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Autore: Aurora Barone    21/08/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli avevo mollato uno schiaffo, mi era venuto spontaneo.

Il colpo mi venne restituito dal braccialetto, sentii la guancia sinistra andarmi in fiamme,ma non me ne curai più di tanto.

Ero incazzata, non volevo che mi trattasse come una puttana, anche se il mio comportamento non era stato quello di una ragazza seria.

Itou sembrava non aver compreso affatto il motivo per cui gli avessi mollato quel violento schiaffo, si soffermò ad osservare il mio viso per cercare di cogliere qualcosa, poi però tornò a fare l'indifferente.

Si abbottonò la camicia come se non fosse accaduto nulla di strano, anche io mi mi rivestii velocemente.

Ero infuriata con lui e con me stessa, avevo fatto una cosa così immorale, così priva di valori.

Mi vergognai di me stessa e mi sentii come se avessi ricevuto una delle più grandi umiliazioni, ma in realtà mi ero umiliata da sola, gli avevo concesso il mio corpo con così tanta facilità.

Mi misi a piangere e mi diedi mentalmente della puttana, dopotutto era questo che ero.

Era questo che lui pensava di me e che tutte le altre persone avrebbero pensato di me scoprendo ciò che fosse accaduto.

“Perchè stai piangendo?” mi domandò scioccato, come se fosse tanto difficile da comprendere il mio stato d'animo.

“Ti rendi conto di quello che abbiamo fatto...di quello che io ho fatto, della gravità della situazione!” urlai adirata.

“Ti prendi troppo sul serio...dovresti essere più morbida con te stessa e non crearti tutti questi problemi., ti andava di fare sesso con me e l'hai fatto punto...” disse con una calma sconvolgente.

“Mi sono comportata da...” dissi continuando a piangere.

“Da puttana?” domandò lui.

“Si, esatto...dopotutto è questa l'idea che devi esserti fatto di me!” lo accusai.

“Veramente io l' ho detto solo perché tu hai offeso mia madre, ma non lo avrei mai detto...non mi piace etichettare le persone...”

“Si ma...ciò non cambia che io abbia fatto una cosa sbagliata...anzi che noi abbiamo fatto una cazzata...”

“Parla per te, io non faccio le cose perché sono giuste e non mi limitò a non farle perché sono sbagliate, faccio solo le cose che mi va di fare...senza pensarci troppo...e poi chi è che ha stabilito cos'è giusto e sbagliato?”

Aveva la capacità di mettermi in difficoltà con quei suoi discorsi e non sapevo davvero come controbattere, poi affermai “ La coscienza... mi dice che ho fatto una cosa sbagliata!”

“E però non mi sembra che ti fosse dispiaciuto, ti piaceva molto... e vedi dopotutto anche queste sono cose naturali, un essere umano come tutti gli animali avverte la necessità di accoppiarsi...è un istinto naturale...”

“Si, ma non in questo modo e non con te...” esclamai allibita.

“Ah, si certo dovevi farlo con Yuki!” affermò acidamente.

Poi tutto accigliato disse“Peccato che con lui non ci riuscissi, mentre con me...non è stato poi tanto difficile...”

“Molto probabilmente perché per te non provo niente...mentre con lui c'era un sentimento, una conoscenza dell'uno e dell'altro molto forte...” gli sbottai contro agitata.

Ero in quei momenti in cui la rabbia prendeva il sopravvento e dicevo cose che neppure pensavo, non curandomi del fatto che le mie parole potessero ferire la persona che mi stava di fronte.

Bè con lui non mi ponevo neppure questo problema, non credevo affatto che le mie parole potessero' in qualche modo ferirlo.

“Non ti preoccupare possiamo anche far finta che non sia accaduto niente” disse bloccandosi di colpo, poi riprese imperversandomi contro “Anzi non è accaduto proprio niente...niente di nuovo...sei una delle tante che mi sono scopato...”

Dopo un po' Itou smise di urlare e mi fece cenno di stare zitta, sentii il rumore dei passi verso la direzione del bagno in cui eravamo chiusi.

“Echiko? Itou?” era la voce di Sayoko, dopo un po' bussò alla porta del bagno su cui eravamo chiusi“Siete qui?”

“Merda e adesso che facciamo!”esclamò Itou ansioso.

Non voleva affatto che l'amica scoprisse quello che avessimo fatto un momento fa, parlava tanto di non curarsi dell' etichette e dell'opinione degli altri e poi si curava tanto delle idee che potesse farsi Sayoko.

Ma anch'io ero concorde con lui: non volevo che Sayoko venisse a conoscenza di quanto fosse accaduto, anzi volevo che nessuno lo venisse a sapere, volevo che rimanesse una cosa tra me e Itou, in questo modo potevamo far finta che non fosse mai accaduto.

 

Itou si schiarii la voce e mi aggiustò i capelli tutti scompigliati e poi disse “ Si, siamo qui!”

Io gli mormoravo contrariata “Che stai facendo!”

“Lascia fare a me!” disse tranquillamente.

Non sapevo se potermi fidare o meno, ma non avevo poi molta scelta.

Itou aprii la porta e Sayoko ci guardò con un espressione interrogativa,anche se non parlava si capiva bene quale domanda ci volesse fare con quel semplice sguardo stranito era la seguente: “Che ci facevate chiusi in quel bagno?”

Itou si affrettò a dirgli “Echiko ha bevuto molto, si è sentita male e la stavo aiutando a vomitare...”

Sayoko mi scrutò con attenzione e poi disse “ Si, in effetti sei tutta rossa in viso..stai bene?”

“Si, sto meglio...” risposi cercando di essere più convincente possibile, ma non credevo di esserci riuscita un granchè.

“Però Itou potevi almeno avvertirci, non sai quanto ci siamo preoccupati...” esclamò in tono di rimprovero.

“Si, hai ragione, mi dispiace...è solo che Echiko si è sentita male e non ci ho pensato ecco tutto...” disse con un espressione carica di dispiacere, era bravo con le bugie a differenza della sottoscritta.

Era pienamente padrone della situazione e di comportarsi come se tra noi due non fosse accaduto niente.

Io invece non riuscivo a celare i miei turbamenti, ero sempre stata un libro aperto per tutti e questo non mi rendeva una ragazza interessante agli occhi degli altri, dovevo apparire noiosa, eppure non riuscivo a nascondere le mie vere emozioni e non riuscivo neppure ad assumere quegli atteggiamenti di circostanza di cui faceva ampio uso Itou.

Dopo Itou si ricordò del braccialetto sul pavimento e lo raccolse per rimetterselo, in quel momento tutto ciò che aveva affermato parve perdere di credibilità agli occhi di Sayoko.

“Scusa perché ti sei tolto il braccialetto?” domandò con un espressione sospettosa.

“Bè...ecco...” disse Itou sospirando in modo rilassato, come se i sospetti di lei, non lo turbassero' affatto e poi si affrettò col rispondere “ Mi era di impiccio per aiutarla a a vomitare...insomma questo braccialetto a volte può essere davvero fastidioso... non è vero Echiko?”

“Si, è vero...” dissi non riuscendo a sostenere lo sguardo di lei, mi guardava con quell'espressione perspicace, come di chi avesse capito tutto, ma ometteva di aver compreso per non metterci in soggezione o per chissà quale insolita ragione.

Mi aveva dato quest'impressione, ma poteva anche sbagliarmi, forse avevo sopravvalutato un po' troppo il suo acume.

Riguardo Itou non sapevo dire se anche lui sospettasse che l'amica avesse compreso tutto, ma dalla sua espressione rilassata e composta, avrei giurato che quell'idea non lo avesse sfiorato affatto.

Quando tornammo al tavolo in cui era seduto Yuki, Yoto e la presunta ragazza di Sayoko ad aspettarci, lui ridiede quella versione dei fatti in modo preciso e delineato anche nei particolari, come se mi fossi sentita per davvero male.

Tanto che Yuki e Yoto si presero' pena per me, io mi sentii in colpa e in assoluto disagio.

Tentai di tranquillizzarli dicendo che adesso stavo benissimo.

“Eppure è strano, non hai bevuto un granchè...” disse Yuki ingenuamente.

Io non sapevo cosa dire, ero entrata nel panico, poi Itou si intromise dicendo “ E' astemia!”

“E che cazzo Itou, la fai bere sapendo che è astemia!” disse Yoto facendogli la predica.

“Ah si certo, adesso è colpa mia...ma per piacere...” esclamò scocciato.

“Bè l'importante è che adesso stai bene!” disse la ragazza seduta accanto a Sayoko.

“Invece tu dii un po' come è finita con quella ragazza ubriaca?” domandò Itou ridacchiando.

“Non è finita in nessun modo...è che diamine sembrava un polipo, non me la staccavo più di dosso... me la sono data a gambe, anzi spero che non mi trovi...” disse Yoto con un espressione sconcertata, poi guardò verso la mia direzione come se mi avesse fatto un torto, era come se volesse giustificarsi con me.

Poi si parlò del più e del meno, si rideva e scherzava come se non fosse accaduto nulla, io rimasi in silenzio e qualche volta mi inserivo distrattamente fra quei discorsi, ma in realtà era come se la mia mente fosse da tutt'altra parte.

Ma nessuno parve farci molto caso, erano presi dai loro discorsi, Itou rideva e chiacchierava allegramente, quel suo atteggiamento mi irritava, ero così sereno e disteso, come se ciò che era accaduto tra di noi non lo toccasse minimamente.

Poi di colpo Yuki mi rivolse la parola proponendomi ciò che non era riuscito a fare in precedenza, mi propose di ballare.

Io gli sorrisi non sapendo che rispondergli.

Mi aveva colto di sorpresa, però il suo invito non mi dispiacque affatto, era come tornare ai bei tempi passati: io e lui e nessun altro.

Accettai l'invito, in quel momento senza una ragione ben precisa, poi scrutai con la coda dell'occhio lo sguardo contrariato di Itou.

“Si è appena ripresa da una sbornia, non credo gli facciano bene questi esagerati trastulli!” disse astutamente rivolgendosi a Yuki.

“Ballare non ha mai fatto male a nessuno!” esclamò la ragazza di Sayoko ingenuamente ignorando le reali intenzioni di Itou.

Sayoko fece alla sua ragazza uno strano cenno, come se avesse detto una cosa sconveniente e si astenne dal dire qualcosa, Yoto invece prese la stessa strada di Itou, erano tutti e due ben disposti ad impedirmi di ballare con Yuki.

“Ti conviene evitare di sforzarti troppo!” disse Yoto.

Yoto era sinceramente preoccupato per la mia salute a differenza di Itou che sapeva alla perfezione che stessi benissimo.

“Sto bene!” esclamai alzando il tono della voce.

Non volevo essere scortese con lui, però non mi andava che Itou potesse ancora una volta averla vinta.

Alla fine ballai con Yuki, eravamo tutti e due pessimi con il ballo e scoppiamo a ridere.

“Sai non volevo ballare...volevo solo trovare un modo per stare da solo con te...” ammise timidamente.

Incrociai i suoi occhi color castagna così limpidi e chiari, in quegli occhi percepivo tanta dolcezza e calma.

Con lui potevo benissimo abbassare qualunque difesa, ero certa che non mi avrebbe mai potuto ferire....anche se alla fine, anche lui lo aveva fatto lasciandomi.

“Mi fa piacere...ma come mai ci tenevi così tanto a rimanere da solo con me?” gli domandai sorridendo.

“Mi dispiace...non so neppure... cosa mi prenda, ma i tuoi sorrisi, i tuoi comportamenti, mi ricordano tanto lei...mi dispiace, perdonami...deve essere una cosa parecchio scortese da parte mia...proporti di ballare... perché mi ricordi un'altra persona...” disse tentennante.

“Ti ricordo la tua ex?” domandai fingendo di non conoscere la risposta.

“Si, esatto...ed è strano sai perché i suoi genitori si sono fatti fare un clone di lei, eppure io in quel clone non ho mai percepito queste notevoli somiglianze che tu possiedi di lei... cioè per carità fisicamente è identica a lei, ma non so c'è qualcosa che stona...qualcosa che non mi hai mai convinto, mentre tu...paradossalmente fisicamente non le somigli affatto, eppure ci sono quei comportamenti, quei dettagli che ti rendono lei...”

Dopo quelle sue parole calò un silenzio imbarazzante, non sapevo cosa dire e fare, l'ardore con cui aveva detto quelle parole mi aveva reso felice, perché qualcuno era finalmente riuscito a capire che non bastasse un clone a sostituirmi ed era quasi riuscito a riconoscermi nonostante il mio aspetto fosse cambiato.

“Scusami devo averti messo a disagio...” disse continuando a muoversi appena.

Dopo un po' la musica si fece sempre più alta e fastidiosa da impedirci la comunicazione e anche quelle luci psichedeliche erano un ostacolo, in più ci arrivarono vari spintoni dalle altre persone che ballavano.

Vedevo in brevi istanti la sua bocca muoversi, ma non riuscivo a capire cosa stesse dicendo.

Alzai la voce urlando un non ti sento, poi sentii la sua mano afferrarmi e trascinarmi via.

Non sapevo dove mi stesse portando, ma era più che certa di non dovermi preoccupare, le sue intenzioni non erano cattive, di certo non mi avrebbe portato nel bagno a far sesso come qualcuno di mia conoscenza.

Yuki era onesto e colmo di buon senso,per questa ragione con lui il mio animo era rilassato, sapevo di potermi fidare ciecamente di lui, però talvolta questo aspetto di lui quando eravamo fidanzati, mi aveva svilito.

Perché appunto uno come lui non osava mai fare azioni avventate e coglierti di sorpresa, ma si comportava sempre in modo corretto e sensibile, tanto che questo suo modo di fare finiva col mettermi a disagio, non riuscivo a prendere iniziative.

Saltargli addosso, mi sembrava brutto da fare, perché avevo paura di cosa avrebbe potuto pensare di me e poi preferivo che fosse l'uomo a prendere l'iniziativa, ma sapendo per com'era fatto intuivo che non l'avrebbe mai presa.

In verità poi fece il primo passo, ma in modo ineccepibile, in realtà alla fine toccava a me condurre il gioco, dato che non sembrava essere all'altezza della situazione.

Era così che funzionava: lui proponeva e poi io dovevo far qualcosa per portare a compimento ciò che ci eravamo predisposti.

Ma essendo priva di esperienza, mi riusciva difficile capire cosa dovessi fare e come dovessi comportarmi, di conseguenza mi irrigidivo e lui diventava sempre più esitante, così tutto ciò finiva per rivelarsi un vero disastro e non concludevamo mai nulla.

Il nostro rapporto era sempre stato così, lui era la barca ed io il timone: dovevo essere io a guidare la barca e il fatto che tutto dipendesse da me, dalla rotta che avrei preso, mi aveva spesso irritato, ma in minima parte mi aveva anche soddisfatto, anzi forse più del necessario.

Ecco, a volte mi ero approfittata di quel suo modo di essere accomodante e per nulla predominante, finendo per avanzare pretese assurde:

Lui doveva essere sempre comprensivo, doveva sempre darmi retta e darmi sempre ragione, altrimenti avrei scatenato il putiferio.

A pensarci bene non dovevo essere stata una brava fidanzata, anzi no, ero stata davvero insopportabile!

Lo costringevo ad ascoltare i miei stupidi problemi scolastici e le inutili discussioni avute in famiglia e lui sempre a dover sbrogliare le mie inquietudini e sorbirsi le mie gratuite incazzature.

Perché quando ero arrabbiata, sbottavo spesso contro tutti anche con chi non centrava, anche con quelli che cercavano di tranquillizzarmi, anzi con loro me la prendevo maggiormente, perché mi sembrava che volessero privarmi del diritto stesso di potermi incazzare.

 

 

Mi condusse fuori dal locale in cui c'era un piccolo cortile e una panchina di pietra da cui si poteva ammirare la luna piena.

Presi posto su quella panchina su cui si sedette per primo, poi riprese a parlare.

“Dimmi un po'... dato che non ho ancora un'idea ben precisa del rapporto che c'è fra un padrone e il suo robot...” disse per introdurre la domanda che stava per rivolgermi.

Poi si decise a rivolgermi quella domanda con un'evidente imbarazzo“ Che fai di preciso per Itou o per la famiglia Kayashi?”

Io trasalii, molto probabilmente perché non sapevo cosa potergli rispondere, ancora non avevo ben capito quale fosse il mio ruolo, ovvero cosa dovessi fare di concreto per Itou e suo padre...poi mi toccai il braccialetto argentato che stringeva il mio polso.

“Diciamo che non faccio chissà cosa...a volte lo tiro fuori dai guai e bè gli faccio anche da insegnante di sostegno!” dissi lasciandomi scappare una risata, ricordando quella volta in cui lo avevo obbligato a studiare.

“Non fate cose strane voi due?” mi chiese paonazzo in viso.

Mi tornò in mente ciò che era accaduto in quel bagno e non trovai la forza di rispondere.

Subito si scusò per la sfrontatezza della sua domanda e poi si giustificò col dirmi “ E che sai...bè ecco è risaputo che i robot vengano utilizzati dai propri padroni per soddisfare certe voglie... e Itou mi sembra proprio quel genere di persona...”

“Non hai una buona opinione di lui?”gli chiesi curiosa.

“Non sembra una cattiva persona, ma con il genere femminile gioca a fare lo stronzo...si dà quelle arie da uomo che non deve chiedere mai, tanto da sembrare ridicolo...per carità sarà anche un bel ragazzo, ha avuto la fortuna di prendere quei tratti marcati e tedeschi che gli danno quel fascino straniero che fa impazzire tanto le giapponesi...però...che non si monti troppo la testa...”

“Si, hai ragione!” dissi sorridendo.

“Diciamo che sta parlando anche la mia buona dose di invidia, mi piacerebbe essere anche lontanamente affascinante come lui...e non avere quest'aspetto così comune e insignificante...da giapponese comune!” disse sinceramente.

“Fidati sarà anche affascinante, ma ha un pessimo carattere... tu invece sei carino eh si ammettiamolo avrai un aspetto comune, ma sei un ragazzo affidabile, dolce, generoso, sensibile e avrai tante altre innumerevoli qualità che lui può solo sognarsi...” dissi ripensando a quel suo comportamento, avevo poggiato la testa sul suo caldo petto e mi aveva respinto.

“Come fai a conoscermi così bene?” mi domandò sorpreso,mostrando un sorriso allegro e innocente.

Avrei tanto voluto porre fine a quella commedia e dirgli tutta la verità, ma sapevo che sarebbe stato troppo complicato da spiegare e avrebbe anche potuto non credermi.

E poi sarebbe stato in grado di reggere lo shock di una tale notizia?

Scoprire che la ragazza che amava era ancora viva e che era diventata un robot... e che per tutto quel tempo aveva sofferto inutilmente.

Poi d'altra parte in quel momento mi sentivo dentro un groviglio di sentimenti controversi che non trovavano pace.

L' avvenimento del bagno, mi aveva scombussolato, non riuscivo più a capire con chiarezza cosa provassi.

Per Itou sentivo un sentimento perverso, era un odio inverosimile, non sapevo neppure se definirlo tale.

Un odio quasi passionale, che mi attanagliava l'anima, un odio che poteva benissimo confondersi con ben altre passioni che non osavo neppure citare in causa.

Doveva essere come diceva Yuki, era quella bellezza tedesca che tanto piaceva alle giapponesi a renderlo tanto affascinante, ma tolto questo non c'era ben altro da prendere.

Ero caduta vittima di quel fascino straniero come qualunque altra stupida ragazza giapponese e adesso mi sentivo orribilmente in colpa persino nei confronti di Yuki.

Non lo avevo fatto con lui, con lui, che mi aveva sempre messo su un piedistallo, mi aveva sempre trattata con rispetto e che mi aveva sempre fatto sentire speciale e unica...ma con uno stronzo come quello mi ero data molto da fare senza irrigidirmi neppure per un secondo.

Egoisticamente lo abbracciai, volevo avvertire ancora per una volta il calore dolce dei suoi abbracci che mi avevano sempre dato tanto conforto.

Ma in quel momento il suo abbraccio non mi bastò, continuavo a sprofondare nell' irrequietezza ripensando ad Itou, al suo respiro e al piacere provato in quegli istanti di follia.

Lui ricambiò il mio abbraccio con dolcezza, era cauto persino quando mi abbracciava, non stringeva mai più del necessario per paura quasi che potessi rompermi in mille pezzi.

Dopo un po' sciolse l'abbraccio, il mio sguardo si soffermò sul suo profilo: il suo naso allungato, i suoi occhi a mandorla e quei capelli castano chiaro dal taglio sbarazzino e poi le sue labbra sottili e e morbide... mi ricordai di averle baciate spesso.

“Aiko” mi sussurrò guardandomi con un'attenzione morbosa il viso.

In quel momento i nostri visi erano vicinissimi ed io non sapevo come comportarmi, cosa fare effettivamente, mentre la mia mente era sommersa dai mille pensieri e stava ancora riflettendo sul da farsi, nel frattempo le sue labbra si avvicinavano furtivamente alle mie senza darmi modo di pensare.

Con la punta delle dita me le accarezzò con delicatezza, le sue mani aveva un tocco delicato, poi nuovamente le sue labbra avanzarono sempre di più verso le mie, senza che io trovassi il coraggio di decidermi se accettare il bacio o rifiutarlo.

Non sapevo neppure perché crollavo in quel dubbio esistenziale, quando con Itou finivo per non pormi neppure queste domande... lo baciavo come se fosse qualcosa che non potessi evitare,mentre con lui, mi comportavo in quel modo indeciso.

E poi di nuovo quella vocetta dentro la mia testa mi diede della poco di buona, facendomi notare che non solo prima avevo fatto sesso con Itou, ma adesso stavo pure per baciarmi con Yuki e nell'arco della stessa sera...Dio mio, che fine aveva fatto la casta Aiko che conoscevo, dov'era finita!

“Eilà!” disse una voce alquanto familiare, ci aveva interrotto sul più bello.

Ci ricomponemmo con acceso imbarazzo e ci voltammo nella direzione di chi aveva parlato, era Itou.

“Scusate forse ho interrotto qualcosa...” disse con finto dispiacere, ci aveva interrotti di proposito.

“No, ma figurati...non stavamo facendo nulla di chè...” disse Yuki timidamente e anche con un espressione preoccupata, non riuscivo a spiegarmene la ragione, sembrava avesse paura di Itou.

“Mia cara, il tuo padrone si è impensierito a non vederti più sulla pista da ballo...” disse in tono melenso. Era palese che fosse tutta una montatura!

Se avessi avuto qualcosa da potergli tirare contro, glie l'avrei tirata, me ne sbattevo del fatto che aveva da poco tolto la fasciatura sulla testa.

Ecco, potevo tirargli la panchina di pietra su cui ero seduta, pensai sadicamente.

Yuki si alzò, anch'io lo feci e in quello stesso istante Itou si avvicinò a me cogliendomi alla sprovvista.

“Echiko, MIA adorata” disse continuando ancora con quella dolcezza fasulla, scandii la voce su quel MIA come se ci tenesse molto a sottolinearlo.

Io ero infastidita, ma non sapevo neppure cosa dire.

Avrei tanto voluto che sparisse dalla mia vista, ma un'altra parte di me faceva quasi un sospiro di sollievo, perché forse baciare Yuki non sarebbe stata la cosa migliore da fare.

Ah, bene per uno stupido bacio ora ci creiamo tanti scrupoli, mentre per far sesso con Itou...ecco di nuovo la voce della mia coscienza, che mi rimproverava e come potevo dargli torto, mi stavo comportando in un modo assurdo.

“E poi lei è MIA ma dove, cosa? Ma che ti sei messo in testa razza di idiota, non sono TUA, che cosa credi che sia un oggetto, una tua proprietà...” avrei tanto voluto dire queste parole, ma non ne trovai la forza.

Mi sentii un po' svampita, non riuscivo a capire fino a che punto Itou volesse spingersi ed ero un po' spaventata, perché con lui non sapevo mai cosa potermi aspettare.

Aveva la capacità di mettermi in una situazione in cui non ero più padrona di me stessa, in cui finivo per dubitare su ciò che fosse giusto e sbagliato.

Mi strinse a se ed entrai nel panico, lui mi osservò con uno sguardo furbo e divertito, poi rivolse uno sguardo a Yuki e poi le sue mani si posarono sul mio viso.

Mi strinse il capo con fermezza e poi le sue labbra vermiglie e copiose si insinuarono con prepotenza sulle mie.

Il mio cuore stava di nuovo per esplodere e non fui in grado di fare nessun tipo di resistenza.

Rimasi immobile lasciando che la sua calda lingua si insinuasse dentro la mia bocca.

Mi dimenticai persino della presenza di Yuki e finii per lasciarmi trascinare dal movimento incalzante della sua lingua che cercava scrupolosamente la mia.

Nel momento in cui mi lasciai trasportare da quel bacio, lui pose fine ad esso dicendo “ E' meglio non lasciarci troppo andare...c'è Yuki che ci guarda!”

Lo aveva fatto di proposito, era ben consapevole di potermi giostrare come meglio credeva, sapeva che quei suoi baci mi facevano perdere il controllo di me stessa e così per dare un'idea sbagliata a Yuki di me e della relazione che avessi con lui, mi aveva baciato.

Yuki disse incredulo “ Mi dispiace, io non avevo idea...che tra di voi...ci fosse qualcosa... Aiko, anzi volevo dire Echiko... mi aveva fatto capire tutt'altro... ma dobbiamo sicuramente esserci fraintesi...”

“No, tra me e lui non c'è proprio niente!” esclamai negando.

“Dai amore, cucciolona mia non fare la timidona...”disse Itou continuando ad abbracciarmi a fare l'idiota, poi si rivolse a Yuki dicendo “ E' molto timida e riservata...non gli piace che altri sappiano di noi due...lo fa anche un po' per difendermi dai giudizi altrui, dato che gli altri disapproverebbe che un padrone e il suo robot stiano insieme!”

“Piantala di dire cazzate!”gli sbottai contro.

“Amore mio, smettila di fare così...” disse in un tono che mi fece venire i brividi per tutto il corpo, anche il suo sguardo mi aveva del tutto ipnotizzato, poi cercai di darmi un contegno ed evitai di incrociare il suo sguardo.

Chissà poi perché Yuki dava più a retta a lui che a me, Itou lo pregò pure di non farne parola con gli altri perché non avrebbero approvato il nostro rapporto, stava dicendo un mucchio di cazzate alla velocità della luce e Yuki gli credeva senza battere ciglio.

Dopo un po' tornammo dentro il locale a sederci con gli altri, arrivò pure Kasumi che non appena vide Itou gli si buttò tra le sue braccia.

Pensai che ci mancasse solo lei a rendere quella serata maggiormente spiacevole.

No, anzi la cosa peggiore era Itou che sembrava cercasse di combinare un' assurda accoppiata: Yuki e Kasumi.

Voleva morire, non c'era altra spiegazione!

Stava facendo da ruffiano fra quei due, che non si erano mai visti e non avevano alcuna intenzione di mettersi insieme, poi erano praticamente gli opposti, non li avrei mai visti bene insieme, in questo era pienamente obbiettiva.

E così alla fine quella serata si concluse con Kasumi e me che volevamo fare a pezzi Itou e talvolta ci rivolgevamo degli sguardi, come se stessimo pensando di seppellire l'ascia di guerra per stabilire un'improbabile coalizione contro quest'ultimo.

Fortunatamente quella serata finii presto e così ormai stanchi ci salutammo.

Io e Itou eravamo FINALMENTE soli, dato che glie ne dovevo dire quattro.

Aspettavamo che arrivasse il suo autista, ma sembrava tardare e così mentre tutti se ne erano andati noi eravamo rimasti fuori dal locale in attesa del suo arrivo.

Avevo detto di dovergliene dire quattro, giusto! Ehm...ma da dove potevo cominciare? Oddio mi stava guardando, no porca la miseria, se mi guardava in quel modo non riuscivo a spiccicare una sola parola sensata.

“Che noia!” disse sbuffando, poi iniziò ad irritarsi “Se continua a tardare giuro che lo faccio licenziare!”

“Si si come no!” esclamai deridendolo.

Mi faceva ridere quando voleva fare lo spavaldo e l'autoritario, come se lui potesse avere voce in capitolo,mentre in realtà non ne aveva nessuna perché era il padre che assumeva e licenziava.

“Ti stai per caso prendendo gioco di me?” domandò secco.

“Piuttosto...” dissi decidendomi a fargli quel discorsetto.

“Dimmi, cucciolona adorata!” disse schernendomi.

“Piantala non è divertente, anzi tutto quello che hai fatto non è stato affatto piacevole!” lo rimproverai.

“Aspetta non tutto quello che ho fatto!” disse in tono malizioso e suadente.

“Guarda che non...” balbettai senza riuscire a concludere il discorso.

“Echiko...Echiko..non puoi negare l'evidenza...” cantilenò,continuando a battere il coltello nella piaga.

“Sei irritante!” gli sbottai contro e poi non lo degnai più di alcuna attenzione allontanandomi da lui. Mi sedetti sul marciapiede, mentre lui stava in piedi poggiando la schiena su un lampione della luce.

Mi guardai intorno, la discoteca e gli altri locali circostanti avevano chiuso e c'era sempre meno gente che si aggirava per le strade, poi guardai la luna piena, le stelle e il buio pesto.

Sentii il rumore di alcuni passi, mi voltai e vidi con la coda dell'occhio Itou prendere posto accanto a me.

“Echiko...io...” disse richiamando la mia attenzione.

La sua voce era esitante ed il suo sguardo era spaurito e incerto, le sue mani battevano nervosamente contro le sue gambe accavallate, era rigido e inquieto.

Dubitai persino che fosse la stessa persona di quella sera o quella di un momento prima, qualcuno doveva averlo fatto a fettine e aver preso il suo posto.

Ma in quello stesso momento, arrivò l'autista ed Itou si ricompose alzandosi per raggiungere la macchina, lo seguii perplessa.

Il suo atteggiamento tornò ad essere quello di sempre e non parlammo più di quello che era successo.

Stava iniziando ad evitare l'argomento, non lo usava più contro di me e questo se da una parte mi tranquillizzava dall'altra diventava motivo di turbamento.

Ok, era stata io a dire che dovevamo comportarci come se non fosse accaduto nulla, ma non era così semplice metterlo in pratica.

E nei giorni a seguire tutto trascorse come al solito, in modo assolutamente monotono, poi organizzarono la fiera dei club, ogni club presentava il proprio e poi i ragazzi decidevano in quale iscriversi.

Osservavo i vari stand insieme ad Itou, Sayoko e Yoto, poi soffermai la mia attenzione in quello di musica e notai lì i vari strumenti musicali: chitarra, pianoforte e poi i vari strumenti ad arco.

Il desiderio di suonare il violino tornò a farsi spazio nel mio cuore.

Guardai estasiata il violino insieme agli altri strumenti, ero dell'idea che quello strumento risaltasse più degli altri.

Itou sbuffò “Andiamo è noioso questo stand!” disse senza curarsi del fatto che ci fossero' i fondatori davanti a noi.

Sayoko domandò“ Echiko sai per caso suonare il violino?”

Doveva aver notato che la mia attenzione si era soffermata su quel violino ben fatto, il legno intagliato e curato nei minimi particolari e di un legno così delicato e lucente, forse ero una stradivari.

“No...” affermai mogia mogia poi aggiunsi “ Però mi piacerebbe tanto...”

I ragazzi del club mi stavano osservando, erano tutti ragazzi, sembravano essere rimasti abbastanza colpiti dal mio interesse,ma non dissero' niente, si limitarono a scrutarmi affondo.

Yoto poi disse “ perché non ti iscrivi...potresti imparare a suonarlo...”

Itou si intromise “E da quando i robot partecipano ai club scolastici?”

“E perché non posso partecipare?! è ridicolo!” sbottai irritata.

Dopo questa affermazione, mi sentii in qualche modo in dovere di dimostrare tutto il contrario e così con aria di sfida chiesi ad uno di quei ragazzi se potevo compilare il foglio d'iscrizione, avevo assunto un espressione minacciosa e adirata.

Tanto che me lo diede senza proferire parola, anche se non sembrava molto convinto di potermelo dare.

Notai che guardava il mio braccialetto sul polso, come se fosse una macchia, una cosa che recava disturbo.

Anche gli altri ragazzi si rivolsero' delle occhiate strane e poi uno di questi si avvicinò ad Itou, poi si allontanarono insieme come se dovessero' parlare di questioni private che io non potessi ascoltare.

Poi ritornarono sul posto e mi resi conto che il ragazzo che aveva parlato con Itou bisbigliò qualcosa agli altri, ma che non riuscii a capire, si fecero' anche degli strani cenni e poi improvvisamente iniziarono a cambiare di colpo atteggiamento erano diventati più sereni e calmi, come se fossi solo una semplice ragazza che aveva deciso di partecipare al loro club, avevano smesso di prestare attenzione al mio braccialetto.

Dopo che finii di compilare quel foglio, girammo ancora un po' per il cortile della scuola per guardare gli altri club.

“Che gli hai detto?” domandò Yoto.

“Non ho detto niente...” disse Itou scrollando le spalle.

“Devi avergli pur detto qualcosa per averli convinti ad accettare Echiko nel loro club...” insistette Sayoko.

“Ho già detto di non aver fatto nulla!” ribatte' lui perdendo la calma ed evitando di guardarmi, poi si allontanò dicendo che doveva andare un momento al bagno.

“Ma che gli prende?” mi domandarono Sayoko e Yoto credendo che io ne sapessi qualcosa.

“Perchè guardate me...io non ne ho idea...” mi limitai a rispondere, ero più confusa di loro.

Dopo Itou tornò e si comportò come al solito.

Itou e Yoto decisero' di partecipare al club di calcio, mentre Sayoko si lagnava perché era l'unica a voler fare quello di nuoto.

 

 

 

 

 

 

Trascorsero' vari giorni in maniera più o meno simile tra la scuola e qualche uscita con Sayoko, Yoto e Itou.

Yuki non lo vidi più dall'ultima volta in discoteca e non ne avvertii molto la mancanza.

Ma c'era quel fatto che era accaduto che non potevo dimenticare, per quanto ci provassi, l'immagine di Itou nudo che mi sorreggeva e che si insinuava dentro di me, era così nitida dentro la mia testa.

Più ci ripensavo e più mi vergognavo di me stessa, finii per arrivare al punto di provare una certa ripugnanza per ciò che fosse accaduto.

Non potevo ricordare quel momento con piacere, perché guardandolo con razionalità era stata una cosa priva di sentimento e molto squallida, in quel bagno e poi con Itou, eppure... quando ci ripensavo il mio cuore sobbalzava e non riuscivo a fermarlo.

No, me lo imposi, non dovevo più pensarci!

“Era stata una cosa orribile, sconveniente e sporca....” mi ripetevo con insistenza dentro la testa, come se volessi convincermene e non ne fossi in verità affatto convinta.

E lui d'altra parte si comportava come al solito, di sicuro era la sola a pensarci...per lui non doveva essere stato niente di memorabile, solo una delle tante con cui si era divertito, pensai con amarezza.

Forse ci pensavo con tanta insistenza perché era stata la mia prima volta, doveva essere stato questo ad aver dato a quel momento un pizzico di dolcezza e magia, poi di nuovo entrai in piena combutta con me stessa “ Un pizzico?” “ Ma se ti è piaciuto tanto, ma tanto...” mi parve di udire la voce di Itou dentro la mia testa.

“Echiko?” mi richiamò Isae destandomi dai miei pensieri

“Si?” domandai destandomi dai miei pensieri e tornando alla realtà, stavamo cenando.

Itou era seduto di fronte a me ed era intento a guardare la tv, avevano uno schermo ultrapiatto enorme e stavano trasmettendo una partita di calcio.

Anche il padre era tutto preso dalla partita se non altro c'era ancora qualcosa che li univa, la passione per il calcio e come due esaltati stavano lì a commentare e sbraitare contro i giocatori.

Io ed Isae che non ne capivamo niente di calcio sbuffammo e lei si lagnò con i soliti luoghi comuni sugli uomini, che si comportavano come dei bambini quando c'era una partita di calcio.

Aveva ragione come non dargli torto si gasavano tanto nel guardare dei tizi che inseguivano un pallone, non ci vedevo nulla di affascinante in tutto ciò, mi sembrava abbastanza noioso che tutto il gioco ruotasse intorno ad una stupida palla.

 

Il giorno seguente sarebbe stata la prima volta che avrei messo piede al club di musica e poi mancavano due giorni al compleanno di Itou, me ne avevano parlato Yoto e Sayoko che stavano pensando di fargli una sorpresa, ma ancora non sapevano cosa preparare di preciso.

Io non fui molto partecipe a quella conversazione, non c'era ragione per cui io mi dovessi curare del suo compleanno.

Non avevo neppure idea di quanti anni facesse ma da quello che sapevo doveva essere più grande di Sayoko perché lui era stato bocciato, infatti a causa di quella bocciatura si erano ritrovati nella stessa classe.

Poi mi venne in mente una cosa che mi rattristò:per me i compleanni non ci sarebbero' più stati, sarei rimasta sempre uguale ad adesso, il mio corpo non sarebbe mai cresciuto.

Sarei rimasta un'eterna diciassettenne, era questa la condanna di un robot....non esisteva un futuro per me, mentre Itou, Sayoko, Yoto e Yuki...sarebbero tutti cresciuti, avrebbero poi potuto farsi una famiglia...io invece non potevo avere nulla di tutto questo e se ci pensavo, se pensavo al futuro finivo per vedere tutto buio e offuscato.

 

Quel fatidico giorno ero ansiosa, non vedevo l'ora di poter suonare il violino, almeno uno dei miei sogni si poteva realizzare, pensai tra me,anche se pensando a tutto il resto non riuscivo ad essere pienamente felice...l'avvicinarsi del compleanno di Itou mi aveva fatto capire che tutti avevano un loro posto nel mondo ed io nessuno...non potevo far nulla, il mio ruolo era solo quello di essere il robot dei Kayashi punto, non c'era nient'altro che potessi fare.

E quella mattina l'autista di Itou non c'era e così ci recammo a scuola a piedi, la mia attenzione si concentrò sulle persone che ci passavano accanto. E

cco tutti avevano il loro da fare, tutti si muovevano e correvano da qualche parte, mentre io ero lì ferma, mi sentivo ferma metaforicamente parlando, perché non c'era una metà da percorrere, se prima l'avevo, ora essa non esisteva più.

Poi vidi una signora sorridente che teneva per mano un bambino che teneva un lecca lecca tra le mani, mi soffermai sui tratti dolci e delicati di lei e su quel sorriso impresso nel viso e poi guardai il bambino che aveva i suoi stessi occhi nocciola e i suoi stessi zigomi e molti tratti del viso simili.

Ero talmente intenta ad osservare quella madre e il suo bambino che urtai contro un signore anziano senza accorgermene.

“Idiota ma dove hai la testa?” mi sbraitò contro, poi disse le solite cose che dicono gli uomini anziani sulla nuova generazione, che i giovani di adesso erano tutti drogati, una massa di incapaci, scalmanati e fannulloni.

Mi scusai,ma sembrava che le mie scuse non bastarono, si accanii smisuratamente contro di me, mentre io ero sconvolta, pensavo che stesse esagerando.

Poi adocchiò il mio braccialetto e disse “ Ah si certo voi maledetti robot, già i giovani sono maleducati, arrivate pure voi a fare i prepotenti...”

Itou tossii attirando l'attenzione del vecchio bisbetico che continuava ad inveirmi contro “ Vi dovrebbero sopprimere a voi robot...sono sempre stato contrariato a questo fottuto progresso!”

“Ok, non ne parliamo più...mi pare che il mio robot si sia scusato...” disse con diplomazia.

“Oh si certo, ora è tutto apposto peccato che io mi sia fatto male...” disse alterato.

“Mi dispiace, non volevo...” affermai non sapendo più cosa dire per porre fine a quella discussione.

“Allora le paghiamo i danni morali e fisici...” concluse Itou, lasciando il vecchio di stucco.

“Le firmo un assegno...” prosegui lui iniziando a scrivere una serie di zeri.

“Giovanotto, mi prendi in giro?” si infuriò diventando paonazzo dalla rabbia.

“Pensa che i soldi per me siano un problema...” ridacchiò in modo esuberante.

“Ah, ma aspetta ti ho già visto da qualche parte...” disse lui osservandolo con attenzione.

“Kayashi Itou, piacere!” disse stringendogli la mano in modo confidenziale e spacciato.

“Kayashi... aspetta tuo padre...è quello scienziato famoso...” disse pensieroso.

“Si, arrivederci” concluse lui lasciandogli l'assegno tra le mani.

“Aspetti, mi dispiace sono stato sgarbato, ma non sapevo che tu fossi il figlio di...” urlò il vecchio mentre Itou si affrettò ad andarsene, io lo seguii pensando che doveva essere appagante mettere a tacere le persone come faceva lui.

“Evita di crearmi tutte queste seccature!” esclamò scocciato.

“Ero solo un po' distratta...” gli spiegai, non sapevo neppure perché glie lo stessi facendo presente.

“Qualcosa non va?” mi chiese continuando a camminare accanto a me.

“No...niente...” dissi stranita, non capivo perché me lo stesse chiedendo,come se si curasse dei miei stati d'animo.

“Tiro ad indovinare sei emozionata perché sarà la prima volta che suonerai un violino in vita tua...” disse come se fosse facile leggermi nel pensiero.

“Bè anche...ma non era quello a cui stavo pensando...” gli risposi meditabonda.

Quella bizzarra conversazione che stavamo sostenendo mi stava confondendo le idee, non compresi neppure perché stessimo parlando, forse solo per alleggerire un po' il tragitto.

“Allora pensavi a Yuki...” disse annoiato.

“Non centra niente...” sbottai irritata.

“Allora a che pensavi?” mi chiese curioso.

“Niente!” affermai sbuffando, domandandomi perché improvvisamente fosse diventato così insistente.

“Ci rinuncio...” disse arrendendosi e tornammo a non rivolgerci la parola.

Ma quel lungo silenzio mi mise in uno strano disagio, anche perché ormai eravamo arrivati davanti la scuola e non c'era ancora né Sayoko né Yoto, quindi rimanere fermi ad osservarci senza aver nulla da dire non era il massimo.

Per distrarmi guardavo gli altri ragazzi parlottare che erano distanti da noi, tutti spensierati e ancora una volta ripensavo al fatto che tutti loro avevano un percorso, una strada da fare...mentre io...

Ci pensai anche nelle ore a seguire, assunsi sempre più un espressione scura e assente ed ero sempre più taciturna persino con Yoto e Sayoko e anche Itou non parve molto comunicativo.

 

 

 

Dopo la scuola, ecco avevo il club, questa era la sola cosa a rallegrarmi, ma allo stesso tempo mi mise in uno stato di agitazione, poi non conoscevo nessuno, pensai persino di tirarmi indietro.

Mi trattenni dal farlo per diverse ragioni: la prima era che era una cosa che avevo sempre desiderato fare, la seconda era Itou, quando avevo compilato quel foglio era stato anche per metterlo a tacere e tirarmi indietro sarebbe stato umiliante.

Peccato che mi trovai in un ambiente che non mi metteva a mio agio, quei ragazzi mi osservavano malamente e in modo assai scettico.

Il ragazzo che si prese la briga di darmi lezioni di volino, era un ragazzo assai robusto e alto, di un aspetto assai rude e trasandato, gli occhi neri e i capelli lunghi da scapestrato,ma nonostante l'aspetto, era un ragazzo assai puntiglioso e rigido quando si trattava del violino, poi io non era una di quelle che apprendeva subito, anzi sembravo assai negata e il fatto che fossi un robot non mi facilitava le cose, nessuno riusciva a prendermi sul serio.

“Un robot che suona il violino non si è mai visto!” sbuffò in tono offensivo quello che mi stava dando lezioni, mentre gli altri provavano un brano per conto loro in un'altra parte dell'aula.

Si faceva chiamare “Paganini”, e viva la modestia pensai, infatti il suo nome vero per me rimaneva un mistero dato che tutti lo chiamavano in quel modo.

“No guarda tu sei un caso disperato...” disse continuando a sgridarmi, mentre continuavo a sbagliare la postura e a produrre una melodia stridente con l'archetto.

Non era affatto contento di dovermi dare quelle lezioni, aveva protestato quando tutti gli avevano affidato “quest'ingrato” compito.

Si alzò dalla sedia e mi aggiustò il violino piazzandomelo tra il mento e la spalla, una posizione davvero scomoda, adesso capivo quant'era dura la vita di un violinista!

Poi mi aggiustò l'archetto e la mano che teneva il manico e mi esortò a suonare di nuovo per abituarmi alla postura.

Continuai a produrre dei suoni stridenti che recavano disturbo all'udito del mio maestro e agli altri ragazzi che stavano provando un brano con gli altri strumenti, poi sentii il rumore del legno spezzarsi.

Dovevo aver tenuto il violino in modo troppo audace e avevo strimpellato e arpeggiato con troppo vigore, fatto sta che il violino mi si spezzò tra le mani.

Paganini si rabbuiò non appena si accorse di quello che fosse accaduto, anche perché era un violino pregiato e molto costoso.

“Come diavolo hai fatto a romperlo?” urlò impressionato.

“Non lo so...” ero più sconvolta di lui, mentre lo dicevo ero rimasta con il manico che si era staccato dal resto del violino.

Gli altri abbandonarono il brano e ci raggiunsero' per vedere cosa fosse accaduto, erano tutti molto sconvolti e tuonarono che quello ero uno stradivari.

Il ragazzo che aveva parlato con Itou nello stand, che sembrava essere il fondatore o comunque quello che guidava le attività del club disse “ Adesso calmiamoci tutti, non è accaduto nulla di irreparabile...”

“Vorrai scherzare spero! Quel violino, vale più di noi messi assieme ed appartiene alla scuola...per colpa sua passeremo i guai!” dissero' gli altri cinque in coro.

“Mi dispiace, io non ho idea di cosa sia successo...” affermai ancora sorpresa da quello strano fenomeno.

“Io lo avevo detto sin dal principio che era una stupidaggine ammetterla nel nostro club!” obbiettò un altro acidamente.

“Vi ho detto di calmarvi!”urlò quel ragazzo che prendeva tutte le decisioni del club, anche se era buffo, faceva la voce grossa, anche se era abbastanza mingherlino di statura e di costituzione.

Tutti si zittirò improvvisamente e lo lasciarono parlare.

“Il problema non è nostro, anzi neppure sussiste...credete che i Kayashi non ripagheranno il danno?!” disse tranquillamente.

Ecco come si era conclusa la mia esperienza con il violino, tornata a casa mi buttai sul letto senza aver voglia di vedere nessuno.

Mi guardai le mani senza darmi pace, non potevo capacitarmi di quello che avessi fatto, come potevano le mie mani essere riuscite a fare una cosa del genere?

Erano riuscite a distruggere persino la cosa che più di tutte amavo...e a mandare a rotoli quella sola e unica cosa che potessi fare in quella vita in cui non mi era concesso nulla.

Poi pensai a quella volta in cui mi ero avventata selvaggiamente contro i compagni di Itou e poi avevo lanciato il banco ad Itou ferendolo, oppure a quella volta che avevo attaccato Liriko.

“Le mie mani avevano fatto cose ben peggiori dal distruggere un violino...”pensai con preoccupazione e la cosa ben peggiore di tutte e che avevo provato un piacere sfrenato nel fare del male agli altri.

Non mi riconoscevo più, per quanto mi sforzassi di scorgere la me stessa umana, in quel momento non riuscivo più a percepire niente di umano e di sano in me stessa.

Itou entrò dentro la stanza, sembrava aver compreso in pieno il mio stato d'animo.

“E' andata male?” domandò con sicurezza, sembrava più un' esclamazione.

“Ho distrutto uno stradivari” dissi alzandomi dal letto.

“Ci avrei giurato...” disse ridendo.

“Non è divertente!” esclamai infastidita, poi mi soffermai su quel che avesse detto e dissi “Aspetta tu lo sapevi che sarebbe andata in questo modo...”

“Si, lo immaginavo...ma non ne ero del tutto sicuro...”

 

Gli sbottai infuriata, lui disse per tranquillizzarmi che li avremmo risarcito il danno.

“ No, questo è un problema mio, li ripagherò da sola!”risposi inalberata.

Il mio orgoglio mi impediva di chiedere aiuto a lui e a suo padre, dovevo sbrigarmela da sola, sopratutto dopo che si era preso gioco di me in questo modo, mi aveva permesso di partecipare al club pur sapendo ciò che sarebbe accaduto.

E poi ero arcistufa di tutta quella situazione, che tutta la mia vita dovesse dipendere dai Kayashi, volevo una mia fottuta indipendenza.

Ero stanca di essere vista soltanto come il suo stupido robot, io ero molto più di questo, io ero Aiko, potevo essere cambiata fisicamente, ma la mia testa rimaneva sempre quella.

“Hai idea di quanto costi quel violino?” domandò caustico.

“No, non ne ho idea!” ammisi sinceramente.

“Ecco perché parli così!” disse derisorio.

“Ma non è importante quanto costi, ce la farò benissimo da sola” continuai intestardendomi, in realtà non aveva idea di quello che stessi dicendo.

In realtà era il suo atteggiamento irrisorio che mi stava spingendo a tanto, non volevo dargliela vinta, non potevo... io dovevo prevalere...dovevo fargli vedere quanto valevo e non soltanto a lui, ma anche tutte le altre persone.

Ero giunta al limite della sopportazione, quella situazione doveva cambiare in un modo o nell'altro, dovevo tornare ad essere me stessa e a riprendermi la mia libertà, anche se non avevo idea di come poter fare, dovevo riuscirci!

“Sei ostinata...” disse analizzandomi per bene.

Poi lo sentii ribattere “ guarda che non puoi andare contro la natura delle cose, tu sei il mio robot che ti piaccia o no!”

“Ancora con questa storia!” mi infastidii.

“Non puoi avere una tua indipendenza!” continuò a provocarmi.

Lo cacciai fuori dalla stanza avvicinandogli Miamoto e lui prese a starnutire e a borbottare prima di andarsene.

   
 
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