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Autore: heywilliam    20/08/2011    2 recensioni
[Edmund]
Ricordava l’armadio, le pellicce. Gli sarebbe piaciuto poterle accarezzare ancora una volta.
Si diresse verso quel punto, facendosi strada fra gli arbusti. Il passaggio si faceva sempre più stretto, ogni passo che compiva.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edmund Pevensie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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How could this happen to me?


..In nome del grande bosco dell’Ovest, ecco Re Edmund, il giusto..

Erano passati quasi cinque anni dall’incoronazione, ma Edmund non avrebbe mai dimenticato quelle parole, quel momento.
Ricordava ogni singolo dettaglio del suo arrivo a Narnia. Soprattutto lei.
Quella donna, per quanto umana potesse essere, era il peggiore di tutti i suoi ricordi.
Il suo sguardo di ghiaccio che lo trafiggeva, le sue mani gelide che lo picchiavano.
Era sicuro che mai avrebbe provato sensazioni simili a quelle, e lo sperava.
Re Edmund stava andando a cavallo. Sentiva il vento tra i capelli, e sorrise.
Sorrise perché era felice. Era un ragazzo re, davvero felice.
Aveva tutto quello che qualche anno prima avrebbe soltanto potuto immaginare.
L’aria di quel luogo l’aveva cambiato. Si sentiva profondamente cresciuto.
Chiuse gli occhi, dimenticandosi di essere a cavallo.
Poco importava, il suo era un cavallo parlante, molto più intelligente di quelli normali, e certamente non lo avrebbe condotto contro un albero.
Sentiva le foglie tenere degli alberi accarezzargli il viso, non avrebbe potuto chiedere di meglio.
I baci di sua sorella Lucy gli solleticavano ancora le guance.
Immaginò la sua risata, proprio mentre il suo cavallo si arrestò improvvisamente in una piccola radura.
Non aveva mai visto niente di simile in tutta la sua vita. L’erba era alta, poco curata, ma tra di essa spiccavano come delle enormi monete.
Scese da cavallo e, sistemato il mantello, si piegò a terra per guardare meglio gli oggetti luccicanti.
Sorrise. Erano fiori.. d’argento. Fiori dagli enormi petali d’argento. E, contrariamente a quanto si possa pensare, i petali erano di una morbidezza unica.
Ricordavano molto la pelle di un bambino. Edmund raccolse un fiore e lo annusò.
Il profumo che gli riempì le narici era dolce, ma allo stesso tempo pungente.
Tutt’oggi nessuno sa spiegare a parole quella fragranza, nessuno riesce neanche ad immaginarla.
I bulbi oculari di Edmund compirono un giro completo prima che lui potesse sollevare le palpebre; doveva assolutamente portare uno di quei fiori a Cair Paravel.
I suoi fratelli dovevano sentire quel profumo, e toccare quei petali di seta. Soprattutto Lucy. Era sicuro che ne sarebbe rimasta affascinata.
Mise il fiore sotto il suo morbido mantello, sapeva che non sarebbe appassito protetto da quella stoffa fresca e magica.
Si alzò e cominciò a guardarsi intorno. Era convinto di non essere mai stato in quella radura.
La sua certezza svanì quando, voltatosi, vide un lampione. Ricordava quel lampione, perfettamente.
Rimase a fissarlo per alcuni minuti. Era da quella radura che lui e i suoi fratelli avevano avuto accesso a Narnia.
Non sapeva cosa fare esattamente. Sentì la corona farsi più stretta.
Quella corona che all’inizio credeva di non meritare.
Quella corona che gli ricordava che non era solo un traditore, ma anche un re.
Fece un passo verso destra, senza sapere il perché. Aguzzò la vista e vide un punto più buio, tra le foglie degli alberi.
Ricordava l’armadio, le pellicce. Gli sarebbe piaciuto poterle accarezzare ancora una volta.
Si diresse verso quel punto, facendosi strada fra gli arbusti. Il passaggio si faceva sempre più stretto, ogni passo che compiva.
E ogni passo si sentiva sempre più spaesato, sempre più impaurito, ma non si fermò.
Arrivò davanti alle pellicce. Le accarezzò lentamente, ricordando quando, sbucando in quella radura innevata,
aveva pensato «Oh no, adesso dovrò dare ragione a Lucy!»
Fece un passo avanti per poterle sentire anche sul viso, ma inciampò in un masso e cadde nel buio più totale.
Un rumore pesante accompagnò la sua caduta; la corona gli era scivolata dal capo.
Non vedeva assolutamente niente, solo oscurità. Allungò le mani nel buio, tastando il terreno, poi.. il legno.
Finalmente posò la mano sulla sua corona d’argento, ma prima che potesse afferrarla per bene, sentì una parete cedere sotto il suo peso.
Quando riaprì gli occhi non vide alberi, né tantomeno pellicce.
Solo.. un’enorme stanza vuota, e un armadio. Si alzò in piedi.
Cosa? Era più basso! Rimase spaesato per alcuni minuti, poi si precipitò alla finestra.
Il vetro rifletteva l’immagine di un ragazzino con le sopraciglia inarcate, le guance rosse, lo sguardo terrorizzato.
Quel bambino era Edmund Pevensie. Re Edmund era ritornato quel bambino di cinque anni prima.
Sentì dei passi lungo il corridoio in cui si trovava la stanza. Non sarebbe rimasto lì per molto.
Entrò immediatamente dentro l’armadio e fece per andare verso la radura, ma si ricordò della sua corona.
Si accovacciò sul pavimento dell’armadio e cominciò a tastare il buio con le mani.
Non la trovò, così provo a spingersi più verso l’intero, ma tutto quello che trovò fu una parete di legno.
Si immobilizzò per qualche secondo. Dov’erano gli alberi? Dov’era il masso su cui era inciampato? Dov’era Narnia?
Cominciò ad accarezzare la parete, poi a graffiarla, poi a prenderla a pugni, e pianse.
Non piangeva da cinque anni, ormai. Le unghie gli sanguinavano, le guance gli andavano letteralmente a fuoco.
Diede pugni sempre più forti, sapeva che dietro quella parete di legno avrebbe trovato Narnia.
Il legno non si rompeva, in nessun modo. Neanche un graffio, o una crepa. Niente.
Quella parete sembrava cresciuta come un mostro deciso a distruggere la vita di Edmund, e non sembrava minimamente cedere ai suoi colpi.
In preda alla disperazione, cercò ancora una volta la sua corona, piangendo, senza avere idea di cosa avrebbe fatto.
Ma la sua corona non c’era.
Adesso non era più Re Edmund, era solo Edmund. Era un traditore.
Senza Peter, Susan, Lucy, senza Narnia. Non era nessuno.
Piangeva, piangeva così forte che aveva quasi paura di iniziare a lacrimare sangue.
Prese tra i pugni il maglione ruvido che si era ritrovato addosso. Si sedette nel buio dell’armadio, tra i cappotti, e cominciò a tirarlo.
Voleva strapparlo, ma gli mancava la forza.
Voleva urlare, ma la gola gli bruciava.
Voleva arrabbiarsi, ma l’unico con cui potesse farlo era se stesso.
I suoi fratelli. Erano a Narnia, lo aspettavano. Non li avrebbe più rivisti.
Era solo. In quella enorme casa, con due sconosciuti.
Ripensò a sua madre. Cosa avrebbe raccontato? E come era possibile che non fosse passato neanche un secondo da quando loro erano arrivati a Narnia?
Com’era possibile che il tempo nel loro mondo si fosse fermato per cinque anni?
Tirò d’istinto un calcio alla parete di legno, e si sentì subito privo di forze.
Smise di piangere. Non aveva nemmeno la forza di fare quello.
I polmoni gli si chiudevano lentamente, respirava a fatica.
Doveva tornare a Cair Paravel, doveva portare a Lucy il fiore d’argento.
Doveva litigare con Peter, doveva allenarsi con lui.
Doveva dire a Susan quanto fosse bella nel suo nuovo abito.
No. Re Edmund doveva fare tutte quelle cose. Edmund invece non poteva fare niente.
Rimase minuti interminabili dentro l’armadio, poi uscì, e lo vide.
A terra, il fiore d’argento luccicava come quando lo aveva colto.
Un’altra lacrima gli percorse una guancia. Lo annusò, ma non poté sentire altro che l’odore di chiuso che regnava indisturbato in quella stanza da anni.
Il profumo del fiore era svanito. Era rimasto a Narnia, come tutta la sua vita.
Quel fiore era tutto ciò che gli era rimasto.
Si gettò a terra, e pianse di nuovo.
Pianse, come il bambino che sembrava.
Ma in realtà, chi pianse quel giorno su quel pavimento, era Re Edmund.



Angolo autrice:
salve a tutti :3
so cosa vi starete chiedendo.. perchè? hahah credetemi, non ne ho idea.
ieri avevo voglia di scrivere, e questa è stata la prima cosa che è venuta fuori.
oh, alla fine ci tengo a precisare che ho seguito il libro, dove è scritto
che al ritorno dei ragazzi nella stanza non entra nessuno. ho preferito
questa versione non solo perchè è l'originale, ma perchè volevo dare
a Ed la possibilità di disperarsi u___u sì, sono un po' sadica.
il fiore d'argento. boh, non so da dove mi sia uscita quest'idea hahaha
inizialmente non doveva esserci, scrivendo poi è uscita così D:
spero comunque che vi piaccia.
un bacio
ine.
  
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