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Autore: Falsa dea molto adorata    22/08/2011    5 recensioni
Dedicata a Hikari93 che mi segue costantemente nonostante non ne valga la pena...Probabilmente non è quello che ti aspettavi ma non mi è venuto in mente niente di meglio
Seconda classificata parimerito nel Flash Contest di Amaranth93!!
La luce è diventata insopportabile per lui, quando ha scelto di essere una creatura della notte credeva che del giorno non gli importasse affatto. 1000 parole esatte su Sasuke Uchiha, ha abbracciato le tenebre ma non riesce a cancellare la luce.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Si immerse completamente nella cascata, senza nemmeno prendersi il disturbo di togliersi gli abiti logori.
-Chidori
Il dolore lo aiutava dove la determinazione falliva.

Non pensare, non ricordare.

Aveva deciso di seguire una strada in discesa, che si perdeva nell’oscurità, e non aveva nessuna intenzione di ricredersi.
Avrebbe distrutto Konoha, avrebbe ucciso Naruto e gli altri, senza esitare. Così doveva andare e così sarebbe andata.
Prese un respiro e creò un altro mille falchi.
Le scariche elettriche amplificate dall’acqua percorrevano il suo corpo e sentiva come se si stesse sgretolando in migliaia di pezzi; era così... rilassante. Beh, forse non era il termine adatto.

Non alzare la testa.

Era estremamente difficile mostrare il proprio orgoglio e la propria determinazione avendo sempre lo sguardo fisso a terra; quella cosa lo scocciava profondamente, ma non riusciva a guardare il cielo, il sole lo feriva come una lama infuocata...contro di lui non riusciva a vincere. Non ancora.
Madara aveva detto che con gli occhi nuovi era normale, aveva detto anche che prima o poi avrebbero smesso di lacrimare ininterrottamente. Sembrava stesse sempre piangendo, diamine, strisce salate rigavano costantemente il suo volto.
Che figura avrebbe fatto? Non era mica quella lagna di Sakura...
Stava vagheggiando troppo, l’immagine della rosa e del dobe che correvano verso di lui lo colpì improvvisamente, come uno schiaffo, ma molto più forte del Chidori.
Era stato sott'acqua a lungo, gli bruciava la gola. Emerse improvvisamente inspirando a pieni polmoni, senza fiato.
Arancio, rosso, oro...tutti gli schifosissimi colori del tramonto gli baluginarono davanti agli occhi, gli entrarono dentro. Ecco che i maledetti occhi di Itachi ricominciavano.
Non l’avrebbe mai ammesso ma forse c’erano altri motivi per cui non riusciva a scollare lo sguardo da terra prima che calassero le tenebre.




Sunrise:
L’alba era il momento in cui si svegliava, in cui rimpiangeva di non essersi alzato prima che il maledetto sole spuntasse. Era l’inizio.        

Rosa, giallina, perla... gli entrava dentro e sembrava liquefargli il cuore, un cuore che non avrebbe dovuto nemmeno battere per quanto lo riguardava.

L’alba era fastidiosa, era il sole che tentava di emergere, che si insinuava lentamente, il primo tentativo. L’alba era Sakura. Solo gli stupidi potevano paragonarla a un fiore di ciliegio, era scontato quanto falso. L’effimera bellezza e la delicatezza non avevano niente a che vedere con lei.

L’alba era più appropriata, fastidiosa, insistente, privava del riposo... sì, decisamente adatta.

Colori tenui illuminavano il buio, dita di fata risvegliavano il mondo, rinascita, trionfo del bene, preludio di giornate radiose... l’alba era essenziale.

Sakura l’aveva raccolto mentre cadeva, senza accorgersene lo aveva guidato quando ancora non aveva imparato a camminare nel buio.

Forse, se non fosse stato per lei, nemmeno sarebbe riuscito ad arrivare a quello che era.

Per questo l’aveva ringraziata, fino alla fine l’aveva tratto in salvo con un filo di speranza, un raggio rosa, che lui aveva reciso. Non poteva farsi imprigionare da una stupida alba.




Noon: Il sole picchiava funesto, implacabile, continuo. La sua luce forte lo scottava, lo faceva arrossire. 

Quel disco infuocato campeggiava nel cielo tanto azzurro da far male, incontrastato, luminoso.

Lo colpiva dentro come un pugno, gli impediva di respirare.

Era la sicurezza, l’intraprendenza, il momento più luminoso.

 Il tripudio del sole era senza dubbio Naruto. Doloroso, torrido, esagitato, eccessivo, con tutto quell’azzurro che permeava il cielo da un angolo all’altro, si rifletteva ovunque, era sempre in primo piano... corrispondeva perfettamente a quell’usuratonkachi.

Riuscita, vittoria, segno dell’amore dei Kami per l’umanità, -mpf- coraggio, vita... non si poteva chiedere di più. Naruto era stato quello che era entrato di più nella sua anima, il suo unico amico, quello che non riusciva a lasciarlo andare, che sfidava le tenebre per riportarlo alla luce, lui stesso era la luce.

 Lui, Sasuke Uchiha, aveva tergiversato, aveva esitato nel raggiungere il proprio scopo, aveva perso tempo: si era costretto ad andare da Orochimaru per non uccidere Naruto.

 Proprio nel momento di massimo splendore cominciava il declino.

Era allora che aveva deciso di incamminarsi nell’oscurità e di ignorare il sole, di abbandonare la sua vita da creatura della luce, di lasciarsi Naruto alle spalle per sempre. Alla fine della battaglia alla valle dell’epilogo era scoppiato un temporale... niente più azzurro, niente più sole a picco, solo grigio e lacrime.





Fading:Il sole al tramonto sembrava morire.

Allora tutto quello che c’era stato durante il giorno era stato un’illusione, una menzogna.

Sangue sgorgava a fiumi e andava a sporcare l’acqua sottostante, stralci dorati che sembravano una richiesta d’aiuto, o un’offerta, si protendevano inquietanti e tentatori dall’orizzonte.

Gli pareva di sentirsi dissolvere, l’irrealtà s’impadroniva del mondo, la speranza tornava a infastidirlo.


Sicuramente il tramonto era la fine, un’ancora mai afferrata al confine tra il giorno e la notte, una possibilità non richiesta, non voluta e abbandonata. Il declino del sole non aveva nulla a che fare con la vecchia squadra sette, era l’ultima scintilla di vita in qualcosa di morto e lasciato alla notte.

Qualcosa che però non voleva mollare, assillante, scomodo, pericoloso.

Karin. A qualsiasi ora sembrava portare con sé un eterno tramonto, i suoi capelli rossi gli sbattevano in faccia verità a cui non voleva pensare.

Senza il tramonto non esisteva il giorno, non esisteva la notte. Forse c’era qualcosa di buono... le passioni, i desideri forti, il lato più coinvolgente della vita, erano un tramonto ancor più breve di quello solare.

Il sole, che nasceva lentamente e dolcemente e brillava a lungo, moriva velocemente e in un bagno di sangue.



Alzò lo sguardo. Erano calate le tenebre.
Era rimasto più di un’ora nell’acqua gelida. Aveva perso tempo, aveva riflettuto su cose assurde e senza alcun senso. Tramava così intensamente da riuscire a stento a reggersi in piedi. Ecco a cosa portavano stupidi e insensati sentimentalismi.
Si saziò lo sguardo di una notte nera, infinita, spaventosa. Solo nei suoi occhi c’era tanta oscurità. La luna si nascondeva oltre l’orizzonte e pochissime stelle deturpavano, a suo avviso, il buio più completo.
-Se non riuscirò a vincere il sole farò calare sul mondo una notte eterna.


Scusate...le immagini non sono fatte bene, ma io sono impedita. Il tramonto è di un posto vicino casa mia, vi piace? Tornando IT...RECENSITE CAZZO...voglio sapere. Lo stile è diverso dal mio solito, molto più spezzato e meno complesso ma non è che i pensieri vanno per ipotassi, no? (tranne i miei). Mi piace così, però...
   
 
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