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Autore: Mala Zeta    20/08/2011    1 recensioni
Fanfic su Chiyomi Shiroga, la mia OC. Ho deciso di scrivere la sua vera storia perchè mi sembrava giusto spiegare com'è.
Sono molto affezzionata a Chiyomi, ci tengo davvero parecchio.
{Aver a che fare con un nuovo incubo è una cosa che devo imparare a superare. In fondo, con tutto quel che mi è successo in tenera età, dovrebbe risultarmi facile. Ma non so per quale ragione, sarà un'impresa ardua.
Solo per colpa sua.}
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Cap.1_La notte del graffiante ricordo Mi divincolo nel letto, colta da fremiti terribili.
Di nuovo quegli avvenimenti nella mia testa, cupi e tremendi.
Voglio svegliarmi, ma so che non ci riuscirò finchè non avrò rivissuto tutto.
Poi mi aspetterà il resto della notte, nel buio.
E io, come ogni volta, insonne e in preda alle lacrime salate nelle quali è impresso il mio dolore.

Mala Zeta presents:
LA NOTTE DEL GRAFFIANTE RICORDO

{ Era una bella giornata, c'era tanto sole e un piacevole odore di erba appena tagliata.
Nel villaggio della Stella, nel Paese degli Orsi, la primavera era giunta al picco della sua bellezza, e in ogni casa regnava il buonumore.
Persino i canyon che circondavano il villaggio sembravano meno cupi e i gas velenosi meno fitti.
Chiyomi era una bambina di otto anni, allegra, irrequieta e con una pettinatura corta che le conferiva l'aspetto di un maschiaccio scalmanato.
Viveva in una piccola casa con i genitori, vicino alla piazza principale.
-Oggi andiamo a trovare la zia! Sei contenta?- le aveva chiesto la madre, una donna molto bella, dai lineamenti delicati simili a quelli della figlia.
I suoi occhi verdi e gentili attesero la risposta della bambina, che non si fece aspettare troppo.
-Sìììì!!! Andiamo a trovare zia Musumi!- Chiyomi si mise a saltellare e a correre per casa, per poi essere sollevata in braccio dal padre.
-Uff! Stai diventando pesante! Eri molto più leggera, prima.- rise e insieme a lui anche Chiyomi.
Il lavoro del padre non gli permetteva di passare molto tempo in famiglia, a parte il fine settimana.
Ma quel giorno, dato che era festa, aveva promesso alla piccola Chiyomi e alla moglie Reika di spendere l'intera giornata con loro, per svagarsi e divertirsi tutti insieme.
La casa di Musumi, la sorella del padre, era situata nel villaggio vicino, circa due chilometri di distanza.
Si misero in cammino al mattino sulla strada sicura, che evitava i gas velenosi e sbucava proprio nel villaggio di Musumi.
Arrivarono dopo mezz'ora e si diressero subito a casa della zia.
Appena la padrona di casa aprì la porta, un'espressione allegra si dipinse sul suo viso giovane.
-Shakuzu, fratello mio! Era da tanto che non mi venivi a trovare!- abbracciò il fratello maggiore, per poi rivolgersi a Reika e Chiyomi.
-Reika, ti vedo bene... E anche tu, Chiyomi! Sei cresciuta!- sorrise alla madre e scompigliò amorevolmente i capelli alla piccola.
La famiglia rimase lì per l'intero giorno, fino a sera.
Dopo aver cenato, la famiglia si decise a ritornare a casa.
Dopo aver salutato Musumi, si accinsero a percorrere la strada del ritorno.
Ma da lì incominciò la tragedia.
Cominciò a piovere, a dirotto, come se il cielo conoscesse già la fine di quella notte.
Le nubi si fecero color pece e mentre continuava a scendere la pioggia scrosciante Shakuzu si tolse la giacca mettendola addosso alla moglie, mentre la bambina si appiccicava a lei.
Si sentirono urla strazianti oltre i palazzi dietro la casa della zia, poi ruggiti rabbiosi apparentemente animali.
Chiyomi si girò di scatto, spaventata ma allo stesso tempo incuriosita da quei rumori terribili, che si facevano sempre più forti e sempre più vicini.
Parecchie figure scure si avvicinavano minacciose nella loro direzione, poi...
-Shakuzu! Entra dentro! Porta in salvo la tua famiglia!- un grido disperato d'aiuto proveniva dalla porta della cantina di Musumi, appena fuori da casa sua.
Reika spinse con decisione Chiyomi tra le braccia di Musumi, capendo che non ce l'avrebbero fatta.
Le ombre ormai erano ad un soffio da loro, scivolando ad una velocità spaventosa.
-Diventa grande, Chiyomi! Ricorda che saremo sempre con te, nel tuo cuore!- le ultime parole disperate dei genitori, prima di essere serrata al sicuro nella cantina, protetta da sigilli.
-NOOOOOOO!!!!!- l'urlo della piccola venne soffocato dai singhiozzi, tra le braccia di Musumi, anche lei col volto rigato da lacrime di dolore.
Quando uscirono, la devastazione le colpì come una coltellata all'altezza del cuore.
Da quel giorno nulla fu più lo stesso.
Nemmeno Chiyomi.
Pregò la zia di studiare nella migliore accademia ninja, per diventare un'abile kunoichi, capace di difendere le persone a lei care.
Musumi accettò, capendo il forte desiderio di essere forte di Chiyomi, capace di prendere una decisione tale già in quella tenera età.
Fu così che si trasferirono a Konoha.
La zia, dopo aver completato tutte le cose burocratiche per trasferirsi e comprare casa, prese con sè Chiyomi per far sì che la sua promessa potesse avverarsi.
L'appartamento era situato quasi alla periferia, ma era comunque abbastanza grande e comfortevole.
La prima notte che Musumi e Chiyomi passarono nella nuova casa, la piccola, nel suo letto, prese in mano due fotografie: una con lei, la madre, il padre e la zia, l'altra con le tombe dei genitori, al tramonto.
Sulla seconda fece una promessa.
Sulla sua strada di kunoichi, non avrebbe mai ucciso nessuno.
Mai.
Nessuno. }

Il sogno sta prendendo una piega diversa.
So cosa sto per rivivere.

{ Musumi era stesa sul letto, più debole di quanto dimostrasse.
Da quando si era ammalata, una settimana dopo il loro arrivo, aveva passato un anno tra sofferenze e dolori, donostante assumesse i medicinali giusti e avesse le cure necessarie.
Ormai la piccola, seppur di nove anni, aveva capito che la zia non ce l'avrebbe fatta, nonostante l'anno in cui si era impegnata ventiquattr'ore su ventiquattro per la salute di questa.
Non si era nemmeno iscritta all'Accademia, per assistere la zia.
-Chiyomi...- la presa sulla mano della piccola si intensificò impercettibilmente.
-Sì zia?- la bambina, con la testa poggiata al bordo del letto, si sistemò e quardò la zia negli occhi.
-Vai sul tavolo... quello vicino... vicino al pianoro di... marmo... C'è un fo... foglietto... Chiama il dottore...- la voce della zia era flebile, si notava l'intensa fatica che le costava per parlare.
Chiyomi schizzò in quella che si poteva chiamare cucina e afferrò il telefono con insieme il biglietto del dottore.
Compose in fretta il numero e dopo pochi secondi sentì dall'altro capo la voce familiare del dottore che curava Musumi.
-Dottore, la prego! Deve venire a casa mia! La zia la vuole vedere subito!- la preoccupazione nelle parole della piccola era palpabile.
Il dottore bofonchiò un teso "Vengo subito" e mise giù la cornetta.
Quando arrivò a casa, dopo minuti che a Chiyomi parvero interminabili, constatò che la situazione di Musumi si era aggravata in maniera pericolosa, e chiese a Chiyomi di uscire dalla stanza, prima di essersi fatto portare il telefono.
Appena uscita, scivolò sul pavimento ligneo, seduta, con le ginocchia strette al petto e la testa bassa.
Dopo un po' sentì bussare alla porta una seconda volta.
Andò veloce ad aprire e un uomo vestito in nero, con una ventiquattr'ore in cuoio, entrò.
-Dovè la signora?- l'impassibilità dell'uomo non piacque a Chiyomi, ma indicò con fermezza la porta della camera.
L'uomo entrò e richiuse la porta alle sue spalle.
"Come fa ad essere così calmo?! MIA ZIA STA MALE!" la disperazione prese il sopravvento.
La paura di perdere un'altra persona a cui era affezionata era grande, troppo grande per una bambina di nove anni come lei.
Passarono altri minuti, ma a Chiyomi parvero anni.
L'uomi con la valigetta aprì la porta e fece sengo a Chiyomi di entrare.
-Ascolta questo signore...- sussurrò la zia, cercando una mano di Chiyomi.
La bambina la prese e la strinse forte, annuendo e cercando di non far uscire nemmeno una lacrima dalle sue palpebre.
Aveva capito che la situazione era seria.
-Tua zia, Musumi Shiroga, ha dettato le sue ultime volontà. Su questo foglio, c'è scritto che tu, Chiyomi Shiroga, ovvero sua nipote, verrai in possesso di tutti i suoi averi subito dopo il suo decesso.-
Chiyomi non riuscì a trattenere una lacrima, e il dottore scattò in piedi dalla sedia vicino al letto:
-Per l'amor di dio, Himono! Non fare il notaio serio anche davanti a una bambina!- scansò l'uomi chiamato Himono e abbracciò Chiyomi.
Lei rimase ferma, impassibile.
Guardò la zia, che rispondeva al suo sguardo, e un'altra lacrima rigò la sua guancia.
Il dottore si sciolse dall'abbraccio, guardò il notaio e disse con fare dolce:
-Vi lasciamo sole.- si avviarono e lui chiuse la porta.
Chiyomi abbracciò con tutte le sue forze la zia:
-Non andartene anche tu! Non ho nessuno! Non lasciarmi sola!!- i singhiozzi e un pianto ininterrotto colpirono la piccola, mentre Musumi le accarezzava i capelli, scossi dai continui fremiti.
-Ti voglio bene... Cresci... e realizza il tuo... sogno... Non permettere... mai... a nessuno... di calpestarti...- Chiyomi sollevò la testa e guardò la zia, con gli occhi rossi e ancora gonfi di lacrime.
Cercò di ascoltare le ultime parole della zia.
-Sei una bambina... forte... supererai tutto... Io lo so... lo apevano anche i... tuoi genitori...- la bambina annuì con forza, mentre la zia continuava.
-Addio... proteggi la gente... a cui tieni... come hai fatto con... me...- la presa della zia allentò di colpo.
-ZIA! ZIA!!! NON LASCIARMI SOLAAAAA!!!!- Chiyomi, di nuovo in preda dagli scossoni del pianto, stringeva il corpo esanime di Musumi.
Il dottore e il notaio irruppero nella stanza.
Himono commentò, freddo:
-Aveva solo ventisette anni...-
Il dottore abbracciò nuovamente Chiyomi, cercando di calmarla.
-Dobbiamo trovarle qualcuno.- si rivolse al notaio.
-Hai rgione, Suemori. La affideremo ad un Jonin, così che possa studiare all'Accademia, come ha chiesto Shiroga.- }

Mi sveglio di soprassalto, con le lacrime agli occhi.
Sono nel mio letto, qui a casa.
Mi alzo, e mi dirigo alla finestra con le porte scorrevoli a lato di quel giaciglio scompigliato e col cuscino zuppo del mio pianto notturno.
Stanotte c'è la luna piena, assenza completa di nuvole.
Cammino a piedi nudi fino alla stanza di zia Musumi e apro la porta.
Tutto in ordine, in un silenzio pacato che mi rievoca i pochi giochi che sono riuscita a fare con lei, sul suo letto.
Scacchi, carte, majong... adesso quelle scatole sono nel ripiano a lato.
Non le ho più aperte.
La luce della luna filtra dalle tende trasparenti della finestra, e i granelli di polvere danzano, illuminati da quella fonte, per poi sparire nel semi-buio della camera.
L'odore di chiuso è assente, grazie alle mie cure maniacali per tenere immutata la stanza.
Sei anni di cure maniacali.
Esco, richiudo la porta, torno alla finestra scorrevole.
Sempre a piedi nudi, ignorando il freddo sotto le piante, apro e vado fuori, con la brezza notturna che mi scompiglia i capelli corti e mi accarezza il viso, ancora umido.
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Uuuuuufff! Sono tornata.
Questa fic è la vera storia di Chiyomi, è da tanto che volevo scriverla.
Dato che detesto i prologhi, ho deciso di raccontare parte del suo passato con un sogno.
Che più che altro è un'incubo.
Avviso che, mentre scrivevo, mi è venuto da piangere. Sono sentimentale, io! ò_ò
Vi lascio, a presto, e spero che apprezziate la nuova, vera storia di Chiyomi Shiroga.
   
 
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