il ballo, Trent, i bei vestiti, Trent, le decorazioni e la sua amica Court.
C’erano ben nove Pro! (sempre levando i due Tren in eccesso che si erano affollati fra i suoi pensieri)
I contro di quella festa erano: gli invitati, socializzare, le buone maniere, le frivolezze, ballare con chi non vuoi (chiunque non sia Trent), sentirsi dire “Gwen cara! Stai benisimo” “Gwen, forza, non stare lì tutta sola, vieni a ballare” oppure “desidera un altro stuzzichino?”, poi essere coinvolta nel gioco di “nascondino” (stranamente la nobile ed antica usanza di giocare a nascondino alle feste era rimasta in casa Stone) ed infine Cody.
Il solo pensiero di quel marmocchio che gli girava intorno e le chiedeva ogni tre secondi se desiderava un altro sherry/vino/stuzzichino/aperitivo/brandy le fece girare la testa e venire l’impellente bisogno di buttarsi fuori dalla carrozza in corsa.
Ma il frenata brusco e la voce grossolana del cocchiere che sgridava i cavalli (Oee. Buoni ) mentre tirava le briglie la riscosse dai suoi pensieri (e frantumò la voglia di buttarsi fuori dalla carrozza in corsa).
La porta si aprì velocemente scoprendo la figura di un omone nerboruto dal broncio perenne << siamo arrivati Miss >> dichiarò sbrigativo.
Già…erano arrivati.
 
Duncan si sfregò le mani con un ghigno soddisfatto. Seduto sui rami più alti del cedro e nascosto dalle foglie solo la luna poteva posare gli occhi su di lui. Osservò la lussuosa dimora dinanzi a sé. Era perfetta. Perfetta per il suo piano.
 
Noah sbuffò sonoramente lanciando l’ennesima, laconica, esasperata occhiata. Al moro seduto vicino a lui.
Era mezz’ora che fissava la sua immagine allo specchio ammiccando.
L’indiano roteò gli occhi verso l’alto.
<< patetico >> sussurrò fra se, posando la guancia sulla mano, come uno scolaro annoiato dalla lezione che guardava con gli occhi socchiusi la spiegazione del maestro alla lavagna, lanciò una breve occhiata al suo gomito, posato per sorreggerlo alla base del finestrino, si immaginò che qualcuno da un momento all’altro gli dicesse “Noah, a cosa pensi? Ai debiti? Non tenerti la testa!*”. Poi posò di nuovo lo sguardo scuro sul ragazzo al suo fianco. Aveva battuto tutti i record: ben 34 minuti a guardarsi allo specchio senza neanche lanciare lo sguardo altrove.
“e dai Noah! Andiamo insieme alla festa: sarebbe stupido prendere due carrozze. E poi le mie orecchie hanno bisogno di qualcuno che mi ricordi quanto sono bello, me lo dirai vero?”
Non aveva avuto un secondo per dibattere che ecco Justin  ringraziarlo stringendogli la mano.
Ma per chi l’aveva preso? Per quell’oca senza cervello di Lindsay o per quelle stupide di Katie e Sadie?
La prima si faceva corrompere con una caramella e le altre due sbavavano per un sorriso.
Patetiche.
Sbuffò chiedendosi quando sarebbero arrivati, era stanco di tutta quella gente, delle feste e delle ragazze patetiche. Per un attimo l’insana voglia di commettere un omicidio giusto per cambiare routine gli si parò davanti agli occhi, ma poi scomparve in un attimo, silenziosa e veloce, come una cometa, lasciando dietro di sé una strana scia d’euforia.
Poteva uccidere Justin? Troppo palestrato
Poteva uccidere Lindsay, o Katie, o Sadie? Avrebbero urlato troppo
Bhe, allora…chi?
Rise di se stesso e si diede mentalmente del patetico. Lui, commettere un omicidio? Che cosa assurda.
La carrozza si fermò dolcemente. Justin posò – finalmente! – lo specchio sulle sue ginocchia.
<< siamo arrivati >> dichiarò laconico Noah
<< la festa sta per aver inizio >> sorrise Justin dandosi un ultimo sguardo nel vetro del finestrino, facendo l’occhiolino alla sua immagine riflessa.
 

Angolo autrice
 
Cari lettori
passa una balla di fieno*
spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Da ora in poi metterò un po’ di orari, tanto per dare più informazioni sull’omicidio.
Ad ogni modo ho deciso di far morire Cody. Questo capitolo è un po’ di “stacco”, cioè: non descrive il ballo, ma fa capire che, in poche parole tutti vogliono uccidere Cody XD
No, dai, sto facendo solo un po’ di mistero e sto dando i possibili sospettati.
A quanto pare Heather ha un bel po’ di guai, ed in questi guai centra anche Cody…ma tranquilli vorrei fare moolta AXH e DXC…ma per me non può mancare la NXI e la TXG.
Ho già scelto colui/colei che ucciderà Cody *risata malefica* secondo voi chi potrei aver scelto XD
Avevo in mente di fare una piccola one-shot sulla AXH…ma molto di più su Heather. Che dite, potrei scriverla o sono una completa incompetente?
Lettori: incompetente.
 
Ringrazio di cuore le (modestamente) fantastiche ragazze che si sono date la pena di seguirmi: Skie_Sierra_Grazy, Dama Di Nove, wwwHeather, inesistente, insana e Mare di Sangue
Che mi aiutano molto con i loro consigli e complimenti
Un bacio.
Sempre (o quasi sempre) vostra
Eastre
  
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