Lui
non doveva essere lì, lo
sapeva.
Aveva mentito a sua moglie, si era
scapicollato, aveva mentito a sua moglie, sicuramente si sarebbe
beccato un accidente e, soprattutto, aveva
mentito a sua moglie.
Non era da lui farlo, per questo non
riusciva ad arginare i sensi di colpa che pesavano sul suo stomaco
quasi quanto un macigno.
Doveva smettere di pensarci.
Salì – poco convinto - i pochi
scalini che lo dividevano dalla porta, strofinando le mani una contro
l'altra per riscaldarle un pochino e, con un espressione a
metà tra
il sorpreso e l'arrabbiato – con sé stesso,
ovviamente – si
decise a suonare il campanello.
Sentì i passi all'interno della casa e
si rilassò almeno un pochino, per poi sciogliersi
definitivamente
quando si ritrovò la figura che cercava proprio davanti agli
occhi.
Luna era la stessa Luna che lui
ricordava quasi alla perfezione: bionda e magrolina.
Lui aveva creduto - temuto
– che
i suoi occhi li avrebbe ritrovati spenti e invece eccoli là,
splendenti e vivaci più che mai.
Com' è che aveva potuto pensare che
una creatura sfuggente come Luna potesse venir abbattuta dalle
interperie della vita?
"Harry!"
Al suono della voce
della ragazza, Harry sobbalzò esageratamente.
"Ciao Luna.
Quanto tempo, eh?" tentò con tono leggermente impacciato.
Come si saluta un' amica che non
vedi da più da tanti anni? Si
chiese, chiudendo gli occhi.
"Cinque anni.
Né giorno in più, né giorno meno. Li
ho contati, sai? Comunque,
vuoi entrare e sederti?"
Era
incredibile la nonchalance
con cui Luna passava da un argomento all' altro lasciandolo
sbalestrato almeno un paio di secondi.
Aveva
addirittura contato i
giorni
in cui erano stati lontani?
Decise di non
pensare da subito alle stramberie di Luna e annuì
distrattamente,
seguendola poi all'interno della casa.
Anche questa era
rimasta tale e quale all'ultima volta che vi era entrato; l'unica
cosa che, notò, era cambiata, era l'illuminazione molto
più fioca
confronto a molti anni prima.
Improvvisamente
ricordò il motivo della sua visita e, subito, smise di
guardarsi
intorno per poter liberamente posare lo sguardo su quello azzurro di
Luna.
"Condoglianze
per tuo padre, Luna," disse, in tono contrito.
E gli
dispiaceva veramente.
Le
perdite erano state tante, troppe. Doveva essere abituato, ormai, a
sentire la frase: "Mi
dispiace, Harry, ma non ce l'ha
fatta."
Eppure, per lui,
era ogni volta come la prima: la stilettata al cuore, il dolore, il
rimorso e la rabbia.
Quante volte ancora
avrebbe sentito quei sentimenti?
"Grazie,
Harry, sei stato molto gentile a passare."
Guardandola, nella
più totale spontaneità così tipica di
Luna, capì il vero motivo
della sua angoscia – la stessa angoscia che lo aveva spinto a
scapicollarsi verso la casa della ragazza: Luna rappresentava, per
lui, tutto ciò che di buono c'era nel mondo.
Era
come un appiglio nel mare di dolore e di perdite - di
morte
- che lo circondava.
"Figurati,
Luna, è stato un piacere. Come stai, comunque?"
"Come dovrebbe
sentirsi una figlia che ha perso un padre, no?"
E Harry non potè
fare a meno di annuire, di nuovo contrito.
Lui si sentiva nello stesso modo da
ventidue anni.
"Vado a
prepararti un thè, tu resta qui. Non preoccuparti, non ci
metterò
nulla di strano dentro, se non dello Zucchero- Aspotico."
"Zucchero-
che?"
Non fece in tempo a
finire di parlare, però, che Luna era già in
cucina, sfuggevole
come solo lei sapeva essere.
*
*
*
Il
thè faceva
schifo, ma in compenso Harry aveva davvero apprezzato la gentilezza
di Luna.
Erano entrambi
seduti sul divano, in silenzio. Silenzio che sembrava non pesare su
Luna: infatti dondolava lentamente la testa, come a seguire una
melodia che risuonava soltanto all'interno della sua mente.
Sembrava in pace
con sé stessa.
Harry si scoprì
curioso di sentire a sua volta quel suono.
"Sei cambiato,
Harry."
Fu proprio Luna a
rompere quel silenzio, con il suo solito tono sognante, voltando la
testa verso di lui e fissandolo con curiosità.
"No, in realtà
sono il solito scapestrato," sorrise Harry, ricordando
l'aggettivo che Hermione continuava a ripetergli nonostante gli anni.
"Certo che non
sei cambiato, altrimenti non saresti qui, no?"
Il sorriso di Luna
era quasi disarmante. Harry sentì lo stomaco contorcersi, ma
cercò
lo stesso di ricambiare il sorriso. "Sono qui perché ho
pensato
avessi bisogno di qualcuno."
"Infatti io
avevo bisogno di te, Harry," disse Luna, come se niente fosse.
"In fondo lui era il mio papà, no?"
"Certo, io-"
Non riuscì a
continuare, notando solo in quel momento che Luna stava piangendo.
Lei aveva ancora il
sorriso sulle labbra e Harry, per un singolo attimo, non credette ai
suoi occhi.
Si soffermò a
osservare i suoi tratti - gli stessi che lui ricordava, ma in un
certo senso
più maturi
– con malcelata sorpresa.
Era la stessa Luna
di sempre – luminosa,
sognante, sfuggevole –
solo con le
guance bagnate e le labbra leggermente tremanti.
Immediatamente
sentì le farfalle nello stomaco, mentre in fretta cercava un
qualcosa, qualsiasi
cosa, che potesse
consolarla.
Ma ben presto si
accorse che Luna non aveva bisogno di aiuto; si era già
alzata in
piedi e già gli stava tendendo una mano.
Lei non aveva mai avuto bisogno
d'aiuto.
Lui la prese, dopo
qualche attimo di smarrimento, e la seguì all'interno della
sua
stanza.
Era identica a come
lui la ricordava; persino i mobili erano gli stessi.
Luna gli indicò
uno spazio poco sopra il letto dove vi erano dei ritratti –
ricordava perfettamente anche questi – e lui si
avvicinò
cautamente per ammirarli meglio.
Stavolta, insieme
alla cornice dove vi era anche la sua figura – amiciamiciamici
- , trovo un ulteriore cornice dove si stagliava un solo ritratto,
leggermente più grande degli altri.
Il ritratto
raffigurava il padre di Luna che abbracciava quella che,
pensò,
fosse la sua consorte; Harry capì subito che erano due anime
innamorate che si ritrovano dopo tanto tempo.
"Sai, quella
scena l'ho sognata," gli disse Luna, dietro di lui, con la voce
leggermente vivace, anche se leggermente spezzata. "Il giorno
dopo avevo il cuore così gonfio d' emozione che ho dovuto
rappresentarla."
E Harry si sentì
nello stesso, identico modo.
Scoprì anche di
avere le lacrime agli occhi, a dispetto del suo orgoglio, e per
questo decise di non voltarsi: non voleva mostrare a nessuno quanto
la morte ancora
lo devastasse.
"Su, Harry,
smettila di fissare troppo quel ritratto, metti in soggezione i miei
genitori."
"È solo un
ritratto, Luna."
Non era solo
un ritratto, lo sapeva, ma si era già esposto troppo.
Si voltò lo
stesso, però, e la ritrovò lì, ferma,
con un sorriso sulle labbra.
"Devi andare,
già," lo anticipò. "Ti accompagno alla porta."
La voce di Luna era
sognante, come se niente
fosse successo.
Arrivarono davanti
alla porta e Luna la aprì, lasciandolo uscire di casa; Harry
stava
per scendere l'ultimo scalino quando venne richiamato da Luna.
Si voltò verso di
lei con sguardo interrogativo, notando il suo sorriso a trentadue
denti.
"Senti mai il
desiderio di raggiungere i tuoi genitori?" < <Sempre>
>, avrebbe voluto risponderle.
"Perché io ho idea che a
me succederà presto."
E, sempre con un
gran sorriso, richiuse la porta; lui rimase lì, immobile,
con la
bocca spalancata.
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Wow, davvero molto buona. Non scherzo Somo. Gli appunti che ho da fare sono pochissimi, e sono quasi tutti solo errori di battitura!
“Luna potesse venir abbattuta dalle imperie della vita?” Credo che tu abbia sbagliato a scrivere “intemperie” quindi (-0.20)
"Vado a preprarti un thè,” errore di battitura su prepararti. (-0.20)
“con il suo solito tono sognante e voltando la testa verso di lui e fissandolo con curiosità.” Il primo “e” va sostituito con una virgola per non essere una ripetizione in seguito. (-0.15)
“a ripetergli nonstante gli anni” errore di battitura su nonostante. (-0.20)
“In fondo era lui era il mio papà, no?" ripetizione di era D: (-0.20)
“Non riuscì a continuare, notanto solo in quel momento” errore di battitura in notando. (-0.20)
“un qualcosa, quasiasi cosa”errore di battitura su qualsiasi. (-0.20)
Il lessico è perfetto, ottimo davvero, nulla da dire. Un lessico appropriato, complicato e semplice allo stesso tempo, un lessico che ho adorato.
Stile e metafore: 10/10.
Perfetto. Non saprei cos’altro aggiungere, non scherzo, perché era tutto descritto perfettamente, come avrebbe dovuto essere. Le emozioni, gli sguardi, i personaggi, i pensieri di erri, gli occhi ed il sorriso di Luna... perfetto, davvero. Continuo a pensare a questa coppia che, infondo infondo non ho mai capito sul serio e solo ora mi rendo conto di quanto siano simili e di quanto, nella sua “svampitezza” sia forte Luna. Hai reso tutto con uno stile cadenzato, fluido, veloce e catturante allo stesso tempo. Davvero, più che perfetto.
Caratterizzazione: 10/10.
Non so come fai a dire che Luna è OOC. Lei E’ luna. Non ha nulla che non va. Sorriso svampito, capelli biondi sporco e magrolina. Voce sognante e modi di fare sfuggevoli. Harry è sempre lui, il classico che si preoccupa sempre degli amici e non può fare a meno di paragonare le sofferenze degli altri con le sue. Il suo dolore è palpabile e pure quello di Luna. Con quel the, quel ritratto, quelle lacrime affiorate quasi per caso sul volto di Luna hai creato una caratterizzazione perfetta. Somo, poi dici che non sai scrivere?
Originalità: 10/10.
Quanto punteggio massimo ti sto dando? Il punto è che è vero. Io una storia così non la ho mai letta. Luna che piange? Suo padre che muore e Harry va a consolarla? Magari ho letto poco di Luna io, ma non ne ho trovate di simili. Almeno non che mi spiazzassero con una frase finale al punto quasi da scoppiare in lacrime. So come ci si sente a perdere qualcuno. Come si vorrebbe raggiungerli. Luna ora è rimasta sola: basteranno i suoi amici a trattenerla in vita?
Gradimento personale: 10/10.
Sì, punteggio massimo anche qui. Perché la ho letteralmente amata. Ci ho riflettuto sopra tantissime volte. La ho letta molto. Ho detestato quegli errori di battitura che ti hanno abbassato così tanto il punteggio! Luna e Harry, così uguali, così combacianti così vittime, troppo spesso, dello stesso dolore. Che non si capiscono eppure si capiscono. Che si guardano e si fanno da fratello e sorella. E quella frase finale? Lo ho già detto. Mi hai spiazzato.
"Senti mai il desiderio di raggiungere i tuoi genitori?" < Sempre >, avrebbe voluto risponderle. "Perché io ho idea che a me succederà presto."
Dio, mi vuoi ammazzare, ammettilo.
Avrei voluto sbattere i pugni sulla tastiera e gridare “No, Luna, non ti arrendere!” però, allo stesso tempo, sentivo che era una scelta sua e che, se davvero voleva raggiungere il padre e la madre tanto amati, era giusto permetterglielo. Che sia per questo che Harry è rimasto lì con la bocca spalancata nonostante capisse benissimo cosa stava succedendo? E quanto deve essere vuota casa Lovegood senza Xenophilius? Doh. Ti odio. Non ho molto ben capito perché aveva dovuto mentire a Ginny per fare le condoglianze a Luna, ma vabè.
Attinenza al prompt: 2.5/5.
Il prompt lo hai dimenticato mi sa. Ci sono degli accenni al sapore. Alle lacrime di luna che possono essere come delle stelle cadenti sul suo viso, ma avresti dovuto accennarlo meglio! ti tiri la zappa sui piedi da sola, porca vacca! Ti picchierei!
TOTALE: 51,15/55,00.