Una semplice chiamata, una corsia d'ospedale, l'alba, lacrime amare. Un futuro che non verrā ed un lenzuolo di pietra.
Quando la cittā dorme e restano sveglie solo le ragazze vuote come me, rivivo quella scena. Rivedo i tuoi occhi socchiusi ed ho voglia di piangere, il tuo volto perduto e la tua mano gelida, gelida come il vento nel mio cuore. Ho paura. Fili di lana candida scendono dalle mie guance infuocate, la mia pelle bianca, bianca come il latte e sporca,sporca di ombretto nero sporca dei tuoi baci e delle tue carezze che hanno lasciato un segno invisibile che non va via.
Sento il tuo fiato freddo sul collo, hai bisogno di me?
Chissā se hai pianto...
Chissā se hai sofferto...
Chissā se hai pensato a me, a noi.
Tra le luci soffuse, i ricordi attaccano il mio cuore che non sa difendersi.
...Chissā se hai pianto
Quella bocca sporca su di me, fiato sporco sul mio collo.
Non voglio, ti prego. Matteo, aiutami.
...Chissā se hai pensato a me
Devo correre, il rumore dei miei passi deve coprire i miei pensieri, non devo sentire nulla, solo il battito del mio cuore sempre pių. L'odore dell'asfalto bagnato, s'infila sotto la mia pelle.
Non ho sentito le tue grida e tu? Hai sentito le mie?