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Autore: Patta97    20/08/2011    5 recensioni
[- Lo sa proprio tutta la scuola, eh? – chiese James a Frank e Remus
- Ehm… - tentennò Remus.
- Diamine, Ramoso, sì! Certo che sì! – Sirius interruppe tutti i buoni propositi di Remus. – Il secondo Grifondoro più focoso di Hogwarts (il primo per ovvi motivi sono io) che esce con la timida Lily Evans?! Questo è il pepe per i pettegolezzi di questa scuola, amico!-.]
[E fu proprio quando ormai la galleria si era fatta più larga e a Remus già giungeva alle narici l’inconfondibile odore di polvere della Stamberga Strillante, che quella dispettosa nuvola decise di giocargli un brutto tiro e di lasciare scoperta la luna.
Remus non poteva vederlo, ma lo sentì. E si bloccò, il sangue che ribolliva nelle vene.]
Questa non è che l'ennesima storia sui Malandrini, ambientata all'ennesimo settimo anno ad Hogwarts, con gli ennesimi personaggi. Davvero non so dirvi cosa abbia di più rispetto alle altre, è solo "l'ennesima". Ma la scrivo ridendo ed immedesimandomi in ogni personaggio, cercando di capire ogni singolo punto di vista. Inoltre andrà avanti anche dopo la fine dell'anno scolastico, fino alla morte dei personaggi e del loro incontro... dopo.
Spero di avervi incuriosita e che lascerete una recensione.
P.S. E' narrata soprattutto dal punto di vista di Remus o di Lily, ma anche degli altri. Lasciate una recensione! :)
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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“Possibile che non li abbia visti…?” si domandò il ragazzo, sbirciando negli scompartimenti mentre avanzava lungo il corridoio stretto del treno, che sferragliava nella nuvolosa mattinata settembrina.
Poi li trovò: impossibile non distinguere le risate sguainate che si avvertivano da qualche metro di distanza. Remus aprì la porta scorrevole con un gran sorriso; dentro stavano i suoi tre, e forse unici, migliori amici: James, Sirius e Peter. Peter era piccolo e rotondetto, con grandi occhi di un celeste chiarissimo e lucidi, naso a patata e capelli color grigio topo; tirava sempre sul col naso e si lanciava occhiate sospettose intorno, stringendosi ancora di più ai suoi amici. James aveva i capelli costantemente arruffati che ricadevano sulla fronte e facevano leggermente ombra sugli occhiali rettangolari, posti davanti agli occhi castani; aveva sempre un sorrisetto sicuro di sé e la mano che correva a ravvivare l’acconciatura scomposta dei capelli, soprattutto quando nella vicinanza c’erano delle ragazzine adoranti; ma faceva anche discorsi seri… a volte. E poi c’era Sirius, che forse, fra i tre, era il preferito di Remus. Possedeva una bellezza gotica, provocante, di un’affascinante trascuratezza: occhi blu scuro, viso pallido, capelli neri impeccabili e sorriso sghembo; i suoi occhi brillavano di un luccicare astruso quando stava per ideare o mettere in atto uno scherzo, specialmente se si trattava del povero Piton. Più della metà delle ragazze della scuola gli correva dietro, ma lui non se ne rendeva conto, o meglio, usava il suo ascendente sul gentil sesso solo quando gli veniva comodo. I loro volti, in quell’istante, erano tutti rivolti verso Remus, con un gran sorriso.
- REMUS! – esultarono in coro, e questi arrossì leggermente: dopo tanti anni, non era ancora abituato all’entusiasmo che gli amici provavano a stare con lui. Poi gli saltarono addosso, dandogli pacche grossolane sulla schiena e sulle braccia, soffocandolo con gli abbracci. Non appena ebbero finito di strapazzarlo, Peter gli fece posto accanto a lui, vicino al finestrino; Remus vi si sedette lisciandosi la camicia.
- Perché ci hai messo tutto questo tempo, Lunastorta? – chiese James, passandosi una mano fra i capelli; a Remus sfuggì un sorriso vedendo quel gesto, da tanto gli era mancato.
- Sono arrivato in ritardo e ho appena fatto in tempo a posare il baule e la gabbia di Brenin e a saltare su un vagone, prima che l’Espresso partisse… - disse Remus, vago.
- E come mai eri in ritardo, Lunastorta? – chiese Sirius, socchiudendo gli occhi.
- Già, tu sei sempre puntuale! – osservò Peter, spalancandoli.
- Ragazzi, non stare con me vi ha fatto perdere l’abitudine? – domandò Remus, fintamente offeso.
- Ieri notte c’era la luna piena… una nottataccia – spiegò, indicando agli amici i nuovi graffi sul viso magro.
I tre annuirono e si scusarono.
- E i tuoi… - lasciò in sospeso James.
- I miei genitori mi hanno aiutato per quanto era loro possibile, al solito… - disse Lunastorta. – E con la solita indifferenza - ammise poi, abbassando lo sguardo.
- Per quanto si possa essere indifferenti di fronte a un lupo mannaro, già! – ironizzò Sirius. – Bé, la tua famiglia è composta da angeli custodi in confronto alla mia… - continuò.
- Giusto! – ricordò improvvisamente Remus, dandosi una manata sulla fronte, della quale si pentì ben presto, visto che aveva colpito in pieno una ferita fresca. Con una smorfia di dolore, tenendosi la testa con una mano, indicò Sirius e James con l’indice dell’altra.
- Voi! Mi dovete delle spiegazioni! – esordì, arrabbiato. – Qualcosa come “scappare di casa” non è qualcosa che si omette per sbaglio di dire! È stato Peter ad accennarmelo, in una sua lettera, solo un paio di settimane fa! E voi non eravate rintracciabili in alcun modo! - accusò.
James e Sirius si scambiarono un’occhiata divertita e poi ne lanciarono una truce a Peter, che si fece piccolo piccolo, mortificato.
- Ebbene, caro il mio Lunastorta, questa sarebbe stata una sorpresa, se il signor Codaliscia, qui, non avesse spifferato tutto! – commentò James, tra l’infastidito e il divertito.
- Sirius, sentiamo il tuo punto di vista… mi vorresti spiegare? – chiese Remus, chiudendo gli occhi e cercando dentro di sé la calma per cui andava famoso.
- Bé, lo sai che era da un po’ che lo progettavo e sai anche che non pensavo di arrivare a tanto, un giorno, però… è successo. E non mi va tanto di parlarne… – spiegò Sirius velocemente, ma, vedendo lo sguardo dell’amico, deglutì rumorosamente.
- …Ma se tu ci tieni così tanto, allora! – continuò, come se non si fosse mai interrotto. – Dunque, era il compleanno di Regulus, quindi era il primo luglio e si moriva dal caldo, eppure io ero costretto nel salotto di casa mia, schiacciato tra i miei amabili parenti, abbigliati in pompa magna per il sedicesimo compleanno del mio degno e puro fratellino. Stavo stretto sul divano, con da un lato Narcissa mano nella mano con il suo amato Malfoy, che facevano i piccioncini, e dall’altro Bellatrix, che non faceva altro che massaggiarsi il braccio sinistro, stare in silenzio a bere Acquaviola e lanciarmi occhiate o inviperite o disgustate. Poi è arrivato il disastro nei vaporosi panni di mia nonna Irma, seguita con aria reverenziale da mia madre e mio fratello, con tanto di cravattino. La nonnina ha iniziato a dirmi che sono un disonore, che sua figlia (mia madre) è troppo buona a tenermi con lei, che il solo fatto di essere Grifondoro e frequentare feccia come Mezzosangue, Nati Babbani e traditori del loro sangue fa di me un rinnegato, che cancella anche dalle mie vene il mio sangue puro e bla bla bla… Dopo ha iniziato a lodare il meritevole e maturo Regulus, da cui io devo prendere esempio; qui mi sono iniziato ad innervosire: la mia pazienza è tanta… - iniziò Sirius.
- Insomma…! – borbottò James, facendo ridere Peter. Sirius lo ignorò.
- …La mia pazienza è tanta, però quando ha iniziato a insultare i miei amici… bé, è stata la goccia che ha fatto traboccare il calderone! Sono balzato in piedi e le ho detto che era solo un’acida e bisbetica vecchia così attaccata ai suoi principi del… per capire le cose vere. Poi, con mia madre che ruggiva, mia nonna svenuta e cugini e parenti scioccati e furenti, sono salito al piano di sopra, in camera mia, ho preso il baule che già tenevo pronto per questa evenienza, la gabbia vuota di Melius e sono scappato! Che uscita di scena di classe, eh? – commentò, con un sopracciglio alzato e un sorrisetto caparbio.
- Oh, sì… - disse James, fingendosi confuso. – Davvero eroico, ma non stavi forse tremando di rabbia e piangevi quando hai bussato a casa mia, o mio grande scaricatore di famiglie? -.
Remus sorrise, fissando Sirius di sottecchi, mentre questi arrossiva, offeso.
- E i tuoi? – chiese ancora Remus, rivolto a James.
- E i miei non aspettavano altro che un figlio come Felpato! Anche se io sono il massimo, ovviamente – tenne a precisare James.
- Ovviamente – acconsentì Sirius, dandogli una pacca sulla spalla.
- Come vorrei avere il tuo coraggio, Sirius… - sospirò Peter, sconsolato. – Scappare da casa mia e andarmene per i fatti miei! A volte mi sento come in gabbia! Un topo in gabbia… - spiegò.
- Credo che tu possa sentirti topo in gabbia meglio di chiunque altro, qui, Coda… - sbadigliò James, distraendosi come sempre quando parlava Peter. Iniziò una partita a Spara Sciocco con Sirius e anche Remus scollegò la mente e prese a guardare il gioco, mentre Peter continuava a blaterare su quanto fosse difficile eppure noiosa la sua vita e su quanto non potesse far altro che osservare le nostre, vive ed eccitanti. Solo quando Sirius stracciò James si lasciò sfuggire uno squittio ammirato e implorò James di chiedere la rivincita.
Com’era prevedibile, iniziò a piovere e, quando la giovane strega passò col carrello dei dolci, la pioggia batteva assordante sui vetri.
- Qualcosa dal carrello, ragazzi? – chiese la strega, arrossendo. Aveva sempre avuto una cotta per Sirius, forse anche per James.
Quest’ultimo si scompigliò i capelli, sorridendo, e Sirius domandò educatamente un pacchetto di liquirizie. La strega avvampò e gli chiese i tre zellini, emozionata.
Se ne andò trascinando il carrello con aria ebete.
- E questo è solo l’inizio! – strizzò l’occhio James.
Peter ridacchiò, come se anche lui avesse truppe di adolescenti ai suoi piedi.
Remus alzò gli occhi al cielo e cercò di trovare qualche punto di riferimento guardando fuori dal finestrino. Ma era solo una fitta rete di pioggia. Guardò l’orologio.
- È ora di cambiarsi, ragazzi – annunciò, infilandosi il maglione grigio sulla camicia bianca.
Poi aiutò Peter a farsi il nodo alla cravatta rosso e oro.
Avevano appena finito di sistemarsi, quando il treno si fermò, sferragliando, alla stazione di Hogsmeade. I Malandrini uscirono dallo scompartimento, cercando di non perdersi di vista tra la folla stipata nello stretto corridoio. James camminava in punta di piedi, Remus immaginò, in cerca di una chioma rossa. Scesero dal treno, coprendosi dalla pioggia battente coi cappucci delle divise.
Un gruppetto compatto di bimbetti si diresse verso una figura scura che si stagliava nel grigiore e nella nebbiolina. Ma i quattro amici avrebbero avuto il tempo di salutare Hagrid il giorno seguente.
Il resto della numerosa scolaresca si diresse verso le carrozze, trainate da invisibili cavalli.
I malandrini si infilarono, infreddoliti, nella prima libera. Sirius scosse i capelli come un cane scuote il pelo bagnato, schizzando tutti. Dopo le proteste, presero ad asciugarsi con un incantesimo di aria calda i vestiti, tremando un po’ meno.
- Che serata da lupi, eh, Lunastorta? – scherzò Sirius. Remus acconsentì con un sorriso.
James scivolò sul sedile, col broncio.
- Ho visto Lily salire tre carrozze più avanti con le sue amiche e Frank – buttò lì Remus, sicuro di far salire un po’ il morale all’amico. Infatti James si tirò su, pronto, non appena si fossero fermati, per dirigersi di corsa e casualmente verso le prime carrozze.
La carrozza si fermò davanti al cancello coi cinghiali alati e i ragazzi scesero, cercando riparo nell’ingresso della scuola.
James trascinò gli amici più avanti, trovando però la carrozza che gli interessava ormai vuota. Maledicendo la biancheria di Merlino, camminò velocemente verso l’ingresso, trovandolo caldo e accogliente rispetto all’aria gelata dell’esterno. Ma non aveva tempo per godersi il tepore: aveva finalmente visto quella chioma rossa che tanto cercava. Tirò le maniche dei compagni, che si stavano sfregando le braccia nel tentativo di riscaldarsi, raccomandando loro di seguirlo.
- Evans! – biascicò, esausto dalle corse e col fiatone. Cercò di dare un tono alla chioma bagnata che gli ricadeva appiccicata faccia.
Lily si voltò. Si era già asciugata i capelli, ma aveva qualche ciocca di un rosso più scuro, ancora bagnata. I capelli erano più corti di tre mesi prima, lunghi poco più delle spalle. Le guance erano arrossate per il freddo e gli occhi verdi grandi e dolci. Inutile dirlo, la sua espressione s’indurì incontrando lo sguardo sicuro di James.
- Potter – salutò. Rivolse un sorriso a Remus, Sirius e Peter, che ricambiarono, divertiti.
- Passata una buona estate, Evans? – chiese James, nel vano tentativo di fare conversazione.
- Al solito – replicò lei, a labbra strette. – Voi, ragazzi? – chiese cordiale, rivolta ai Malandrini, tranne che a James, del quale evitava decisamente lo sguardo.
- Benissimo! – squittì Peter.
- Bene, grazie, Lily – rispose Remus, gentile.
- Non c’è male, Evans – sorrise Sirius. Si divertiva sempre durante le “campagne di conquista”, come le chiamava lui, di James per Lily.
- Lily, andiamo? – chiese una voce timida. Alice Prewett si avvicinò a loro, mano nella mano con Frank Paciock, che salutò i compagni di stanza con la mano, rosso in volto. Erano anni che stava con Alice, ma era sempre piacevolmente sorpreso di stare con lei e di farsi vedere in giro con lei.
- Certo, Alice – disse Lily, rivolgendo un gran sorriso all’amica. – Ciao, ragazzi! – salutò Remus, Sirius e Peter con un sorriso e con un brusco cenno del capo James.
Quest’ultimo, vedendola allontanare scherzando con Alice e Frank, si sentì un idiota.
Peter assunse un’aria afflitta, come per far capire a James che comprendeva quello che provava.
- Dovevi decidere prima di fare il gentiluomo, Ramoso – spiegò Sirius. – Prima di chiederle di uscire con fare pomposo e con la faccia da io-sono-il-meglio-che-puoi-trovare-abituatici. Anche perché il meglio sono io – tentò di scherzare.
James si diresse, ciondolante, verso la Sala Grande.
- Se davvero non farai più lo spaccone, James, metto una buona parola io per te con Lily – si ritrovò a dire Remus, vedendo il volto triste dell’amico.
- Davvero?! – esultò James, sapendo quanto Remus e Lily fossero legati. – Grazie, amico! Ti farò un monumento, una statua! Ti spedirò io le lettere! Ti taglierò io il cibo! Ti girerò io le pagine dei libri! – blaterava il mago, mentre si sedevano sulle panche al tavolo dei Grifondoro, salutando gli amici.
- D’accordo, James, d’accordo! – lo zittì Remus. – Guardiamo lo Smistamento, ti va? – James annuì, guardando, muto, il gruppo di bambinetti spauriti che, capitanati dalla professoressa McGranitt, facevano il loro ingresso nella Sala.
La professoressa sistemò qualcosa di vecchio e logoro su uno sgabello a tre gambe e il Cappello Parlante iniziò a cantare.

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Ciao! :)
Non credo ci sia qualcosa da spiegare, casomai chiedete!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che lascerete una recensione!
Patta
  
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