Un nuovo inizio
 

Quell'estenuante interrogatorio portato avanti da settimane era terminato e Ibiki Morino le aveva dato un'inaspettata fiducia sulla parola, permettendo che rimanesse al villaggio e che non le fosse arrecato fastidio dagli abitanti. E così fu: la giovane Karin ripartiva da zero, persa con i suoi pensieri più insensati e rincorsa da una vita che non le aveva dato niente.

Camminava in maniera assente e distratta, impedendo che le sue gracili e patetiche emozioni si potessero avvertire agli occhi degli abitanti.
Procedeva con fare spento e priva di forze, non era quasi più lei da come affrontava il suo nuovo capitolo della vita: se solo Suigetsu l'avesse vista, probabilmente sarebbe stata protagonista di una miriade di stupidi scherzi e provocazioni.
E probabilmente si sarebbe sfogata con qualche pugno e un ghigno beffardo sarebbe spuntato, solo per un effimero momento, perchè sapeva che non era assolutamente felice.
Vedendo un'altalena poco distante da un'accademia per aspiranti ninja, la rossa decise di sedersi quasi affranta, trattenendo a stento un attacco di rabbia per l'inutile senso che aveva la sua esistenza dopo che il suo team l'aveva lasciata al suo destino senza risposte: sentiva odio pervaderle ogni centimetro della sua strana pelle, odiava Sasuke per averla consegnata quasi alle mani della morte e per aver avuto la freddezza tale di ferirla, detestava quegli idioti di Suigetsu e Juugo per il poco evidente interesse nei suoi confronti.
Pensandoci bene però, forse l'essere freddi e alquanto misteriosi con gli altri porta poi a questo: a rimanere soli senza più speranze di riavere certi legami.
Dondolava pacatamente per smetterla di pensare a tali idiozie e di darsi una regolata, in quanto poi arrivava scompostamente qualcuno di familiare, o quasi, per lei.
Una sagoma bionda correva di qua e di là in maniera quasi pazza e ingiustificata, come se fosse uscito da chissà quale mondo parallelo per provare a strapparle incondizionatamente un sorriso, un sorriso vero.
Aveva sentito parlare di continuo dell'Uzumaki, al distretto di Morino. Da Kakashi, il jonin che l'aveva caricata sulle spalle quella volta, dai chuunin che percorrevano quei corridoi grigi con stupide scartoffie, da Sakura e da Shikamaru, che era andato da Ibiki per delle informazioni riservate e del tutto importanti.
Lo trovava caldo e solare, tutto qua. Ma sapeva anche che una parte del suo corpo era pervasa da dei lati strani e oscuri, cosa che Karin aveva avvertito per via delle sue eccezionali capacità legate al chakra e ad una sorta di tristezza che a volte lo consumava, una tristezza legata a quel teme di Sasuke.
Improvvisamente Karin sorrise, sorrise davvero di cuore: aveva trovato un obiettivo per quale lottare, per la Foglia e per se stessa.
E non se ne starebbe stata immobile, non l'avrebbe fatto perchè non poteva andare contro i suoi ideali ancora nascosti.
Sapeva comunque i piani della Foglia, ma pensò razionalmente, giungendo alla conclusione che non si può condannare una persona se non si sanno alla perfezione i fatti di una vicenda: e lei era la meno indicata a parlare, in quanto non sapeva niente e si sarebbe dovuta muovere a braccetto con l'odio. Ma no, non l'avrebbe fatto.
Si alzò sollevata e corse via verso la magione di Tsunade: presto Naruto e Sakura avrebbero avuto un valido aiuto per dare una mano al loro più caro compagno.