Timeline: vent’anni dopo la fine di “tutto” (io continuo a pensare
che non finirà un tubo, ma fa niente :D)
Challenge:
─ TVG!Fest @ vampiregeometry (gne, non voglio che finisca.)
─ Prompt Caroline/Damon - "Che ci fai qui Blon... die..."
"Credo che da oggi sarebbe meglio se mi chiamassi Ginger!"
Note:
─ Ho lasciato volutamente i nomignoli “Blondie” e “Ginger”
in inglese, li preferisco rispetto a “biondina” e “rossa”.
Suonano molto meglio, che ne dite?
─ Dedicata a Invisible,
perchèCarolinerossaèdisuaproprietàok?
─ Per qualsiasi errore chiedo perdono /o\ al momento sono senza la mia
adorata beta quindi è probabile che nonostante l’abbia riletta
mille volte ci sia qualche errore.
Disclaimer: I personaggi di “The vampire diaries” non mi appartengono
(ma se lo fossero sarei taaaanto felice, sì :D).
Ginger
Posò il bicchiere vuoto sul bancone lucido
del bar, fissando con un sorrisetto il tovagliolo macchiato di caffè
sopra al quale la barista aveva scritto il suo numero di telefono. Afferrò
il tovagliolo, fissandolo un momento per poi scuotere la testa e riappoggiarlo
accanto al bicchiere. Damon non aveva alcuna intenzione di richiamare quella
ragazza, neanche per passare una serata diversa dal solito. Un tempo l’avrebbe
fatto, non avrebbe sprecato un’occasione del genere, un divertimento come quello; ma non era
più il Damon Salvatore di vent’anni anni prima. Erano cambiate
troppe cose, da quando aveva lasciato Mystic Falls. Erano cambiate le sue
abitudini, il suo modo di vivere… e in qualche modo anche le sue
compagnie.
«Non posso crederci! Damon?»
Sollevò un sopracciglio, nel sentire
quella voce familiare sopra al vociare fastidioso dei clienti del bar. La
collegò subito ad un volto giovane, contornato da lisci capelli biondi e
una parlantina che aveva detestato molte volte arrivando a desiderare di
cucirle la bocca.
«Che ci fai qui, Blon-» disse voltandosi per salutare la ragazza, ma non appena la
individuò nei suoi jeans e la sua giacca di pelle, sgranò gli
occhi mettendo a fuoco quella versione non meglio identifica di Caroline
Forbes, «…die.»
La vampira scoppiò a ridere, in mano una
bottiglia di birra mezza vuota e gli occhi che le brillavano – era
ubriaca, per caso? –, «Credo che da oggi sarebbe meglio se mi
chiamassi Ginger.» fece notare
portandosi dietro all’orecchio una ciocca di capelli rosso fuoco. Damon
la fissò sconvolto mentre prendeva posto nello sgabello accanto al suo e
accavallava le gambe con naturalezza.
«Mi sono perso qualcosa?»
domandò lasciando che un sorrisetto sghembo gli si disegnasse sul viso, «L’ultima
volta che qualcuno ti ha chiesto di tingerti i capelli, l’hai mandato a
quel paese. E non poco delicatamente, tra l’altro.» affermò
portandole alla mente i ricordi del liceo, quando sosteneva che non avrebbe
cambiato colore di capelli per nulla al mondo.
Ma non era solo il colore dei capelli ad essere
cambiato: c’era qualcosa nello sguardo di Caroline che la distingueva
dalla ragazzina spaurita che era stata prima di trasformarsi in vampira, una
maggiore sicurezza sul suo corpo e su chi era.
«Katherine sa essere molto persuasiva.»
scrollò le spalle Caroline, con un sorriso divertito di fronte allo
sguardo di Damon che si faceva sempre più confuso e sorpreso, «Abbiamo
passato un paio di anni a viaggiare insieme, per l’Europa.»
spiegò.
«Stiamo parlando della stessa Katherine che
odia qualsiasi tipo di legame?»
«Ti stupiresti di quanto siano importanti
per lei, invece.» commentò Caroline, facendo segno alla barista di
portarle un altro drink, «Non è cambiata per niente, su questo hai
ragione… però viaggiare con lei è stato divertente dopo un
primo approccio non troppo carino.»
«E ora dov’è?»
«Oh, non la vedo da quattro anni ormai.»
tamburellò con le dita sul bancone, le unghie smaltate di rosso, «L’ultima
volta che l’ho sentita è stato un paio di mesi fa, credo stesse
esplorando Tokyo o un paese lì vicino.»
«Tipico di Katherine, ora che non deve
più scappare può godersi la sua ritrovata libertà.»
piegò la testa da un lato Damon, riempiendosi il bicchiere di scotch.
Pensare a Katherine e Caroline come due “amiche”, in un certo
senso, gli riuscì sorprendentemente facile; erano tutte e due alla
ricerca della libertà e del divertimento, forse in modo diverso, ma era
una buona base per un legame che si avvicinasse all’amicizia in qualche
modo contorto.
«Stefan, invece?»
«È da qualche parte a Los Angeles,
chissà dove.» scrollò le spalle Damon, «Sono a New
York solo per qualche giorno, stanotte parto per raggiungerlo.»
Caroline sorrise, «Sono contenta che siete
rimasti in contatto.» Damon sollevò le sopracciglia in un chiaro
segno di conferma, bevendo d’un fiato il suo scotch ghiacciato, «Ascolta…
che ne dici se vengo con te a Los Angeles?» propose entusiasta.
«Potrei almeno sapere il motivo?»
appoggiò il bicchiere, mentre Caroline batteva le mani come una bambina
di fronte a una casa delle bambole: beh, forse certe cose non cambiavano.
«Non vedo Stefan dall’anno scorso,
voglio fargli una sorpresa! Dai, portami con te!» lo implorò, iniziando
a sbattere le ciglia ripetutamente.
Damon roteò gli occhi, «Saresti solo
una scocciatura, l’ultima volta che ti ho vista mi hai quasi distrutto la
macchina!»
«Ero ubriaca!»
«Perché, ora non lo sei?»
indicò con un cenno della testa il drink che Caroline aveva appena
buttato giù d’un sorso come fosse acqua.
La vampira arricciò le labbra,
osservandolo divertita, «Reggo l’alcool molto di più,
rispetto a dieci anni fa.» alzò un dito per bloccare la sua
replica, «E poi dove c’è Damon Salvatore c’è il
divertimento! È un insegnamento che ho capito molto tempo fa,
ormai.»
Inarcò un sopracciglio, «In effetti
sono il fratello più divertente.» ammiccò facendola
scoppiare a ridere.
«Sarà fantastico!» promise la
rossa, per poi alzarsi dallo sgabello e agitare le mani per aria, «Avviso
gli altri, voglio essere a Los Angeles il prima possibile! Ah, non vedo
l’ora di raccontarti tutto dell’Europa… anche se sono sicura
che la conosci a memoria e…»
«Ginger,
mi stai facendo venire il mal di testa! Non è un buon inizio.»
Caroline si interruppe immediatamente dalla sua
frenetica ed usuale parlantina, «Sai… mi piace molto di più
rispetto a “Blondie”.» asserì dopo qualche secondo
passato in silenzio.
Damon roteò appena la testa, «Sbrigati,
oppure ti lascio qui.»
«Faccio in un attimo!» trillò
lei, per poi posargli le mani sulle spalle e stampargli un bacio sulla guancia.
Damon sbatté le palpebre, voltandosi verso la chioma rossa dell’amica,
che sparì in mezzo ai clienti alla ricerca di quelli che probabilmente
erano i suoi “amici” ora. Un sorriso si impossessò delle sue
labbra, mentre pagava ciò che aveva bevuto e tirava fuori le chiavi
della macchina; la vampira fu di ritorno poco dopo, gli arrivò alle
spalle urlando “si parte!” non appena furono in macchina.
Appoggiò i piedi sul cruscotto e accese la radio. Stranamente Damon non
si oppose; in qualche modo, quella piccola macchia di colore aveva riacceso
ciò che si era spento tempo fa in lui. E non aveva alcuna intenzione di
spegnerla proprio in quel momento.
«A proposito, sai che in Italia ho
incontrato questa interessante signora, che mi ha raccontato un sacco di cose sul…» iniziò a parlare a macchinetta,
facendolo sospirare stancamente.
Forse.