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Autore: Prue786    20/08/2011    2 recensioni
Artemis si lasciò sfuggire un’occhiata alla cravatta nera che spiccava sulla camicia candida “È mia abitudine vestire così!... Ah, posso chiedere dove sono?” “Questa è villa Phantomhive!” “Quindi, vostro padre sarebbe…” “Io… sono il conte Ciel Phantomhive e questa casa è di mia proprietà!” Esclamò l’altro con una nota di irritazione nella voce.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

 

“Polledro?!” domandò Artemis, ma fu solo una formalità: aveva riconosciuto immediatamente la voce del centauro della LEP.

Il fatto di ricevere una telefonata invece di vedersi arrivare dal vivo qualcuno della libera eroica polizia, lo aveva disorientato per qualche secondo “Comunque poco male, meglio parlarci direttamente anziché aspettare che qualche rappresentate del Popolo si palesi e che magari tenti di liberarsi di noi!” si disse il giovane; le cose dopotutto si stavano mettendo bene. Almeno era questo che pensava Fowl mettendosi a proprio agio sui sedili dell’auto.

Dall’altro lato il silenzio si stava prolungando più del dovuto e il giovane era sul punto di parlare quando la voce di Leale attirò la sua attenzione “Artemis, ti consiglio di guardare fuori!”

Gli occhi azzurri si incollarono al nano che in quel momento attraversava la strada. Il giovane inarcò leggermente il sopracciglio, ma l’arrivo di una seconda creatura pelosa, quasi identica alla prima, gli fece socchiudere le labbra.

“Non si tratta di Bombarda… ma cosa ci fanno quei due lì in mezzo?” Chiese quasi a se stesso l’euroasiatico, con la fronte corrucciata.

Artemis inspirò, pronto a parlare.

 “Ok, chi è l’artefice di questo stupido scherzo?” si sentì chiedere dall’altra parte del telefono, con voce irritata.

In quel preciso istante tutti i pezzi andarono al loro posto nella mente del rampollo di casa Fowl: il Popolo aveva cominciato a circolare senza problemi sulla superficie o, probabilmente, non era mai stato costretto a rintanarsi all’interno di Cantuccio e l’Artemis di quella dimensione era stato in grado di realizzare il suo videogioco per il semplice motivo di aver sempre vissuto con gli esseri fatati che gironzolavano in strada, senza aver conosciuto direttamente nessuno di loro. Il nome di Fowl junior era pressoché sconosciuto al Popolo sotterraneo il ché, al momento, rappresentava un problema, ma nulla a cui Artemis non potesse porre rimedio.

“Niente spazzamente, quindi?” Si lasciò sfuggire casualmente, con un sospiro.

“Cosa?” La voce del centauro suonò ironica “È quasi un secolo che non si usa più, ma cosa ne sa un abitante della superficie di queste cose? Non sarai uno di quei pazzi fanatici di storia del Piccolo Popolo?”

Fowl mosse appena le labbra “Probabile!”

Un nitrito annoiato venne fuori dal cellulare “Fangosi…” mormorò Polledro prima di sbottare “Fosse per me farei una pulizia generale; uno spazzamente globale e non se ne parlerebbe più, ma i piani alti non sembrano d’accordo, ancora non ho capito per quale stupido motivo, ma dovresti saperlo bene anche tu dal momento che anche i vostri pezzi grossi la pensano allo stesso modo.” Un attimo di pausa prima che la voce del centauro tornasse a farsi sentire “Ma perché continuo a parlare con te? Mi hai già fatto perdere troppo tempo e ancora non mi hai detto come fai a conoscere quel nome!”

L’ombra di un sorriso si fece largo sul volto pallido di Artemis “Non ora, Polledro!” Pensò lanciando un’occhiata alla sua guardia del corpo che continuava a fissarlo accigliato.

“Al momento ci sono cose più importanti, lo posso assicurare; ho bisogno di parlare con il capitano Spinella Tappo!”

Alla sua richiesta seguirono diversi secondi di silenzio, poi un’imprecazione in Gnomico e la chiamata fu interrotta.

Il giovane sospirò, allontanando l’apparecchio dal volto.

“Cosa ti ha detto?” Chiese subito Leale, osservando l’altro che sollevò di poco le sopracciglia.

“Ha riagganciato, ma credo che abbia abboccato!” Artemis si stupì di come, dall’arrivo in quella nuova dimensione, le sue frasi fossero sempre costellate di dubbi e incertezze, ma le cose sarebbero presto tornate al loro posto.

 

 

La creatura continuava ad agitarsi, nonostante i suoi sforzi risultassero completamente inutili, e Ciel si concesse qualche istante per spiegare la situazione senza che forze e tempo fossero persi inutilmente “Mi dia ascolto, le conviene collaborare e non le sarà fatto alcun male. Ho solo bisogno che risponda ad alcune semplici domande e poi potrà andar via!” Il giovane si sforzò di mostrare un’espressione affabile ma si vide rispondere con uno sbuffo irritato.

“Turisti! Ancora non hanno capito che non possono farci quello che vogliono? Se provate a torcermi anche solo un pelo ve la vedrete con il mio avvocato e le spese saranno a vostro carico, ovviamente!”

Ciel serrò le labbra a quelle parole che, onestamente, non si sarebbe aspettato, ma tentò di mantenere la calma e dopo un sospiro portò una mano alla tempia, socchiudendo gli occhi.

Cercando di ignorare, per quanto possibile, il cattivo odore emanato dall’essere, domandò “Saprebbe dirmi dove ci troviamo, attualmente?”

L’altro inspirò rumorosamente “Prima dì al tuo amico di mettermi giù! Sono un Nano rispettabile, io, non un sacco di patate!”

Le labbra del conte Phantomhive ebbero un fremito ma represse l’impulso di ordinare a Sebastian l’eliminazione immediata della disgustosa creatura che, ad un suo gesto, venne posata a terra.

“Bene, ora potrebbe rispondere?

Il nano lanciò un’occhiata obliqua al giovane “Dublino, è così che si chiama la città, almeno informatevi quando andate in vacanza!”

Le parole vennero a mala pena ascoltate da Ciel “Siamo in Irlanda, non è possibile! Eppure le capacità di Sebastian non hanno avuto alcun effetto e non sono riuscito a ritornare a casa…” inarcò leggermente le sopracciglia ad un pensiero improvviso “Tutto questo non sarà colpa di quel… come si chiama?... Fowl?” Fissò per un attimo il suo maggiordomo e domandò “Ho bisogno di tornare urgentemente in Inghilterra, a Londra per la precisione, saprebbe indicarmi il porto più vicino?”

“Stai scherzando, spero? Con l’aereo vi spiccerete molto prima, l’aeroporto non è lontano da qui!”

“Aeroporto? Cosa sarebbe?” Chiese Ciel, ignorando il linguaggio poco consono dell’altro.

“Ehi, ma da dove venite, voi due? Mai sentito parlare di aerei? Andate in città, prendete un taxi e ditelo al taxista, ci penserà lui!”

Più il nano parlava e meno Ciel capiva cosa stesse dicendo; alzò gli occhi su Sebastian, come in cerca di aiuto: parlare con quella creatura sembrava la cosa più faticosa del mondo.

“Il mio signorino vorrebbe sapere cos’è questo aereo, come l’avete chiamato voi. Di cosa si tratta?”

“Va bene, va bene, mi state prendendo in giro, ma farò finta di nulla! È una macchina che vola, no? E si trova in un posto chiamato aeroporto, capito?” Il tono del nano sembrava quello di qualcuno che tentava di spiegare una cosa ovvia ad un pazzo.

“E quell’altro oggetto?” Chiese Phantomhive, ormai rassegnato.

“Il taxi? È un’auto…” Dopo un silenzio imbarazzato la creatura aggiunse “Una macchina con quattro ruote e serve per camminare sulle strade…” Un sorriso ironico gli comparve in viso.

“Va bene!” Ciel agitò la mano avanti e indietro; ne aveva fin sopra i capelli di quelle assurdità

“Siete gli umani più strani che io abbia mai incontrato.” sussurrò il nano cominciando ad allontanarsi cautamente da Sebastian.

Il conte si limitò ad annuire “La ringrazio, signor…?”

La creatura si bloccò, la bocca già spalancata, pronta a scavare un buco per tagliare la corda “Signore?” Si chiese trattenendo una risata e, con un mezzo inchino ridicolo, rispose “Bombarda Sterro, a mai più rivederci!” Detto ciò scomparve, inghiottito dalla terra.

 

 

Il giovane non dovette aspettare il secondo squillo che la voce tremante di Angeline cominciò a parlare “Pronto, caro, sei tu? Stavo per chiamarti, Arty è…” la donna sembrava sul punto di piangere.

Artemis Fowl junior sospirò affranto “Madre, sono io, stai calma!” 

“Arty?!” Angeline sembrò rianimarsi “Oh, tesoro, dove sei? Mi hai fatto stare in pena, stavo per chiamare la polizia!”

Il ragazzo socchiuse gli occhi “Era quello che temevo!” pensò inspirando profondamente “Non ce n’è bisogno, va tutto bene!”

Un sospiro di sollievo e qualche attimo di silenzio “Va bene, ho capito, però ora torna a casa, Artemis! Se oggi non te la sentivi di andare agli allenamenti di rugby potevi anche dirlo, non c’era bisogno di scappare con quel… quel tuo amico!”

Lo sguardo di Artemis era perso su un punto della tappezzeria dell’auto “Hai ragione, madre, mi dispiace, me ne ricorderò la prossima volta… ho ancora qualcosa da fare, ma tornerò al più presto!”

“Solo, per favore, non comprare troppi fumetti o fra non molto non riuscirai più ad entrare in camera!”

“Come desideri…” sussurrò Fowl, accondiscendente, prima di interrompere la telefonata e passare con la mente altrove “Vorrei dare un’occhiata in città prima di rientrare!” disse tornando a guardare Leale che si limitò ad annuire prima che qualcosa gli facesse socchiudere le labbra, ma il giovane riprese a parlare.

“La limousine è troppo vistosa, meglio lasciarla nel primo parcheggio disponibile.”

“E proseguire a piedi?” quell’eventualità non piaceva molto all’uomo: in questo modo Artemis sarebbe stato più esposto; era pur vero che per quanto ne sapessero la cosa più illegale che avesse fatto Fowl j. in quel posto era stato realizzare un videogioco e probabilmente il pericolo più grande era costituito dai suoi amici, ma in tanti anni al servizio dei Fowl aveva imparato che non si era mai troppo prudenti. Il suo giovane protetto, però, non sembrava dello stesso avviso.

“Sì, vorrei vedere con i miei occhi qual è la situazione in cui ci troviamo!” Artemis  incrociò le braccia al petto “Devo essere in grado di gestire qualunque eventualità!” Lo sguardo tornò a fissare l’esterno dell’abitacolo, come a dichiarare chiusa la discussione, e solo allora Leale si lasciò sfuggire “Se vuoi passare inosservato dovresti comprare una felpa!”

 

Con aria accigliata Artemis guardò il maglione a righe multicolori che la commessa si era divertita, ne era sicuro, a suggerire a Leale; quest’ultimo, invece, lo fissava con un mezzo sorriso.

“Se non ti conoscessi oserei dire che ti stia divertendo, in questo momento!”

L’uomo si limitò ad alzare le spalle con fare noncurante.

“Smettetela di correre, e fate attenzione ai passanti!” il richiamo attirò l’attenzione di Artemis prima che tre giovani folletti gli sfrecciassero a meno di un metro di distanza, pochi istanti prima che un altro folletto, con aria contrariata e affranta, lo oltrepassasse.

“Era questo che ti aspettavi?” Chiese l’euroasiatico scrutando l’ambiente circostante: un nano stava salendo in quel momento su un autobus di linea, imbacuccato fino alla testa, e un altro era appena sbucato da un’aiuola.

“Sì, all’incirca… la coesistenza è del tutto pacifica!”  Fowl era attento a non tralasciare nessun particolare e rimase in silenzio quando un elfo, con addosso la divisa della LEP, si fermò a pochi passi da Leale.

“Mi scusi, ha per caso visto un nano? Deve esser sbucato da queste parti!”

L’uomo fissò per qualche secondo la creatura e fece cenno verso l’aiuola semi distrutta più vicina.

“La ringrazio molto!” disse in fretta l’elfo scomparendo sotto i loro occhi.  

Poco distante si udirono lievi rumori di lotta prima che il tutto venisse sovrastato dal trambusto della strada.

“Credo che con questo abbia visto e sentito abbastanza!” Le labbra di Artemis si curvarono in un sorriso appena accennato “Torniamo a casa!”

 

 

“Sebastian, ricordami perché siamo qui!” Sbottò Ciel con aria innervosita.

“Abbiamo seguito il consiglio del signor Sterro, signorino!” si affrettò a rispondere Sebastian abbassando lievemente la testa senza scomposi.

Phantomhive si rabbuiò ancora di più; l’occhio non bendato correva freneticamente da una parte all’altra della strada trafficata.

Mezzi sconosciuti, di ogni forma, colore e dimensione erano in continuo movimento e producevano un baccano infernale.

“Non ho mai visto nulla del genere!”

Lo strombazzare di un clacson fece trasalire il conte e un giovane passante lo urtò chiedendo a mala pena scusa.

“Odio questa città!” Sibilò Ciel fra i denti; lo sguardo vagò ancora in quella confusione prima di illuminarsi “Chiederò informazioni a quell’uomo; credo sia più degno di fiducia rispetto a tutti questi ragazzetti senza educazione!” Pensò nel notare un signore attempato dall’altro lato della strada.

Con fare sicuro scese dal marciapiede, deciso a dar ascolto al proprio istinto.

“Questo rumore mi sta oltremodo infastidendo!” Si disse, con un cipiglio esausto, prima che Sebastian lo afferrasse all’improvviso, pochi istanti prima che un auto sportiva rischiasse di investirlo.

“Signorino, sta bene?” Chiese il maggiordomo, poggiando morbidamente i piedi a terra, e allontanando il suo padrone dal centro della strada e dai suoi pericoli.

“Sebastian, cosa fai? Devo raggiungere quell’uomo o…” L’espressione del maggiordomo fece incupire Ciel: un’occhiata al traffico in costante aumento gli fornì in fretta la risposta alle azioni dell’altro.

“Se permette posso pensarci io a trovare quell’aereo!” Il demone sorrise amabilmente nonostante il sospiro frustrato del conte.

“Non pensavo che l’Irlanda fosse così… deve esserci qualcosa di strano, forse la presenza di un altro demone o di qualche inventore con le rotelle fuori posto che…”

“Mamma, guarda quel bambino!”

La voce sorpresa fece voltare di scatto Ciel “Perché mi sta additando? Non credo di conoscerlo!”

Phantomhive sussultò lievemente alla risatina che seguì.

“Smettila di indicare le persone!” Esclamò contrariata la donna che teneva il bimbo per mano.

“Ma mamma, non è Carnevale, perché quel bambino è travestito?”

La mascella di Ciel si irrigidì “Sebastian…” Sibilò ma venne interrotto prima che potesse continuare.

“Mi perdoni, signorino, ma quello non è il vostro ospite?”

“Quale ospite?” il conte inarcò un sopracciglio, socchiudendo gli occhi per veder meglio.

Intorno era un continuo via vai di persone vestite in modo alquanto inusuale e Ciel impiegò qualche istante prima di scorgere, accanto ad un uomo enorme, l’irlandese che era piombato all’improvviso nella sua dimora.

“Fowl…” Sussurrò notando il giovane a qualche decina di metri, ma non fece in tempo a muoversi che la figura scomparve dalla sua vista.

Il fracasso diventò solo un debole rumore di sottofondo all’orecchio del conte Phantomhive “Sebastian, voglio che mi porti a casa di quel Fowl, il più in fretta possibile: è lui la causa di tutto e lo costringerò a porre rimedio a questa situazione!”

   
 
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