Fluttuava. La creatura fluttuava nella calda aria della sera, diretta a una casetta isolata e coperta d’edera. Si fermò fuori da una finestra, ed oltrepassò il vetro passandovi attraverso, come se non fosse nemmeno stato lì ad impedire il passaggio. Con grazia, si posò sul pavimento, in una miriade di tentacoli leggeri come stoffa immersa nell’acqua.
La stanza era nella semioscurità: solo la luce della luna fuori dalla finestra illuminava i mobili in legno massiccio e il letto dal lenzuolo a fiori. Una sedia a dondolo ondeggiava, vuota, in un angolo.
La creatura si inchinò in direzione della sedia. “È in viaggio, mia signora.”
Forse quella sedia non era poi così vuota. Una figura si levò da essa, con un debolissimo fruscio. Una lunghissima treccia candida ondeggiò per un momento, prima che la sua proprietaria la portasse davanti alla propria spalla con un movimento fluido.
“Bene.” Disse la donna, sorridendo. Due occhi azzurri sfavillarono alla luce lunare, tanto chiari da sembrare ciechi. Ma erano occhi che vedevano molto. “Siamo pronti.”