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Autore: ConsueloRogue    19/08/2011    2 recensioni
Mi lascio cadere sulla poltrona rosa, sbuffando, mentre Gerry Scotti finisce di dare una spiegazione ad una precedente domanda. Aspiro, socchiudendo gli occhi.
- Sapete qual'è, ultimamente, il problema dell'essere me? - scuotono la testa, distogliendo per un attimo gli occhi dalla tv – E' che ho sempre ragione, anche quando non vorrei. -
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Roberta'
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Vorresti alzarti in cielo a urlare chi sei tu,
ma il tempo passa e non ritorna più”
Francesco Guccini – Un altro giorno è andato

 

Ancora curry, decisamente.
Assaggio di nuovo il sugo in cui hanno sobbollito le patate e le cipolle, concentrata, mentre il mio migliore amico apparecchia. Mi sembra di essere sposata con lui, anche se è gay. Ed in effetti è uno dei nostri progetti: ci sposeremo per passare una vecchiaia assieme, felici, perché saremo gli unici che riusciranno a sopportarsi l'un l'altro.
Ecco.
Quello che dovrebbe – dovrebbe – essere il mio fidanzato è nella sala da pranzo a guardare la tv con l'altro migliore amico. Lo guardo, scuoto la testa. Per fortuna che ha iniziato a comportarsi così dopo qualche mese, se davvero fossi rimasta così fuori di testa da rispondere uno stupido “Si” a una domanda altrettanto stupida, ignara di quello a cui sarei andata incontro, probabilmente dopo poco avrei preso i miei quattro stracci e me ne sarei andata. E ci penseranno gli avvocati poi a far firmare le scartoffie.
Lo guardo sconsolata, nel mio kaftano blu, pensando a febbraio, solo cinque mesi prima, quando al fornello della mia cucina c'era lui che, per farmi contenta, mi cucinava la polenta.
Un mare di densa, profumata e giallissima polenta.

- Ho voglia di polenta...-
- Falla e mangiala.-
- Non sono capace. Di farla, intendo. A mangiarla sono bravissima, vado avanti a oltranza, come le oche all'ingrasso.-
- Se vuoi venerdì te la preparo io.-
- Si, bello! Ci piace. Magari chiamo anche gli altri e facciamo festa, ci stai? Polenta, funghi e formaggio fuso, come i montanari.-
- Ok, inizia a telefonare.-

E invece io adesso sono qui, con i capelli ricci e arruffati, liberi sul mio kaftano blu e preparo il cous cous per quattro persone quando, all'inizio, dovevamo essere solo in tre: io e miei migliori amici.
Poi lui si è auto-invitato, perché la cortesia e l'educazione, in questi cinque stramaledetti mesi, ha dimenticato dove sta di casa.
Esattamente lo ha dimenticato quando ha trasferito, senza sentire il mio parere, la sua X-Box nel mio salotto, invitando – senza dirmi nulla, ovvio – i miei amici a giocare da me. In fondo io dovevo solo preparare sei stramaledetti libri di etnologia per un esame, no?
- Non ci vediamo mai...- mi pare di sentirlo ancora uscire dalle sue labbra, per ripicca dopo la mia lamentela nei suoi confronti.

 

- Non mi interessa un tubo che tu parta nella settimana del mio compleanno. Ho compiuto gli anni per ventuno anni senza che tu ci fossi, li compierò anche quest'anno. Mi interessava venirlo a sapere da te, non dal tuo migliore amico, altrimenti mi mettevo con lui. -
- Si, lo so però, insomma, tanto
ormai te lo ha detto lui. E poi ne avevamo già parlato di questo viaggio, a ottobre.-
- Tanto ormai te lo ha detto lui,
un cazzo! Ne avevamo parlato a ottobre 2010, siamo in giugno 2011. E ne abbiamo parlato durante una partita a scala quaranta, mentre fuori dal camper veniva giù anche il Signore ed era stato un “E se noi andassimo in Irlanda estate prossima?”. C'era un condizionale, ok? Era un'ipotesi, non potevo sapere che lo avreste fatto, se nessuno me lo dice!-

Poi se ne era saltato fuori con un patetico “Non ci vediamo mai”.
Lo guardo di nuovo, steso sul divano, le scarpe abbandonate sul tappeto mentre persevera nella sua orrenda abitudine di sfregarsi i piedi tra loro e contro le cose perché “lo rilassa”, dice. Stringo forte il cucchiaio di legno, mentre il mio migliore amico mi scruta da sotto le ciglia, la fronte aggrottata.

Scri...scri...scri...
Il letto che dondola leggermente.
- Che è sto rumore?-
- Ah, niente. Sono io che sfrego i piedi tra loro, mi rilassa prima di dormire.-
“A me urta terribilmente.” avrei voluto rispondere, e invece mi esce solo un diplomatico – Potresti smettere? Non riesco ad addormentarmi.-

Riassaggio il sugo, manca di sale.
- Girami il cous cous, che tra poco è pronto.- chiedo al mio assistente. Lo guardo mentre con un cucchiaio inizia a mescolare la semola che, lentamente, inizia a gonfiarsi nel brodo di cottura. Poi si ferma e strilla: - E' pronto!-
Lo guardo, sorrido: - Ma non è pronto...manca almeno un altro quarto d'ora.-
- Lo so, ma tanto quei due non si alzeranno dal divano, prima di un quarto d'ora.- sussurra in tono acido, facendomi l'occhiolino. Faccio spallucce, assaggio le verdure – manca poco – aggiungo l'acqua, cercando di pensare solo a cucinare, e mi accendo una sigaretta per poi dirigermi nella sala da pranzo. Mi fa orrendamente male la schiena.
Il mio amico, al quale sono abituata, mi guarda, stringendosi leggermente da un lato per farmi sedere, contemporaneamente il mio non-per-molto-ragazzo distende una gamba, rioccupando il posto. Mi lascio cadere sulla poltrona rosa, sbuffando, mentre Gerry Scotti finisce di dare una spiegazione ad una precedente domanda. Aspiro, socchiudendo gli occhi.
- Sapete qual'è, ultimamente, il problema dell'essere me? - scuotono la testa, distogliendo per un attimo gli occhi dalla tv – E' che ho sempre ragione, anche quando non vorrei. -

- Ti amo e...e niente, ti amo e basta.-
- Anche io, però, prometti che sarai meno chiusa in te stessa?-
- Prometto che ci proverò.- sorrido – E tu prometti che rimarrai il ragazzo meraviglioso che mi tira su di morale e che mi cucina della fantastica polenta?-
- Non c'è bisogno che prometta, non sono il tuo ex. Sono così e non cambierò quando sarò sicuro che sarai abbastanza innamorata.- di nuovo avrei voluto dire qualcosa che avrebbe rovinato il momento, una cosa come “Sarà...” o “Non credo che riuscirò davvero a crederci...” ma di nuovo sorrido e guardo altrove.
- Ok.-

Mi ero messa con un uomo fantastico, che mi dava aiuto morale quando ero nervosa e che veniva a casa mia la domenica quando ero troppo pigra per cucinarmi da mangiare.
Ora stavo con una specie di Homer Simpson, solo meno giallo e con più capelli, dalla barba sfatta, che sfregava i suoi calzini sporchi sul mio divano, che minimizzava e ridicolizzava ogni mio motivo di nervosismo e che decideva, da solo, quando e come invadere la mia privacy e il mio spazio vitale piantando le tende in casa mia.
- Odio avere ragione. -
Torno in cucina mentre Luca mi guarda spizzicando la semola per controllarne la cottura. Afferro il cellulare digitando furiosamente su quel dannatissimo schermo touch screen che si rifiuta sempre di collaborare, Dio!, quanto odio la tecnologia. Luca sbircia, legge il nome del destinatario. Poi fa spallucce: - Non so cosa farai ma, anche nel peggiore dei casi, non riesco a biasimarti.- sospira e mi stringe una spalla.
Semplici parole “Ho bisogno di parlare un po' e magari anche di un po' di coccole, ci sei nel week-end?” e la suoneria che viene abbassata al minimo.
- Sai, odio anche io avere ragione. È passato un quarto d'ora e loro si stanno alzando adesso dal divano.-


Note: Ringrazio infinitamente Alyce_in_Wonderland che ha recensito l'altra mia shot Insonnia. Mi ha fatto un mucchio piacere, inizierò anche io a recensire le tue non appena riuscirò ad avere la connessione per più di dieci minuti >_< bacissimi.

  
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