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Autore: loonaty    20/08/2011    4 recensioni
"Eleanor Lizbeth Desdemona Engels.
Diciassette anni.
Italo – germanica, giapponese.
Orfana.
[...]
Si dice che il tre sia il numero perfetto, è composto da tre cifre ognuna delle quali è identica all’altra. Noi tre non eravamo identici, ma ci compensavano a creare il perfetto equilibrio. Ora, da sola sulla bilancia, credo proprio che questo equilibrio si sia spezzato. Ho bisogno di qualcuno che posi un dito sull’altro piatto prima che precipiti nel regno degli inferi. "
Genere: Commedia, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kyoya Ohtori, Nuovo personaggio, Tamaki Suoh, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 HOST CLUB

Dove Eleanor Lizbeth Desdemona Engels scopre che ai diavoli piace vestirsi da angelo, ma che se glielo si fa notare prendono fuoco.

 
Nell'ala sud della prestigiosa Accademia Ouran, all'ultimo piano, alla fine del corridoio c'è un'aula di musica, inutilizzata. Apri la porta e trovi...
Il pavimento era coperto di materia ovattata. Le pareti rilucevano di un bianco perlaceo mentre dal soffitto pendevano lunghe tende candide di pura seta che drappeggiavano l’intera stanza e brillando lì dove, nelle pieghe, la luce del sole proveniente dalle vetrate colava languida. Un turbine di petali di rosa mi avvolse. Sul volto di Haruhi si leggeva un vago disprezzo per quel che stava accadendo, ma non me ne chiesi il motivo. Invece i gemelli continuavano a ghignare. –Hanno cominciato senza di noi … - Disse uno.
-… Traditori!- Finì l’altro.
-Benvenute!- Il tono soave di più voci maschili mandò in ferie anticipate il mio cervello.
Davanti a noi, accoccolati sotto la luce delicata e le ombre tenui di quel paesaggio paradisiaco stavano quattro angeli sorridenti.
-Oh, quale soave bellezza portate al mio cospetto? Cosa si riflette in questi occhi cristallini? Il volto indescrivibile di una fanciulla celestiale! – Un angelo biondo svolazzò davanti a me inginocchiandosi e prendendomi una mano poggiandovi le labbra. Lo fissai. Seriamente, parevo una triglia per quanto lo fissavo.
Rimasi a fissarlo.
Indossava una tunica candida lunga fino alle caviglie, un cerchietto dorato sul capo ed un paio di  cose  che sarebbero dovute essere ali e che parevano sostenersi, per restare in tema, con la forza dello spirito santo.
Notando la mia palese mancanza di reazioni data dalla tramutazione totale e istantanea di ogni mia singola cellula in granito, sollevò il suo testolino dal simpatico baciamano puntandomi contro due occhioni violetti che mi perforarono senza pietà. Riconobbi la creatura brillantosa della mia classe. –Ancora tu?- Domandai. Sembrò scoraggiato ma non si arrese, fece per aprire nuovamente bocca che Il cugino della nipote della bis pro zia della sorella acquisita da parte di mamma di Dracula si fece avanti scandendo il mio nome peggio delle campane a morto.
-Eleanor-Lizbeth-Desdemona-Engels-  Un angelo occhialuto e dai capelli del concentrato più oscuro delle tenebre stesse si fece avanti scansando il biondo e sorridendomi appena, le labbra incurvate agli angoli sulla pelle pallida rischiarata e resa luminosa dagli abiti color avorio che ne slanciavano la figura, anche lui aveva un paio di ali posticce sulla schiena, meno appariscenti di quelle della creatura brillante che stava coltivando funghi in un angolo, e con una fila di penne scure nella parte inferiore. Si aggiustò gli occhiali sul naso. –Tu sei la nostra nuova compagna di classe, esatto? – Annuii automaticamente indietreggiando, alle mie spalle incontrai la superficie liscia della porta chiusa. –Diciassette anni … Trasferita ieri dall’Italia ? – Inarcò un sopracciglio.
 
**
 
Il fatto che avesse respinto a quel modo Tamaki significava soltanto che in classe era rimasta troppo stupita per agire e che dunque le sue deduzioni si erano rivelate errate. Cancellò la V accanto al nome del lord con un gesto di stizza. Se c’era una cosa che non gli piaceva era scoprire di non aver inquadrato nel modo giusto una persona.
La ragazza indietreggiò fino a poggiare la schiena contro la porta chiusa. Anche Haruhi aveva tentato la fuga la prima volta ed anche lei era incappata nel piccolo problema delle chiusura automatizzata. Non che lui c’entrasse niente ovviamente. Inarcò un sopracciglio notando la poca disponibilità del soggetto. Forse era ancora provata per la morte dei suoi? Che domande! Era ovvio che lo fosse!
-Hikaru, Kaoru, perché non fate accomodare la nostra ospite?- Sorrise di nuovo. Forse era meglio prenderla alla larga. Girare intorno. Intrappolarla. Certo che così sembrava davvero una persona spregevole, ma il guadagno veniva prima di tutto no?
I due gatti siamesi, che nel frattempo si erano cambiati, si accinsero a confondere la nuova principessa portandosi l’uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra e appoggiandosi ciascuno ad una sua spalla.
-Nee Eleanor – Hime … -
- … Da questa parte, si sieda con noi!-
La sospinsero verso un divanetto in uno svolazzare di penne e tuniche. La ragazza spaesata rimase in silenzio alternando lo sguardo dall’uno all’altro. Era forse imbarazzata?
Tamaki, ignorato da tutti, si riprese e decise di compiere il suo lavoro di lord. Poco male. Se non fosse stato per un esuberante scricciolo biondo.
Honey si accomodò tranquillamente a cavalcioni sulle sue ginocchia osservandola con gli occhioni castani e stringendosi al petto il suo coniglietto di pezza rosa. –Eleanor-hime ha un nome davvero lungo, come potrei chiamarla? Uhmmm … - Cominciò a chiacchierare per gli affari suoi ignorando i tentativi del lord di attirare l’attenzione con la sua solita presentazione dei vari membri. –Hele –chan? Uh … -Nor … -Nora … Nora-Chan!- Eleanor lo osservò con il capo piegato di lato. –Scusa, perché chan? Tu non sei delle elementari?-
Haruhi si sedette davanti a lei con grazia prendendo poi a versare il tè.
-In effetti è davvero un nome molto lungo … Uh, sei straniera vero?-
Honey si spostò di lato rimanendo avvinghiato comunque al braccio della principessa. –Nora-chan, vuoi un po’ di torta?-
-Non mi piacciono i dolci-
Tamaki riuscì a sfondare le mura nemiche e a piantarsi davanti a Eleanor con una posa perfettamente studiata con tanto di stelline luccicanti sullo sfondo.
-Benvenuta all’Host club, mia cara principessa … Quale tipo preferisc-
-Nessuno!-
Silenzio in sala.
 
**
 
Basta, ma dove ero finita? Nel mondo di Alice nel paese delle meraviglie? Erano tutti pazzi? Facevano uso di droghe pesanti?
Il cosetto accanto a me indossava la divisa delle superiori nonostante apparisse palesemente delle elementari, su di me sentivo l’ombra oscura di un ragazzo in piedi alle mie spalle. Forse un po’ troppo alto, che mi teneva d’occhio dall’istante stesso in cui avevo rivolto la parola al puffo.
Ai lati del divanetto i gemelli-iene ridens-siamesi- dai capelli rossi di cui al momento non ricordavo il nome, discutevano tra loro di una questione che pareva riguardare molto da vicino i miei capelli e il mio modo, da quanto dicevano, decisamente out di vestirmi. Davanti a me un pietrificato lord mi fissava sconvolto mentre, oltre il suo corpo di marmo, il ragazzino che avevo tentato di uccidere con la cartella sorseggiava beatamente il tè come se non fosse toccato da tutto quel caos.
L’unica persona che poteva essere definita normale e neanche tanto, dato il suo aspetto, era il ragazzo con gli occhiali che poco prima aveva dato a vedere di aver ficcato il naso nel mio fascicolo personale. Se ne stava tranquillamente appoggiato a lato della porta con ostentata tranquillità.
-Ehi, voi, le clienti arriveranno da un momento all’altro … - Si limitò a comunicare poco prima che la sala venisse inondata da gonne color giallo limone.
 
Seduta su una delicata sedia imbottita, ad un tavolino fine e decorato con buon gusto, sorseggiavo un tè schifosamente zuccherato da una tazza che mi era stata definita “una delle migliori porcellane in circolazione” senza calcolare minimamente quanto me ne potesse fregare.
Seduto davanti a me, immerso in calcoli ed equazioni, o per meglio illustrare la situazione, sommerso stava il moro occhialuto.
-Quindi … Tu saresti il tipo affascinante.- Lo scrutai da sotto la mia frangia troppo lunga. In effetti qualcosa di fascinoso lo aveva. Si sistemò gli occhiali e mi gettò uno sguardo distratto, ma penetrante. “Come fa uno sguardo distratto ad essere penetrante?” Mi chiesi in quel momento.
-Esatto.-
-E questo … è un Host club.-
-Giusto.-
Perché avevo la parvenza di essere trattata con l’accondiscendenza che si ha per i neonati e gli idioti?
-E … Potresti spiegarmi un secondo cosa ci fa un Host club in una scuola?-
Sospirò poggiando la calcolatrice sul tavolino.
-L’istituto privato scolastico Ouran. In parole povere, nobiltà e denaro. I ricchi hanno molto tempo libero, quindi in questo host club noi riempiamo le nostre giornate intrattenendo le ragazze non meno afflitte di noi da un eccesso di tempo libero- Intrecciò le dita sotto il mento fissandomi. –Ora. Tamaki ti vuole far stare qui per un giorno, senza che tu sia iscritta e, per qualche strana ragione a me non chiara hai scelto di essere intrattenuta da me per questo lasso di tempo, quindi, visto che ho diversi calcoli finanziari da portare a termine non mi dispiacerebbe che la principessa Eleanor Lizbeth Desdemona Engels , prendesse il tè in silenzio. L’assenza di suono stimola la pace dell’animo sai?-
-Ah, ma qui quello che parla troppo sei tu. – Sbuffai arrendendomi. Quel tè era imbevibile. Riappoggiai la tazza sul tavolo, probabilmente nel modo sbagliato perché il piattino precipitò sul pavimento andando in mille pezzi. –Oh … - Fissai i cocci sul pavimento, poi notai un guizzo negli occhi del ragazzo che avevo davanti. –Lo ripago- Mi affrettai a dire prima che gli venisse un ictus. Sorrise e respirò piano sistemandosi gli occhiali e appoggiando la schiena alla sedia. –Lo spero.- Commentò. –Spero non vi siate ferita con le schegge … Le cure mediche costano fin troppo.-
Mi sentii punta sul vivo. Ora, cosa voleva questo?
Mi allungai sul tavolo. – E tu che ne sai?- Sibilai.
Lui rise divertito perforandomi con quegli occhi troppo neri e troppo … qualcosa per uno che dovrebbe corteggiarle le ragazze. Non mangiarle. Lupo. Da gatto e tonno eravamo passati a lupo e cappuccetto rosso.
-Semplice, la mia famiglia possiede il più delle ditte farmaceutiche e degli ospedali del paese.-
Il mio cervello fece un facile collegamento.
Riavvolse il nastro e riascoltò la frase.
Rifece il collegamento.
Purtroppo i miei neuroni si bloccavano anche solo a immaginare una cosa simile.
-Aspetta aspetta aspetta – Portai le mani davanti a me. –Tu. Ospedali. Aziende. Ootori. ?-
Sbuffò. –Tamaki sotto choc ha un uso delle proprietà verbali nettamente superiore al tuo.-
Forse doveva essere un’offesa.
-Tu sei un Ootori?- Mi uscì d’un fiato, la pala già in una mano pronta a sotterrarmi.
Sollevò un sopracciglio. –In classe non hai sentito l’appello?-
-Sono arrivata in ritardo … - Commentai tentando di sembrare acida, ma sfiatando atterrita. Un Oototi. Un altro, maledettissimo, bellissimo, dannatamente odioso Ootori!
-Ah, giusto. –Scacciò il proprio errore con un gesto della mano ignorando il mio accasciarmi sulla sedia come un sacco vuoto. –E tu sei la principessina che avrebbe dovuto sposare mio fratello. Presentazioni fatte. Ora, parlando del piatto che hai rotto.-
-Il fratello minore di Akito … Il fratello minore di Akito … Il fratello minore di Akito, dove?!?- Ero leggermente isterica. Non ci sarei potuta arrivare nemmeno dopo degli anni di stretta convivenza. Erano agli antipodi. Per cominciare Akito era biondo.
E poi, Akito non aveva solo un altro fratello biondo? Più piccolo? Con gli occhiali pure lui, ma biondo, cavolo! Chi era sto tipo?!?
-Mi stai ascoltando? Guarda che quello è un pezzo unico del suo gener … -
Avevo assoluto bisogno di dire qualcosa di stupido. Se l’avessi fatto il sogno (l’incubo) sarebbe esploso in tanti piccoli frammenti e io mi sarei ritrovata nel mio letto. Possibilmente in Italia. Con i genitori ancora vivi.
-E’ normale per voi Host vestirvi da angeli?- Lo squadrai dall’alto al basso. Primo: non gli donava.
Secondo: era ridicolo.
-No. Questa è solo una delle tante idee fantastiche da cui non riusciamo a distogliere il nostro lord.- Probabilmente si era arreso al fatto che lo stessi ignorando, o forse no visto che scribacchiò qualcosa su un’agenda mandando lampi decisamente non amichevoli con i suoi occhiali del demonio. Uhmmm.
-Mai preso in considerazione corna e forcone?- Domandai poggiando i gomiti sul tavolo.
Mi guardò. Trivellandomi con lo sguardo, potevo sentire la pelle consumarsi sotto il suo sguardo. Mi avrebbe uccisa.
-Non esistono esemplari uguali a quel pezzo da collezione che ha distrutto signorina Engels- Si alzò chiudendo l’agenda. –Si renderà conto che il risarcimento sarà salato … Per non contare i suoi già esorbitanti debiti con la mia famiglia … -
Mi avrebbe uccisa ed avrebbe occultato il cadavere.
Sorrise.
Mi avrebbe uccisa, avrebbe occultato il cadavere ed avrebbe incolpato il fesso biondo dal ferormone magico.
Fece un passo avanti.
-Nooooooora-chan!- Il ragazzino dal coniglietto rosa mi saltò sulle spalle cingendomi il collo con le braccia. –Vieni a mangiare la tortaaaaaa? Eh Nora-chan?-
Come glielo dovevo dire che la torta non mi piaceva?
Bhè, dopotutto era un’ opportunità per sfuggire al demone travestito.
-S-Sì, eccomi!- Lo seguii al tavolo accanto, non resistetti a girarmi e salutare con la mano il moro. Forse un gesto di sfida? No, mi divertivo solo a prenderlo in giro.
Però rimase impassibile, si sistemò il collo della tunica tornando a sedersi.
La cosa mi fece attorcigliare i nervi a tripla mandata. Dannato pinguino. Tsk.
 
**
 
Ma chi si credeva di essere quella Engels?
Quella mocciosa?
Strinse la stylo tra le dita tentando di respirare normalmente. Guardò i cocci a terra sentendo di nuovo il suo istinto omicida premere per fargli staccare la testa a quella ragazzina.
 
Presuntuosa
Immatura
Decerebrata
Rompi piatti a tradimento
Distratta

 
Forse Kyoya Ootori non si rese conto di quanto apparisse infantile il suo dedicare una pagina intera alla ragazza sulla quale aveva deciso di lucrare. Non si rese nemmeno conto, che , così facendo, non avrebbe certo migliorato la situazione.
Però il suo buon senso si era suicidato nell’esatto istante in cui quella gli aveva consigliato “corna e forcone”.
Perché nessuno poteva permettersi, dopo essersi visti solo per pochi minuti, di giudicarlo a quel modo.
Perché nessuno poteva permettersi di mandare in frantumi la sua facciata di host senza che se ne rendesse nemmeno conto.
Soprattutto quando quel nessuno era una ragazzina orfana e indebitata fino al midollo che lui stesso non riusciva a catalogare.
Questo però, non lo ammetteva nemmeno a se stesso.
 

I piatti della bilancia vibrano, tentennano. Fremono. Nell’aria un cambiamento. Nel buio qualcuno si avvicina.
   
 
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