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Autore: kate95    20/08/2011    9 recensioni
Quel liquido che entrò dalle labbra aveva un buonissimo gusto, quello dolce di ciliegia ma poi lasciava in bocca solo quello pungente e forte dell'alcool.
E come quello scendeva nella sua gola bruciando così il ricordo di Kate scottava nel suo cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alcool & sentimenti

Capitolo 5- Il momento della verità

Appena usciti dal pub un venticello leggero li accolse facendo scompigliare i capelli di Kate mentre Rick camminava lentamente sorretto da Josh.

Lo aiutarono ad entrare nella macchina e Kate si sedette di fianco a lui nei sedili posteriori mentre il dottor-motocicletta era alla guida.

Castle appena seduto chiuse gli occhi cercando una posizione abbastanza comoda. Aveva la testa che gli scoppiava. Non riusciva più a pensare a nulla se non a quel dolore continuo e sempre più forte, portò una mano alla fronte massaggiandosi le tempie con le dita senza rendersi minimamente conto che la donna lo stesse osservando.

Kate rimaneva in silenzio lanciando qualche occhiata di tanto in tanto al suo fidanzato alla guida per poi soffermarsi su Rick: aveva il capo ciondolante reclinato all’indietro, appoggiato al poggiatesta e si stava massaggiando le tempie con le dita come in preda ad un forte mal di testa.

Non sapeva come comportarsi: aveva paura che cercando di parlargli avrebbe peggiorato le cose, sia con lui che con Josh.

Castle avvertì d’improvviso la donna muoversi al suo fianco sempre più vicina e man mano poteva sentire il suo profumo farsi più intenso.

Rimase immobile quasi senza respirare in attesa: non capiva quali fossero le intenzioni della detective.

Lei appoggiò delicatamente la mano sul suo ginocchio proprio come aveva fatto quella volta dopo il caso del triplice omicida e lui ricordava perfettamente come si era comportato in quell’occasione: aveva ricambiato quel gesto prendendole a sua volta la mano. Questa sera però non era sicuro che avrebbe avuto il coraggio.

Kate non disse nulla, rimase in attesa di un gesto da parte dell’uomo: forse era un modo per fargli capire che lei c’era, che era lì con lui, oppure un metodo silenzioso per chiedergli scusa di ciò che aveva fatto o ancora un modo per capire se Rick era davvero arrabbiato con lei.

Lo scrittore dopo un attimo di esitazione decise che era meglio non fare finta di nulla. Portò la mano accanto a quella di lei, la avvicinò sempre più, lentamente, fino a sfiorare la pelle morbida di Kate per poi stringerla e far incrociare le loro dita.

Socchiuse appena gli occhi e notò che anche Beckett, proprio come lui, si era persa ad osservare le loro dita le une intrecciate alle altre: le loro mani giunte sembravano un incastro perfetto, come se fossero parti complementari di un unico inscindibile pezzo.

Quel contatto nonostante tutto era piacevole e per un attimo fece dimenticare ad entrambi il luogo e la situazione in cui erano.

Poi come se si fossero risvegliati bruscamente da un sogno allontanarono contemporaneamente le loro mani aumentando la distanza tra i loro corpi ed evitando ogni tipo di contatto fisico.

Kate imbarazzata abbassò lo sguardo mentre Rick si trovò ad osservare la città che scorreva veloce davanti a suoi occhi fuori dal finestrino.

Si rese conto che ormai mancava poco a casa sua e mentre si perdeva in inutili riflessioni sentì un conato di vomito risalire su.

La donna si accorse dell’improvviso cambiamento di espressione sul viso di Castle e realizzò che cosa stava per succedere.

Anche Josh, che continuava di nascosto ad osservare di tanto in tanto i due con delle rapide occhiate nello specchietto retrovisore, capì che lo scrittore stava per rimettere: "Castle non vorrai mica vomitare nella mia macchina?!" disse con tono severo e altamente preoccupato per la sua auto.

"Troppo tardi" sussurrò Kate constatando che ormai il danno era fatto.

L’uomo alla guida sbuffò rumorosamente esprimendo il suo disappunto e la sua rabbia.

Quando giunsero sotto casa di Rick la donna lo aiutò ad uscire e lo accompagnò nel suo appartamento mentre Josh rimase lì, impotente ad osservare la sua bella macchina, sporca. E con in mente un’immagine che aveva visto qualche minuto prima: la mano di Kate stretta in quella di Castle.

Beckett uscì dall’appartamento di Rick circa una decina di minuti dopo.

Aveva lasciato l’uomo ad una Alexis preoccupa ed a una Martha pensierosa.

La detective aveva volutamente omesso molti dettagli come il vero motivo per cui Rick era ubriaco e aveva cercato di eludere le domande delle due donne che si facevano sempre più insistenti.

Quando tornò in auto trovò Josh con uno sguardo sconsolato ed abbattuto ma Beckett non ci fece più di tanto caso perché troppo impegnata a pensare ad altro.

Aveva voglia soltanto di andare a casa, farsi una doccia e poi infilarsi sotto le coperte per una bella dormita. Ma il suo fidanzato non era dello stesso avviso.

Prese la strada opposta rispetto a casa di Kate.

"Dove andiamo?" chiese lei stupita.

"Al pub" disse convinto il dottore come se fosse così ovvio da non dover neanche essere chiesto.

"Senti magari è meglio rinviare. Ho voglia di andare a casa, sono un po’ stanca"

"No" la risposta del suo fidanzato fu secca, severa e quasi fece spaventare la donna.

"Perché no?"

"Perché non permetterò a Castle di rovinarmi la serata. Mi ha già fatto perdere fin troppo tempo e non era di certo così che avevo pensato di passarla. Non voglio fare l’autista per poi trovarmi anche la macchina sporca di vomito"

"Era ubriaco … e quando si è sbronzi capita di vomitare" gli fece notare lei.

"Kate perché cerchi sempre di giustificarlo?!"

"Non lo sto giustificando! Sto solo dicendo che …"

"Che può succedere! E questo a casa mia si chiama giustificare!" sbottò adirato.

"Josh che diavolo succede? Perché sei così arrabbiato?"

L’uomo non rispose, si limitò a parcheggiare davanti al pub.

Poi scese dall’auto costringendo Kate a fare altrettanto.

Rientrarono nel locale e quando lei passò di fianco al bancone per andare a sedersi ad un tavolo si sentì trattenere per un braccio.

Si voltò trovandosi faccia a faccia con Peter che, dopo averla osservata per qualche istante, parlò: "Il tuo nome è Kate, giusto?"

"È Beckett" precisò lei.

"Come vuoi, Beckett" cominciò lui "non ti conosco e non sono qui per giudicarti ma ho passato quasi due ore con Richard e, anche se non so molto di lui, sono sicuro che non si merita quello che gli hai fatto"

Kate non rispose, in silenzio cercava di "digerire" quelle parole, che avevano una base di verità.

Poi Peter allentò la presa intorno al braccio e tornò a prestare attenzione al bicchiere di liquore sul bancone.

Kate passò oltre raggiungendo il suo fidanzato e sedendosi di fronte a lui ad un tavolino per due.

Un barista venne a prendere le ordinazioni: Josh si limitò ad una birra, Beckett invece optò per una vodka. Aveva bisogno di qualcosa di forte per superare tutto quello che le era successo in quella serata.

Cominciarono a parlare del più e del meno, non vedendosi da diverse settimane avrebbe dovuto avere molte cose da dirsi, ma lei rispondeva a monosillabi alle domande dell’uomo.

Non riusciva a parlare con lui, era distratta e pensava a Richard.

E Josh se ne rese conto.

"Kate, che hai? Sei distratta e non è da te bere vodka!" disse lui.

La donna aveva già bevuto un bicchiere e ne aveva ordinato un altro.

"Va tutto bene" finse lei "sono solo un po’ stanca"

"No, non va tutto bene! Sei strana, non parli, pensi ad altro. Sono settimane che non ci incontriamo e dovresti essere contenta di vedermi, invece mi sembra che non ti faccia minimamente piacere che io sia tornato"

"Non è questo …"

"E che cos’è allora? È colpa di Castle, vero?"

"Che cosa stai dicendo? Perché deve essere colpa di Rick?"

"Sei già passata a chiamarlo Rick?!"

"Non ha alcuna importanza"

"Sì, ne ha invece. Questa sera è andato tutto storto ed è tutto a causa sua. Non riusciamo più neanche a parlare senza litigare"

"Beh questo non credo sia a causa sua!" disse Beckett bevendo tutto di un fiato il terzo bicchiere di vodka.

"No, certo. Lo giustifichi sempre. Sei cambiata in quest’ultimo periodo, Kate. E poi ho visto come lui ti stringeva la mano in macchina"

Beckett non pensava che lui l’avesse notato.

"Era soltanto un gesto d’amicizia. È un buon amico e mi ha aiutato parecchio in questo periodo. Ho sofferto molto negli ultimi tempi e lui a differenza tua c’è sempre stato per darmi una mano" disse lei.

"Mi dispiace, che cosa ti è successo? Non me ne hai parlato"

"Mi sembra che non ho avuto molto tempo per parlartene"

"Kate perché sei arrabbiata con me? Perché lo sei, vero?"

"Sì. Sono arrabbiata"

"Perché?"

"Come perché?! Sei sempre via, o in Africa o da qualche altra parte del mondo, non ci sei mai. Quando ho più bisogno di aiuto tu non ci sei!"

Kate era davvero arrabbiata. Lui aveva in testa solo il suo lavoro e quelle poche volte che tornava non riusciva neanche a capire che lei poteva non aver voglia di uscire o di passare la serata fuori.

"E’ il mio lavoro, lo sai. Abbiamo già fatto questo discorso"

"La verità è che tu metti il tuo lavoro al primo posto, prima di qualsiasi cosa! E non ti rendi conto che questo tuo comportamento mi fa male!"

"Kate che cosa ti è successo in questo periodo di così terribile che io non so?!

"Riguarda mia madre" disse Kate prendendo un altro sorso di liquore con un filo di tristezza nella voce.

"Non capisco: mi avevi detto che tua madre è morta. Come può aver a che fare con lei?"

"Sì mia madre è morta. Ma tu non sai come è successo"

"Non me l’hai mai detto. Non hai mai parlato volentieri di lei e io ho preferito non chiedere per non farti soffrire"

"Lei è stata uccisa. Molti anni fa, l’hanno pugnalata e lasciata a morire in un vicolo. L’assassino non è mai stato trovato. E nell’ultimo periodo sono uscite nuove informazioni sul suo caso irrisolto. Il suo omicidio è stato il motivo che mi ha spinto a diventare una poliziotta. Ho sempre voluto trovare chi me l’aveva portata via" raccontò Kate sentendo gli occhi riempirsi di lacrime al ricordo della morte di sua madre.

"Mi dispiace" sussurrò Josh.

"Ho passato moltissimi anni della mia carriera a studiare ogni singolo dettaglio del suo caso senza mai venirne a capo"

"E che cosa ha a che fare tutto questo con Castle?"

"Lui mi ha aiutato moltissimo. In questo periodo e anche prima. È il mio miglior amico e so che posso sempre contare su di lui"

"Quindi lui è al corrente di tutto? Hai detto ogni cosa a lui e non a me?!" domandò Josh irritato.

"Sì. Ma lo conosco da tre anni ormai e sapevo di potermi fidare. Mi ha aiutato molto confidarmi con lui. E pensare che la prima volta che l’ho incontrato lo odiavo. Era così insopportabile!" sorrise al ricordo del giorno in cui aveva conosciuto lo scrittore.

"Sì, come no. Come può mai averti aiutato così tanto?!"

"Josh se ora sono abbastanza spensierata è grazie a lui. Da quando sono entrata in polizia ho passato ogni secondo libero a indagare sul caso di mia madre fino a quando ho capito che se non avessi smesso sarei diventata matta. Ho lasciato perdere ma è stato un periodo difficilissimo della mia vita. Non avevo voglia né di ridere, né di scherzare. Andavo al lavoro tutti i giorni, tornavo a casa, facevo sempre le stesse cose. Ogni giornata era uguale all’altra, non avevo amici, non uscivo praticamente mai. Ero sempre completamente sola. Poi è arrivato Castle. Sono stata io a cercarlo. Avevano commesso un omicidio e la scena del crimine era identica a quella descritta da lui in un suo libro. Al tempo lo conoscevo solo di fama e avevo letto tutto quello che aveva scritto. Sono andata a prenderlo al party del suo libro e lo portato al distretto per fargli domande. Lui ha cominciato a collaborare con il dipartimento, diceva che gli avevo dato lo spunto per riprendere a scrivere dopo il suo ultimo libro su Derrick Storm. Si è fatto dare il permesso dal sindaco per seguirmi ovunque e da allora non me lo sono mai più scollato di dosso. All’inizio lo trovavo irritante, la sua presenza mi dava fastidio e odiavo le sue stupide battute. Ma poi a poco a poco mi ha fatto tornare la voglia di ridere. È l’unico che riusciva a strapparmi un sorriso e si è fatto strada lentamente ottenendo l’amicizia di tutti al distretto. Anche la mia!

Ma mi ha fatto arrabbiare così tante volte. Non obbedisce mai, fa sempre di testa sua ma è divertente. E ho imparato a conoscerlo meglio piano piano, a scoprire chi è veramente. Non è come dicono i giornali. È sì un bambino, scherza di continuo ma sa quando è il momento di essere seri. Mi ha salvato la vita moltissime volte ed è grazie a lui se ora parlare del caso di mia madre mi fa un po’ meno male. Mi ha portato via da quel baratro in cui ero caduta. Chissà come sarebbe la mia vita se non lo avessi mai incontrato, magari ne sarei uscita ugualmente ma sono sicura che non sarebbe così bella" spiegò Beckett persa nel suo discorso, quasi se fosse più una confessione fatta a sé stessa piuttosto che al suo fidanzato.

"Kate, io ho visto come lui ti guarda e non è come farebbe un semplice amico. Quindi vorrei solo che tu gli parlassi"

"Parlargli di cosa?"

"Devi dirgli la verità. Si vede lontano un miglio che è cotto di te. Non è mai riuscito a nasconderlo, anche se tenta di mascherarlo in tutti i modi. Si capisce da come ti osserva, da come si comporta quando ci sono io, è geloso marcio. Vorrei che tu gli dicessi che si mettesse il cuore in pace. Non deve provarci con te, devi dirgli che non c’è niente tra voi due e che deve smetterla di mangiarti con gli occhi. Lui può sperare fin che vuole ma non ti avrà mai"

"Che stai dicendo?!" chiese lei confusa da quel suo discorso.

"Andiamo, Kate! Non fingere di non essertene accorta. Non si può continuare così, e detto sinceramente mi da fastidio che lui guardi la mia fidanzata in quel modo"

"Josh io non …"

Beckett non sapeva più cosa dire, né riusciva più a pensare lucidamente. Forse per colpa dei troppi bicchieri di vodka che aveva bevuto e del mal di testa che il liquore le aveva provocato.

In quell’istante rifletteva sulle parole di Josh e si rese conto che non avrebbe mai potuto dire una cosa del genere a Castle, non di nuovo.

Perché l’aveva già fatto quella mattina, mentendo spudoratamente, e dirlo le era costato molto.

Rimase immobile senza riuscire a rispondere al dottore.

Lui si insospettì di quello strano silenzio che era calato tra loro rendendosi conto che forse non era soltanto Castle a provare quel sentimento.

Il dubbio che Kate corrispondesse quei sentimenti si fece largo nella sua mente facendogli ricordare diversi episodi che si mostrarono a lui sotto una prospettiva diversa. E ripensando a quegli eventi da quell’altro punto di vista ogni tassello andava al suo posto, tutto si incastrava perfettamente, assumendo un significato totalmente diverso.

"Perché tu non …" cominciò il medico.

Kate sollevò lo sguardo incrociando quello di lui, in silenzio.

Un silenzio che valeva più di mille parole.

"… tu non provi nulla per lui, vero?" continuò.

"Non lo so, Josh. Non so più nulla in questi giorni" sussurrò lei abbassando lo sguardo.

"Ora tutto ha un senso. Le vostre mani unite in macchina, gli sguardi che vi siete scambiati nel pub, la tua preoccupazione per lui quando beveva … da quanto va avanti tutto questo?! Da quando siete rimasti chiusi in quella cella frigorifera? Ora tutto ha senso. La posizione in cui eravate quando vi ho trovati per portarvi via da lì, completamente abbracciati, stretti l’uno all’altro"

"Faceva freddo, stavamo morendo congelati …."

"No, non era solo per quello. Lui aveva una mano tra i tuoi capelli come se li avesse appena accarezzati, e poi anche una volta fuori, appena lui si è svegliato ha chiesto di te. Io mi sono auto convinto che non c’era nulla tra voi ma forse mi sono sempre sbagliato" disse con aria infinitamente triste.

Kate fece per parlare ma lui la interruppe.

"Che cos’ho io in meno di lui?" domandò.

"Oggettivamente nulla. Non è colpa tua. Solo non sei lui. Non sei Richard Castle, e non posso farci nulla. Io lo amo e basta. Ho tentato di negarlo anche a me stessa ma non posso continuare a mentire. Mi dispiace" rispose.

L’uomo annuì in silenzio per poi alzarsi dal tavolo e sparire per sempre dalla sua vita.


 

Note: Buon giorno!!!!!

Ecco a voi il quinto capitolo!

Un rigraziamento a tutti coloro che leggono, recensiscono: siete fantastici/che!!!

A presto =)

   
 
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