C’era qualcosa che non andava nel marmocchio.
Smoker lo aveva capito subito; non appena il corvino aveva varcato l’oblò che rappresentava l’ entrata del pirata alla sua stanza, ed aveva incrociato il suo sguardo. Aveva percepito quasi sottopelle che c’era qualcosa di sbagliato nell’altro. Non fece in tempo però a chiedere delucidazione che il suddetto pirata gli getto le braccia al collo, e prese a baciarlo quasi disperatamente, come se non ci fosse un domani; pregandolo silenziosamente di non fare domande per il momento.
Acconsentì, momentaneamente a quella richiesta; decisamente non era lui il chiacchierone della coppia, ma aveva tutte le intenzioni di farsi dire cosa c’era che non andava. Rispose al bacio, rendendolo lento e sensuale, bagnato, non più quel divorarsi famelico e disperato che sembrava cercare l’altro, quasi dolce.
Passò una mano sulla schiena in movimenti circolari, stringendolo a se con fare possessivo, mentre l’altra mano era impegnata a giocare con la massa corvina che erano i capelli dell’altro.
Avere fra le braccia quel corpo praticamente nudo ed
incredibilmente caldo gli stava mandando velocemente il sangue alla testa. Lo
voleva, lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo, ma c’era qualcosa che lo
tratteneva dal prendersi li e subito quello che, per diritto ormai era
diventato suo.
Interruppe il bacio allontanandolo da se, per
guardarlo negli occhi; quegli occhi che erano diventati il suo sogno ricorrente
da ormai molti mesi, ma non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, anche con
se stesso faceva fatica ad ammetterlo.
- Cos’hai? – Il suo era un ordine più che una
richiesta.
L’altro lo capì, visto che
si allontanò da lui, camminando poi lentamente verso l’oblò.
- Niente. Perché mi fai questa domanda? – Chiese il moretto, facendo
finta di non capire.
- Non prendermi per stupido moccioso. Si capisce lontano un
kilometro che c’è qualcosa che non va in te. Quindi smettila di girarci intorno
e parla. -- Replicò con rabbia il
Marine. Tutto si poteva dire di lui, che era brusco e spesso irascibile,
scontroso, ma non che fosse stupido.
All’altro scappò uno sbuffo divertito a quella risposta; nemmeno i
suoi compagni, la sua ciurma di combina guai, avevano dato segno di aver notato
quel leggero cambiamento in lui, invece quel marine dallo sguardo sempre
impassibile, così ligio al dovere e alla causa aveva notato subito il
cambiamento, nonostante non si vedessero così spesso come avrebbero voluto. Decise
di provarci, non sapeva come sarebbe andata a finire, e nelle sue più rosee aspettative
il Marine sarebbe uscito da quella porta, dopo averlo minacciato di non farsi
più vedere. In quelle peggiori si vedeva già a combattere l’uno contro l’altro
distruggendo quel poco di arredamento che c’era nella stanza. Non sarebbe
riuscito a combattere contro di lui, non seriamente e con l’intenzione di
uccidere.
- Ehi vecchio. Ti è mai capitato di avere un segreto che non puoi
dire a nessuno? Un segreto che ti costerebbe la vita se solo qualcuno ne
venisse a conoscenza? – Chiese, continuando a non guardarlo negli occhi.
- Si marmocchio. E non sono l’unico a saperlo; l’altra persona che
lo sa è lo stupido pirata presente in questa stanza. L’unico e il solo per mia
fortuna, visto che è lui stesso quel segreto che non posso rivelare. –
A quelle parole il ragazzo corvino alzo finalmente la testa,
incrociando degli inconfondibili laghi grigi che erano gli occhi dell’altro, e
sorrise. Nonostante tutto, non poteva tenere nascosta a quella persona il suo
segreto, lui era forse l’unico che avrebbe visto aldilà del suo nome. Infondo,
non lo aveva fatto fino ad ora? Non lo stava facendo anche adesso?
- Gold D. Ace. – Disse
tutto d’un fiato, e vide l’altro inarcare un sopracciglio, l’unico gesto della
sua sorpresa a quelle parole.
- il mio nome è Gold D. Ace. -